[ 16 febbraio ]
« Prima di tutto definiamo a chi ci rivolgiamo e come farlo. Non dobbiamo peccare di ingenuità.
I cittadini dopo oltre trent'anni di rimbecillimento collettivo da televisione generalista e 50 anni di consumismo, non sono più come prima. Pensare che il corpo elettorale che andrà a votare sia informato, preparato e coinvolto è per prima cosa sbagliato e poi certamente perdente. La Costituzione non è l'acqua ».
Riforma costituzionale: la piccola Stalingrado italiana
Più si approfondisce
l'analisi e lo studio della riforma e più appare chiaro come la sua
approvazione prevista ad aprile ed il referendum confermativo che si svolgerà
ad ottobre, a seguito dell'incapacità di Renzi di avere i 2/3 delle Camere,
rappresentano un passaggio storico che, usando espressioni già note, ci
traghetterà definitivamente nella Terza Repubblica.
La vittoria dei SI ci
consegnerà una terza repubblica semipresidenziale, ovvero presidenziale
nei poteri e semi distrutta negli equilibri e nelle garanzie.
Il sabotaggio della
Costituzione sappiamo ormai da dove viene.
Un sistema economico
cinico ed ingordo, quello neoliberista, ormai si sente così forte da poter
togliere gli ultimi ostacoli che frenano il suo dispiegamento totale e
l'asservimento degli Stati Nazione.
Quello che si delinea non
è un regime autoritario in senso politico, ma in senso economico. La
differenza tra i due regimi per il momento esiste, ma non tarderanno nei modi e
negli effetti a convergere velocemente verso episodi di cruda repressione.
Le immagini che arrivano dalla Grecia in queste ore ne sono la prova
vivente, gli episodi di repressione delle lotte sindacali di questi mesi ne
sono solo un assaggio.
Un parlamento eletto
con una legge dichiarata incostituzionale, sta modificando la Costituzione in
un modo illegale, ovvero non intervenendo puntualmente, ma mettendo le mani su
quasi 50 articoli della Carta.
Un cittadino dovrebbe
porsi infatti la domanda se questo non richieda un procedimento diverso che
passi, per esempio, attraverso una nuova Assemblea Costituente.
Ricordiamo che dal
punto di vista del diritto il potere costituente, come la sovranità del resto,
è solamente del popolo e di nessun altro.
Le modifiche introdotte
dalla riforma sono molteplici e scellerate, ma qui è necessario fare un un
passo indietro per analizzare il problema referendum in modo approfondito
andando a definire anche il suo contenuto politico che non è possibile
trascurare e quali strategie comunicative individuare.
La sfida è grande. Tradurre in un discorso convincente per i cittadini
una materia giuridica, e per questo ostica, come la Costituzione, necessita di
competenze si, ma anche di una grande capacità di sintesi e di strategia
comunicativa.
Mi perdoneranno coloro
che credono queste questioni secondarie ma io invece credo fermamente che il
referendum verrà vinto o perso proprio nel modo in cui ci si approccerà alla
riforma.
Viviamo nel mondo della
comunicazione, credere di vivere ancora le passioni civili di tempi andati è
solo una maschera che nasconde la realtà impedendoci di camminare.
Prima di tutto definiamo a
chi ci rivolgiamo e come farlo. Non dobbiamo peccare di ingenuità.
I cittadini dopo oltre
trent'anni di rimbecillimento collettivo da televisione generalista e 50 anni
di consumismo, non sono più come prima. Pensare che il corpo elettorale che andrà a votare sia informato,
preparato e coinvolto è per prima cosa sbagliato e poi certamente perdente. La
Costituzione non è l'acqua.
I cittadini sono per prima
cosa consumatori, di merci e di servizi e si muovono spinti da desideri molte
volte distorti dall'esterno. Se vogliamo essere efficaci nella comunicazione
dovremo andare a porre l'attenzione primo, sui temi che mettono in difficoltà i
bisogni di queste persone e secondo, sui temi che possono avere presa sulle
singole emotività.
Individuare le questioni
su cui i cittadini sono più sensibili non sarà comunque difficile. Si dovrà
costruire un discorso che riesca a risvegliare dei valori, si dovrà far
percepire un pericolo, si dovrà chiamare alla partecipazione per difendere i
propri diritti e trasformare la diffusa rassegnazione in forza collettiva.
Dal punto di vista
comunicativo, un primo tema su cui fondare un discorso in modo deciso è la sovranità
popolare che, esplicitata nell'articolo 1, verrà profondamente
limitata dalla Nuova Costituzione (incominciamo a chiamarla così, perchè non
sarà più la stessa Costituzione).
Un ragionamento che parta
dall'eliminazione del bicameralismo e
porti alla riduzione di sovranità popolare la gente riuscirà a capirlo e
potrà essere il primo campanello di allarme per poi proseguire nel percorso di
approfondimento. In questo ambito l'accentramento dei poteri legislativo,
esecutivo e giudiziario e la fine del loro bilanciamento prodotto dalla riforma
costituzionale è sicuramente un argomento da non trascurare.
Un secondo tema importante
che tocca tutti nella quotidinità sono i servizi. La riforma del
Titolo V porterà un accentramento di competenze dalle Regioni allo Stato
andando a toccare una marea di settori essenziali quali la sanità, i trasporti,
la scuola. La clausula di supremazia statale nelle mani del governo
potrebbe essere un grimaldello per una nuova stagione di privatizzazioni che
sono state fino ad oggi impedite dal decentramento amministrativo tra Stato e
Regioni. Su questo anche le Regioni a Statuto speciale sono a rischio,
soprattutto per quelle, come il Trentino Alto Adige, che hanno già intrapreso un processo di revisione dello
Statuto speciale.
I servizi che derivano
dalle competenze su cui, "per tutelare l'unità giuridica ed economica del
Paese", il governo potrebbe regolamentare a piacimento, sono ogni giorno
utilizzati dalle persone e quindi sono sentiti vicini e ritenuti a volte
essenziali.
Un altro tema che potrebbe
risultare sentito è quello relativo all'art.78.
In questi tempi di guerra
alle porte sapere che, una Camera eletta con una legge elettorale pesata da un
premio di maggioranza del 40%, potrebbe dichiarare lo stato di guerra e far
confluire al governo, espressione incontrastata della maggioranza della
Camera stessa, tutti i poteri richiama a stagioni drammatiche della
nostra storia.
E' un pericolo reale che
si può facilmente spiegare e che tocca la sfera emotiva di molti vista anche la
consueta applicazione creativa che si dà all'art.11 della Costituzione.
Ora però analizziamo quali
saranno i punti forti della strategia comunicativa del SI che noi dovremo
sistematicamente destrutturare.
La prima, banale e
ovvia, si basa sulla riduzione dei costi. Dopo averci resi tutti aziendalisti, quando si toccano i soldi e le
riduzioni di costi, pare si scateni una cieca furia furia da spending review
(con l'inglese ci fottono).
La riduzione dei costi
legata alla riduzione dei parlamentari sarà minima, ma vale la pena studiare i
numeri per proporli in modo chiaro e circostanziato.
Il secondo aspetto è la
riduzione dei tempi di approvazione delle leggi. Su questo ci sono dati inconfutabii della buona
produzione del Parlamento che potrebbe essere migliore, ma è sicuramente in
linea con i tempi e le esigenze della società. Dovremo essere pronti a fornirli
questi dati.
Un ultimo aspetto che è il
più critico a mio avviso.
Renzi ha dichiarato che
se perderà il referendum lascerà la politica. E' l'evidente ricerca del
plebiscito.
Domandiamoci il perchè di
questa dichiarazione.
Il primo ragionamento
riguarda Renzi e la sua sopravvivenza.
Renzi giocherà non sulla sua forza, ma su quella che manca ai suoi
avversari, quella mancanza di un'altenativa che è facilmente spendibile dal
punto di vista comunicativo come un salto nel vuoto e che verrà sottolineata
mille e mille volte nella campagna referendaria già affidata ad un team di
esperti stranieri di comunicazione e alle corazzate mediatiche di regime.
Il secondo ragionamento
riguarda il "lasciare" la politica, appello lanciato più verso
l'interno del PD che all'esterno. E' un "o con me o contro di me"
che in un momento critico del Partito Democratico, solcato da contraddizioni politiche enormi, può ricompattare i
ranghi anche se, Renzi ben sa, che l'opposizione interna al partito non ha
ad oggi un'alternativa vera e spendibile
sia come leader che come programma.
Il primo aspetto è il
pericolo maggiore, quello che può fare perdere il referendum. Io vedo proprio la possibilità che molti cittadini
chiamati a votare, spinti da una campagna mediatica catastrofista, sceglieranno
la continuità di governo e di partito sacrificando la Costituzione.
L'idea poi del
partito-paese (parole di Alfano di ieri) o del Partito Nazione non si fermerà
grazie ad un referendum perso, su questo ci scommetto. L'ennesimo grande
bluff comunicativo di Renzi
sarà però uno degli strumenti più affilati nella mischia della campagna
mediatica.
Come agire per arginare
questo aspetto richiede due tipi di sforzi, uno di breve periodo e uno di ampio
respiro.
Il primo sforzo è
quello comunicativo nell'evidenziare come la Costituzione sia il nostro patto
sociale e che non dovrebbe essere legato alle vicende di sopravvivenza di un
governo.
Il secondo sforzo è
immane e prevede la costruzione di un'alternativa politica e sociale legata
alla Costituzione. Un fronte "costituzionalista" che costruito dal
basso attraverso l'attività dei comitati per la costituzione, potrebbe
rappresentare una svolta politica importante.
Chiaramente questo è un
auspicio personale più che una possibilità che ritengo improbabile nei tempi e
nelle modalità. Il referendum dell'acqua ha visto milioni di persone
mobilitarsi per poi rientrare vincenti sulla carta nelle proprie case senza che
questo risultato fosse trasformato
in qualcosa di solido.
Mai come oggi l'esigenza
di riprendere ed attuare nei principi e nei contenuti la nostra Costituzione
del 1948 richiede uno slancio politico e non storiografico.
La Costituzione non è
un museo, è il progetto di un Paese in cui tutti possano vivere dignitosamente,
lavorare, crescere ed educare i propri figli, avere la certezza di una
vecchiaia serena.
Oggi abbiamo davanti
una grande sfida, se mi concedete la metafora, una piccola Stalingrado tutta
italiana, ovvero affossare la riforma costituzionale.
La storia poi ci
insegna, che da Stalingrado si può arrivare a Berlino.
* Michele Berti è membro del Consiglio Nazionale di P101
** Fonte: Programma 101
2 commenti:
L'anti-europeismo sbarca persino sul blog di Repubblica ! (alla faccia di Scalfari) E' un fiume in piena ormai
http://clericetti.blogautore.repubblica.it/
Non è la prima volta che Clericetti parla male di Europa. I giornali-regime sanno dare un po' di spazio anche al dissenso...
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