[ 9 giugno ]
Un lettore che ha preferito restare anonimo ha inviato un commento all'intervento di Simone Boemio che abbiamo pubblicato l'altro giorno. Merita di essere posto in evidenza.
«Sono completamente d'accordo con la proposta di un "reddito minimo universale", formulazione che mi pare più convincente del "reddito di cittadinanza" dei cinque stelle.
Vorrei tuttavia dire all'autore che qui non è questione di dettagli, che i più maligni potrebbero considerare di lana caprina. La questione è di fondo, solleva cioè un principio che considero di straordinaria importanza, ed è questa: deve essere riconosciuto o no ad un cittadino indigente il diritto ad un reddito minimo dignitoso per vivere? Sì o no?
Io penso di sì.
Quello che chiamiamo "Stato di diritto" è tale perché, mentre vengono riconosciuti diritti sociali e diritti soggettivi (diritti cioè che spettano, de facto e de jure, ad ogni cittadino), allo Stato si fa obbligo di tutelarli.
Come ha giustamente ricordato Pasquinelli non esiste un muro tra diritti sociali e diritti soggettivi —c'è anzi tra loro, una stretta correlazione.
La nostra Costituzione afferma ad esempio che ogni cittadino ha il diritto all'istruzione oppure, all'Art. 32 "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti».
Un lettore che ha preferito restare anonimo ha inviato un commento all'intervento di Simone Boemio che abbiamo pubblicato l'altro giorno. Merita di essere posto in evidenza.
«Sono completamente d'accordo con la proposta di un "reddito minimo universale", formulazione che mi pare più convincente del "reddito di cittadinanza" dei cinque stelle.
Vorrei tuttavia dire all'autore che qui non è questione di dettagli, che i più maligni potrebbero considerare di lana caprina. La questione è di fondo, solleva cioè un principio che considero di straordinaria importanza, ed è questa: deve essere riconosciuto o no ad un cittadino indigente il diritto ad un reddito minimo dignitoso per vivere? Sì o no?
Io penso di sì.
Quello che chiamiamo "Stato di diritto" è tale perché, mentre vengono riconosciuti diritti sociali e diritti soggettivi (diritti cioè che spettano, de facto e de jure, ad ogni cittadino), allo Stato si fa obbligo di tutelarli.
Come ha giustamente ricordato Pasquinelli non esiste un muro tra diritti sociali e diritti soggettivi —c'è anzi tra loro, una stretta correlazione.
La nostra Costituzione afferma ad esempio che ogni cittadino ha il diritto all'istruzione oppure, all'Art. 32 "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti».
E' vero, la Costituzione, mentre considera che lo Stato ha il dovere di "garantire cure gratuite agli indigenti", non contempla l'idea che questi indigenti debbano essere aiutati con una qualche forma di reddito garantito (è il caso di ricordare che il "reddito garantito" era una rivendicazione dell'estrema sinistra nei settanta, quando la crisi economica).
A me pare evidente che questa sia una lacuna, un vulnus. Un punto di incoerenza della Costituzione medesima se si considera non solo la sua lettera, che risente delle condizioni storiche, ma il suo spirito.
Sono quindi sorpreso che ci siano persone intelligenti che, aggrappandosi al fatto che la Costituzione metta al centro il concetto di lavoro, facciano fuoco e fiamme contro il "reddito di cittadinanza", come se questo fosse un che di "anticostituzionale", ergo, completamente sballato. E' il caso del giurista Barra Caracciolo, forse un po' troppo condizionato nel suo giudizio stroncante, dal fatto che questa proposta venga dai cinque stelle.
Un caso per me ancor più sorprendente è quello di Alberto Bagnai che ci ha fatto sopra un articolo dal titolo, come dire, Pariolino: "Il reddito della gleba"; ed al quale ha fatto eco Fiorenzo Fraioli. Ogni forma di sostegno al reddito per gli indigenti, ovvero per chi si trovi senza lavoro, per chi sia povero, è tacciata come una pezza d'appoggio al liberismo.
Si vede che Bagnai e Fraioli se la passano benone, bene o benino, che non hanno problemi nel pagare l'affitto e le bollette, nel mantenere i figli a scuola, nello stare dietro a Equitalia, o nel curarsi visto che anche questo costa molto.
Solo se uno ha una distanza siderale coi problemi di milioni di cittadini nella merda, può opporsi in maniera tanto tetragona a che lo Stato, quando l'economia privata non è in grado di dare reddito in cambio di lavoro, sopraggiunga per sostenere chi ne ha bisogno, non lasciando che i suoi cittadini più deboli muoiano di fame. Non capisco come si possa opporre il diritto al lavoro con quello al reddito quando questo lavoro manca».
20 commenti:
Dalla Costituzione Italiana
Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Agli "ultras" della Costituzione che dovessero essere contro il Reddito Minimo Universale di uno Stato sovrano e democratico (che non è il Reddito di Cittadinanaza nell'oligarchica liberista Unione Europea) chiedo di spiegare la parola "spirituale".
Caro Anonimo, lasciami dire prima di tutto che concordo appieno con il tuo scritto.
Dopodichà sull'RdC o chiamiamolo come ci pare abbiamo sentito davvero la qualunque. Caro, buon Cetto, come faremmo senza di te? Ecco allora chi dice che senza uscire dall'euro non si può, che dice che non si può fuori dall'euro, chi addirittura che è contro la Costituzione, mentre l'Art. 38 dice proprio il contrario. Infine, last but not least come dicono gli inglesi, non può mancare chi al riguardo trova il modo per dimostrare il suo senso di solidarietà, con un titolo come "Il reddito della gleba". Argomentazione che in effetti trova dal punto di vista linguistico, prima ancora che in quello etico e umano, lasciando stare il merito della questione, giustificazione in una logica genuinamente arrogante, classista e darwiniana. Del resto da uno che rivendica un giorno si e l'altro pure la sua appartenenza alle élite, senza perdere mai l'occasione di dimostrare la propria arroganza e il senso di superiorità nei confronti dei comuni mortali, ci accontenteremmo di qualcosa di meno?
Comunque la si giri, insomma, l'essenziale è dare addosso al RdC.
La posizione più diffusa, anche da parte di certi altri economisti tanto di moda, è quella che tende a dare per scontato che una volta distribuite le somme inerenti all'RdC, queste scomparirebbero all'istante in una sorta di buco nero.
Riflettendo al riguardo, credo di aver trovato una mia spiegazione.
E' innegabile che le condizioni stesse che hanno portato a individuare l'RdC o i PLG quale soluzione alle loro conseguenze, abbiano prodotto spazi enormi per nuove forme di aggregazione politica. Assieme a masse pronte ad attribuire il proprio consenso a chiunque possa porre un freno alla dilagante emergenza sociale determinata dalla combinazione micidiale tra le ricette tipiche dell'isteria iperliberista e la totale dissociazione dalla realtà che non sia quella dei mercati finanziari con cui le burocrazie eurocratiche amministrano e impongono il potere che si sono attribuite senza mandato popolare.
Ecco allora palesarsi questo nuovo, poderoso e in apparenza ambitissimo albero della cuccagna politico, che mette in palio rendite di posizione tali da garantire prosperità e voti per i decenni a venire.
Però sembra che chi ritiene di avere titolo a conquistare il trofeo alla sommità di quell'albero, piuttosto che tentare l'arrampicata su di esso per il momento si preoccupi soprattutto di fare in modo da evitare che ci si provino i suoi avversari. Proprio perché conscio di essere inadeguato a rappresentare un punto di riferimento per le necessità di una platea di consenso potenziale tanto vasta e perché spaventato da essa, se messa in relazione al senso di impotenza dovuto alla povertà delle soluzioni politiche che si potrebbero mettere in campo, quale conseguenza della propria debolezza, in primo luogo a livello ideologico.
Dunque, mi sembra che per come è strumentalizzata, MMT a parte, l'idea inerente i PLG sia soprattutto un pretesto per rimandare sine die l'RdC, tranquillizzando le classi sociali che lo vedono come il fumo negli occhi e nello stesso tempo ostacolare i suoi proponenti, nella consapevolezza che se fosse approvato tale provvedimento darebbe loro un ritorno di consenso difficilmente calcolabile a priori. Pericolo, quindi da sventare in ogni modo.
La questione qui, che evidentemente si continua a ignorare è che la politica economica deve essere quella della piena occupazione, che è quella che permette a chi vive del proprio lavoro di avere potere.
Questa è l'evidenza empirica in economia politica.
Per il resto un reddito per disoccupati inabili ecc. non credo che nessuno negherebbe simili provvidenze.
La questione in politica economica è la piena occupazione.
LA PIENA OCCUPAZIONE
LA PIENA OCCUPAZIONE
LA PIENA OCCUPAZIONE
LA PIENA OCCUPAZIONE
Vogliamo continuare nell'errore.
Abbiamo visto in Germania cosa serve il reddito di cittadinanza...
In questo post non si entra minimamente nella questione, solo enunciati di principio, per carità legittimi, ma i mezzi per perseguirli sono altri.
Il reddito di cittadinanza così declinato è a favore del feudalesimo mica del progresso sociale.
Riccardo.
Concordo (anche se non sono l'autore del commento qui citato).
Il solo allargamento della spesa pubblica con assunzioni che avrebbero ancora un forte carattere di discrezionalità (sappiamo bene cosa significa) sarebbe fortemente discriminatorio. E' necessario muoversi verso rivendicazioni che abbiano un carattere di universalità, anche per unire un popolo eterogeneo, per quanto difficile possa essere. Un indennità di disoccupazione (e non sussidio) universale è il primo passo. Le uniche proposte che vi si avvicinano, pur con tutti i loro difetti che vanno segnalati e criticati, sono il RdC e ed il lavoro garantito della MMT.
Le chiusure intransigenti sono settarismo identico a quello dei gruppetti di sinistra più dogmatici ed intolleranti.
Personalmente non ho nessuna avversione pregiudiziale verso una tale forma di sostegno, ma non si può negare che esistano delle criticità legittimamente esposte dalle persone che hai citato.
Se si mette da parte il manicheismo settario e le varie suscettibilità personali sono disposto a discutere di tutto tranne che di " ventri d' acciaio" e di neoproletariato costituito da automi.
Constato con amarezza come a nessuno sia venuto in mente la complementarietà delle varie soluzioni comprendenti i PLG e le varie, ormai troppe in verità, versioni di redditi contro la povertà.
Così come rivendichiamo la sovranità sullo strumento monetario e quello fiscale, dovremmo non rinunciare agli strumenti politici di redistribuzione del lavoro e del reddito.
Scusate, ma qui si sta parlando di Reddito di Cittadinanza (m5s), di Piani di Lavoro Garantito (mmt) o di Reddito Minimo Universale (Simone Boemio)? Io ho i miei limiti per cui non mi riesce di parlare di tre cose così diverse contemporaneamente.
Mi limito ad osservare che se si assumesse nella PA tutto il personale che non è stato sostituito per il blocco del turn-over negli ultimi dieci anni, se si portassero i dipendenti della PA al livello medio di altri paesi europei confrontabili all'Italia, se si riportassero le soglie di pensionamento ai livelli di venti anni fa, tutto ciò ridurrebbe il problema di dare un reddito agli incapienti a un impegno affrontabile con un minimo di assistenza sociale.
Poi, se proprio si volesse strafare (non solo uscire dall'euro ma anche dall'UE), si potrebbe reintrodurre il presalario per gli studenti universitari più poveri e meritevoli (oggi equitalia sa tutto di tutti, per cui le distorsioni degli anni 70 non sarebbero giustificate), si potrebbe rendere gratuito il diritto allo studio, si potrebbero ri-statalizzare i trasporti, le reti di distribuzione dell'energia, dell'acqua e delle telecomunicazioni, estendere la copertura sanitaria anche a patologie oggi non coperte (ad esempio le cure dentali, che a me stanno costando un occhio della testa), insomma si potrebbero fare tante di quelle cose da rendere il problema del RdC, o dei PLG o del RMU un problema di assoluta marginalità.
Non capire queste che a me appaiono delle banalità, e continuare a cercare soluzioni "innovative" con l'aggravante di condirle di considerazioni fantasiose come "la scomparsa del lavoro" come conseguenza dello "straordinario progresso tecnologico", tutto ciò mi fa scendere il lattuccio alle ginocchia.
E a proposito (da qualche giorno mi sento stronzetto), vorrei fare una domanda a quelli che credono a questa favoletta tutta mediatica del lavoro che sparisce per colpa dell'automazione: quanti di voi sanno - senza googlare - cosa sia un campo di forze conservativo? Sapete, mi sono stancato di prendere lezioni di tecnologia da chi non sa nemmeno dove poggia i piedi per terra. Non voglio sapere le vostre risposte, mi basta che siate sinceri con voi stessi e, se non lo sapete, che la smettiate di dire scemenze.
Ad uso di Anonimo Riccardo
leggi di cosa stiamo parlando, poi discutiamo nel merito
http://simoneboemio.blogspot.it/2015/06/sul-reddito-mimimo-universale.html
Anonimo Riccardo, con il suo intervento sulla PIENA OCCUPAZIONE, ha centrato il problema.
Stupisce anche che molti ciancino di "fine del lavoro", mangiato dalla tecnologia...
Venissero qui nella mia bella Liguria, ma anche in moltissime altre zone immagino, ci sono kilometri quadrati di fasce che crollano, migliaia di belle case nei paesini che cascano a pezzi, ad ogni acquazzone un po' più forte si teme l'alluvione...
DI LAVORO CE NE E' FINO A SFINIRSI, il problema non è "il lavoro", ma chi politicamente decide quali siano i lavori "remunerativi" e a vantaggio di chi... come si fa a non capirlo.
Ossignore che ginepraio! Quasi peggio della querelle sui diritti civili...
Cerco di essere propositivo.
L'amico Simone nei giorni scorsi mi ha sottoposto la sua riflessione sul RMU; io ci ho pensato e ho espresso *possibilismo*, facendone questione di cornice istituzionale, economica, e congiunturale.
L'esistenza di una effettiva emergenza-reddito per molta parte della popolazione, oggettivamente, c'è.
Ma sono convinto che dentro questa cornice ( liberoscambismo istituzionalizzato-UE-€-cancellazione ormai integrale di quello che eravamo abituati a chiamare "diritto del lavoro" ) l'implementazione di una forma di Rdc, comunque lo condiamo, avrebbe effetti paragonabili a quelli prodotti da quel girone infernale che è Hartz IV.
Entro breve termine ci ritroviamo tutti a lavorare, non solo precarizzati ma a chiamata, per 601€/mese alternati a periodo di Rdc a 600, senza redistribuire alcuna ricchezza.
Hartz IV è stato uno strumento di pressione sul costo del lavoro, questo è oggettivo.
l'Rmu di cui parla Simone, in una cornice diversa, subordinata quindi al pieno recupero delle prerogative di piena sovranità politico/economica/monetaria ( parte fondamentale come gli ho espresso è il recupero del controllo sulla mobilità dei capitali, affinchè una proposta come la sua redistribuisca e produca equità è importante finanziarla nella maggior misura possibile attraverso il recupero dell'elusione fiscale. Elusione, non evasione. ) potrebbe invece essere uno strumento di pressione sul margine di profitto invece che sul costo del lavoro.
Invece che piangere io, è probabile che piangerebbe Bombassei.
Quindi non mi sento certo di questo ma vale la pena parlarne, entrare nel merito, studiare tutti i dettagli.
Dal mio ragionamento sono completamente esenti riflessioni sul ruolo palingenetico del lavoro rispetto al ruolo e alla dimensione sociale dell'uomo.
Per quanto mi riguardo non ho smesso ( e non smetterò ) di essere un radicale di sinistra MA non sono ( più ) un produttivista, anzi credo che col "mito di Stachanov" fuori tempo massimo, nella prospettiva storica, il PCI abbia contribuito a fotterci quasi quanto i padroni.
Credo anzi che ripensare un socialismo del XXI secolo, per questioni imprensicindibili di natura ambientale, comporti la necessità di integrare nella nostra "teoria" anche le riflessioni sulla convivialità di Ivan Illich, il che significa prendere lo stachanovismo ed il produttivismo e buttarli nel cestino.
Passo alla proposta:
siccome stiamo parlando di una questione molto sentita dall'opinione pubblica e che riguarda una effettiva e concreta emergenza sociale, e dato che abbiamo buoni rapporti e contatti con specialisti del settore, perchè non organizzare un dibattito pubblico - o una serie, sui territori - con veri specialisti dell'argomento.
Concretamente siccome di sicuro la conosce e molto bene, potremmo chiedere alla prima occasione utile al prof. Cesaratto di verificare se non si riesca ad organizzare una assemblea pubblica con la professoressa Antonella Stirati, che è una specialista proprio delle questioni di distribuzione del reddito, magari in un'aula universitaria ( così coinvolgiamo i ragazzi in una questione che riguarda anche il loro futuro e non ci sveniamo per pagare sale congressi ) nella quale si parli in maniera seria e non superstizione di Rdc, Rmu, Rmg e conseguenze sociali, distributive e macroeconomiche, insieme a Cesaratto stessa che ci da il punto di vista macro, Stirati che offre l'analisi e i dati di una studiosa specialista del settore, con noi che cerchiamo di inquadrare politicamente la questione, e con un'occasione per tutti, da Fiorenzo agli studenti, di fare domande specifiche a chi nel campo è una auctoritas.
Accettare un reddito di cittadinanza sebza mutare il contesto economico attuale significa vincere una battaglia per poi perdere la guerra.
Certo aiuta gli indigenti...ma spinge verso il basso i salari di chi lavora. Quindi paradossalmente salva dall indigenza ma AUMENTA la povertà più lieve. Non so se si può definire come un provvedimento progressista.
Viceversa un reddito di sostegno inserito in regime economico che punta alla piena occupazione è positivo e credo che nessuno lo negherebbe.
È che ragazzi se cediamo sul fronte del lavoro si torna davvero nel 1800. Immagino che pagare le bollette x un disoccupato sia duro, ma il disoccupato deve URLARE perché gli venga dato un lavoro. Se no potrà avere solo il necessario per una vita di stenti. È questo che vogliamo?
Vogliamo una vita di stenti? Meglio che crepar di fame dite? Boh....
A latere del mio tentativo per essere propositivo ( FACCIAMOLO 'sto seminario su Rdc, Rmg, Rmu. E' argomento che merita e coinvolge, e la cittadinanza merita che se ne parli, non a favore o contro, ma in primis in maniera SERIA; non a grida come m5s, non parlandosi addosso senza nessuna considerazione macro e sistemica alle spalle, come fa Sel ) vorrei anche fare una osservazione polemica ed un po' stronzetta.
Nessuno si offenda, ma a questo punto la provocazione è doverosa.
Posto che io cosa sia un campo di forze conservativo lo so, anche se mi son fermato un po' prima della laurea un po' di fisica a livello universitario l'ho studiata, vorrei segnalare la macroscopica aporia di chi insiste nel dire "la priorità sono i piani di lavoro garantito nazionali" ( per la cronaca anche io preferirei questa prospettiva ), ma insiste nel non volersi dire né "comunista" né più genericamente "anticapitalista".
Le due cose NON STANNO insieme.
Se mandiamo al governo, per ipotesi, una compagine coerentemente socialdemocratica che ripudi l'€ e con la spesa pubblica e lungimiranza in politica industriale ed energetica ed ambientale, perchè anche la cura del nostro dissestato territorio potrebbe impiegare centinaia di migliaia di persone, questa compagine governativa si impegnasse a perseguire l'obiettivo della piena occupazione e la realizzasse, i rapporti sociali e di produzione nel paese cambierebbero perchè mutati sarebbero i rapporti di forza tra chi vende lavore e chi lo compra.
Si produrrebbero effetti politici e sociali destinati a travalicare, e non di poco, le intenzioni politiche di questo stesso governo.
Tutto, ripeto TUTTO il potere contrattuale, in regime di piena occupazione garantita dall'interventismo pubblico, transita dal datore di lavoro al lavoratore.
E se si creasse una simile condizione....in breve tempo verrebbe meno nell'opinione pubblica l'idea che il capitalismo sia la condizione di vita "naturale", tutti si convincerebbero che di avere un "padrone" si possa - ed infine si debba - fare a meno.
Nel capitalismo la piena occupazione NON E' POSSIBILE, per motivi di natura POLITICA, DI POTERE, e DI CLASSE.
Non lo dico io, lo diceva Michał Kalecki, che magari non era proprio l'ultimo degli stupidi, dato che anticipò concettualmente molta parte del successivo lavoro di Keynes.
Se anche fosse possibile dimostrare che la piena occupazione convenga a tutti, capitalisti compresi, essi non la vorrebbero in ogni caso, perchè senza esercito industriale di riserva il loro potere politico e contrattuale tenderebbe a 0, e fatalmente finirebbero per scomparire come classe sociale.
Volete la piena occupazione?
Fiko, la voglio anche io!
Ma io sono anticapitalista; mettetevi d'accordo con voi stessi!
"ci sono kilometri quadrati di fasce che crollano, migliaia di belle case nei paesini che cascano a pezzi, ad ogni acquazzone un po' più forte si teme l'alluvione..."
Giusto, ma questo sono lavori per muratori ed affini. Chi non lo è cosa fa?
Qualcuno ha pensato agli aspetti fiscali: cumulabilità ed aliquote fiscali, isee, esenzioni ticket, etc?
Qualcuno ha pensato ad adeguamenti all' inflazione? Programmata o reale, parziale o totale?
Qualcuno ha pensato ad eventuale intangibilità del reddito minimo verso recupero crediti, fallimenti etc? Fatto salva la libertà personale di giocarselo tutto in attività ludopatiche.
@Enea (che ovviamente sa cosa sia un campo conservativo)
Visto che hai una mentalità scientifica (anche per il lavoro che fai) saprai bene che redistribuire significa prendere dove c'è di più e portarlo dove c'è di meno.
Il problema del RMU è che NON FA QUESTO, ma semplicemente aggiunge ricchezza in forma nominale. Capisci bene che, in un sistema di mercato, ci sarebbe una retroazione sotto forma di aumento generalizzato dei prezzi. Ciò condurrebbe alla necessità di introdurre un regime di prezzi amministrati. Questa è, a tutti gli effetti, un'apertura al collettivismo.
Niente di male, purché ciò sia chiaro. Per questa ragione ho criticato l'articolo di Simone, ricordandogli (anche in modo spiccio) che NON E' QUESTO IL MODELLO DISEGNATO DALLA COSTITUZIONE!
Non c'è niente di male a ipotizzare sistemi collettivisti, l'importante è essere chiari. E soprattutto consapevoli di ciò che si sostiene. Tutto qui, nothing else.
I prezzi (almeno parzialmente) amministrati li chiede anche Brancaccio, credo sia inevitabile come la limitazione alla libera circolazione dei capitali e l'aggancio salariale ai livelli di inflazione:
l’uscita da un regime di cambio fisso può avere un impatto negativo o meno sul potere d’acquisto dei lavoratori e sulla distribuzione del reddito nazionale a seconda che esistano meccanismi istituzionali – scala mobile, contratti nazionali, prezzi amministrati, ecc. – in grado di agganciare i salari alla dinamica dei prezzi e della produttività. Escludere tali meccanismi implica, in buona sostanza, un’uscita dall’euro “da destra”. Contemplarli significa predisporre un’uscita “da sinistra”.
Caro Fiorenzo,
prendo molto sul serio quello che dici perchè problematizzare a fondo le questioni è il modo migliore per elaborare un buon programma politico: un argomento è buono, quindi va portato avanti, se e solo se ha resistito a qualificati tentativi di smontarlo.
Quindi chiunque "vinca" questo dibattito, E' UTILE.
Voglio ora porti delle domande metodologiche che credo essere non capziose ma necessarie; domande poste da una persona che è una sega in filosofia ( me ) provenendo da formazione tecnico-scientifica ad un'altra persona che di formazione tecnico-scientifica ne ha anche più di me ( tu. io la laurea alla fine non l'ho conseguita, tu si ).
1) Siamo sicuri, ovvero SEI sicuro, che applicare una logica strettamente deterministica da fisico, chimico e/o da ingegnere ad una scienza sociale quale l'economia, sia produttivo ed epistemologicamente corretto e non passibile di condurre a solenni cantonate?
A livello generale, ovviamente.
Astriamoci per un secondo dalla questione specifica.
Per altro le stesse cosiddette scienze dure hanno abbandonato la pretesa di essere deterministiche, e son diventate probabilistiche. Figuriamoci nel campo dell'economia nella quale, senza nulla togliere alla dignità di questa scienza sociale, gli epigoni del mainstream marginalista continuano a ragionare e suggerire ricette di governo che danno per implicita la validità della legge di Say, quando sia Marx che Keynes autonomamente hanno fondato la propria analisi partendo dall'assunto che tale legge sia una fasulla cazzata, trovando entrambi ampi riscontri empirici....
2) passando più dal generale al concreto, la tua prima proposizione in maniera più implicita e la tua ultima in maniera più esplicita, si propone di trattare il sistema economico Paese, assimilandolo concettualmente ad un sistema fisico isolato entro il quale vigono i principi di conservazione.
L'integrale del lavoro è indipendente dal percorso ma dipendente solo da punto di partenza e di arrivo, e.....la ricchezza prodotta, come la massa e conformemente all'insegnamento di Lavoisier, si conserva, cioè non viene creata e non scorpare ma al massimo cambia forma. Il cosidetto in termini popolari principio del "nulla si crea nulla si distrugge".
Ho il sospetto che la fisica e l'economia tendano sovente ad integrarsi poco tra loro.
Come facciamo ad inquadrare i moltiplicatori della spesa ed i moltiplicatori fiscali, all'interno della logica di Lavoisier?
Forse che in economia qualcosa si possa creare ed anche qualcosa distruggere, e non solo al massimo disperdere sotto forma di dispersioni termiche come nei normali sistemi fisici?
Non so, chiedo, perchè dal tuo discorso questa incongruenza logica mi ha colpito come un cazzotto in un occhio.
[continua]
[ continua ]
3) La Rmu inizialmente non redistribuisce ricchezza ma ne inietta in forma nominale, dici.
Dipende da come la finanzi, mi vien da rispondere.
Se lo fai adesso da dentro l'€, e con regole che ti impongono di non controllare ( alias, eventualmente, anche tassare ) i movimenti di capitale, è logico che hai totalmente ragione.
Ma in condizione di ripristinato regime protezionistico ( il protezionismo si può fare in vari modi, di destra o di sinistra, e comunque non è assimilabile alle logice de "Lo stato commercialmente chiuso" ) o meglio di ripristinato regime di soppressione finanziaria come si uscì da Bretton Woods, con una serrata lotta all'elusione fiscale, se i 50 miliardi che servono li tiro fuori da li, ho tolto dai profitti di finanza e multinazionali e ho dato ai poveri.
Il punto è che quando si fa una proposta non si può prescindere dalla cornice nella quale la si fa.
Un dato provvedimento in una data cornice ha determinati effetti; lo stesso provvedimento in un'altra cornice non mi sembra scontato abbia i medesimi effetti.
Ciò detto non saresti d'accordo a farlo il seminario pubblico che proponevo?
( guarda che proponendo la prof. Stirati ho proposta studiosa non ostile alle tue tesi, dato che ricordo bene suo articolo nel quale sosteneva che una proposta di reddito minimo garantito poteva essere una buona cosa, ma una proposta di reddito di cittadinanza "niente affatto interessante" ).
Io non so tutto, problematizzo, e se non riesco a arrivare a conclusioni certe chiedo consiglio. Why not?
4) Ripristinare l'applicazione della Costituzione è un punto di partenza prioritario ed indispensabile, ma la Costituzione non è un recinto politico fuori dal quale "sunt leones". Non trattiamo la Costituzione come le tavole della legge di Mose. Lelio Basso ricordava infatti a Piero Calamandrei che i principi dei primi XII articoli sono *un progetto politico* che non si esaurisce nella loro enunciazione ma anzi, segnano una via che scritta la Costituzione è ancora tutta da percorrere.
Inoltre la Costituzione ripristinerebbe le basi minime del convivere civile e democratico MA non è né immutabile né perfetta.
L'art 75, ha offerto l'appiglio con la non sottoponibilità a referendum dei trattati internazionale, di inculare il nostro popolo col percorso europeo, e nacque come strumento che garantiva gli USA: "noi le palanche del piano Marshall ve le diamo, ma voi non lasciate che i comunisti vincano le elezioni anche a costo di truccarle, e nemmeno diventate "non allineati", state sotto il nostro ombrello e non potete abrogare questa cosa neanche per referendum".
Quindi UN CONTO è dire "ripartiamo dalla Costituzione", un altro conto è dire "nulla può essere, al di fuori della Costituzione".
Il secondo approccio non lo condivido.
Per altro, come ti ho fatto notare, anche la piena occupazione spinge verso il comunis.....ehm, opzioni "più collettivistiche".
ANTROPOCRAZIA = POTERE ALL’UOMO - Riflessioni e idee personali di Guido Di Marino
e- mail titomato55@libero.it
L’Antropocrazia è l’evoluzione della coscienza umana che mette al centro del mondo i bisogni primari dell’uomo. È fondamentale per tutti avere una vita dignitosa, non più come sudditi (schiavi moderni) ma come Sovrani. Tutti hanno diritto ai beni essenziali, non per Carità Cristiana ma semplicemente come comproprietari dei beni materiali e immateriali di quest’Italia.
1 - Reddito di Cittadinanza per tutti dalla nascita. Il reddito deve essere inteso come utile pro capite, dovuto per la comproprietà dell’intero patrimonio Nazionale. Il reddito universale ci libererà dalle incertezze del futuro, ora ho capito il significato delle parole; Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Il reddito di cittadinanza vuole svincolare il lavorare per necessità, dal lavoro per vocazione e dare la possibilità di scegliere liberamente il proprio cammino. Il reddito è accreditato ogni mese sul conto corrente di tutti i cittadini riconosciuti dallo Stato. Un minimo di reddito garantito è indispensabile per vivere con dignità. Nessuno si deve suicidare perché non lavora, lo perde, non lo trova o sfortunatamente non è in grado di provvedere ai bisogni essenziali per la sua sopravvivenza.
2 – Trasferire tutto il carico fiscale reddituale, che grava sulla produzione e vendita di beni e servizi, all'intera massa monetaria circolante nello Stato. L’Italia con questo sistema avrà i costi dei prodotti e servizi dimezzati per effetto dell’abolizione delle imposte da reddito. Per capirci bisognerà prendere i soldi dai soldi e non più dal lavoro, vendita di beni e prestazione di servizi.
Questa legge è il bilanciere che riporta in equilibrio le storture del sistema fiscale attuale. La singolarità di questa legge è di togliere tutte le tasse e imposte dai beni e servizi prodotti da lavoro, e mettere un'unica tassa sul denaro posseduto. Con questo metodo i prezzi dei prodotti si dimezzano almeno del 50% per effetto dell’eliminazione totale delle tasse che gravano sul lavoro e sui prodotti, quindi per risultato si avrà il dimezzamento dei prezzi con il beneficio del Raddoppia del potere d’acquisto.
3 - Una sola imposta unica sul denaro posseduto, eliminando tutte le altre, (IVA, IRPEF, INPS, INAIL ACCISE varie, ecc.) per tutti lo 0,022% giornaliero o 0,11% ogni 5 giorni annuale 8,03%.
L’imposta è variabile e bilanciata, segue l’andamento del benessere comune. Il cittadino si libererà da tutte le rogne delle imposte e dichiarazioni varie. La decurtazione avviene automaticamente e periodicamente dallo stesso programma che emette il reddito di cittadinanza sul vostro conto corrente. La moneta es. (eurolira o Ita) dovunque essa si trovi per effetto del circuito chiuso e della tracciabilità elettronica, è sempre individuata e tassata, non si scappa, FINE DELL’EVASIONE.
4 - Sola Moneta Elettronica. Con la moneta elettronica emessa in nome e per conto del Popolo Italiano, possiamo riconsegnare tutti gli euro alla BCE estinguendo il debito pubblico. Dai a Cesare quello che è di Cesare (l’euro), e a Dio quello che è di Dio (la moneta sana, spirituale, elettronica).
La moneta elettronica essendo tracciabile non si può nascondere quindi elimina; il riciclaggio delle mafie, l'evasione, mazzette, rapine, furti, truffe, ecc. Tutti i movimenti bancari per essere validi, avranno il codice fiscale delle due parti, in qualsiasi momento le Autorità Giudiziarie potranno risalire a tutte le traslazioni per accertamenti senza disturbare più di tanto le persone.
5 - Istituiamo la Banca Pubblica del Popolo Italiano, la Sovranità Monetari deve essere del Popolo. La Banca del Popolo priva di Signoraggio bancario, emetterà moneta elettronica per il reddito e per le spese statali a costo e tasso zero, una volta immessa moneta elettronica nel circuito l’imposta unica 8% farà la sua parte. Le Banche private continueranno a fare il proprio lavoro, sempre rispettando la decurtazione monetaria prevista per tutti. In poche parole la moneta deve DEPERIRE per poi rinascere con il reddito di cittadinanza e i servizi pubblici. In questo modo si riequilibra il peso che diamo a questa unità di misura che chiamiamo denaro.
6 - Difesa del Made in Italy contro le svendite dei beni nazionali. Non avendo più debito pubblico con l’estero dobbiamo riacquistare la sovranità delle nostre eccellenze in tutti i campi tipo es. alimentare, tessile, meccanica, elettronica, ecc.
7 - Il patrimonio; culturale, demaniale e archeologico della Nazione deve essere GESTITO da aziende private Italiane e non VENDUTO. Il privato ha lo scopo di fare utili quindi s’ingegnerà come sfruttare al massimo quel patrimonio per fare più soldi possibili, pena prevista, la perdita della gestione a favore di professionisti più competenti. La gestione statale ha i suoi limiti (è fatta da impiegati a reddito fisso), pur lavorando con serietà e professionalità, non hanno la possibilità di fare utili personali di conseguenza, non saranno mai stimolati per accrescere e valorizzare al massimo il bene comune.
8 - La sanita le scuole e tutti i servizi pubblici in maniera progressiva dovranno essere gestiti da privati proprio per il discorso che ho fatto sopra. Perché solo con una sana e reale concorrenza, (controllata dallo Stato) si può raggiungere l’eccellenza dei servizi offerti ai cittadini. Oggi con le tasse paghiamo il pubblico, ma poi se non vuoi morire d’attesa, ti rispondono; privatamente venga domani che la visitiamo, magari anche nella stessa struttura statale e perché no anche con lo stesso medico dei sei mesi d’attesa. È vero! Così funzionano oggi la sanità e altri enti pubblici.
9 - Le persone che perdono il lavoro o si troveranno in settori non più produttivi per mancanza di richiesta del mercato, non avranno nulla da temere, il reddito di cittadinanza li sosterrà per sempre fino a quando non decideranno di trovare nuovi stimoli verso altri lavori per aggiuntive entrate.
10 - Il denaro che circola nelle varie banche è monitorato dalla banca dello Stato per due motivi; Sapere la somma esatta del denaro che circola - e calcolare il reddito di cittadinanza da ridistribuire. Tutti pagano la tassa unica sul denaro posseduto sul conto corrente (non si scappa). Il bancomat, la carta di credito e il pos devono essere forniti gratuitamente e validi solo per l’Italia.
11 - Tutto il denaro lordo che esce fuori dal circuito (estero) si applica un’imposta secca del 16/20% per bilanciare la mancata entrata dell’imposta unica del 8% annua.
12 - Per tutte le persone o aziende che hanno soldi non dichiarati fuori dal territorio Italiano, devono; far rientrare i loro capitali entro una data prestabilita con il beneficio del raddoppio del valore, senza alcuna penale. Chi non aderisce a questa riforma, una volta passato il termine di riconversione il denaro non dichiarato non è più riconosciuto come moneta.
Stimando che in Italia ci siano circa 8.500 miliardi di euro, prelevando 8% dalla massa monetaria si ricavano 640 miliardi, per il reddito di cittadinanza servono circa 180 miliardi, il resto è utilizzato per i servizi pubblici indispensabili tipo la Giustizia e la Sicurezza. Il reddito o rendita di cittadinanza è stimato in circa 300/350 eurolira al mese (con le tasse di oggi equivale al valore di 600/700 euro a persona). Questa somma garantisce il diritto alla sopravvivenza per tutti indistintamente dalle proprie capacità individuali.
Noi Tutti dobbiamo decidere se un macchinario che lavora per 100 persone al giorno; è un bene per
la collettività, e quindi festeggiamo perché toglie fatica e sforzo fisico a tante persone! Oppure è un male, ha vantaggio solo del titolare che avrà minor spese di manodopera?
Io penso che il bene stia in mezzo; è giusto che il proprietario del macchinario avendo minori spese di produzione, ricavi più utili e competitività con prezzi più bassi, ma è anche giusto che, l’uomo sostituito dai macchinari, abbia un reddito di cittadinanza come contropartita di quel bene tecnologico certamente non creato dal singolo imprenditore ma dall’intera comunità.
La civiltà del futuro non può fondarsi sul lavoro per tutti, per i motivi appena espressi, ma deve fondarsi sulla libertà di fare impresa senza vincoli burocratici. Le persone libere dall’oppressione dal lavorare per mangiare, possono emanciparsi ed esprimere le proprie vocazioni, capacità e ingegno lavorativo al meglio. Mentre gli altri avendo meno capacità e meno vocazione per vari motivi, possono sempre acquistare il necessario per effetto del reddito di cittadinanza universale.
Signori - siamo arrivati a un bivio dove; o prendiamo la strada della tecnologia a servizio dell’uomo e della comunità, con più macchinari più beni prodotti meno lavoro e più tempo libero per tutti più reddito di cittadinanza per comprare i prodotti costruiti per noi. Oppure prendiamo la strada di tutti occupati più padroni, niente tecnologia più lavoro manuale per tutti, poco tempo libero pochi svaghi, tutti su catena di montaggio fatta da essere umani, contenti di consumare quest’Unica vita che DIO ci ha donato per il lavoro, il lavoro, il lavoro.
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