[25 giugno]
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Fin dall’inizio Ross@ ha agito sulla base della parola d’ordine “rottura e unità”: rottura con l’Unione Europea e la suagovernance e unità di tutti quei singoli e forze che si identificano nella dimensione della rottura. Successivamente Ross@ ha condensato la propria analisi e proposta nel documento “Sull’Europa e l’euro”, insistendo sull’irriformabilità dell’Unione Europea, alla luce delle sue caratteristiche costituenti, della sua storia ed attualità. Ciò per noi significa interpretare l’euro come strumento e parte integrante della governance neoliberale europea, una governance multilivello corrispondente ad un’ineditasuper-struttura parastatale, contenente il “con”, il “fra” e l’“oltre” i singoli stati. Con l’Unione Europea, dunque, siamo di fronte ad un progetto politico, ricco di contraddizioni ma anche estremamente plastico, che affonda le sue radici nell’ordoliberalismo tedesco e nelfunzionalismo, ma che si è dimostrato capace di integrare tradizioni politiche e ideologiche differenti in uno stesso orizzonte neoliberale (embedded neoliberalism).
L’insistenza su questi aspetti non riveste per noi un’importanza esclusivamente teorica o storica: significa non disgiungere mai la critica all’euro da quella ai Trattati costitutivi della UE e dalla rivendicazione della necessità di una decisione popolare su di essi. La questione monetaria, infatti, per quanto probabile punto di precipitazione della crisi europea e vincolo ultimo contro cui sono destinati a scontrarsi tutti i tentativi di riforma dell’Unione, non è il solo terreno contro cui occorre organizzare la lotta. Occorre fare avanzare l’analisi e l’iniziativa politica contro un sistema complessivo che ha nella “concorrenza” la sua logica e il suo principio costituente, ma anche contro gli strumenti di “coesione” (“economia sociale di mercato”, “umanesimo economico”, ecc) che fungono da compensazione, di fatto trasformando ogni ambito della vita sociale in un “quasi-mercato” (si pensi, per fare solo un esempio, ai processi che negli ultimi decenni hanno investito il mondo della formazione piegandolo alla logica della valorizzazione del “capitale umano” o all’investimento sull’“occupabilità” dei singoli come unica risposta alla crisi del sistema).
Altro tema su cui vorremmo attirare la vostra attenzione è relativo a ciò che ormai molti autori definiscono “postdemocrazia”, intesa come progressivo svuotamento della rappresentanza e del controllo democratici rispetto a scelte strategiche sempre più dettate dal capitale transnazionale. Uno degli elementi di novità della UE è proprio quella di costituire una forma politica particolarmente adatta a questa neutralizzazione funzionalistica della democrazia. A nostro parere occorre assumere pienamente la realtà di un orizzonte post-democratico ed essere consci che la liberal-democrazia (e gli annessi suoi strumenti giuridici) è andata irreversibilmente in pezzi. Ciò significa non appoggiare battaglie costituzionali o giuridiche che mettano in discussione l’impianto dei trattati e ripropongano il tema della sovranità democratica? No. Significa lavorare perché attraverso di esse si mostrino tutte le contraddizioni dell’impianto istituzionale europeo, sapendo anche che in molti casi, come accade in Italia, una vera messa in discussione dell’intangibilità dei trattati europei imporrebbe di andare al di là dello stesso ripristino delle disposizioni costituzionali. Soprattutto ciò significa sapere che un’effettiva rottura della governanceeuropea in nome della sovranità popolare richiederebbe non tanto un “recupero” degli assetti precedenti, quanto un’invenzione di nuove forme istituzionali a livello locale, nazionale e internazionale.
Il tema della postdemocrazia e della crisi della rappresentanza investe, infine, gli stessi soggetti della sinistra anticapitalista, sia che si muovano sul versante istituzionale sia che si concentrino sul conflitto sociale. Le diverse esperienze in campo devono ancora trovare un terreno di confronto non estemporaneo, così come non bisogna mai fare venire meno il sostegno a quanti, come oggi accade ai compagni greci, si trovano ad affrontare lo scontro ad un livello più elevato e decisivo. Tuttavia, sarebbe illusorio oggi indicare una sola esperienza che possa fungere da “modello” o subordinare a scenari predefiniti i diversi percorsi concreti di lotta per la rottura dell’assetto europeo. Ross@ ha cercato, nel suo piccolo e nella specificità del contesto italiano, di non risolvere questa difficoltà con fughe in avanti puramente retoriche, evitando sia di presentarsi come nuovo soggetto politico all’altezza dei compiti attuali sia come ennesima coalizione delle membra sparse e spesso autoreferenziali della sinistra anticapitalista.
Ross@ ha, invece, posto il problema di quale debba e possa essere il blocco storico in grado di incorporare e far vivere una politica di rottura con le compatibilità europee, sapendo che esso non potrà discendere esclusivamente dal conflitto sociale ma che probabilmente sarà frutto dell’articolazione politica di domande differenti, inevitabilmente intrecciate a forme di mobilitazione e di organizzazione a geometria variabile.
Resta il fatto che l’affermazione dell’irriformabilità della UE, della necessità della sua rottura e della lotta contro le forze politiche che, nei diversi contesti nazionali, si fanno portatori della governance e dell’ideologia europeiste (in Italia con il Partito democratico) è la condizione necessaria, anche se non sufficiente, per una qualsiasi politica di emancipazione oggi.
Sappiamo di condividere con voi questi presupposti e ci rendiamo disponibili a continuare insieme il dibattito e la lotta.
ROMPIAMO QUESTA UNIONE! FUORI LA UE DALL’EUROPA!
Ross@
1 commento:
La vicenda greca, comunque vada a finire, dimostra che gli stati nazionali, dopo la leva monetaria, stanno perdendo anche la leva fiscale e con essa ogni ruolo politico; si annunciano tempi duri per la democrazia anche negli altri paesi, nei posti di governo rimarranno solo ruoli da Kapo.
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