[ 17 febbraio ]
Un lucido intervento di Sapir apparso il 13 febbraio scorso.
Lo condividiamo ampiamente.
Sapir, come noi facciamo da anni, utilizza il concetto di "borghesia compradora" per caratterizzare la natura delle diverse élite nazionali. Ma ci trova anche d'accordo il paradigma politico dell' amico/nemico per cui, per vincere lo scontro con le oligarchie euriste (scontro di natura antagonistica) saranno necessarie alleanze tattiche momentanee tra forse oppositive e "agoniche". Quello che per noi dovrà essere il Comitato di Liberazione Nazionale.
«Caro
Pablo Iglesias,
Di
fronte alla crisi multiforme che colpisce l'Unione europea, il successo
elettorale di PODEMOS suscita diverse questioni. Voi proponete un nuovo
discorso politico sui cui punti di forza è bene meditare. Nella battaglia per
la conquista del senso comune accettato dalla stragrande maggioranza dei nostri
cittadini, a voi è sembrato preferibile privilegiare alla tradizionale
dicotomia sinistra/destra l’opposizione dei popoli alle loro elite. La crisi
della socialdemocrazia sembra confermare la necessità di tale aggiornamento.
Neocolonialismo,
compradorizzazione e populismo
Candidato
del gruppo della Sinistra unitaria europea alla presidenza del Parlamento
europeo in data 30 giugno 2014, voi avete giustificato le vostre scelte
politiche e strategiche con queste parole:
«La
democrazia in Europa è stata vittima di una deriva autoritaria (...) i nostri
paesi sono diventati quasi-protettorati, nuove colonie dove poteri da nessuno
eletti stanno distruggendo i diritti sociali e minacciano la coesione sociale e
politica delle nostre società».
Condividiamo
questa diagnosi. Le élite politiche dei paesi dell'Unione europea sono infatti
soggetti ad un potere esterno. Questo colonialismo senza metropoli rappresenta
una sfida per i democratici. Un concetto nato in un altro tempo e in un altro
continente, può aiutarci a capire il fenomeno: quello della “compradorizzazione
delle élite". Secondo una definizione oggi ampiamente accettata, una
“élite compradora" o
"borghesia compradora" prende
la sua posizione sociale ed il suo status dal suo rapporto con il potere
economico straniero che domina il suo territorio d’origine. Questo concetto,
che voi conoscete molto bene, è stato, in passato, di grande interesse per
comprendere l'evoluzione dell’America Latina. Oggi in Europa, una nuova compradorizzazione è in atto, resa
possibile dalle istituzioni europee e dalla potenza economica tedesca.
Noi
facciamo nostro il progetto di Podemos di rivitalizzare la democrazia. Noi
prendiamo atto che il vostro approccio populista contestatario, autenticamente
di sinistra, fa coppia con la disponibilità ad assumere responsabilità di
governo —malgrado questo sovranismo senza bandiera vi spinga anche ad esplorare
vie mediane d’altro tipo, ovvero un “processo costituente”, concetto che
sareste tenuto a spiegare meglio.
Le
dinamiche europee e quelle dei movimenti di protesta
La
fiducia dei vostri elettori viene dal fatto che voi siete stato, con i vostri
compagni, il primo a portare al Parlamento una espressione politica del movimento
degli Indignados del 2011. La rivolta
delle classi medie inesorabilmente intrappolate in un processo di impoverimento
che ora minaccia molte parti del continente europeo interessa molti cittadini,
ben al di là circoli di attivisti di sinistra. Un incredibile soprassalto è
verificato, un anno fa, in Grecia. Ahimè, questa "nave venuta dalla
Grecia" cantata nel 1974 da Lluís Llach si è sfasciata sugli scogli delle
politiche di austerità imposte dalle istituzioni europee. L’alleanza della
socialdemocrazia con il Partito popolare europeo affinché nulla cambi, può
essere considerata come una rinascita della "Santa Alleanza dei possidenti"
del 1848. Per i nostri padroni, la nuova primavera dei popoli non avrà luogo!
In
un lungo articolo pubblicato - già quasi in forma di bilancio - la scorsa
estate nel New Left Review, voi
sembravate considerare come possibile "un processo di recupero della
sovranità" dei popoli. Nonostante quello che noi chiamiamo il processo di comporadorizzazione delle élite, a voi sembra
ancora possibile compiere delle trasformazione del sistema produttivo e
prendere in considerazione una "riconfigurazione delle istituzioni europee
in una direzione più democratica", in particolare con la costituzione un Parlamento
della zona euro [1].
In
questo modo voi tentate di cambiare i rapporti di forza all'interno del
Consiglio europeo. Si tratta di una strategia coraggiosa, ma è anche una
strategia discutibile, che può avere gravi implicazioni non solo per PODEMOS ma
più in generale per altri movimenti
di protesta europei. Cercare di modificare i rapporti di forza nel Consiglio
europeo implica ritenere che quest'ultimo avrebbe una qualche legittimità. Il
Consiglio europeo non ha invece altra legittimità che quella di ogni altro paese.
E’ un organismo di coordinamento e non esecutivo. È vero che tende ad agire
come organo esecutivo; ma dovremmo accettarlo? Dovremmo inchinarci alla visione
anti-democratica delle istituzioni europee? In questo modo, si perde una
battaglia prima che sia condotta.
Concretamente,
cambiare i rapporti di forza implica che i movimenti anti-austerità arrivino al
potere contemporaneamente in diversi paesi. È chiaro che questa prospettiva non
è credibile. I tempi elettorali e politici rimangono specifici per ogni paese,
perché riflettono la storia e la cultura politica nazionali. Voi ne sapete qualcosa oggi in Spagna. Così,
impegnandosi nella direzione della costruzione di nuovi rapporti di forza
all'interno del Consiglio europeo, Podemos fa un doppio regalo ai sostenitori dell’austerità.
In primo luogo, ha fatto un regalo ai nemici del popolo, riconoscendo loro una legittimità
che non hanno e, in secondo luogo, spinge i vari movimenti su una strada
illusoria, quella che consiste nell’attendere che le elezioni consentano l’arrivo
simultaneo al potere di maggioranze anti-austerità nei diversi paesi
dell'Unione europea.
A
noi pare che questo sia un percorso imboccato da PODEMOS sia pericoloso, e
anche suicida.
Costruire
il campo dello scontro
La
domanda principale che si pone è quella della costruzione del campo politica
dello scontro. Questo campo deve essere costruito sia in Spagna (come in altri
paesi) che nell'Unione europea. Ma, in questa costruzione, due elementi saranno
significativi per il futuro.
1. L’Europa
La
questione del rapporto con le istituzioni europee, diventate oramai il campo
fortificato dei sostenitori di austerità ed effettivamente concepito come tale sin
dal nascere. Noi ci auguriamo un grande coordinamento tra i paesi europei, e
questo naturalmente include paesi che non sono membri dell'Unione europea, come
la Svizzera, la Norvegia, la Russia e anche del Maghreb. Ma dobbiamo notare che
la logica implacabile del politico s’impone per quanto riguarda la
natura dei nostri rapporti con le istituzioni europee. Qui è pericoloso alimentare
e mantenere delle illusioni, e crediamo che alcuni punti del programma sono
PODEMOS proprio di questa natura. E’ inutile affidarsi alla sincera volontà di
costruire un "diversa" Europa, quando i leader europei sono
immediatamente decisi allo scontro.
Dal
momento che per i sostenitori di austerità l'avvento al potere di un movimento
o partito (in uno dei paesi dell'Unione europea) rischia di minare il loro potere
ed i loro privilegi, essi netteranno in atto, l’abbiamo visto nel caso della
Grecia nella primavera del 2015, tutti i mezzi a loro disposizione, compresi i
mezzi illegali e pratiche di corruzione, per obbligare questo movimento o quel partito
alla capitolazione. La natura dei rapporti tra i sostenitori e gli oppositori
dell’austerità è del tipo di quella amico/nemico. Sarà una lotta senza pietà né
esclusione di colpi. Noi saremo subito gettati nella dimensione dell'antagonismo.
Qui poniamo dunque la questione del programma e dell'azione di Podemos. Siete
pronti per questo scontro con tutte le sue conseguenze?
Questa
prospettiva implica la definizione della cerchia di relazioni
"agoniche", vale a dire tra avversari in grado di unire a resistere a
nemici comuni. In realtà, la natura dello scontro con le istituzioni europee non
dipende da Podemos, come non è dipesa da Syriza. Questa natura sarà determinata
dalle azioni dei leader europei; se, per raggiungere un accordo, occorrono due
volontà, una soltanto è già sufficiente a causare il conflitto. Ma imponendo un
quadro di scontro antagonistico con i partiti anti-austeritari non appena
arrivano al potere, i leader europei possono permettersi di mettere in evidenza
un altro contesto, quello delle relazioni agoniche. Questo quadro è quello delle
relazioni tra forze certamente opposte, ma in cui il confronto con le
istituzioni europee riqualifica l'opposizione di un conflitto tra avversari e
non nemici. La questione si pone quindi a voi come si pone a tutte le forze che
combattono contro l'austerità in Europa: quali sono le forze con le quali si
può raggiungere un accordo, o una tregua il tempo necessario per risolvere
questo confronto decisivo?
2. L'Euro
Il
problema del confronto con le istituzioni europee ci porta a quello dell'Euro.
Questo che è chiamato la "moneta unica" è in realtà un meccanismo che
ha bloccato i necessari aggiustamenti dei tassi di cambio tra le economie le cui
strutture sono molto diverse, allo scopo di permettere la creazione di uno
spazio unitario per la speculazione finanziaria. Questo è il motivo per cui l'euro
è oggi difeso soprattutto da banchieri e "finanza". Ma questo è anche
il motivo per cui i paesi del Sud Europa non hanno avuto altra scelta che
quella di impegnarsi in strategie di svalutazioni interne, una gara mortale per
il "costo minimo, miglior offerente", le cui conseguenze sono
immensamente più gravi di aggiustamenti dei tassi di cambio. Questa è la vera
origine delle politiche di austerità la cui logica è quella di portare ad un
"iper-austerità".
La
concorrenza si gioca ormai nel grado di impegno per l’iper-austerità.
La
questione della Euro non riguarda dunque, come sembrate credere, solo il campo
simbolico dell’egemonia culturale. Questa è una questione concreta, che si
traduce in centinaia di migliaia di licenziamenti, in milioni di lavoratori
giovani e meno giovani che perdono il posto di lavoro, nel declino di tutti i diritti
sociali. Voi non potete applicare una politica anti-austeritaria senza
attaccare l'euro. Anche in questo caso, l'esempio di SYRIZA e della Grecia, parla
da solo; avendo rinunciato a mollare l'euro, anche se ora la maggioranza delle
persone sarebbe d'accordo con questo punto di vista, il governo di SYRIZA è
stato costretto ad applicare lo stesso rigore di Nuova Democrazia, perdendo del
tutto quella legittimità che gli veniva dal suo discorso contro l'austerità. La
strategia di cercare di "guadagnare tempo" è, molto chiaramente, una
strategia perdente. Alla fine, non ne dubitate, voi sareste posti davanti alla
stessa scelta. Quale sarà la vostra risposta?
In
occasione della vostra visita a Parigi nel settembre 2015, voi avete detto che
un'uscita dalla zona euro è possibile, da un punto di vista spagnolo, solo a
condizione che un paese membro UE economicamente più pesante che la Spagna, la prenda
in considerazione prima e ufficialmente.
La
vostra posizione vuole essere rispettosa dei dibattiti che attraversano numerose
forze politiche, tra cui Podemos —come abbiamo visto durante la vostra ultima
scuola estiva. Nel numero della New Left Review
voi ci avete ricordato che PODEMOS è oggi pensato come un "strumento
fondamentale di cambiamento politico" [2]. L’aggiornamento permanente al quale vostri attivisti sono soggetti
non può essere possibile se voi non accettate di discutere delle questioni e
dei vicoli ciechi con cui dovremo fare i conti.
Vi
preghiamo di credere, caro Pablo Iglesias, nella nostra determinazione per
guidare un reale cambiamento sia in Francia che in Europa».
* Jacques
Sapir, economista, direttore degli studi presso la Scuola di Studi Avanzati in
Scienze Sociali, autore di sovranità, democrazia, la laicità, Parigi, Michalon
2016.
Christophe Barret, storico e saggista, autore di Podemos. Per un'altra Europa, Paris,
Editions du Cerf 2015.
** Fonte: Russeurope
*** Traduzione a cura della redazione di SOLLEVAZIONE
1 commento:
Questa è la vera questione politica sul tappeto. Altro che utopie che nella realtà stringono le catene della schiavitù.
Credo che questa lettera sintetizzi in pochi passi tutti i problemi politici che non trovano soluzione (per noi ovviamente) per la gente comune.
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