[ lunedì 27 maggio 2019 ]
Ci sarà modo di svolgere un'analisi ponderata dei risultati elettorali e compiere le necessarie riflessioni e quindi stabiliree il da farsi.
Tuttavia è già possibile indicare quelli che a noi paiono i cinque dati principali che vengono dalle urne:
(1) il campo populista, quello del governo, come noi ci auguravamo, tiene; (2) il successo, che in queste proporzioni massicce temevamo, della Lega salviniana — tuttavia si tenga conto che quello ottenuto da Salvini è il 34% del 56%, ovvero circa un quinto dei cittadini italiani; (3) il crollo elettorale dei Cinque Stelle, che noi scongiuravamo, si è invece verificato ; (4) Il Pd, sorpassando il M5s, apre uno spiraglio, mutatis mutandis, alla rinascita del bipolarismo (Dio ce ne scampi!); (5) di Italie oramai ce ne sono due, con la "questione meridionale", meglio dire "polveriera meridionale", che ci aspettiamo diventerà la questione centrale.Il campo populista tiene ma a rapporti di forza letteralmente rovesciati. Che con questi nuovi equilibri nel Paese il governo giallo-verde (orami verde-giallo) possa sopravvivere è improbabile. La Lega vorrà far pesare il suo enorme successo, ove i cinque stelle
recalcitrassero, elezioni politiche anticipate sono possibili, ciò in un contesto in cui l'Unione europea userà la mano pesante con l'Italia per riportare Roma nei ranghi.
In questo quadro, con la Spada di Damocle eurista sul collo, la Lega salviniana si trova sulle spalle una grandissima responsabilità. Il "capitano" riuscirà a far sì che la nave superi indenne la tempesta all'orizzonte? L'eurocrazia (anche visto il mancato sfondamento europeo dei "sovranisti") vorrà riprendersi Roma, difficilmente gli concederà la flessibilità che egli mendicherà per poter quindi cantare (mezza) vittoria. L'abbiamo detto, lo ripetiamo: nei prossimi mesi si giocherà la partita cruciale, quella con la Ue. Da questo punto di vista il crollo elettorale dei Cinque stelle non rafforza affatto ma indebolisce il campo populista della disobbedienza all'Unione europea.
Che Salvini riesca a passare indenne la prova, è difficile. Dentro la crisi sistemica ogni equilibrio è destinato ad essere momentaneo e a far posto a quello successivo. Fino a quando la situazione non giungerà al punto di rottura e il popolo, falliti tutti i tentativi di risolvere i problemi con le buone maniere, sarà costretto a passare a quelle cattive.
Nessun dorma!
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14 commenti:
Una volta scrissi che questo sarebbe accaduto quando i giovani (ma anche gli altri disoccupati a tutte le età), soprattutto al sud, si fossero accorti che il reddito di cittadinanza non era per loro.
Tuttavia mi ero recentemente convinto che per stavolta riuscissero a sfangarla, non è andata così.
Se fosse passata l'idea che possono tirare a campare con provvedimenticchi e pezze progressive e graduali non sarebbe forse stato peggio? Io mi rispondo di sì.
La situazione resta comunque pesante ma se non ci fosse stato nessun segnale di insofferenza da parte del popolo deluso sarebbe stato peggio.
Giovanni
Che ci piaccia o meno il campo populista è questo è a nulla servono gli anatemi e le grandi adunate degli "antifascisti"con un sostanzioso conto in banca e l'attico nel quadrilatero della moda;fino a quando si continuerà a pensare con paradigmi vetusti la realtà concreta continuerà a smentirci;in questo voto il razzismo e la xenofobia non hanno avuto alcun peso;chiediamoci invece come mai al primo posto fra le priorità sentite maggiormente dagli strati popolari è stato proprio il lavoro e qui la Lega se non altro è stata chiarissima.Chi altro ha posto nella propria agenda la supremazia del lavoro,la pseudo sinistra eurista e fanaticamente "europoide"?
Tutto male quel che finisce male.
Gli ex votanti M5S si sono offesi per non
aver percepito il reddito di cittadinanza e
quindi vendicati passando alla lega. Poveri dementi...
Proprio oggi che il professor Masi ha detto
che con decreto dignità e reddito di cittadinanza
è stato l'anno più felice per i diritti del lavoro.
Allora grillini pentiti, se vi sentite offesi
tornate pure alla melma dalla quale provenite,
alla destra becera dalla mazzetta facile...
tornate alla TAV al cemento alle tangenti libere,
depenalizziamo falso in bilancio abuso d'ufficio
e anche corruzione. Però se ritorniamo al mitico
bipolarismo rivogliamo anche il mortadella e le
notti magiche con silvio bunga-bunga...
E qui l'analisi dei flussi secondo youtrend.
Non ci si consoli troppo sulla parziale tenuta nel mezzogiorno, il confronto con le politiche del 2018 (qui, visualizzabile anche per collegio) mostra un calo sensibile anche a sud.
Giovanni
Le vostre sono analisi acute, ma andrebbero integrate dando il giusto posto all'esigenza securitaria di cui voi non volete sentir parlare se non in termini denigratori e che invece è un'esigenza fortissima che sale dal popolo e che gioca un ruolo fondamentale nel successo della Lega.
Anonimo delle 17.31, qua mi sa che se c'è qualcuno che si è offeso quello sei proprio tu.
La tua sequela di insulti ingiustificati alle scelte elettorali di chi ha votato dimostrano solo questo.
E' ormai improcrastinabile la costruzione di una opposizione socialista che tagli tutti i legami con la c.d. "sinistra" e che manifesti l'unica vera alternativa agli europoidi e alla Lega, pur dialogando, quando possibile, con quest'ultima: quella socialista. Le vie di mezzo non esistono: affrontare la crisi con ideologie keinesiane è come tentare di andare in Corsica con una vasca da bagno: non arriveremo mai. Quella socislista non è una via utopica contrapposta ad una realistica, ma la sola alternativa economica e sociale possibile. Basta non confondere il socialismo del XXI secolo con quelli dell'8 e 900. Si tratta, insomma, di costruire un moderno polo per il socialismo: e il dialogo con i disprezzati Marco Rizzo e con D' Andrea, come sul piano internazionale con il partito comunista ceco-moravo, con il Munkaspart e la Linke sono i prossimi passi da fare. Basta movimenti, melencioni, laburisti, Unidas Podemos e così via. Ora socialismo, se fassina non ci sta se ne sta a casa.
A.C. (Siena)
Leggo che qualcuno vuole il "socialismo del XXI secolo".
Che roba è? Direi fuffa, se non si esplicita.
Sarebbe "socialismo nazional-patriottico"? Anche quello è roba del secolo scorso,i partiti socialisti erano tutti "nazionali", la rivoluzione russa fu nazionale, fu la rivoluzione in un solo paese, più sovranista di così, come la rivoluzione a Cuba.
Ergo, roba del secolo scorso da spacciare come roba del XXI secolo per cercare di renderla appetibile al gusto odierno.
Però bisognerebbe dire una dura verità, la parola "socialismo" in Italia da Craxi in poi, con il contributo della fine dell'URSS e satelliti, è sputtanata.
La si può declinare in varie forme ma il risultato è lo stesso.
Da ridere poi un possibile dialogo con la Lega. La Lega con chi dovrebbe dialogare, di grazia? Col nulla..opps, scusate, con i socialisti patriottici? O col partito dello 0 virgola di Rizzo che appoggiava un governo bombarolo di centro-sx? Ma la Lega che se ne dovrebbe fregare di socialisti, pure se esistessero?
La Lega adesso appare avere la forza per poter fare quello che è portata a fare per natura, politica liberista in versione destroide, come quella del PD e cespugli era la versione sinistroide.
Con in più una politica di secessione morbida con le "autonomie" in riguardo la parte economica, scuola, sanità e così via.
Per quanto riguarda il discorso securitario, col decreto sicurezza 2 vogliono dare "mano libera" alle forze del dis-ordine, come col primo decreto sicurezza hanno dato l'indicazione di come lo Stato deve affrontare possibili scontri sociali (occupazioni, blocchi stradali), ma ci facciamo infinocchiare dalla questione legittima difesa, come se prima uno non poteva difendersi da un'aggressione.
Che è una palla, ma è passata in carrozza grazie allo spettacolo mediatico di quattro casi di cronaca pompati a dovere, che con la paura si vende bene, mediaticamente e politicamente.
Saluti,
Carlo.
@ A.C. di Siena.
Ma come vuoi costruirlo un socialismo (o altra identità forte di qualsiasi tipo) in un mondo di individui totalmente autocentrati, parcellizzati e narcisisti, abituati a identificare la socialità con Facebook e Twitter??
Commenti tutti sensati.
Ad alcuni rispondo con l'articolo che ho scritto questa mattina: SALVINI HA VINTO, SALVINI PUO' PERDERE.
Sul socialismo...
Chiavacci ha ragione e ha torto, così come chi lo critica.
Che dal marasma si debba uscire con un'alternativa di società è a noi evidente, che quindi non sia sufficiente un keynesisno riverniciato pure.
Ma è pure vero che il sostantivo "socialismo" è "bruciato", che esso non ha forza egemonica.
va bene tenerselo fino a quando non ne avremo un significante nuovo, ma il significato nella sostanza è lo stesso: la politica al primo posto non l'economia; pianificazione quindi, al posto delle "cieche" leggi di mercato; democrazie sostanziale...
Non è, lo ripetiamo a Chiavacci, solo una questione nominalistica, è questione essenziale, ovvero teorica ed anzi filosofica.
L'arduo compito è ricostruire una base filosofica nuova all'orizzonte socialista, superando il marxismo con l'hegeliana mossa dialettica dello "Aufhebung": ciò che, al contempo, conserva ma mette via ciascuno dei suoi momenti (superati).
E su questo siamo indietro, molto indietro. SI tratta di darsi da fare a scolpire questa nuova base filosofica.
Piemme
Purtroppo Salvini e i suoi sostenitori paiono incapaci, nella migliore delle ipotesi, di destra repressiva e ignorante, che mira solo a bagarre di bassa lega con la sinistra più militante per cavarsi soddisfazioni becere di poco momento. Esattamente quel che ci vuole per spaccare in due gli italiani, mobilitare i delusi dal PD a riavvicinarsi come già successo per il voto, spalancare le porte a qualsiasi diversivo dai temi eu-economici. Salvini mi sembra del tutto inadeguato a frenare l’andazzo sia per mancanza di fantasia politica, sia di audacia, sia perché in fondo è esattamente così. In questa prospettiva folle e delirante un governo Lega Fdi diventerebbe insopportabile quanto Cottarelli. Ma dubito che Salvini e pure i suoi euroscettici abbiano l’onestà intellettuale di accettare questo limite al di là delle ripicche becere.
Il sostantivo "socialismo" è bruciato e nel popolo (ed anche il molti attivisti e militanti di area noeuro purtroppo) c'è ancora la nostalgia del tempo che fu ed il desiderio che possa ritornare. Una fase storica lunga con una egemonia culturale molto radicata e difficile da estirpare, ma a questo provvederà la storia. Questa nostalgia, molto più diffusa di altre nostalgie radicali che contano solo lo zero virgola, è purtroppo il nostro peggior nemico perché paralizza tutti nell'illusione favolistica che il passato, quegli anni '70 e '80 di cui si ha una visione idealizzata e della quale non ci si riesce a liberare, sia un periodo virtuoso in cui il trionfo del bene è stato bruscamente interrotto dal riscossa del male.
Bisogna però cominciare a costruire almeno l'embrione dell'immaginario nuovo. Insomma, occorre sì una base filosofica ed una ricostruzione ideologica, ma la narrazione occorre che sia costruita prima di queste due cose per esserne il seme.
Il punto fondante di questa narrazione è che lo stato di disoccupazione deve essere gestito in maniera esaustiva trovando anche delle analogie sufficientemente incisive. Ad esempio si può anche fare il paragone con l'assistenza sanitaria che copre tutti senza esclusioni, così deve essere pure per lo status di disoccupato. Una volta scrissi che trovare lavoro deve essere facile come iscriversi a scuola.
Ecco: "per quanto complessa possa essere la cosa essa è fattibile", questo deve essere il messaggio che si lancia ancora prima di socialismo o comunismo. Il tutto nello sfondo di un processo alla seconda repubblica che delegittimi il modo in cui ha gestito questo problema, facendo i sommersi ed i salvati. In fondo anche la prima di repubblica ha solo fatto più salvati e meno sommersi.
Poi, dai conflitti che nasceranno per portare avanti questo principio verranno fuori (sperabilmente) la nuova base filosofica e la ricostruzione ideologica, ma questo deve arrivare prima.
Fin'ora solo gli MMT (teoria a cui, lo ribadisco, non sono pregiudizialmente contrario ma mantengo le mie perplessità) hanno sfondato questa porta, fosse stato per i socialisti ci avrebbero detto che non era il tempo di parlar di questo. Essi sono paralizzati, non riescono a vedere che la loro debolezza. Penso che se qualcosa partirà, nel bene o nel male, lo farà proprio da questa teoria.
La storia non perdona chi arriva in ritardo, Salvini sta già partendo con l'attacco all'Europa ma nel nome della flat tax. Se lo scontro arriva noi siamo, purtroppo, del tutto impreparati. Non solo filosoficamente e ideologicamente, che era impossibile che non fosse così, ma anche narrativamente, e questo non era affatto un problema impossibile da affrontare.
Giovanni
(A.C)
Devo replicare agli "anonimi" delle 23;44, delle 3:03 e a Giovanni.
Non ci siamo capiti perché è difficile capirsi; perché con parole simili si intendono cose diverse; perché c'è poco tempo e spazio per confrontarsi agevolmente.
Non c'è in me alcuna nostalgia di fenomeni politici del secolo scorso. E nemmeno voglio riproporre la contrapposizione di un ideale di società alla mera difesa dei diritti. Io sto parlando dell'ARMAMENTARIO con cui combattere la crisi e nella crisi. L'armamentario keinesiano e Memmettaro è inadeguato, inutile, impossibile. L'ho argomentato in due scritti che Sollevazione mi ha gentilmente pubblicato, Ciao ciao Keynes e "Qual'è lo scontro decisivo". Da quello ho cercato di mostrare quali sono gli strumenti per operare ORA nella situazione attuale. Gli strumenti, ridotti al nocciolo, sono due: la pianificazione e la partecipazione dei lavoratori, cioè il lavoro sul rapporto sociale capitalistico. Sono due strumenti socialisti. MA: per pianificazione non intendo affatto quella di tipo sovietico, connessa alla completa proprietà statale delle imprese: intendo PIANIFICAZIONE IN ECONOMIA DI MERCATO. E per "partecipazione dei lavoratori non intendo immediatamente l'autogestione, ma una partecipazione alla gestione: partecipazione che, nel settore pubblico, deve essere connessa alla riconquista del legame fra lavoratore pubblico e bene Comune.
Quali sono gli strumenti della pianificazione in una economia di mercato? Io, in queui due articoli, ricordavo che l'intervento dello Stato nell'economia è per il 90% un intervento normatorio. Del restante 10% del suo intervento, l'84% è al momejnto l'intervento redistributivo. Il terzo ruolo dello Stato è quello di produttore. Il quarto ruolo è quello di proprietario: a parte le 10.000 imprese di stato o municipalizzate, è proprietario di quasi qualunque cosa stia sopra o sotto terra, nel cielo o nell'aria. Infine, l'ultima funzione dello Stato è quella di acquirente, l'unica contemplata dalla corrente liberale dei keinesiani. Ci sono mezzi per intervenire? Io dico di sì.
Quando parlo di nostalgia lo dico in modo generico senza pensare nello specifico a qualcuno. Ma è un fenomeno purtroppo diffuso fra parecchi militanti/attivisti ed anche nel popolo, solo le mazzate della storia potranno risolvere il problema dissolvendo l'illusione. E ribadisco che è più problematica la nostalgia della fase dell'abbondanza del sedicente postideologico che quella dei piccoli gruppi ideologici troppo minimali per contar qualcosa.
Che l'armamentario memmettaro è inadeguato lo so, una teoria storicamente muta ed una proposta piuttosto astratta (la JG) che, fra le altre cose, non dice nulla su come allocare i lavoratori. A volte si sono anche tirati fuori, orrore orrore, il famigerato terzo settore. Ma è abbastanza affermata, inoltre proprio perché lascia (e pericolosamente) parecchi spazi vuoti i pensatori di sinistra (o socialisti o comunque li vogliamo chiamare) lo dovrebbero riempire il più velocemente possibile, ma sono così paralizzati che non ci riescono e la MMT sta adesso dove avrebbero dovuto trovarsi loro (mi sembra quasi di sentire il loro solito piagnisteo: "compaaagni com'è potuto accadere che").
Ma del resto anche il RdC è molto più inadeguato della JG eppure A.C. lo ha sostenuto.
Bisogna innanzitutto riuscire a rientrare in contatto col malessere di tutti gli esclusi e con proposte strutturali e non occasionali come ha sempre fatto la sinistra sindacalese. Questo prima di ricostruzioni ideologiche e di basi filosofiche che arriveranno (sperabilmente) solo man mano che la storia si rimetterà in moto. In questo punto rispondevo più a Piemme che ad A.C., quando lui scrive che occorre impegnarsi nella difficile ricostruzione della base filosofica mi pare che rimandi alle calende greche anche quella che io chiamo narrazione, una cosa preideologica la cui costruzione è urgente e sulla quale invece siamo in eccessivo ritardo.
Giovanni
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