[ 26 luglio ]
Scrive Giannuli: «Un ceto politico di cialtroncelli, che non sanno nulla e non pensano nulla, ma hanno solo il problema di vivere della rendita di qualche incarico istituzionale».
Scrive Giannuli: «Un ceto politico di cialtroncelli, che non sanno nulla e non pensano nulla, ma hanno solo il problema di vivere della rendita di qualche incarico istituzionale».
Sel, Rifondazione e l’area dei loro militanti più fedeli hanno ingaggiato una battaglia furibonda per difendere Tsipras, anche più di quanto non facciamo i recenti fuoriusciti del Pd, che osservano una linea più sobria. Gli argomenti sono più o meno questi, variamente declinati e mescolati…
-non c’era altro da fare (ma allora perché sbrodolarsela per 5 mesi e non chiudere subito, prima di svuotare le banche?)
-l’accordo finale è migliore del precedente (Ah si?! E in cosa?)
-così la Grecia ha ottenuto la riduzione del debito (veramente non l’ha ancora ottenuta, non sappiamo se lo sarà, in che misura ed a che costo)
-chi ha perso la faccia è la Merkel (si ma solo perché ad uscirne bene è Schauble)
-A criticare Tsipras sono solo i trotskijsti, anarchici, ml e falsi comunisti (quindi anche 40 deputati,
la maggioranza del Comitato centrale di Siryza e Vanoufakis sono trotzkijsti, anarchici ecc?). Potremmo proseguire ma mi pare che basti.
Ma perché la Brigata Kalimera si imbarca in una impresa così disperata e perdente? Anche perché un elettore potrebbe chiedersi: “Ma se anche tu, in circostanze analoghe, faresti la stessa politica di austerity, anche solo perché costretto, perché mai dovrei votarti? Mi tengo il Pd”.
Io distinguerei fra i gruppi dirigenti ed i militanti. Per quanto riguarda i secondi il discorso è presto fatto: l’eredità del comunismo da caserma, per cui il gruppo dirigente va sempre difeso, con fede e senza riguardo per la ragione. La critica per loro è un’oziosa perdita di tempo, loro “credono”, non ragionano e sfidano impavidi il ridicolo. E poi ci sono le ragioni sentimentali: a questi militanti della sinistra, romanticamente, piace perdere, li fa sentire migliori, sfortunati ma migliori. Loro vogliono perdere ed è giusto accontentarli. E’ bene che questa sinistra perda sempre e chiudiamola qui.
Più complesso è il caso dei gruppi dirigenti, che sono di assoluto cinismo ed ai quali di Tsipras e del popolo greco non potrebbe interessare di meno. Però, loro hanno fatto un investimento di immagine: solo 14 mesi fa erano presenti alle elezioni come “lista Tsipras” e con quel “brand” sono riusciti a superare per il rotto della cuffia lo sbarramento del 4%. Poi la cosa, come era prevedibile e previsto, si è sfasciata due giorni dopo, fra accordi non rispettati, seggi contesi e slealtà varie, però questo non toglie che, per ragioni di marketing, non si può criticare quello che è stato il marchio di impresa. Anche perché, solo qualche giorno prima in occasione del referendum, l’icona di santo Alexis era stata innalzata più luminosa che mai, senza far caso alle ambiguità e giravolte dei giorni precedenti, che facevano presagire che uso si sarebbe fatto della vittoria del no.
In secondo luogo, il soggetto “nuovo” che sta per nascere sotto l’egida di Sel, al di là dei roboanti proclami anti renziani, già pensa di entrare nella lista del Pd, come imposto dall’Italicum (o di coalizzarsi con il Pd se dovesse tornare il premio di coalizione) e non possono presentarsi con trascorsi da estremisti che non danno affidamento.
Perché, questo è il cuore della questione, loro farebbero ancora una volta come hanno fatto con il Governo Prodi, piegandosi a votare le cose più indecenti come le missioni militari all’estero sotto comando militare americano, espellendo chi non era d’accordo. Fu così che raggiunsero l’obiettivo di perdere 3 elettori su 4 e restare fuori del Parlamento. Una sconfitta presto rimossa ed a cui non ha fatto seguito alcuna riflessione critica. Per cui è evidente che oggi farebbero la stessa cosa di Tsipras, perché non hanno gli strumenti culturali per immaginare nulla di diverso.
Questo ci porta ad un altro aspetto drammatico della questione: i gruppi dirigenti della Brigata Kalimera non capiscono assolutamente nulla di economia monetaria e, più in generale, di economia. Secondo un suo autorevole esponente il cambio 1 a 1 fra marco orientale e marco occidentale, fu un atto di generosità di Khol. Peccato che, con l’arrivo dell’Euro, poi quell’atto di generosità si sia spalmato su tutti gli altri paesi, per cui la Germania si è pagata la riunificazione – evitando l’equivalente di una “questione meridionale” - con il contributo del resto d’Europa. Khol è stato generoso, ma con i soldi degli altri.
Secondo un altro illustre esponente della summentovata Brigata, “bisogna emettere liquidità evitando l’inflazione”. Si può provare con una novena alla Madonna di Lourdes. Per un dirigente ancora più autorevole, la Bce dovrebbe essere “prestatore di ultima istanza”, esattamente come lo era lo Stato nei confronti delle banche e dei soggetti di diritto privato in difficoltà. Peccato che questa volta siano gli stati ad aver bisogno di quel prestatore che è un soggetto di diritto privato. L’autorevole personaggio, che mette nelle mani di Francoforte le speranze di una Europa federale, evidentemente ignora come è fatto il board della Bce e come sono fatti i board delle banche nazionali che lo compongono.
Non chiedetemi i nomi: sono quasi tutti miei amici personali ed, allora, diciamo il peccato e non il peccatore. E il peccato grosso è che questi signori non leggono un accidenti, non sanno niente e non gli importa nulla di sapere qualcosa. Il loro “pensiero” politico si forma fra un articolo di Repubblica, una chiacchierata nella terrazza romana della signora Fulvia, un incontro alla bouvette di Montecitorio con un giornalista “bene informato” e, quando va bene, qualche veloce consultazione di Wikipedia. Mai la lettura di un libro, un seminario di studio, un convegno. Da tempo immemorabile non compare una rivista teorica, non si fa una iniziativa di formazione, non si discute un documento politico di respiro, non si verifica un dibattito di qualche dignità. Il risultato è un ceto politico di cialtroncelli, che non sanno nulla e non pensano nulla, ma hanno solo il problema di vivere della rendita di qualche incarico istituzionale. E non sarebbe meglio che una cosa del genere sparisse definitivamente?
Prevengo una obiezione che già immagino mi verrà fatta: “Ma allora i 5stelle sono più bravi? Perché non dici niente di loro?” E, infatti, sono convinto che il M5s stia procedendo troppo lentamente nel processo di maturazione e stia facendo sciocchezze come la proposta del reddito di cittadinanza (solenne fesseria, peraltro condivisa da Sel, da Landini e, suppongo, anche da Rifondazione). Anche questo è il frutto di questo modo impressionistico e facilone di far politica e sono convinto che se il M5s non si dà una mossa, iniziando a fare più sul serio, non ha un grande futuro davanti a se. Non si può vivere sempre di rendita delle brutture che fanno i governi in carica.
Come vedete, niente sconti a nessuno.
* Fonte: aldogiannuli.it
4 commenti:
c'è andato giù così pesante che ormai i nomi poteva farli. Tanto se Vendola lo legge capisce benissimo che quella del più poteri alla BCE è una citazione sua di pochi giorni fa.
Vedo che a Giannuli non gli va bene niente, nemmeno il M5S. Ma perché non fonda un partito e vediamo se è capace di fare qualcosa?
" Da tempo immemorabile non compare una rivista teorica, non si fa una iniziativa di formazione.."
Beh, questa è una delle eredità del berlusconesimo: sparite le scuole di partito, la formazione dei quadri è affidata alle simpatie o, al meglio, alla capacità di improvvisarsi "tecnici". Ciò che vediamo oggi non è nient'altro che la naturale realizzazione di quel piano di pressapochismo politico che ci ha dominato per oltre un ventennio. D'accordo, la prima repubblica faceva schifo. Questa invece.....
La vedo dura uscire da questa crisi sistemica, per almeno due motivi: la mentalità vendoliana/berlusconiana si è radicata abbastanza in profondità; ed i padroni del vapore non hanno alcuna intenzione di cambiare questo stato di cose, assolutamente funzionale ai loro scopi. I "governi tecnici" sono la loro migliore arma di negazione della democrazia, che è il vero nemico mortale del neoliberismo. Mancando quadri politici decenti, si ricorre sempre più spesso all'inserimento ai vertici di elementi che nulla hanno a che vedere con i principi democratici, vedi governo Monti. Vendola (Bossi, Berlusconi etc..) ed il suo congenito pressapochismo non fa che aiutare questo progetto di smantellamento della democrazia. Tsipras, temo, ha fatto lo stesso, rendendo inutile la distinzione tra governo democratico e governo tecnico: alla fine fanno entrambi lo stesso gioco.
OT
Segnalo questa ottima analisi di Mario Pianta, del tutto condivisibile (stavo preparando un post del mio blog con considerazioni analoghe, tenendo però apposta fuori l’aspetto della cessione di sovranità alla troika). E’ un’analisi che dimostra, secondo me, che l'accordo UE-Grecia, a ben vedere, se si considerano i tre piani:
- l'austerità fallimentare, imposta dalla destra reazionaria con la complicità dei socialisti, che continua, ma questo non riguarda soltanto la Grecia ma l'intera Eurozona;
- le cosiddette riforme, che, a parte la ridicolaggine dei tempi di attuazione, in parte allineano la Grecia agli standard degli altri Paesi: vedi, in particolare, l’abolizione delle pensioni anticipate, che a prescindere dalla loro funzione, come in Italia, anche di ammortizzatore sociale (da sostituire con un reddito minimo garantito europeo!), rendono - unitamente alla non congruità dei contributi versati - il sistema pensionistico greco insostenibile; o il sistema fiscale, in particolare della riscossione; o finalmente la tassazione di categorie finora ingiustamente escluse;
- l'aspetto finanziario-economico, con, da una parte, il coinvolgimento per un importo significativo (86 mld) del MES (che, rammento, si somma a 2 precedenti salvataggi), non contemplato negli accordi precedenti; l'irrobustimento delle banche e l'alleggerimento ulteriore, non previsto prima, del servizio del debito (tassi e scadenze) e, dall'altra, un corposo piano per la crescita (i 12,5 mld del fondo di garanzia di 50 mld, che è un’altra novità rispetto al testo precedente, e soprattutto i 35 mld di finanziamenti UE);
non è stato una débacle per Tsipras, che, in sostanza, ha negoziato con una pistola puntata alla tempia, mentre la sua minaccia di un’autoesclusione dall’Euro era ormai un’arma scarica.
Ancor più se si considera l'effetto di disvelamento, che ormai investe l’intera Europa, per merito di Tsipras e soprattutto di Varoufakis, che ha svolto il ruolo del bambino che grida che "il re è nudo", della natura "corrotta" (elitaria, antidemocratica e reazionaria) dell'UE, per colpa dell'oligarchia che ne occupa il vertice. […]
L’accordo UE-Grecia non è stato una débacle per Tsipras
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2835480.html oppure
http://vincesko.blogspot.com/2015/07/laccordo-ue-grecia-non-e-stato-una.html
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