[ 5 maggio ]
«Vi spiego perché l'approvazione dell'Italicum segna la fine del Pd e la fine della legislatura
Ieri, prevedendo la vittoria di Renzi, Piemme scriveva: «Dentro la crisi sistemica un ciclo politico e istituzionale si chiude, un altro si apre. Il panorama politico subirà grandi mutamenti, un "fronte del rifiuto", un'ampio e trasversale schieramento d'opposizione sorgerà». [Il fronte del rifiuto]. Sentite cosa scrive il berlusconide Brunetta.
«Vi spiego perché l'approvazione dell'Italicum segna la fine del Pd e la fine della legislatura
Le cronache di questi tristi giorni parlamentari ci hanno raccontato una realtà che solo parzialmente è emersa sui giornali e sui media: Matteo Renzi è solo. Come non lo era mai stato sin d’ora. Il presidente del Consiglio ha scelto la strada dello scontro frontale contro l’opposizione, seppur responsabile come Forza Italia, e contro la sua minoranza interna.
Renzi, pur di rottamare i capi storici del Pd, ha deciso di far fuori il Partito democratico stesso, e con il medesimo disegno egemonico sta ammazzando il Parlamento, la legislatura, la buona fede degli italiani. Sta ammazzando persino la funzione super partes della presidenza della Repubblica, che appare piegata, spiace davvero dirlo, alle esigenze di Palazzo Chigi più che a quelle del Paese.
Al Quirinale c’è decisamente un inquilino più che un padrone di casa. Il padrone è visibilmente chi l’ha scelto in solitudine. Ora si capisce perché era così decisiva la scelta condivisa del Capo dello Stato? E non c’è affatto contraddizione tra l’originaria adesione di Forza Italia persino a questo orrendo Italicum avendo per garanzia un arbitro scelto insieme? Altro che patto indicibile, come ha sbadatamente detto qualcuno.
Il problema è che quanto Renzi ha messo in atto in questa assurda settimana somiglia terribilmente al fascismo. Non è per forza un insulto. E’ una costatazione storica. La legge Acerbo fu votata con il medesimo clima. Anche allora fu appoggiata da una parte dei centristi. Persino a quel tempo figure nobili come Benedetto Croce ritennero benvenuta una ventata di decisionismo, confidando fosse qualcosa di transitorio. Transitorio è stato il ventennio, in fin dei conti. Ma vorremmo francamente evitarlo.
Renzi, pur di rottamare i capi storici del Pd, ha deciso di far fuori il Partito democratico stesso, e con il medesimo disegno egemonico sta ammazzando il Parlamento, la legislatura, la buona fede degli italiani. Sta ammazzando persino la funzione super partes della presidenza della Repubblica, che appare piegata, spiace davvero dirlo, alle esigenze di Palazzo Chigi più che a quelle del Paese.
Al Quirinale c’è decisamente un inquilino più che un padrone di casa. Il padrone è visibilmente chi l’ha scelto in solitudine. Ora si capisce perché era così decisiva la scelta condivisa del Capo dello Stato? E non c’è affatto contraddizione tra l’originaria adesione di Forza Italia persino a questo orrendo Italicum avendo per garanzia un arbitro scelto insieme? Altro che patto indicibile, come ha sbadatamente detto qualcuno.
Il problema è che quanto Renzi ha messo in atto in questa assurda settimana somiglia terribilmente al fascismo. Non è per forza un insulto. E’ una costatazione storica. La legge Acerbo fu votata con il medesimo clima. Anche allora fu appoggiata da una parte dei centristi. Persino a quel tempo figure nobili come Benedetto Croce ritennero benvenuta una ventata di decisionismo, confidando fosse qualcosa di transitorio. Transitorio è stato il ventennio, in fin dei conti. Ma vorremmo francamente evitarlo.
Per fortuna, ora in molti, per un soprassalto di coscienza, concordano sul nostro giudizio di pericolo altissimo, di un punto di non ritorno. E un moto di sana ribellione attraversa oggi, sembra, l’opinione pubblica. Anche chi aveva assecondato gli atteggiamenti peronistici di Renzi, considerandoli dati caratteriali minori, ora si accorge che quest’“uomo solo al comando” lo è al costo inaccettabile di demolire la democrazia parlamentare, intesa da lui come una seccaggine che rallenta i suoi disegni di modernizzatore.
Modernizzazione per altro rimasta a slogan, l’unica sua attività, per passare a una fase pre-moderna, quella dell’assolutismo da Duca Valentino. Ricordiamo a Renzi che però, abilissimo nel conquistare l’Italia applicando l’unica morale del proprio dominio, finì sconfitto, per ragioni impensabili: un problema gastrointestinale, quella che Machiavelli chiamava “fortuna”.
Ora ce l’ha. Ma è una fortuna pallida. Il vento gira. Soprattutto i popoli si ribellano. Non a caso anche i sondaggi registrano un suo calo di popolarità. Il problema è che – siccome il rignanese non è certo sciocco – lo capisce anche lui. E tutto fa credere che con un colpo di decreto annullerà la clausola che sposta l’applicazione della nuova legge elettorale al 2016 per andare subito al voto con l’Italicum/Dittatorellum.
Sarà forse per questo che la solitudine del segretario del Pd e presidente del Consiglio è percepita da chiunque abbia un minimo di vivacità che lo distingua dal conformismo medio. Con Renzi stanno i numeri, ma sono numeri amorfi, numeri esito di una resa, di una rinuncia alle proprie ragioni. La solitudine del capo di una massa innaturale, rallegrata dall’illusione di un successo duraturo.
Se a qualcuno non piace il paragone con il fascismo, a causa dell’indubbia superiorità intellettuale del romagnolo Mussolini sul fiorentino Renzi, possiamo spostarci anche in Asia. La decimazione voluta con tutte le forze dal segretario del Pd, che ha costretto a un atto di dignità i fondatori della Ditta imponendo una fiducia che aveva il sapore della sfiducia verso di loro. Renzi sapeva che aveva la forza del ricatto del voto, e tutti tengono famiglia.
C’è qualcosa da trattamento cinese contro la Banda dei Quattro. Al posto di Jiang Qing, vedova di Mao, Zhang Chunqiao, Yao Wenyuan e Wang Hongwen, ecco Bersani, Letta, Epifani e Speranza. Chi pensa diverso è umiliato persino da battute infami. Così va il mondo. E rendiamo onore ai coraggiosi dinosauri e ai giovani cuccioli, abbandonati dai loro stessi compagni di minoranza.
Nello stesso tempo riteniamo che quella di Renzi sia una non vittoria, una vittoria di Pirro. La violenza imposta al Parlamento impedisce con ogni evidenza che si possa tornare a una normale dialettica. Non esiste dialogo possibile tra il violentatore recidivo niente affatto pentito, anzi sempre più tracotante, e la Camera stuprata. Non c’è margine di recupero.
Renzi ha deciso in un sol colpo di far fuori i suoi vecchi amici, di uccidere il Partito democratico, di porre fine alla legislatura. Nulla sarà più come prima. Il premier ha scelto di dar sfogo alla sua insaziabile bulimia di potere andando contro l’Italia e contro i cittadini. Siamo certi, lo speriamo vivamente, che il conto non tarderà a farsi attendere. Ne va della democrazia nel nostro Paese, ne va della libertà, ne va della vita delle nostre istituzioni.
Forza Italia è pronta a guidare un referendum abrogativo per cancellare l’avventura di Renzi con il suo abominio di legge elettorale: la lotta continua!»
Modernizzazione per altro rimasta a slogan, l’unica sua attività, per passare a una fase pre-moderna, quella dell’assolutismo da Duca Valentino. Ricordiamo a Renzi che però, abilissimo nel conquistare l’Italia applicando l’unica morale del proprio dominio, finì sconfitto, per ragioni impensabili: un problema gastrointestinale, quella che Machiavelli chiamava “fortuna”.
Ora ce l’ha. Ma è una fortuna pallida. Il vento gira. Soprattutto i popoli si ribellano. Non a caso anche i sondaggi registrano un suo calo di popolarità. Il problema è che – siccome il rignanese non è certo sciocco – lo capisce anche lui. E tutto fa credere che con un colpo di decreto annullerà la clausola che sposta l’applicazione della nuova legge elettorale al 2016 per andare subito al voto con l’Italicum/Dittatorellum.
Sarà forse per questo che la solitudine del segretario del Pd e presidente del Consiglio è percepita da chiunque abbia un minimo di vivacità che lo distingua dal conformismo medio. Con Renzi stanno i numeri, ma sono numeri amorfi, numeri esito di una resa, di una rinuncia alle proprie ragioni. La solitudine del capo di una massa innaturale, rallegrata dall’illusione di un successo duraturo.
Se a qualcuno non piace il paragone con il fascismo, a causa dell’indubbia superiorità intellettuale del romagnolo Mussolini sul fiorentino Renzi, possiamo spostarci anche in Asia. La decimazione voluta con tutte le forze dal segretario del Pd, che ha costretto a un atto di dignità i fondatori della Ditta imponendo una fiducia che aveva il sapore della sfiducia verso di loro. Renzi sapeva che aveva la forza del ricatto del voto, e tutti tengono famiglia.
C’è qualcosa da trattamento cinese contro la Banda dei Quattro. Al posto di Jiang Qing, vedova di Mao, Zhang Chunqiao, Yao Wenyuan e Wang Hongwen, ecco Bersani, Letta, Epifani e Speranza. Chi pensa diverso è umiliato persino da battute infami. Così va il mondo. E rendiamo onore ai coraggiosi dinosauri e ai giovani cuccioli, abbandonati dai loro stessi compagni di minoranza.
Nello stesso tempo riteniamo che quella di Renzi sia una non vittoria, una vittoria di Pirro. La violenza imposta al Parlamento impedisce con ogni evidenza che si possa tornare a una normale dialettica. Non esiste dialogo possibile tra il violentatore recidivo niente affatto pentito, anzi sempre più tracotante, e la Camera stuprata. Non c’è margine di recupero.
Renzi ha deciso in un sol colpo di far fuori i suoi vecchi amici, di uccidere il Partito democratico, di porre fine alla legislatura. Nulla sarà più come prima. Il premier ha scelto di dar sfogo alla sua insaziabile bulimia di potere andando contro l’Italia e contro i cittadini. Siamo certi, lo speriamo vivamente, che il conto non tarderà a farsi attendere. Ne va della democrazia nel nostro Paese, ne va della libertà, ne va della vita delle nostre istituzioni.
Forza Italia è pronta a guidare un referendum abrogativo per cancellare l’avventura di Renzi con il suo abominio di legge elettorale: la lotta continua!»
* Fonte: IL FOGLIO, 3 maggio 2015
3 commenti:
Parole parole parole anche queste.
Ricordatevi, c'è un solo modo per capire se davvero si sta creando un fronte che unisca le opposizioni a Renzi - cioè se si sta effettivamente realizzando l'alleanza fra borghesia medio alta e popolo: quando i vari Brunetta o Vendola o Bersani o Civati o Fassina cominceranno a lanciare messaggi ai 5 stelle.
Prima saranno dei timidi segnali e poi gli sviluppi politici li costringeranno a dichiarazioni sempre più impegnative.
Se succederà sapremo che qualcosa sta cambiando; compiacersi troppo presto di un articolo molto fumoso come questo di Brunetta (Brunetta...) mi pare un po' frettoloso.
Anonimo MA CHI SI COMPIACE??
ma chi si illude??
Piuttosto, quando la facciamo finita di piagnucolare, una volta sì e l'altra pure, che "parole, parole, sono solo parole..."
Questo è un blog, ovvero un luogo in cui idee, concetti e parole vengono comunicati in forma scritta.
Quando si tratterà di stare in una sollevazione popolare puoi contarci che ci saremo...
Ho toccato il punctum dolens...posso esprimere le mie idee?
Penso che questo articolo di Brunetta NON DIMOSTRI PER NULLA CHE
"un "fronte del rifiuto", un'ampio e trasversale schieramento d'opposizione sorgerà"
E' permesso scriverlo?
E ho aggiunto che capiremo che questo fronte per adesso meno che ipotetico "sorgerà" solo quando quei signori andranno a parlare con i 5 stelle con atteggiamento collaborativo e preferibilmente di umiltà di fronte ALL'UNICO E SOLO MOVIMENTO DI POPOLO IN ITALIA.
Naturalmente so che siete sempre pronti, su questo non ho il minimo dubbio ma sapete molto bene che bisogna arrivarci a quel momento e arrivarci con un "modicum" di consapevolezza e partecipazione popolare. Lo vedete questo modicum? Vi sembra che a sinistra si stia facendo abbastanza per crearlo? A me no.
Se posso dirlo, naturalmente.
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