[14 giugno ]
Da leggere quanto scrive oggi Vittorio da Rold su Il Sole 24 Ore col titolo Se i greci sono favorevoli sia all'euro che a Tsipras. La popolarità di Tsipras tiene, il consenso al governo SYRIZA pure. Il tutto si condensa in un paradosso: i greci vogliono farla finita con l'austerità ma non vogliono uscire dall'euro. In soldoni; la botte piena e la moglie ubriaca. I sondaggi però dicono anche un'altra cosuccia: "Se dovesse cadere Tsipras i greci guarderebbero non al passato ma ad Alba Dorata".
Da leggere quanto scrive oggi Vittorio da Rold su Il Sole 24 Ore col titolo Se i greci sono favorevoli sia all'euro che a Tsipras. La popolarità di Tsipras tiene, il consenso al governo SYRIZA pure. Il tutto si condensa in un paradosso: i greci vogliono farla finita con l'austerità ma non vogliono uscire dall'euro. In soldoni; la botte piena e la moglie ubriaca. I sondaggi però dicono anche un'altra cosuccia: "Se dovesse cadere Tsipras i greci guarderebbero non al passato ma ad Alba Dorata".
Qualcosa non quadra? Tutto quadra invece. I greci vogliono credere a Tsipras, a Syriza, che gli dicono che è possibile cambiare l'Europa e porre fine all'austerità restando nell'Unione e nell'euro. Perché vogliono crederci? Perché di norma i cittadini preferiscono, alle rotture traumatiche, per quanto necessarie, la via di minor resistenza, la via tranquilla. Quanto questa via di dimostrasse impraticabile e sei in condizioni peggiori, allora, e solo allora, ci si butta con gli "estremisti", peggio, coi fascisti.
E se questo domani accadrà non prendetevela anzitutto con gli euro-oligarchi —che almeno dicono papale papale che le due cose, tenersi l'euro (che è loro non tuo!) e porre fine all'austerità, non stanno assieme— ma con SYRIZA che ha raccontato frottole, che ha avuto una strategica completamente sballata.
Un partito serio, un governo serio, spiegano ai cittadini come stanno davvero le cose, non vendono fumo, non ingannano, non tirano a campare. Come minimo non si chiudono in un mortale vicolo cieco. Come minimo si danno un "Piano B". Piano che SYRIZA non ha ed a cui non vuole nemmeno pensare.
Diceva la massima: chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Alexis Tsipras ha ancora il sostegno della maggioranza dei greci, e chi spera in Europa in un rapido cambio di governo ad Atene dovrebbe tenerlo bene a mente. Ovviamente dopo quattro mesi di convulsi negoziati con l'ex trojka in rappresentanza dei creditori internazionali, le percentuali nei sondaggi non sono più così robuste come dopo il voto di gennaio.
Ma ancora oggi il 54% degli elettori greci —secondo la società Public Issu— è favorevole alla seppur alternante strategia negoziale della maggioranza di governo, mentre Syriza, il partito del premier, è sempre saldamente al top delle preferenze con un ottimo piazzamento del 48% (12 punti in più dei voti ottenuti il 25 gennaio) davanti parecchie lunghezze rispetto al misero 21% del centrodestra dell'ex premier Antonis Samaras sempre più isolato nel suo stesso partito di Nea Demokratia come pure Evanghelos Venizelos che ha deciso di non candidarsi più alla segreteria del Pasok ormai a rischio estinzione.
I greci, dicono i sondaggi, se dovesse cadere Tsipras guarderebbero non al passato ma ad Alba Dorata, la formazione neonazista che potrebbe guadagnare da un ritorno alle urne consentito, però, dalla Costituzione solo dopo un anno dalle precedente tornata elettorale.
Solo un greco su cinque, in sostanza, rimpiange il precedente governo Samaras, accusato di essere stato troppo indulgente con le richieste della trojka. Come pure nessun ateniese vuole abbandonare l'euro visto che il 72% degli elettori, in caso di referendum ipotizzato, ma poi sempre escluso dal governo, voterebbe per rimanere nella moneta unica mentre il 24% è disposto a tornare alla dracma. Tra questi c'è anche Costas Lapavitsas, economista a Oxford ma militante di Syriza e consulente del premier Tsipras, che isolato nel suo stesso partito, continua nei talk show ad Atene a indicare la via dell'uscita dall'euro e del ritorno alla dracma come la più opportuna per la Grecia piuttosto che dover continuare a sopportare altre misure di austerity.
I greci sarebbero disposti a bere altre dosi di austerità (tagli alle pensioni e aumenti dell'Iva) solo nel caso venisse ridotto (si dice almeno del 17%) il debito pubblico che veleggia al 177% del Pil pari a 320 miliardi di euro.
Chi punta sulla debolezza politica di Tsipras o sulle divisioni interne a Syriza con il leader dell'ala sinistra del partito, Panagiotis Lafazanis, sbaglia i suoi calcoli. Anche la coalizione con i nazionalisti dei Greci indipendenti di Panos Kammenos finora ha retto alla prova dei fatti, tenuta insieme del collante dell'ostilità a nuove misure di austerità. In questo quadro anche un accordo “sporco”, cioè un ulteriore intesa ponte che porti dopo l'estate al varo di un terzo piano di salvataggio, sarebbe per Atene un compromesso accettabile.
Ma ancora oggi il 54% degli elettori greci —secondo la società Public Issu— è favorevole alla seppur alternante strategia negoziale della maggioranza di governo, mentre Syriza, il partito del premier, è sempre saldamente al top delle preferenze con un ottimo piazzamento del 48% (12 punti in più dei voti ottenuti il 25 gennaio) davanti parecchie lunghezze rispetto al misero 21% del centrodestra dell'ex premier Antonis Samaras sempre più isolato nel suo stesso partito di Nea Demokratia come pure Evanghelos Venizelos che ha deciso di non candidarsi più alla segreteria del Pasok ormai a rischio estinzione.
I greci, dicono i sondaggi, se dovesse cadere Tsipras guarderebbero non al passato ma ad Alba Dorata, la formazione neonazista che potrebbe guadagnare da un ritorno alle urne consentito, però, dalla Costituzione solo dopo un anno dalle precedente tornata elettorale.
Solo un greco su cinque, in sostanza, rimpiange il precedente governo Samaras, accusato di essere stato troppo indulgente con le richieste della trojka. Come pure nessun ateniese vuole abbandonare l'euro visto che il 72% degli elettori, in caso di referendum ipotizzato, ma poi sempre escluso dal governo, voterebbe per rimanere nella moneta unica mentre il 24% è disposto a tornare alla dracma. Tra questi c'è anche Costas Lapavitsas, economista a Oxford ma militante di Syriza e consulente del premier Tsipras, che isolato nel suo stesso partito, continua nei talk show ad Atene a indicare la via dell'uscita dall'euro e del ritorno alla dracma come la più opportuna per la Grecia piuttosto che dover continuare a sopportare altre misure di austerity.
I greci sarebbero disposti a bere altre dosi di austerità (tagli alle pensioni e aumenti dell'Iva) solo nel caso venisse ridotto (si dice almeno del 17%) il debito pubblico che veleggia al 177% del Pil pari a 320 miliardi di euro.
Chi punta sulla debolezza politica di Tsipras o sulle divisioni interne a Syriza con il leader dell'ala sinistra del partito, Panagiotis Lafazanis, sbaglia i suoi calcoli. Anche la coalizione con i nazionalisti dei Greci indipendenti di Panos Kammenos finora ha retto alla prova dei fatti, tenuta insieme del collante dell'ostilità a nuove misure di austerità. In questo quadro anche un accordo “sporco”, cioè un ulteriore intesa ponte che porti dopo l'estate al varo di un terzo piano di salvataggio, sarebbe per Atene un compromesso accettabile.
11 commenti:
Bisogna ricordare che Tsipras governa avendo ricevuto il 37% dei voti alle ultime elezioni + un premio di maggioranza di 50 seggi su 300, in Italia qualcuno griderebbe, a ragione a mio parere, di vulnus della rappresentanza democratica.
Questo dato è da tenere presente perché spiega la discordanza tra programma del governo e aspirazioni e speranze del popolo greco.
Poichè si è di sinistra quando si tratta di ricevere il cittadino greco apprezza il potere di acquisto sui beni esteri della moneta forte,ma anche il mantenimento dei diritti sociali, anche quando questi interessi sono in tutta evidenza inconciliabili tra di loro.
Poichè si è di destra quando si tratta di dare il cittadino greco non ha intenzione di onorare i debiti nè di contribuire ad avanzi primari con sacrifici ed ulteriori privazioni.
Siamo di fronte ad una situazione schizoide che non lascia presagire niente di buono soprattutto per il popolo greco.
"I greci sarebbero disposti a bere altre dosi di austerità (tagli alle pensioni e aumenti dell'Iva) solo nel caso venisse ridotto (si dice almeno del 17%) il debito pubblico che veleggia al 177% del Pil pari a 320 miliardi di euro."
Questo è il sogno della troika, così poteva farlo anche Samaras. Se questa ipotesi dovesse verificarsi sarebbe davvero finita.
Purtroppo però lo stato d'animo dei greci è lontanissimo da quello di chi ė pronto alla ribellione.
Come si legge in questi articolo di Bloomberg la gente vuole a tutti i costi restare nell'euro
http://www.bloomberg.com/news/articles/2015-06-14/tsipras-brinkmanship-in-talks-tires-greeks-who-want-to-keep-euro
E questo sarebbe colpa di Tsipras? Non vedo come. E cosa vi aspettate che faccia un signore che è stato eletto sulla promessa che sarebbe riuscito a spuntare condizioni migliori per il proprio paese ma rigorosamente dentro la moneta unica?
Curiosamente, nonostante vi proclamiate anti liberisti a ogni pié sospinto, in politica adottate un criterio supply side.
Secondo voi non conta che esista la domanda di una specifica azione politica da parte dell'elettorato, conta solo che voi abbiate la proposta giusta poi, nella vostra visione, dovrebbe arrivare uno tosto con le palle che anche contro la volontà in quel momento prevalente nel popolo - ma s'intende, per il suo bene di massa poverina inconsapevole - prenda le decisioni sublimi e irrevocabili che faranno il bene del suo paese. Con tanti saluti alla democrazia e quindi dando pienamente ragione a quelle oligarchie che la stanno distruggendo pezzo per pezzo.
Se davvero voleste realizzare un programma che porti alla sovversione dell'ordine esistente ci riflettereste su.
Ippolito
Parli di discordanza fra programma di governo e aspirazioni dei greci.
Mi dici per cortesia dove mai Tsipras ha parlato di uscita dall'euro in campagna elettorale?
Tsipras e Varoufakis stanno cercando di realizzare esattamente quello che hanno promesso, niente di meno e niente di più.
Sta cosa dell'uscita dall'euro del piano B è una fantasia di pochi blogger italiani, in realtà non la vuole nessuno.
È giusta ma la gente vuole restare nell'euro.
Lo sa Salvini che usa l'argomento dell'uscita solo come specchietto per le allodole, come abbiamo visto con Abete.
Lo sa Grillo che intelligentemente fa un referendum in modo da capire realmente cosa vuole la gente.
Non lo sappiamo noi, però...e non sarà per questo che se ci presentassimo faremmo lo zero virgola zero?
Si hai ragione, ho sbagliato a scrivere programma di governo, avrei dovuto scrivere aspirazioni di governo; se Tsipras ha coscienza dell' inconciliabilità tra moneta unica e politica espansiva o anche solo rinuncia ad ulteriore austerità, mi sembra evidente che il governo greco tra le due opzioni preferirà farsi buttare fuori dall' euro salvando da parte sua la capra piuttosto che il cavolo.Almeno spero. Uscire dall' euro contro la volontà popolare o imporre avanzi primari per centinaia di anni contro la volontà popolare? Meglio farsi buttare fuori ed in tutta evidenza la trattativa sta procedendo in questo verso.
Ippolito
Esatto, questo è il punto che nemmeno qui la Redazione sembra capire.
Tsipras NON DEVE avere un piano B; il suo piano B è che saranno i tedeschi (se impazziranno definitivamente) che lo butteranno fuori.
Lui dell'uscita non deve assolutamente avere alcuna responsabilità, deve rigorosamente fare la parte del costruttivo fino all'ultimo ma mantenedno il punto sulla questione del superamento dell'austerità, fattore che da solo manda in tilt i tedeschi e la Troika.
Questo dovrebbe insegnarci moltissimo sulla strategia da seguire se vogliamo portare avanti il programma anti euro.
Vedo però che certe cose proprio sono difficili da comprendere; il risultato di questa cecità sarà che lo sfacelo dell'UE avverrà comunque ma senza che noi si sia riusciti ad avere un ruolo che non sia quello dei grilli parlanti inascoltati.
DICE:
"questo è il punto che nemmeno qui la Redazione sembra capire"
Ovvero non conta se SYRIZA ha un "Piano B" per l'uscita, conta che la Grecia la buttino fuori i tedeschi.
Qui non è più questione di tattica o di pedagogia.
Qui siamo alla pura follia.
I tedeschi ti buttano fuori?
Se il nemico attacca devi avere un piano di guerra alternativo a maggior ragione.
In poche ore, al massimo in due giorni, deve avere nuove dracme per consentire a banche e cittadini di disporre di liquidità.
Devi avere dracme per sostenere il settore pubblico, pagare stipendi e pensioni, sostenere il settore privato che lavora per lo stato...
Devi imporre uno stop legale alla fuga dei capitali, ecc.
Non giochiamo per favore!
Altrimenti i greci, massimo un settimana, vanno a cercare quelli del governo per appenderli al primo palo.
Se non hai più euro
Beh, mi sembra ovvio che la possibilità di un abbandono forzato dell' euro debba essere presa in considerazione da un governo serio, ancor di più se è questo l' obiettivo. Nel caso della Grecia mi sembra che se non proprio l' obiettivo sia una possibilità tutt' altro che remota.Non attrezzarsi al peggio, quella sarebbe vera follia.
Ippolito
Ho già risposto a redazione.
Ti chiedo: ma davvero credi che Tsipras e Varoufakis abbiano l'anello al naso fino a questo punto?
E andiamo ragazzi, non pecchiamo di ingenuità, no?
Diciamo la verità: i due signori greci stanno giocando una partita magistrale e i tedeschi stanno cominciando a capire che il cetriolo sta lì lì per arrivare a bersaglio.
Tutto potrà succedere e anche la soluzione del ragionevole compromesso implica delle conseguenze assolutamente disastrose per il tentativo egemonico dei teutonici. Stanno per succedere grandi cose e tutto grazie ai Danaos che non smentiscono la loro virgiliana fama di grandissimi furbacchioni.
Se non sbaglio il "facciamoci buttare fuori" era l'idea che Cesare Pozzi discusse con Barra Caracciolo. Pare che la cosa stia tornando attuale.
Non mi sembra di aver visto anelli al naso, comunque la prossima volta guarderò con maggiore attenzione.
Come è stato spiegato magistralmente nell' articolo, il problema Tsipras non ce l' ha con i tedeschi, ma con i greci, qualunque decisione possa sembrare che egli prenda in prima persona gli verrà rinfacciata... a meno che....
In ogni caso meritano tutto il nostro rispetto ed appoggio, io sto scrivendo mie ipotesi e considerazioni che non valgono nulla se non in chiave meramente dialettica, comodamente seduto in macchina dopo una giornata di lavoro, sinceramente non vorrei essere al loro posto.
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