[ 26 febbraio ]
SONO PIU' ESPLOSIVI I TITOLI TOSSICI (DERIVATI ECC.) O I "CREDITI DETERIORATI"?
Sono considerati Non-performing loans (Npl) i "crediti deteriorati" in pancia alle banche, ovvero i crediti per i quali la riscossione è incerta sia sotto il profilo del rispetto della scadenza che per l’ammontare dell’esposizione —quindi sofferenze e incagli di cittadini e aziende indebitatisi con le banche medesime.
Sotto questo profilo, a causa delle depressione economica nonché delle politiche austeritarie e pro-cicliche adottate dal governo Monti in poi, le banche italiane stanno messe male, anzi malissimo —saremmo a 300miliardi di euro.
Non fosse stato per il Quantitative easing della Bce —grazie al quale le banche han potuto utilizzare la moneta offerta da Francoforte a tassi irrisori per poi acquistare titoli di Stato a più alto rendimento— molte banche italiane sarebbero già andate in default.
In questo contesto si può comprendere la dimensione dello scontro con Berlino ed il "Partito tedesco" i quali ammoniscono che le banche italiane avrebbero in pancia troppi titoli di stato e dovranno allinearsi senza fiatare alle norme sul bail-in entrate in vigore il 1 gennaio.
In estrema sintesi: l'esecuzione dei vincoli del bail-in e l'obbligo alle banche italiane di ricapitalizzarsi contestualmente sbarazzandosi di una parte consistente dei titoli di stato, mentre ha già messo in moto una fuga dei depositi verso l'estero, significherebbe farne precipitare il valore favorendo la loro acquisizione da parte di colossi bancari esteri (anzitutto tedeschi e francesi), altre banche semplicemente fallirebbero.
Nelle tabelle accanto gli attivi delle banche rispetto al Pil di alcuni paesi Ue —indice sicuro del livello di finanziarizzazione sistemica
Ma come stanno le cose con i sistemi bancari degli altri paesi della Unione europea? Ci giunge in soccorso un recentissimo studio de Il Sole 24 Ore.
Cosa si evince? Che se consideriamo quanto pesano titoli derivati o meglio tossici sui bilanci delle banche la situazione è a dir poco allarmante. Le banche europee (per non considerare quelle a stelle e strisce) stanno messe peggio delle nostre. Comprese quelle tedesche, che di derivati in bilancio ne hanno a bizzeffe. Degno di nota che il governo tedesco —mentre impedisce a Roma ogni "aiuto di stato" alle banche locali e vorrebbe che queste si sbarazzassero dei titoli pubblici di debito—, per protegge le proprie, ha adottato da poco una riforma delle legge fallimentare che le mette al riparo da eventuali bolle sui derivati ed i titoli tossici.[1]
NOTE
SONO PIU' ESPLOSIVI I TITOLI TOSSICI (DERIVATI ECC.) O I "CREDITI DETERIORATI"?
Sono considerati Non-performing loans (Npl) i "crediti deteriorati" in pancia alle banche, ovvero i crediti per i quali la riscossione è incerta sia sotto il profilo del rispetto della scadenza che per l’ammontare dell’esposizione —quindi sofferenze e incagli di cittadini e aziende indebitatisi con le banche medesime.
Sotto questo profilo, a causa delle depressione economica nonché delle politiche austeritarie e pro-cicliche adottate dal governo Monti in poi, le banche italiane stanno messe male, anzi malissimo —saremmo a 300miliardi di euro.
Non fosse stato per il Quantitative easing della Bce —grazie al quale le banche han potuto utilizzare la moneta offerta da Francoforte a tassi irrisori per poi acquistare titoli di Stato a più alto rendimento— molte banche italiane sarebbero già andate in default.
In questo contesto si può comprendere la dimensione dello scontro con Berlino ed il "Partito tedesco" i quali ammoniscono che le banche italiane avrebbero in pancia troppi titoli di stato e dovranno allinearsi senza fiatare alle norme sul bail-in entrate in vigore il 1 gennaio.
In estrema sintesi: l'esecuzione dei vincoli del bail-in e l'obbligo alle banche italiane di ricapitalizzarsi contestualmente sbarazzandosi di una parte consistente dei titoli di stato, mentre ha già messo in moto una fuga dei depositi verso l'estero, significherebbe farne precipitare il valore favorendo la loro acquisizione da parte di colossi bancari esteri (anzitutto tedeschi e francesi), altre banche semplicemente fallirebbero.
Nelle tabelle accanto gli attivi delle banche rispetto al Pil di alcuni paesi Ue —indice sicuro del livello di finanziarizzazione sistemica
Ma come stanno le cose con i sistemi bancari degli altri paesi della Unione europea? Ci giunge in soccorso un recentissimo studio de Il Sole 24 Ore.
Cosa si evince? Che se consideriamo quanto pesano titoli derivati o meglio tossici sui bilanci delle banche la situazione è a dir poco allarmante. Le banche europee (per non considerare quelle a stelle e strisce) stanno messe peggio delle nostre. Comprese quelle tedesche, che di derivati in bilancio ne hanno a bizzeffe. Degno di nota che il governo tedesco —mentre impedisce a Roma ogni "aiuto di stato" alle banche locali e vorrebbe che queste si sbarazzassero dei titoli pubblici di debito—, per protegge le proprie, ha adottato da poco una riforma delle legge fallimentare che le mette al riparo da eventuali bolle sui derivati ed i titoli tossici.[1]
NOTE
[1] In Germania la direttiva europea sulla risoluzione delle banche ha comportato
la modifica alla legge fallimentare. Nella primavera del 2015 il Parlamento ha varato una riforma che introduce un elemento nuovo: le obbligazioni senior (quelle tradizionali) ìdal 2017 saranno “indebolite” e rese di fatto subordinate rispetto ad altre passività operative non garantite della banca. Per esempio i depositi (anche quelli sopra i 100mila euro) e le passività derivanti da operazioni di derivati. Questo significa che se una banca dovesse fallire, verrebbero “bruciate” prima le azioni, poi le obbligazioni subordinate e poi quelle «senior».
la modifica alla legge fallimentare. Nella primavera del 2015 il Parlamento ha varato una riforma che introduce un elemento nuovo: le obbligazioni senior (quelle tradizionali) ìdal 2017 saranno “indebolite” e rese di fatto subordinate rispetto ad altre passività operative non garantite della banca. Per esempio i depositi (anche quelli sopra i 100mila euro) e le passività derivanti da operazioni di derivati. Questo significa che se una banca dovesse fallire, verrebbero “bruciate” prima le azioni, poi le obbligazioni subordinate e poi quelle «senior».
Queste ultime, grazie alla riforma della legge fallimentare, verrebbero dunque aggredite prima dei depositi e delle esposizioni in derivati. La logica di questa scelta è duplice. Da un lato si proteggono i conti correnti e le operazioni in derivati, perché sotto di loro si crea un “cuscinetto” di titoli aggredibili prima. Dall'altro si evita che le banche siano costrette ad emettere tanti nuovi bond subordinati per creare un adeguato “cuscinetto” di titoli (Tlac). Questo protegge i conti correnti e i derivati (molto presenti nelle banche tedesche), ma ha creato contenziosi con gli obbligazionisti senior (che sono investitori istituzionali)
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