[15 maggio 2019 ]
"Per essere domani nel posto che conta
occorre essere oggi in quello giusto"
Specchio specchio delle mie brame, chi è il più populista del reame?
Dipende. Ieri il duello è stato vinto da Matteo Salvini che a margine dell'inaugurazione della sede di Cdp a Verona ha dichiarato:
«Il 26 si vota per l'Europa. È fondamentale che gli italiani ci diano una mano a cambiare questa Europa mettendo al centro i diritti e il lavoro. Se servirà infrangere alcuni limiti del 3% o del 130-140%, tiriamo dritti... Fino a che la disoccupazione non sarà dimezzata in Italia, fino a che non arriveremo al 5% di disoccupazione sperderemo tutto quello che dovremo spendere e se qualcuno a Bruxelles si lamenta ce ne faremo una ragione».
Nel gioco a rimpiattino Di Maio, da Perugia, dove era ospite della locale Confindustria, ha risposto smarcandosi ed atteggiandosi a leader responsabile e antipopulista, quasi in stile Cottarelli:
«L'impresa chiede stabilità e mi sembra abbastanza irresponsabile far aumentare lo spread in queste ora parlando di sforamento del parametro debito pil, che è ancora più preoccupante di quello deficit pil, questo è un paese che ha 300 miliardi di evasione fiscale... prima di spararle sl debito pil, mettiamoci a tagliare tutto quello che non è stato ancora tagliato in questi anni di spese inutili, di grande evasione e di spending review da un punto di vista strutturale che sprecano ancora tanti soldi, anzitutto negli enti locali...».
Come in un gioco delle parti dopodomani i ruoli potrebbero capovolgersi: con Salvini che insiste sull'autonomia differenziata antimeridionalista, sulla flat tax, sulle imprese da cui tutto dipende —per non parlare delle bestialità in politica estera. E' una caratteristica dell'odierno populismo all'italiana, giocare più parti in commedia. Un giorno dire una cosa e l'altro l'opposto.
Ecco dunque alcuni chiederci, "ma come fate a sostenere ancora, per quanto criticamente questo governo? ma come fate a dare indicazione di voto per i cinque stelle alle europee?".
Perché sostenete questi brutti ceffi?
Le cose semplici sono a volte le più difficili da capire, così ci proviamo ancora. Noi non sosteniamo questi signori per quel che dicono o per quel che fanno, ma per quello che essi saranno costretti a fare se vogliono conservare consenso e gloria. Li sosteniamo, a modo nostro e senza concessioni, per quel che rappresentano, e fino a prova contraria rappresentano la volontà di gran parte del popolo lavoratore di farla finita con l'austerità e le politiche euro-liberiste portate avanti da centro-destra e centro-sinistra negli ultimi decenni. Li sosteniamo perché, ci piaccia o no, essi stanno seppellendo l'infame "Seconda repubblica".
Questa è tuttavia solo la prima parte del nostro ragionamento. La seconda, non meno importante, è che noi riteniamo che in vista della prossima legge di bilancio, lo scontro con i poteri forti eurocratici sarà inevitabile, col che i due populisti saranno al bivio cruciale, alla prova del fuoco: disobbedire a quei poteri forti, tenendo fede alle speranze di cambiamento del popolo lavoratore, o tradirle capitolando al modo di Tsipras. Chi ci critica ritiene sia scontata la seconda ipotesi: essi capitoleranno all'Unione europea e finiranno per adottare una legge di bilancio in linea coi desiderata del grande capitalismo eurista.
Noi non ne siamo affatto sicuri, anzi, non escludiamo che i populisti, malgrado tenteranno di raggiungere un nuovo compromesso con la Ue (come quello del 2,04), saranno costretti a disobbedire, perché il prezzo per restare al governo sarebbe salatissimo. Col che si aprirebbe una battaglia da cui dipenderanno non solo le loro sorti (di cui poco ci importa), da cui dipenderanno le sorti del Paese. Ecco perché riteniamo sia doveroso che dalle urne del 26 maggio, il governo (il solo che oggi, nell'area euro, sia inviso a Bruxelles) non ne esca battuto. Se ne uscirà battuto i due populismi subiranno un inevitabile processo di disgregazione che andrà a tutto vantaggio del blocco euro-liberista, con Salvini che tornerà all'ovile del centro-destra e quel che resta del M5s col centro-sinistra. Lo squarcio apertosi col referendum del dicembre 2016 e le elezioni del 4 marzo dell'anno scorso si chiuderebbe, avremmo una restaurazione della seconda repubblica, ed i dominanti avranno ragione ad esultare esultare.
Tutto da perdere, nulla da guadagnare
Se questo fosse l'esito del 26 maggio il popolo lavoratore avrebbe tutto da perdere, ed i rivoluzionari non avrebbero nulla da guadagnarci. Per questi ultimi non è solo doveroso stare accanto al popolo lavoratore, per la precisione entro il "campo populista", per questi è vitale che il conflitto, da latente e limitato al piano politico-istituzionale, tracimi in conflitto conclamato sul piano sociale. Solo a questa condizione essi potranno giocare un ruolo vitale.
In questa cornice si spiega la posizione tattica della Sinistra Patriottica:
«I patrioti con la testa sulle spalle il 26 maggio si recheranno dunque alle urne, votando per i candidati no euro presenti nelle liste del M5s. A chi invece intende votare per la destra leghista diciamo: non limitatevi ad esprimere un voto di lista ma date la preferenza ai candidati sovranisti che in questi anni si sono battuti non solo contro l’euro ma in difesa della Costituzione del 1948».
Anzitutto ai Cinque stelle per tre ragioni fondamentali. La prima è che se essi precipitassero troppo la morte del governo sarebbe certa e la Lega spinta a tornare nel centro-destra. La seconda è che nel campo populista il Movimento Cinque stelle, a differenza della Lega, è quello che contiene forze sociali ed anche soggettive più vicine ad un progetto non solo sovranista, ma democratico ed egualitario. La terza è che M5s, vada come vada, è destinato, nella sua continua metamorfosi, a subire importanti fratturazioni: mentre ci sarà chi tornerà nel campo sistemico, altri, all'opposto cercheranno un'alternativa democratica e rivoluzionaria.
Per essere domani nel posto che conta occorre essere oggi in quello giusto.
Per essere domani nel posto che conta occorre essere oggi in quello giusto.
Sostieni SOLLEVAZIONE e Programma 101
15 commenti:
vabbe' siamo in campagna elettorale , pero' a me quello che fa specie e' che se Salvini dice una cosa sacrosanta a mio parere sul 3% (parametro che altri hanno sforato e continuano a fare) viene bacchettato da Di Maio , invece di dimostrare unita' d'intenti contro l'arma ricattatoria dello spread . Perche' c'e' questa discrasia tra i due non riesco a capire .
E la dichiarazione della Corte Europea di ieri sui rifugiati o presunti tali ? Salvini ha replicato a tono , Di Maio silenzio assoluto , eppure sembra , anzi ne sono sicuro , un attacco all' Italia e al decreto sicurezza , perche' invece di parlare all'unisono uno si comporta diversamente dall'altro ?
E' questo che manda in confusione gli italiani che vogliono invece capire per deliberare a tutto vantaggio dell' astensione !
nel contratto di governo avavano inserito dei provvedimenti per limitare il potere dello spread, tipo i minibot oppure la nazionalizzazione di alcune banche.... tutto rimasto lettera morta... basterebbe che rispettassero il contratto di governo che vincerebbero con l'80 per cento dei voti.... invece meglio litigare, non fare nulla o fare qualche danno tipo alla sanità, e i voti comunque arriveranno da soli? eh no cari giallo-verdi...il voto va conquistato e votare sempre per il meno peggio alla fine la vince l'astensione...
Ma la tanto celebrata base di M5S, quando lui fa queste dichiarazioni, neppure un segno di reazione?
Ma tu pensa. A Di Battista "affidata la collana di saggistica di Fazi Editore".
Fazi, il coautore di Mitchell.
Un bene o un male. Cosa verrà fuori? Staremo a vedere.
Giovanni
Votare candidati, della destra da quello che si intende nello scritto, che sono stati in difesa della Costituzione del 1948.
Battutona dei sinistrati patriottici. Essere candidati con questa destra, pure da indipendenti come certe sagome, è solo per la possibilità di un ottimo stipendio in "euro" da fancazzista del parlamento europeo, ne conosciamo qualcuno oggi per la maggiore.
Saluti,
Carlo.
Mi spiace, ma proprio non ci riesco ad essere così strategico come voi.
Io penso che in politica qualche volta si possa anche mentire, ma ci dev'essere una motivazione adeguata.
Ebbene, Di Maio in queste ultime settimane continua a sfornare dichiarazioni sostanzialmente a favore della UE. Pazienza, se appunto ci fossero giustificazioni strategiche.
Alla fine, la motivazione che viene fuori è che deve differenziarsi da Salvini, anzi essergli ostile per raggiungere un risultato elettorale adeguato.
Del resto.lo stesso Salvini, seppure secondo me con maggiore abilità, fa lo stesso.
Ora, non è che io non capisca l'importanza di raccogliere un congruo consenso, ma se fai di questo obiettivo l'unico fine del tuo comportamento politico, ti condanni contestualmente all'insignificanza, perchè rinunci a quello che dovrebbe essere il fine della pilitica, modificare il contesto scoaile che sei chiamto a governare.
Per questo, ho condiviso con voi l'atteggiamento di appoggio al governo giallo-verde fin qui, ma dopo un anno di risultati mediocri, questo comportamento a ridosso dell'elezione mi conferma nell'opinione che questa strana alleanza ha finito di svolgere il suo ruolo, ha dato lo scandalo di violare lo stupidario Pd sulla UE, e ora finirà con l'incartarsi volendo conciliare una radicalità di facciata con l'insufficiente determinazione a compiere gli atti necessari a farci uscire dalla UE.
Si tratta di un'operazione obiettivamente difficilissima, figuriamoci se chi la dovrebbe attuare sta attaccato permanentemente ai sondaggi elettorali, resta inevitabilmente paralizzato.
Dovremmo convincerci che si apre adesso una fase ancora più difficile nella quale tuttavia i socialisti sovranisti potrebbero finalmente svolgere un ruolo da protagonisti, purchè si costituisca una guida politica adeguata al compito.
Vincenzo,
solo un "piccolo particolare".
Alla base della nostra posizione elettorale c'è, tra l'altro, una previsione: quella secondo cui nei prossimi mesi questo governo "populista", malgrado limiti e porcherie, è destinato ad entrare in rotta di collisione con la Ue, quindi anche con Mattarella, il quale dispone di un potere di veto enorme sul governo stesso.
Passate le elezioni è altamente probabile che la Commissione aprirà una procedura d'infrazione contro l'Italia.
Sarà solo un avviso, una testa di capra gettata davanti all'ingresso di Palazzo Chigi.
Nelle settimane successive verranno attuate le vere e proprie rappresaglie per costringere il governo giallo-verde ad ubbidire ai diktat austeritari che verranno (legge di bilancio da una trentina di miliardi).
Insomma: il secondo round, quello decisivo, quello che decide se l'Italia si piegherà o meno, è davanti a noi, non dietro.
Voi "consigliate" di dare la preferenza ai candidati "no euro" del Movimento 5 stelle. TEORICAMENTE GIUSTO. Il problema sta nel fatto che non tutti gli elettori (...me per primo) conoscono i programmi dei vari candidati, di conseguenza sarebbe opportuno che faceste dei "nomi". Solo cosi ha un senso dire "votate per i no euro". Personalmente non ho intenzione di buttare via il mio voto regalandolo a qualcuno/a che non mi rappresenta ALMENO al 50%+1. Nel dubbio preferisco l'astensione... Anche se e' una scelta "dolorosa". In ogni caso ho visto che le liste sono piene zeppe di donne manager, funzionarie, docenti universitarie... Se il buongiorno si vede dal mattino...
Francesco F.
Manduria (Ta)
Lo scontro sarà pure davanti a noi ma voi continuate a vedere solo lo scontro fra i gialloverdi e bruxelles.
Lo scontro è fra le due fazioni dominanti mondiali, quella globalista declinante e quelle nazionali. Il punto più evidente di questo scontro per ora è in UK dove la fazione nazionale per affermare la sua linea strategica non può accettare nessuna permaneneza in UE e nessuna soft exit (custom union, ecc) che la fazione globalista cerca disperatamente di imporre.
Non sapendo come evolverà questo scontro le fazioni italiane globalista e nazionale sono in attesa e nel frattempo tengono i relativi equilibri interni.
Io penso che ad un certo punto la situazione si sbloccherà ma le due fazioni della nostra classe dirigente nazionale sanno purtroppo fare un unica cosa, quello che fecero ai tempi dell'equilibrio bipolare USA-URSS, ovvero stare nel campo USA ma in equilibrio un po' di qua un po' di la.
Questo fu possibile perché allora i due campi erano sostanzialmente stabili, con una dinamica che vedeva gli USA crescere e l'URSS declinare e che sostanzialmente è stata l'embrione dell'unipolarismo USA. Gli europei occidentali, assorbendo la cultura individualista d'oltrealtlantico, furono di fatto i cowboy dell'espansione ad est degli USA davanti la quale l'URSS fu sostanzialmente passiva.
Adesso non sarà così perché i poli saranno sempre meno in equilibrio e nessuno di loro sarà passivo, la nostre classi dirigenti nazionali secondo me non sanno proprio che pesci pigliare e tenteranno di mantenerci sotto USA a qualsiasi costo nella vana speranza di salvarsi cercando una impossibile ripetizione della stretegia che fu. Davanti ad una classe dirigente inadatta e nella totale mancanza di una organizzazione rivoluzionaria in grado di sostituirla con una più adatta cosa accadrà?
Io non rispondo ma temo che comunque, anche quando la situazione dovesse sbloccarsi, dopo un iniziale trambusto tutto si arenerebbe in una conflittualità lunga e sfiancante. Come si è tutto arenato in Ucraina, in Siria, in Libia dopo le catastrofi che hanno colpito i loro paesi. Catastrofi certo diverse dalla nostra ma che sono sempre figlie dello stesso scontro in atto nel mondo.
Intanto, come ho già detto altre volte, non andrò a votare.
Giovanni
Intanto il padre di Steve Mnuchin si compra un coniglio gonfiabile per novanta milioni di dollari.
Ma il problema secondo Di Maio ovviamente è tenere i conti in ordine con la spending review, tagliare lo stipendio dei parlamentari e i loro cornetti alla bouvette e l'honestà ... cha cha cha.
Giovanni
E secondo me per comprarsi un parlamentare o un ministro in carne ed ossa costoro spendono molto molto molto molto meno di quanto hanno speso per il coniglietto. Questo è quanto valgono i nostri ministri e parlamentari.
Giovanni
Caro Moreno, evidentemente non ho il pregio di farmi capire.
Sulla tua analisi, concordo totalmente (dico "si apre una fase ancora più difficile"), ma questo è ciò che mi preoccupa, che questi due non siano per niente all'altezza del compito, e se così è, è meglio che si tolgano dalle scatole, perchè temo che siano pronti a tutto pur di garantirsi il proseguimento della loro personale vita politica.
E' proprio lo sbilanciamento tra la gravità della situazione quindi della richiesta capacità di affrontarla adeguatamente, e la pochezza di chi dovrebbe farlo.
Forse il punto di disaccordo tra noi è che io, al contrario di te, non faccio coincidere il governo e i suoi protagonisti giallo-verdi, con la linea di opposizione che essi stessi hanno suscitato, ma che ha ora un suo certo livello di autonomia.
Insomma, se cade questo governo, per gli euristi non saranno per niente rose e fiori, non c'è una maggioranza alternativa in parlamento e non vedo come i 5S o la Lega possano fare una vera e propria capriola, e quindi vedo nuove elezioni all'orizzonte.
L'alternativa, che il governo continui a vivacchiare, quello sì distruggerebbe quel poco di fronte di opposizione creatosi in quest'ultimo anno.
C'è un errore nell'analisi che ormai appare evidente, e cioè che il governo giallo-verde e il m5s in particolare, possa rappresentare un baluardo contro il potere eurista sovranazionale. Mi sembra che i protagonisti della stagione politica attuale ora al governo abbiano dato ampia dimostrazione della loro ambiguità per cui chi, come noi, si batte per un'uscita unilaterale dall'UE e dall'euro non può che dare un segnale inequivoco alle prossime elezioni dando un consenso (e magari turandosi il naso) per l'unico partito che mette al centro del suo programma di lotta una italexit, e cioè il PC. Solo in questo modo potremo rafforzare le organizzazioni autenticamente antieruopeiste oggi attive in Italia
Andrea
Due punti di contestazione
Cucinotta afferma:
"... ciò che mi preoccupa, che questi due [Di Maio e Salvini] non siano per niente all'altezza del compito, e se così è, è meglio che si tolgano dalle scatole, perchè temo che siano pronti a tutto pur di garantirsi il proseguimento della loro personale vita politica. "
E quindi sostiene: meglio le elezioni anticipate".
Che non sono all'altezza siamo i primi a riconoscerlo. Ma questo non è per noi il criterio decisivo, decisivo è che, volenti o nolenti, sono a capo del "CAMPO POPULISTA". E qui il discorso si farebbe lungo, sul populismo intendo (rimando alle nostre analisi degli ultini anni). I due, proprio se non vogliono fare la fine di Renzi (così, tanto per capirci) debbono tener conto delle ragioni e delle spinte e degli interessi delle larghe masse che li sostengono. Ovvero: noi si ragiona in termini di blocchi e classi sociali, di contraddizioni oggettive sistemiche. Potranno Di Maio e Salvini dunque tradire (alla Tsipras) le grandi aspettative che li han portati alle stelle? Sì, teoricamente possono, ma la pena è precipitare nelle stalle e nell'ignominia. Possibile ma altamente improbabile. All'altezza o meno poco c'azzecca in questa cornice. Il popolo può avere alla sua testa dei generali "no all'altezza", non è un buon motico per disertare il campo di battaglia.
Elezioni anticipate??? ma questo pare sia proprio il disegno di Mattarella- Pd-Berlusconi-Giorgetti... Eurocrazia.
Attenzione dunque, e maneggiare con cura! E poi, cosa ci darebbero nuove elezioni a settembre? Forse rapporti di forza a noi più favorevoli? Per niente.
Venendo all'ultimo anonimo che vota il Pc di Rizzo...
Abbiamo già detto e ribadisco anche io:
(1) nella linea settaria e massimalista di questo partito l'uscita dalla Ue è una subordinata alla rivoluzione socialista, che se altrimenti l'uscita sarebbe un disastro. Quindi massima e impolitica astrattezza;
(2) Noi diciamo "è importante che tenga il campo populista", e dentro esso (a) meglio un'avanzata modesta di Salvini e (b) una tenuta del M5s. Se Salvini sfonda il rischio questi potrebbe decidere di seguire i giorgettiani e precipitarci verso le elezioni anticipate in alleanza con Berlusconi e la Meloni —con l'attuale legge elettorale che ottiene il 40% dei voti piglia la maggioranza dei seggi. Con ciò avallando il disegno dell'élite di un ritorno al bipolarismo (Dio ce ne scampi!). Da questo punto di vista il voto al PC è un voto tanto protestatario quanto buttato via;
(3) Che quindi con un rafforzamento del Pc "potremo rafforzare le organizzazioni autenticamente antieruopeiste oggi attive in Italia"... beh, questa è davvero, più che una pia illusione, una chimera surrealista. Non c'è in Italia, a sinistra, partito più cocciutamente settario del Pc (con l'eccezione , forse, di Lotta Comunista). Più esso si consolida (vedi il caso del KKE greco) più cresce l'inimicizia e si allontana l'unità delle sinistre sovraniste, più aumenta il divisionismo in seno al movimento popolare.
Nell'argomentazione di Piemme continua ad esserci secondo me lo stesso errore. Ovvero che la principale guida della dinamica politica possa essere la loro azione/ambizione individuale.
"se non vogliono fare la fine di Renzi (così, tanto per capirci) debbono tener conto delle ragioni e delle spinte e degli interessi delle larghe masse che li sostengono" (dal commento di Piemme)
Ciò che li guida sono le esigenze dello scontro fra i diversi gruppi di potere che li sostengono. Se gli sviluppi di questo scontro lo richiederanno essi non esiteranno a tradire le loro promesse. Proprio per la loro ambizione personale la prossimità a questi gruppi di potere sarà sempre prioritaria rispetto a qualsiasi altra esigenza.
Il rischio è anche quello "che il governo continui a vivacchiare, quello sì distruggerebbe quel poco di fronte di opposizione" (dal commento di Cucinotta).
Quello che accadrà dipende solo dall'eventualità che la lotta (che avviene in tutto il mondo) fra le varie fazioni di potere sia matura per un qualche tipo di rottura o no. Di fronte a questa incognita è difficile esprimere anche solo un auspicio tattico. Se il loro consenso cala si riprende PD+FI ma se non cala continuano a vivacchiare, insomma l'incudine ed il martello.
Voi evidentemente siete sicuri che una simile rottura sia alle porte. Io non lo so, ma il punto a cui guardare, in questo momento, è l'affare brexit. Che essi vogliano fare o meno la fine di Tsipras mi sembra tutto sommato un punto molto secondario.
Giovanni
Posta un commento