[ 25 luglio]
Introducendo il Seminario “Uscendo dall’euro” svoltosi a Castiglione del Lago il 18 luglio scorso, [QUI il filmato] ho esordito che il dibattito sull’uscita dalla gabbia euro(pea), malgrado l’ostracismo degli economisti del mainstream, è in Italia più “avanzato” che negli altri paesi.
Ciò non vuol dire affatto che tra gli economisti, ed in genere tra coloro che ritengono necessario il ritorno alla sovranità monetaria, ci sia accordo sulla via da seguire, sulle misure economiche immediate da adottare nel momento della rottura —valutarie, bancarie, fiscali, di bilancio e commerciali. Né c’è sintonia, quindi, su due questioni di fondo e che a noi paiono invece ineludibili: (1) quale debba essere, passata la tempesta iniziale, l’architettura sistemica nuova che dovrà necessariamente rimpiazzare quella liberista e bancocratica oggi vigente e, (2) quale dovrà essere —una volta disconnessosi dall’euro, e dall’Unione aggiungiamo noi— l'eventuale collocazione economica e geopolitica che il Paese nel “sistema mondo”.
E’ un fatto che questa pluralità di voci e di proposte produce tra gli attivisti del campo sovranista (per molti dei quali l’economia con le sue tecnicalità resta una disciplina di difficile accesso), un doppio effetto, di spiazzamento e quindi si scoraggiamento: “come potremo vincere la battaglia se tra noi abbiamo idee tanto diverse”?
Questo sentimento è comprensibile, le diversità andrebbero superate. Occorre però capire che mentre certe differenze sono superabili (appunto confrontandosi con spirito aperto alle critiche) altre invece non lo sono, e non lo sono perché —al netto della situazione inedita in cui ci troviamo con la moneta unica e date le peculiarità del sistema di capitalismo-casinò— dietro ad esse vi sono diverse e consolidate teorie economiche (non solo monetarie), in certi casi diverse idee di società.
La dico come la penso: il nostro Paese si troverà ad uscire dall’euro prima che gli economisti abbiano siglato un accordo in punto di dottrina. Aprire la via della rottura è infatti una questione squisitamente politica, sarà il gruppo dirigente che si troverà a guidare il processo di liberazione a sciogliere gordianamente i nodi di politica economica e geopolitici su cui oggi ci si accapiglia senza apparentemente venirne a capo.
Ciò non significa che chi guiderà il Paese nel momento del passaggio si muoverà tentoni, o solo empiricamente; significa piuttosto che chi governerà la transizione adotterà certi provvedimenti piuttosto che altri in base: (1) alle urgenza dettate dalla situazione oggettiva, (2) alla difesa degli interessi sociali che riterrà siano da tutelare in prima battuta e (3) all'idea di società di cui vuole gettare le fondamenta.
Ma torniamo al Seminario.
Assieme agli amici della Me-Mmt umbro-toscani l’abbiamo concepito come un contraddittorio. Abbiamo così impostato il seminario: voi della Me-Mmt presentate e spiegate le vostre tesi sull’uscita dall’eurozona, mentre Cesaratto, Screpanti e Mazzei svolgeranno le loro contro-argomentazioni.
Dico subito che secondo me il seminario è stato di grande interesse poiché ha consentito di capire le differenze tra la visione Me-Mmt e gli altri oratori presenti e, grazie a ciò, di sviscerare alcuni decisivi aspetti di politica monetaria, bancarie, commerciale e di bilancio che il ritorno alla sovranità chiama in causa —così come aspetti geopolitici della questione. Nonostante l’insopportabile calure estiva e la complessità dei temi, non solo i presenti hanno seguito con attenzione il confronto, hanno anche rivolto numerose e spesso congrue domande che hanno consentito ai relatori di esporre con maggiore chiarezza i loro punti di vista.
Come sappiamo la chiave di volta della Modern Money Theory è che con la moneta Fiat, per uno Stato sovrano che controlli della banca centrale, non ci sono limiti invalicabili nell’emissione monetaria; in quanto decisivo fattore di stimolo al ciclo economico essa dovrà essere immessa nel mercato fino all’ottenimento della piena occupazione —piena occupazione che, assieme ad un reddito dignitoso per tutti i cittadini, costituiscono appunto, per la MMT, gli scopi supremi della politica economica — ciò che, lato sensu, qualifica la MMT come una versione radicale del keynesismo.
Mario Volpi e Filippo Abbate della MMT hanno scelto tuttavia di non sviluppare questo aspetto basilare della loro teoria monetaria, e bene han fatto, poiché sia per Mazzei, che per Screpanti e Cesaratto —al netto di criticità di teoria monetaria che restano— è vero che uno Stato a moneta sovrana può e deve subordinare le sue politiche economiche e di bilancio all’obbiettivo della piena occupazione, quindi con politiche espansive di spesa in deficit.
Gli amici della MMT hanno preferito concentrarsi su alcuni aspetti, per loro dirimenti, riguardanti la gestione del PROCESSO DI TRANSIZIONE dall’euro alla nuova lira. Tra questi aspetti quello, oltre ai “piani di lavoro garantito” che lo Stato deve attivare con politiche di spesa pubblica in deficit, quello che Volpi e Abbate considerano molto importante è che i depositi bancari (non solo quindi i modesti risparmi dei cittadini) non debbano essere convertiti in nuove lire, ma lasciati in euro.
Questa tesi è stata contestata sia da Cesaratto, che da Screpanti che dal Mazzei. Non si tratta di una questione secondaria, poiché essa tira in ballo appunto le modalità dell’uscita dall’euro. Vedremo quali saranno le obiezioni fondamentali alla tesi degli amici della MMT. Proprio per facilitare la comprensione della disputa anche ad un pubblico non avvezzo a certe tecnicalità, abbiamo chiesto agli amici della MMT di ricapitolare con la massima precisione questa loro proposta.
D’appresso l’esposizione scritta che gli amici Volpi e Abbate, su nostra richiesta, ci hanno gentilmente inviato. Seguirà la seconda parte con le obiezioni di Cesarato, Screpanti e quelle nostre, non solo alla proposta della MMT ma pure ai due amici economisti.
«Ipotizziamo che nel giorno X il governo italiano darà vita al processo di uscita dall'euro ed
ipotizziamo che l’euro continuerà ad esistere come valuta di altri Stati europei (tale ipotesi è necessaria poiché, secondo molti analisti, se l’Italia uscisse dall’euro ci sarebbe la deflagrazione dell’intera Eurozona e quindi della moneta unica: se ciò si verificasse verrebbero meno tutte le riflessioni che seguiranno).
L’unico momento in cui il tasso di cambio della Nuova Lira (in seguito NL) sarà fisso è all’inizio del processo; tale cambio sarà di 1 ad 1, quindi 1 euro varrà come 1 NL. Da quel momento in poi il tasso di cambio sarà flessibile e quindi libero di fluttuare. Ciò significa che la BCI potrà comunque intervenire con operazioni di politica monetaria per difendere il valore della NL da eventuali apprezzamenti o deprezzamenti nell’interesse pubblico ma non vincolerà il suo valore a quello di altre valute internazionali attraverso accordi di cambio fisso o semifisso.
Arriva il giorno X:
Lo Stato pagherà stipendi pubblici, commesse pubbliche, pensioni e trasferimenti in NL. Gli stipendi verranno convertiti alla pari e quindi uno stipendio pubblico annuo di 30.000 euro diverrebbe di 30.000 NL.
Lo Stato allo stesso tempo accetterà come valuta per l’estinzione degli obblighi fiscali soltanto le NL (soltanto le NL verranno accettate come mezzo di pagamento per le tasse). Ciò determinerà una crescente domanda di NL anche nel settore privato - dipendenti privati ed imprese chiederanno di essere pagati in NL perché soltanto con queste potranno pagare le tasse. La crescente domanda di NL in una fase in cui questa sarà ancora scarsa nel sistema difenderà il valore della valuta.
Se ricordate, quando abbiamo cambiato valuta ed abbiamo adottato l’euro, cosa è successo al settore privato? non eravamo obbligati a pagare stipendi in euro, avremmo potuto pagarli in altra valuta (dollari, yen); ma avendo ridenominato tutte le tasse in euro, siamo stati di fatto costretti a spendere e riscuotere in euro. Tutta la monetizzazione del paese in NL potrebbe avvenire nella stessa maniera.
Veniamo ai depositi ed ai prestiti. La nostra proposta prevede di:
- Lasciare i depositi bancari esistenti in euro che saranno convertiti soltanto su richiesta del cittadino. Quindi se avete soldi in banca nessuno li denominerà in NL; se avete dei soldi in banca non sarete costretti a convertirli in NL; ma se volete potrete andare presso la banca o altri operatori e farvi cambiare gli euro in NL a prezzi di mercato
- Lasciare i prestiti bancari esistenti in euro che saranno denominati in NL soltanto su richiesta del cittadino – vale lo stesso discorso che abbiamo fatto per i depositi. Ovviamente da oggi i nuovi prestiti erogati dal settore bancario saranno in NL
Nel caso in cui i cittadini richiedano la conversione in NL dei depositi e dei prestiti bancari, il governo obbligherà le banche a soddisfare le richieste dei clienti in tempi brevi, al tasso di cambio vigente, attraverso leggi, regolamenti e controlli.
Quanto maggiori saranno le conversioni spontanee da euro a NL tanto più l'operazione avrà successo ed è importante tener presente quali siano gli incentivi a convertire i depositi esistenti:
- Il fatto che tasse, multe, imposte si possono pagare soltanto in NL renderà necessaria la conversione di almeno parte dei risparmi
- Il fatto che lo Stato spenderà in NL determinerà l’apertura di depositi in NL e ciò incentiverà anche la conversione di parte dei depositi in euro
- il fatto che soltanto i depositi in NL saranno garantiti illimitatamente dalla BCI mentre quelli in euro saranno garantiti nei limiti delle norme di legge vigenti
- il fatto che i depositi in NL saranno più economici di quelli in euro (poichè questi ultimi saranno equiparati a depositi in valuta estera e quindi saranno più costosi) sarà un ulteriore incentivo alla conversione
A nostro parere denominare immediatamente depositi e prestiti in NL non è prudente per almeno 8 motivi che elenchiamo di seguito:
1) La ridenominazione immediata dei depositi in NL incentiverebbe la corsa agli sportelli e le fughe di capitali; i cittadini consapevoli che il governo denominerà i depositi bancari in NL, nel timore che la NL si svaluterà rispetto all’euro, potrebbero ritirare contanti o potrebbero spostare presso banche estere i loro risparmi in euro. Questo comportamento, se effettuato in massa, genererebbe problemi al settore bancario (vedere caso greco). Lasciando la scelta di convertire i propri risparmi al cittadino, si ridurrebbero quantomeno tali comportamenti.
2) La ridenominazione immediata dei depositi in NL incentiverebbe il deprezzamento della NL. Cerchiamo di comprendere un meccanismo importante: se noi in massa vendiamo NL per comprare euro, la NL di deprezzerà e l'euro si apprezzerà. Viceversa, se vendiamo euro per comprare NL quest'ultima si apprezzerà e l'euro si deprezzerà. Supponiamo che il 30% degli italiani preferiscano detenere i propri risparmi in NL e l’altro 70% invece in euro (è solo un' ipotesi ma il ragionamento vale anche cambiando le percentuali). In seguito alla ridenominazione immediata, il 70% che preferisce detenere risparmi in euro potrebbe riconvertire i propri risparmi di nuovo in euro – vendendo NL - generando così il deprezzamento della NL. Se i depositi invece fossero lasciati in euro potrebbe accadere che il 70% (che preferisce detenere i depositi in euro) non porrà in essere alcuna azione mentre il 30% di italiani che vogliono NL - perché devono pagarci le tasse o perché preferiscono detenere depositi nella nuova valuta perché garantita dallo Stato - potrebbero convertire euro in NL sostenendo così il valore della nuova valuta. Tenete inoltre presente che se la NL si apprezza la BCI sarà sempre in grado di contenerne l’ apprezzamento; mentre se la NL si deprezza repentinamente, la BCI potrebbe non essere in grado di contenerne il deprezzamento. Lasciare i depositi in euro sarebbe quindi utile per sostenere il valore della nuova valuta evitando una svalutazione repentina all’inizio del processo e favorendo un deprezzamento graduale e gestibile.
3) Con la ridenominazione immediata dei depositi la NL sarà subito abbondante nel sistema e ciò potrebbe provocare ulteriori pressioni svalutative. Nel caso contrario invece la nuova valuta sarà scarsa e la BCI sarebbe l’unico soggetto ad avere NL da vendere (quantomeno nella fase iniziale); ciò darà alla BCI un certo grado di potere nell’influenzare il tasso di cambio. Sarà soltanto la BCI a disporre di NL e sarà presumibilmente lei a decidere quanti euro ci vogliono per ottenere una unità della nuova valuta, quanto meno inizialmente. Tenete inoltre presente che, oltre alla domanda interna di NL, ci sarà un’ immediata e crescente domanda anche da parte degli operatori finanziari (dealers) che necessitano della nuova valuta per soddisfare le richieste internazionali della stessa (cittadini esteri che vorranno venire in vacanza in Italia, cittadini ed imprese estere che vorranno acquistare merci italiane o che vorranno investire nel nostro paese). La domanda estera si aggiungerà a quella interna e ne sosterrà il valore. In seguito, man mano che l'afflusso derivante dalla domanda di NL diminuisce e le NL aumentano nel sistema in seguito alle conversioni spontanee dei soggetti economici, si potrà verificare un morbido e graduale deprezzamento della NL.
4) Lasciare i depositi in euro permetterebbe alla BCI di accumulare euro man mano che soggetti economici, interni ed esteri, venderanno euro per ottenere NL. La BCI infatti, sarebbe l'unico soggetto economico a poter soddisfare la domanda iniziale di NL potendo così accumulare euro. Gli euro così accumulati potrebbero essere utilizzati dallo Stato per far fronte alle sue passività denominate in euro. Proprio in conseguenza a ciò proponiamo di non ridenominare, quantomeno inizialmente, i TDS esistenti ed attualmente in circolazione. Come detto in precedenza, la forte domanda di NL da parte di soggetti interni ed esteri, non solo ci difenderebbe da una violenta svalutazione iniziale, ma consentirebbe allo Stato di accumulare gli euro necessari a quantomeno ridurre il debito pubblico in euro. Le prime scadenze dei titoli potrebbero essere onorate in tal modo ed in un secondo momento, quando l'afflusso di euro calerà d'intensità, si prenderanno le giuste decisioni nell’interesse pubblico. La denominazione dei depositi in NL al momento dell'uscita dall'euro, non consentirebbe alla BCI di accumulare euro e si perderebbe tale opportunità.
5) Lasciare i depositi in euro permetterebbe una transizione graduale che fornirebbe il tempo necessario per le modifiche degli sportelli automatici e darebbe modo alle NL di entrare nel circuito economico evitando il rischio di penuria di liquidità che invece si potrebbe verificare nel caso in cui, dalla notte al giorno successivo, tutto venisse immediatamente denominato in NL.
6) Con la ridenominazione iniziale dei depositi si presterebbe il fianco ai media che bombarderanno con l'assioma " se usciamo dall’euro la Nuova Lira si svaluterà enormemente"; in effetti le conseguenze di tale scelta daranno ragione ai media nel senso che la denominazione immediata in NL ne provocherà una svalutazione repentina per i motivi argomentati precedentemente.
7) I cittadini, già vessati dalla crisi e dalle politiche di austerità dei precedenti governi, vedrebbero la ridenominazione iniziale dei depositi in NL come l’ennesima coercizione del governo a loro spese; ciò farebbe perdere consenso politico al governo che si appresterà a compiere questo importante processo. Preferiamo non entrare in riflessioni di natura politica ma crediamo che questo aspetto sia di enorme importanza e non debba essere assolutamente sottovalutato.
8) La ridenominazione immediata dei depositi è una scelta NON REVERSIBILE. Una volta fatta non si torna più indietro. Lasciare i depositi in euro, non solo presenta i vantaggi precedentemente esposti, ma mantiene la possibilità per il governo di poterli convertire in un secondo momento.
Secondo la maggior parte degli economisti, lasciare i depositi in euro sarebbe sconveniente o addirittura impossibile. Ci teniamo a precisare che entrambe le opzioni consentirebbero allo Stato di perseguire politiche anticicliche e quindi di espandere i deficit pubblici nell’interesse dei cittadini. Riconosciamo inoltre che la ridenominazione immediata è per alcuni aspetti più semplice mentre lasciare i depositi in euro richiede un costante monitoraggio delle situazioni che si verranno a creare per poter elaborare di volta in volta la scelta migliore. Infine siamo profondamente consapevoli delle criticità che si potrebbero generare perseguendo la soluzione da noi proposta. Tuttavia siamo altrettanto convinti che lasciare depositi in euro sia più pratico, più vantaggioso e meno traumatico per il sistema economico che comunque si troverebbe a vivere un processo decisamente delicato come quello della sostituzione della valuta di Stato ed, in ogni caso, rimarrebbe sempre l’opportunità di ridenominarli in NL se ciò diventasse vantaggioso o necessario.
NB
· Prima dell’inizio del processo di transizione sopra descritto, cioè nel momento in cui il governo neoeletto che è intenzionato ad uscire dall'euro salirà al potere, potrebbe essere necessario introdurre dei limiti ai quantitativi di prelievi mensili in euro onde evitare la situazione che si è venuta a creare in Grecia. Il limite può essere individuato intorno ai 2.000,00 euro al mese per singolo c/c. Sempre nel periodo precedente al processo di transizione, potrebbe essere vantaggioso accompagnare questa limitazione con l'impossibilità da parte dei correntisti di spostare i propri risparmi su c/c esteri.
· Durante la fase di transizione potrebbe essere vantaggioso impedire il prelievo in contanti di euro: il cittadino potrebbe in ogni caso effettuare pagamenti elettronici in euro ma se necessita di contante potrà prelevare soltanto il controvalore (tasso di cambio vigente) in NL.
· Man mano che l'afflusso di euro alla BCI (in seguito alla domanda di NL parte dei soggetti economici interni ed esteri) diminuisce determinando un aumento di NL nel sistema, la nuova valuta inizierebbe a deprezzarsi. Tale deprezzamento consentirebbe ai cittadini di ottenere più NL per lo stesso controvalore in euro. Ciò costituirebbe un ulteriore incentivo per la conversione dei depositi ancora rimasti in euro».
(continua)
Introducendo il Seminario “Uscendo dall’euro” svoltosi a Castiglione del Lago il 18 luglio scorso, [QUI il filmato] ho esordito che il dibattito sull’uscita dalla gabbia euro(pea), malgrado l’ostracismo degli economisti del mainstream, è in Italia più “avanzato” che negli altri paesi.
Ciò non vuol dire affatto che tra gli economisti, ed in genere tra coloro che ritengono necessario il ritorno alla sovranità monetaria, ci sia accordo sulla via da seguire, sulle misure economiche immediate da adottare nel momento della rottura —valutarie, bancarie, fiscali, di bilancio e commerciali. Né c’è sintonia, quindi, su due questioni di fondo e che a noi paiono invece ineludibili: (1) quale debba essere, passata la tempesta iniziale, l’architettura sistemica nuova che dovrà necessariamente rimpiazzare quella liberista e bancocratica oggi vigente e, (2) quale dovrà essere —una volta disconnessosi dall’euro, e dall’Unione aggiungiamo noi— l'eventuale collocazione economica e geopolitica che il Paese nel “sistema mondo”.
E’ un fatto che questa pluralità di voci e di proposte produce tra gli attivisti del campo sovranista (per molti dei quali l’economia con le sue tecnicalità resta una disciplina di difficile accesso), un doppio effetto, di spiazzamento e quindi si scoraggiamento: “come potremo vincere la battaglia se tra noi abbiamo idee tanto diverse”?
Questo sentimento è comprensibile, le diversità andrebbero superate. Occorre però capire che mentre certe differenze sono superabili (appunto confrontandosi con spirito aperto alle critiche) altre invece non lo sono, e non lo sono perché —al netto della situazione inedita in cui ci troviamo con la moneta unica e date le peculiarità del sistema di capitalismo-casinò— dietro ad esse vi sono diverse e consolidate teorie economiche (non solo monetarie), in certi casi diverse idee di società.
La dico come la penso: il nostro Paese si troverà ad uscire dall’euro prima che gli economisti abbiano siglato un accordo in punto di dottrina. Aprire la via della rottura è infatti una questione squisitamente politica, sarà il gruppo dirigente che si troverà a guidare il processo di liberazione a sciogliere gordianamente i nodi di politica economica e geopolitici su cui oggi ci si accapiglia senza apparentemente venirne a capo.
Ciò non significa che chi guiderà il Paese nel momento del passaggio si muoverà tentoni, o solo empiricamente; significa piuttosto che chi governerà la transizione adotterà certi provvedimenti piuttosto che altri in base: (1) alle urgenza dettate dalla situazione oggettiva, (2) alla difesa degli interessi sociali che riterrà siano da tutelare in prima battuta e (3) all'idea di società di cui vuole gettare le fondamenta.
Ma torniamo al Seminario.
Assieme agli amici della Me-Mmt umbro-toscani l’abbiamo concepito come un contraddittorio. Abbiamo così impostato il seminario: voi della Me-Mmt presentate e spiegate le vostre tesi sull’uscita dall’eurozona, mentre Cesaratto, Screpanti e Mazzei svolgeranno le loro contro-argomentazioni.
Dico subito che secondo me il seminario è stato di grande interesse poiché ha consentito di capire le differenze tra la visione Me-Mmt e gli altri oratori presenti e, grazie a ciò, di sviscerare alcuni decisivi aspetti di politica monetaria, bancarie, commerciale e di bilancio che il ritorno alla sovranità chiama in causa —così come aspetti geopolitici della questione. Nonostante l’insopportabile calure estiva e la complessità dei temi, non solo i presenti hanno seguito con attenzione il confronto, hanno anche rivolto numerose e spesso congrue domande che hanno consentito ai relatori di esporre con maggiore chiarezza i loro punti di vista.
Come sappiamo la chiave di volta della Modern Money Theory è che con la moneta Fiat, per uno Stato sovrano che controlli della banca centrale, non ci sono limiti invalicabili nell’emissione monetaria; in quanto decisivo fattore di stimolo al ciclo economico essa dovrà essere immessa nel mercato fino all’ottenimento della piena occupazione —piena occupazione che, assieme ad un reddito dignitoso per tutti i cittadini, costituiscono appunto, per la MMT, gli scopi supremi della politica economica — ciò che, lato sensu, qualifica la MMT come una versione radicale del keynesismo.
Mario Volpi e Filippo Abbate della MMT hanno scelto tuttavia di non sviluppare questo aspetto basilare della loro teoria monetaria, e bene han fatto, poiché sia per Mazzei, che per Screpanti e Cesaratto —al netto di criticità di teoria monetaria che restano— è vero che uno Stato a moneta sovrana può e deve subordinare le sue politiche economiche e di bilancio all’obbiettivo della piena occupazione, quindi con politiche espansive di spesa in deficit.
Gli amici della MMT hanno preferito concentrarsi su alcuni aspetti, per loro dirimenti, riguardanti la gestione del PROCESSO DI TRANSIZIONE dall’euro alla nuova lira. Tra questi aspetti quello, oltre ai “piani di lavoro garantito” che lo Stato deve attivare con politiche di spesa pubblica in deficit, quello che Volpi e Abbate considerano molto importante è che i depositi bancari (non solo quindi i modesti risparmi dei cittadini) non debbano essere convertiti in nuove lire, ma lasciati in euro.
Questa tesi è stata contestata sia da Cesaratto, che da Screpanti che dal Mazzei. Non si tratta di una questione secondaria, poiché essa tira in ballo appunto le modalità dell’uscita dall’euro. Vedremo quali saranno le obiezioni fondamentali alla tesi degli amici della MMT. Proprio per facilitare la comprensione della disputa anche ad un pubblico non avvezzo a certe tecnicalità, abbiamo chiesto agli amici della MMT di ricapitolare con la massima precisione questa loro proposta.
D’appresso l’esposizione scritta che gli amici Volpi e Abbate, su nostra richiesta, ci hanno gentilmente inviato. Seguirà la seconda parte con le obiezioni di Cesarato, Screpanti e quelle nostre, non solo alla proposta della MMT ma pure ai due amici economisti.
(Moreno Pasquinelli)
Proposta di gestione
del processo di transizione da euro a nuova lira
«Ipotizziamo che nel giorno X il governo italiano darà vita al processo di uscita dall'euro ed
ipotizziamo che l’euro continuerà ad esistere come valuta di altri Stati europei (tale ipotesi è necessaria poiché, secondo molti analisti, se l’Italia uscisse dall’euro ci sarebbe la deflagrazione dell’intera Eurozona e quindi della moneta unica: se ciò si verificasse verrebbero meno tutte le riflessioni che seguiranno).
L’unico momento in cui il tasso di cambio della Nuova Lira (in seguito NL) sarà fisso è all’inizio del processo; tale cambio sarà di 1 ad 1, quindi 1 euro varrà come 1 NL. Da quel momento in poi il tasso di cambio sarà flessibile e quindi libero di fluttuare. Ciò significa che la BCI potrà comunque intervenire con operazioni di politica monetaria per difendere il valore della NL da eventuali apprezzamenti o deprezzamenti nell’interesse pubblico ma non vincolerà il suo valore a quello di altre valute internazionali attraverso accordi di cambio fisso o semifisso.
Arriva il giorno X:
Lo Stato pagherà stipendi pubblici, commesse pubbliche, pensioni e trasferimenti in NL. Gli stipendi verranno convertiti alla pari e quindi uno stipendio pubblico annuo di 30.000 euro diverrebbe di 30.000 NL.
Lo Stato allo stesso tempo accetterà come valuta per l’estinzione degli obblighi fiscali soltanto le NL (soltanto le NL verranno accettate come mezzo di pagamento per le tasse). Ciò determinerà una crescente domanda di NL anche nel settore privato - dipendenti privati ed imprese chiederanno di essere pagati in NL perché soltanto con queste potranno pagare le tasse. La crescente domanda di NL in una fase in cui questa sarà ancora scarsa nel sistema difenderà il valore della valuta.
Se ricordate, quando abbiamo cambiato valuta ed abbiamo adottato l’euro, cosa è successo al settore privato? non eravamo obbligati a pagare stipendi in euro, avremmo potuto pagarli in altra valuta (dollari, yen); ma avendo ridenominato tutte le tasse in euro, siamo stati di fatto costretti a spendere e riscuotere in euro. Tutta la monetizzazione del paese in NL potrebbe avvenire nella stessa maniera.
Veniamo ai depositi ed ai prestiti. La nostra proposta prevede di:
- Lasciare i depositi bancari esistenti in euro che saranno convertiti soltanto su richiesta del cittadino. Quindi se avete soldi in banca nessuno li denominerà in NL; se avete dei soldi in banca non sarete costretti a convertirli in NL; ma se volete potrete andare presso la banca o altri operatori e farvi cambiare gli euro in NL a prezzi di mercato
- Lasciare i prestiti bancari esistenti in euro che saranno denominati in NL soltanto su richiesta del cittadino – vale lo stesso discorso che abbiamo fatto per i depositi. Ovviamente da oggi i nuovi prestiti erogati dal settore bancario saranno in NL
Nel caso in cui i cittadini richiedano la conversione in NL dei depositi e dei prestiti bancari, il governo obbligherà le banche a soddisfare le richieste dei clienti in tempi brevi, al tasso di cambio vigente, attraverso leggi, regolamenti e controlli.
Quanto maggiori saranno le conversioni spontanee da euro a NL tanto più l'operazione avrà successo ed è importante tener presente quali siano gli incentivi a convertire i depositi esistenti:
- Il fatto che tasse, multe, imposte si possono pagare soltanto in NL renderà necessaria la conversione di almeno parte dei risparmi
- Il fatto che lo Stato spenderà in NL determinerà l’apertura di depositi in NL e ciò incentiverà anche la conversione di parte dei depositi in euro
- il fatto che soltanto i depositi in NL saranno garantiti illimitatamente dalla BCI mentre quelli in euro saranno garantiti nei limiti delle norme di legge vigenti
- il fatto che i depositi in NL saranno più economici di quelli in euro (poichè questi ultimi saranno equiparati a depositi in valuta estera e quindi saranno più costosi) sarà un ulteriore incentivo alla conversione
A nostro parere denominare immediatamente depositi e prestiti in NL non è prudente per almeno 8 motivi che elenchiamo di seguito:
1) La ridenominazione immediata dei depositi in NL incentiverebbe la corsa agli sportelli e le fughe di capitali; i cittadini consapevoli che il governo denominerà i depositi bancari in NL, nel timore che la NL si svaluterà rispetto all’euro, potrebbero ritirare contanti o potrebbero spostare presso banche estere i loro risparmi in euro. Questo comportamento, se effettuato in massa, genererebbe problemi al settore bancario (vedere caso greco). Lasciando la scelta di convertire i propri risparmi al cittadino, si ridurrebbero quantomeno tali comportamenti.
2) La ridenominazione immediata dei depositi in NL incentiverebbe il deprezzamento della NL. Cerchiamo di comprendere un meccanismo importante: se noi in massa vendiamo NL per comprare euro, la NL di deprezzerà e l'euro si apprezzerà. Viceversa, se vendiamo euro per comprare NL quest'ultima si apprezzerà e l'euro si deprezzerà. Supponiamo che il 30% degli italiani preferiscano detenere i propri risparmi in NL e l’altro 70% invece in euro (è solo un' ipotesi ma il ragionamento vale anche cambiando le percentuali). In seguito alla ridenominazione immediata, il 70% che preferisce detenere risparmi in euro potrebbe riconvertire i propri risparmi di nuovo in euro – vendendo NL - generando così il deprezzamento della NL. Se i depositi invece fossero lasciati in euro potrebbe accadere che il 70% (che preferisce detenere i depositi in euro) non porrà in essere alcuna azione mentre il 30% di italiani che vogliono NL - perché devono pagarci le tasse o perché preferiscono detenere depositi nella nuova valuta perché garantita dallo Stato - potrebbero convertire euro in NL sostenendo così il valore della nuova valuta. Tenete inoltre presente che se la NL si apprezza la BCI sarà sempre in grado di contenerne l’ apprezzamento; mentre se la NL si deprezza repentinamente, la BCI potrebbe non essere in grado di contenerne il deprezzamento. Lasciare i depositi in euro sarebbe quindi utile per sostenere il valore della nuova valuta evitando una svalutazione repentina all’inizio del processo e favorendo un deprezzamento graduale e gestibile.
3) Con la ridenominazione immediata dei depositi la NL sarà subito abbondante nel sistema e ciò potrebbe provocare ulteriori pressioni svalutative. Nel caso contrario invece la nuova valuta sarà scarsa e la BCI sarebbe l’unico soggetto ad avere NL da vendere (quantomeno nella fase iniziale); ciò darà alla BCI un certo grado di potere nell’influenzare il tasso di cambio. Sarà soltanto la BCI a disporre di NL e sarà presumibilmente lei a decidere quanti euro ci vogliono per ottenere una unità della nuova valuta, quanto meno inizialmente. Tenete inoltre presente che, oltre alla domanda interna di NL, ci sarà un’ immediata e crescente domanda anche da parte degli operatori finanziari (dealers) che necessitano della nuova valuta per soddisfare le richieste internazionali della stessa (cittadini esteri che vorranno venire in vacanza in Italia, cittadini ed imprese estere che vorranno acquistare merci italiane o che vorranno investire nel nostro paese). La domanda estera si aggiungerà a quella interna e ne sosterrà il valore. In seguito, man mano che l'afflusso derivante dalla domanda di NL diminuisce e le NL aumentano nel sistema in seguito alle conversioni spontanee dei soggetti economici, si potrà verificare un morbido e graduale deprezzamento della NL.
4) Lasciare i depositi in euro permetterebbe alla BCI di accumulare euro man mano che soggetti economici, interni ed esteri, venderanno euro per ottenere NL. La BCI infatti, sarebbe l'unico soggetto economico a poter soddisfare la domanda iniziale di NL potendo così accumulare euro. Gli euro così accumulati potrebbero essere utilizzati dallo Stato per far fronte alle sue passività denominate in euro. Proprio in conseguenza a ciò proponiamo di non ridenominare, quantomeno inizialmente, i TDS esistenti ed attualmente in circolazione. Come detto in precedenza, la forte domanda di NL da parte di soggetti interni ed esteri, non solo ci difenderebbe da una violenta svalutazione iniziale, ma consentirebbe allo Stato di accumulare gli euro necessari a quantomeno ridurre il debito pubblico in euro. Le prime scadenze dei titoli potrebbero essere onorate in tal modo ed in un secondo momento, quando l'afflusso di euro calerà d'intensità, si prenderanno le giuste decisioni nell’interesse pubblico. La denominazione dei depositi in NL al momento dell'uscita dall'euro, non consentirebbe alla BCI di accumulare euro e si perderebbe tale opportunità.
5) Lasciare i depositi in euro permetterebbe una transizione graduale che fornirebbe il tempo necessario per le modifiche degli sportelli automatici e darebbe modo alle NL di entrare nel circuito economico evitando il rischio di penuria di liquidità che invece si potrebbe verificare nel caso in cui, dalla notte al giorno successivo, tutto venisse immediatamente denominato in NL.
6) Con la ridenominazione iniziale dei depositi si presterebbe il fianco ai media che bombarderanno con l'assioma " se usciamo dall’euro la Nuova Lira si svaluterà enormemente"; in effetti le conseguenze di tale scelta daranno ragione ai media nel senso che la denominazione immediata in NL ne provocherà una svalutazione repentina per i motivi argomentati precedentemente.
7) I cittadini, già vessati dalla crisi e dalle politiche di austerità dei precedenti governi, vedrebbero la ridenominazione iniziale dei depositi in NL come l’ennesima coercizione del governo a loro spese; ciò farebbe perdere consenso politico al governo che si appresterà a compiere questo importante processo. Preferiamo non entrare in riflessioni di natura politica ma crediamo che questo aspetto sia di enorme importanza e non debba essere assolutamente sottovalutato.
8) La ridenominazione immediata dei depositi è una scelta NON REVERSIBILE. Una volta fatta non si torna più indietro. Lasciare i depositi in euro, non solo presenta i vantaggi precedentemente esposti, ma mantiene la possibilità per il governo di poterli convertire in un secondo momento.
Secondo la maggior parte degli economisti, lasciare i depositi in euro sarebbe sconveniente o addirittura impossibile. Ci teniamo a precisare che entrambe le opzioni consentirebbero allo Stato di perseguire politiche anticicliche e quindi di espandere i deficit pubblici nell’interesse dei cittadini. Riconosciamo inoltre che la ridenominazione immediata è per alcuni aspetti più semplice mentre lasciare i depositi in euro richiede un costante monitoraggio delle situazioni che si verranno a creare per poter elaborare di volta in volta la scelta migliore. Infine siamo profondamente consapevoli delle criticità che si potrebbero generare perseguendo la soluzione da noi proposta. Tuttavia siamo altrettanto convinti che lasciare depositi in euro sia più pratico, più vantaggioso e meno traumatico per il sistema economico che comunque si troverebbe a vivere un processo decisamente delicato come quello della sostituzione della valuta di Stato ed, in ogni caso, rimarrebbe sempre l’opportunità di ridenominarli in NL se ciò diventasse vantaggioso o necessario.
NB
· Prima dell’inizio del processo di transizione sopra descritto, cioè nel momento in cui il governo neoeletto che è intenzionato ad uscire dall'euro salirà al potere, potrebbe essere necessario introdurre dei limiti ai quantitativi di prelievi mensili in euro onde evitare la situazione che si è venuta a creare in Grecia. Il limite può essere individuato intorno ai 2.000,00 euro al mese per singolo c/c. Sempre nel periodo precedente al processo di transizione, potrebbe essere vantaggioso accompagnare questa limitazione con l'impossibilità da parte dei correntisti di spostare i propri risparmi su c/c esteri.
· Durante la fase di transizione potrebbe essere vantaggioso impedire il prelievo in contanti di euro: il cittadino potrebbe in ogni caso effettuare pagamenti elettronici in euro ma se necessita di contante potrà prelevare soltanto il controvalore (tasso di cambio vigente) in NL.
· Man mano che l'afflusso di euro alla BCI (in seguito alla domanda di NL parte dei soggetti economici interni ed esteri) diminuisce determinando un aumento di NL nel sistema, la nuova valuta inizierebbe a deprezzarsi. Tale deprezzamento consentirebbe ai cittadini di ottenere più NL per lo stesso controvalore in euro. Ciò costituirebbe un ulteriore incentivo per la conversione dei depositi ancora rimasti in euro».
(continua)
11 commenti:
Bisogna dare atto alla me-mmt un approccio originale e per alcuni aspetti controintuitivo alle problematiche affatto semplici dello scenario euroexit.
Dicono i memmettari: "Lo Stato allo stesso tempo accetterà come valuta per l’estinzione degli obblighi fiscali soltanto le NL (soltanto le NL verranno accettate come mezzo di pagamento per le tasse). Ciò determinerà una crescente domanda di NL anche nel settore privato - dipendenti privati ed imprese chiederanno di essere pagati in NL perché soltanto con queste potranno pagare le tasse. La crescente domanda di NL in una fase in cui questa sarà ancora scarsa nel sistema difenderà il valore della valuta."
Osservo: il tasso di cambio di una moneta viene determinato sui mercati internazionali, e non dipende dalla richiesta interna.
Aggiungo che un cittadino italiano che avesse il suo conto in banca in euro, con quei soldini non ci può fare acquisti all'estero. Potrebbe spenderli solo sul mercato interno, nel quale li cambierebbe al tasso determinato dai mercati internazionali. Pertanto ridenominare il 30% o il 100% non cambia nulla.
Gli unici eurini che un cittadino italiano potrebbe spendere all'estero sarebbero quelli che effettivamente detiene in forma cartacea. Infatti l'uscita dall'euro avrebbe come conseguenza l'uscita dal SEBC (Sistema Europeo delle Banche Centrali), con il che l'acquisto all'estero di una mercedes, ad esempio, non potrebbe avvenire con gli eurini che lo Stato italiano continua (illegalmente perché fuori dal SEBC) ad accreditare in euro sotto forma del famoso click del mouse, per la semplice, banale, ovvia, elementare (e quello che vi pare) ragione che tale accreditamento è possibile solo se si sta nel SEBC. Pertanto la BCE imporrebbe (e sennò la mercedes te la scordi) di trattare gli eurini sul conto corrente del cittadino italiano come se fossero NL, al cambio determinato in quel momento dai mercati internazionali.
In definitiva, tutta questa fuffa sarebbe solo una bugia, buona per non spaventare troppo i depositanti nelle settimane precedenti l'uscita. Ma si tratta, con evidenza, di una bugia dalle gambette così corte da non poter durare più di mezza giornata. Verrebbe subito rubricata per quello che è: una bufala.
Esistono almeno una ventina di proposte e schemi per uscire dall'Euro in modo graduale, evitando la conversione "secca" di tutto in Lire (o dracme o pesetas...) come la propongono Bagnai, Borghi e Rinaldi e (più o meno implicitamente) Lega e M5S.
L'idea generale è di affiancare agli Euro delle "nuove Lire" (o nuove Dracme o nuove Pesetas) come moneta parallela per un periodo di diversi anni di transizione. Questa discussione va sotto il nome di "moneta parallela" e se cerchi su trovi oltre all'idea di Mosler che qui avete discusso, anche contributi di molti altri economisti, americani, ma anche tedeschi e nordici tra parentesi, come ad es l'ex capo economista di Deutsche Bank Thomas Mayer o Rob Parenteau (che è MMT). In Italia Cattaneo, Bossone il sottoscritto e Warren Mosler abbiamo scritto un libro nel 2014 con Hoepli a riguardo http://www.hoepli.it/libro/una-soluzione-per-leuro/9788820359164.html
A differenza però di quello che avete discusso qui con Cesaratto e altri, si propone come prima cosa che lo Stato emetta titoli senza interesse ma accettati per pagare le tasse, per ad esempio 100 miliardi sotto forma di crediti fiscali. Quindi chi ha uno stipendio di 1500 euro al mese si ritrova ad esempio un 150 euro in più al mese sotto forma di crediti fiscali, che può usare o vendere. Questo è un modo di creare moneta da parte dello Stato senza dichiararlo, rispettando formalmente i trattati (che non vietano di emettere titoli di debito "speciale" come questi). Quindi lo stato continua per un paio di anni a spendere e incassare Euro, ma accetta per le tasse anche questi titoli che emette e distribuisce a famiglie e imprese per ridurre loro le tasse di 100 mld l'anno ad esempio. In questo modo metti in circolazione, senza chiamarli come tali, delle "Euro-Lire", sotto forma di crediti fiscali.
Perchè partire in questo modo ? Perchè hai un grosso impatto sull'economia (100 mld l'anno), senza però incontrare subito tutti i problemi che la conversione in Lire o anche solo il fatto che lo stato paghi tutto in "Nuove Lire" comportano.
Dalla esposizione qui sopra infatti non è ben chiaro il problemi grosso, che è quello che se lo stato dal giorno X paga in Euro-Lire e incassa le tasse in Euro-Lire e i conti in banca e i debiti restano in Euro molta gente si ritrova uno stipendio o fatture pagate in una valuta che vale meno, ma il mutuo o il fido che è sempre in Euro.
L'idea di Mosler che la Nuova Lira o Euro Lira non si svaluterà perchè ci sarà molta domanda da parte di gente che deve pagare le tasse in Nuova Lira è molto originale, ma è veramente qualcosa che pensa solo lui ed è possibile che invece la Nuova Lira si svaluti del -20% per via delle aspettative di mercato e così via (chi scrive è un trader di cambi tra parentes...)
In quel caso rischi di dover imporre alle banche di convertire i mutui e altri crediti verso imprese da Euro a Nuove Lire con uno sconto del -20%. Le banche possono in parte coprirsi dal rischio di cambio, ma solo in minima parte e alla fine devi nazionalizzarle perchè vanno tutte fallite o quasi
Ok... la questione non finisce qui, ma per altri dettagli vedi appunto il testo di 370 pgg che abbiamo scritto (con Prefazione di Mosler) con Hoepli e poi il resto sul mio sito ad esempio
"Uscire dall'Euro Introducendo un a Moneta Parallela"
http://www.cobraf.com/DocumentiScaricabiliCobraf/72_PDF.pdf
oppure anche qui
Come Funziona Veramente il "piano B" per l'italia
http://www.monetazione.it/blog/defaultEconomia.html
Tra parentesi, 3 gg fa il Blog di Grillo ha recepito questa tesi sulla transizione graduale all'Euro a cui accenno qui sopra vedi http://www.beppegrillo.it/2015/07/il_pianob_dellitalia_per_uscire_dalleuro.html
in cui ha in pratica ricopiato quanto avevo scritto nei giorni precedenti
Gz scrive: «L'idea generale è di affiancare agli Euro delle "nuove Lire"... come moneta parallela per un periodo di diversi anni di transizione.»
Agendo come suggerisci, non si porrebbe un problema di bilancia commerciale che potrebbero essere affrontati solo con politiche di controllo? Tuttavia adottare controlli sui movimenti di merci e capitali ci porterebbe fuori dall'UE.
Questo è ciò di cui si è discusso con Cesaratto e Screpanti, giungendo alla conclusione che controlli sulle importazioni e movimenti di capitale sarebbero indispensabili. Screpanti sostiene inoltre che si dovrebbe creare un'alleanza dei paesi del sud e rinforzare i rapporti con i BRICS, a riprova dell'importanza del problema.
Anche sul piano politico la proposta dei CCF mi appare debole: un governo eurista/europeista forse potrebbe adottarla (in un momento di emergenza) ma non si capisce perché un eventuale governo almeno pro uscita dall'euro dovrebbe cincischiare per anni con la doppia circolazione, trascinandosi dietro i problemi di cui sopra (bilancia commerciale, contenziosi con l'UE... probabilmente anche con il WTO) senza liberarsi dell'euro e riconquistare una piena ed effettiva sovranità monetaria.
Gz scrive: «L'idea generale è di affiancare agli Euro delle "nuove Lire"... come moneta parallela per un periodo di diversi anni di transizione.»
Agendo come suggerisci, non si porrebbe un problema di bilancia commerciale che potrebbero essere affrontati solo con politiche di controllo? Tuttavia adottare controlli sui movimenti di merci e capitali ci porterebbe fuori dall'UE.
Questo è ciò di cui si è discusso con Cesaratto e Screpanti, giungendo alla conclusione che controlli sulle importazioni e movimenti di capitale sarebbero indispensabili. Screpanti sostiene inoltre che si dovrebbe creare un'alleanza dei paesi del sud e rinforzare i rapporti con i BRICS, a riprova dell'importanza del problema.
Anche sul piano politico la proposta dei CCF mi appare debole: un governo eurista/europeista forse potrebbe adottarla (in un momento di emergenza) ma non si capisce perché un eventuale governo almeno pro uscita dall'euro dovrebbe cincischiare per anni con la doppia circolazione, trascinandosi dietro i problemi di cui sopra (bilancia commerciale, contenziosi con l'UE... probabilmente anche con il WTO) senza liberarsi dell'euro e riconquistare una piena ed effettiva sovranità monetaria.
Fiorenzo, se oggi non ci sono Lire, ma da domani iniziano ad esserci, il tasso di cambio dipende anche dalla domanda interna, cioè dalla domanda di Lire di chi vive in Italia, che prima usava euro ed ora usa Lire.
Diverso è il caso in cui si esce da un tasso di cambio fisso (caso Argentina): in tal caso la domanda interna non influisce sul tasso di cambio perchè la peseta c'era sia prima che dopo...
Fiorenzo, la nostra proposta non afferma di ridenominare il 30% o il 70% dei depositi. Quelle percentuali sono una ipotesi sulla preferenza dei cittadini La nostra proposta prevede inizialmente di non ridenominare alcun deposito.
Perchè affermi che un cittadino italiano non potrebbe fare acquisti all'estero?
Fiorenzo hai scritto
Il SEBC comprende la BCE e le banche centrali nazionali di tutti gli Stati membri dell’UE indipendentemente dal fatto che abbiano adottato l’euro.
Certo, ma con regole diverse. Una banca polacca non può fare un prestito in euro, al massimo può comprare euro per conto del cliente. E non credo che quello possa essere definito un "conto in euro".
Infatti neanche le banche italiane farebbero nuovi prestiti in euro ma li farebbero in nuove lire. I depositi in euro sarebbero soltanto quelli già esistenti e non aumenterebbero sia perchè non ci saranno nuovi prestiti in euro nè spesa pubblica in euro. I depositi in euro potranno soltanto diminuire riducendo la necessità di riserve in euro del settore bancario. Per cui non riesco a comprendere cosa ci sia di impossibile in questa soluzione. Oggi il settore bancario dispone delle riserve in euro che è obbligato a detenere secondo le norme di legge? Se la risposta è si, per quale motivo se il governo inizia a spendere e tassare in nuove lire questa condizione verrebbe meno? Ripeto: i depositi in euro potranno solo che diminuire in seguito alle conversioni spontanee. Quindi la situazione sarebbe identica a quella attuale con la differenza che lo Stato spende e tassa in nuove lire e quindi non farà aumentare semmai diminuire la necessità da parte del settore bancario di riserve in euro. Cmq Fiorenzo io non ho strumenti per affermare con certezza che si possa fare. In questo senso mi fido di Mosler. Cesaratto afferma invece che è impossibile e credo abbia tutti gli strumenti per affermarlo. Per questo gli ho chiesto di scrivere un articolo che dimostri la sua affermazione. Spero che lo elabori presto e che sia più dettagliato possibile. Se dimostra che è come dice non rimane che l'altra soluzione e non sprecheremo più tempo su questo dibattito. Ma se fosse possibile, lasciare i depositi in euro presenterebbe dei vantaggi oggettivi rispetto all'altra soluzione. Su questo siamo d'accordo?
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