Puerta del Sol, Madrid.
Dopo settimane di intensa organizzazione, centinaia di migliaia di persone provenienti da tutta la Spagna, hanno partecipato ieri alla "Marcia per il cambiamento" indetta da PODEMOS e conclusasi a Puerta del Sol, (luogo simbolo della protesta degli indignados o 15-M del 2011). [nella foto]
Tic, tac, tic, tac, gridavano i manifesanti, per dire al governo di Mariano Rajoy che la sua ora è ormai vicina — ad ottobre si svolgeranno in Spagna le elezioni per il Parlamento, precedute da una serie di elezioni regionali, a partire da quelle imminenti in Andalusia.Sul palco i dirigenti più noti di PODEMOS: Íñigo Errejón, Carolina Bescansa, Juan Carlos Monedero, Irene Montero, Luis Alegre e Pablo Iglesias. E' stato proprio il segretario di PODEMOS Iglesias che a concludere la manifestazione.
Iglesias, dopo aver salutato la svolta in Grecia (ha pronunciato in greco la frase: "il vento del cambiamento comincia a soffiare in Europa"), dopo aver insistito sulla crescita della corruzione e delle disuguaglianze, ha tra l'altro affermato:
Pablo Iglesias |
«Hanno cercato di umiliare il nostro Paese con questa truffa che chiamano austerità... Alcuni dicono che la Spagna è una merce, credono che la Spagna si può comprare e vendere... Noi amiamo il nostro Paese... la nostra patria non è in vendita... e diciamo patria con orgoglio... Questi maledetti vogliono trasformare la nostra cultura in una merce... Sì, è vero, sognamo come Don Chisciotte, ma prendiamo molto sul serio i nostri sogni».
QUI il video del toccante discorso di Pablo Iglesias.
Iñigo Errejón, numero due di PODEMOS, ha riassunto la speranza del movimento: "Abbiamo protestato tanto e nessuno ci ha ascoltato. Siamo qui a a festeggiare che nel 2015 il popolo riconquisterà la sovranità e si riprenderò il proprio Paese" (PODEMOS è nei sondaggi il primo partito).
La crescita dei consensi a PODEMOS sta terremotando il panorama politico spagnolo. Nei guai anche Izquierda Unida che subisce alla base un vero e proprio smottamento verso PODEMOS. Il vecchio gruppo dirigente di Izquierda Unida resiste tenacemente alla forza calamitante del movimento di Iglesias, ma la scissione sembra difficilmente evitabile.
Ma cos'è PODEMOS? Un corpo apparentemente simile al M5S, —PODEMOS mette in prima linea la lotta contro la corruzione, ma contrariamente ai grillini, spiega che causa della corruzione è il sistema economico neoliberista stesso—, con una testa che infatti viene dalla sinistra anticapitalista e che avvicina quindi il movimento a SYRIZA.
PODEMOS non è tuttavia frutto di un'operazione politicista o di laboratorio, è anzitutto il risultato di quella potente rivolta popolare della primavera del 2011, noto come Movimiento 15-M o degli Indignatos. Una rivolta partita dal basso e la cui forza motrice sono stati gli strati di proletariato giovanile precario e senza lavoro. Successivamente si sono aggiunti i più diversi settori sociali di ceto medio falcidiato dalla profonda crisi economica.
PODEMOS non è tuttavia frutto di un'operazione politicista o di laboratorio, è anzitutto il risultato di quella potente rivolta popolare della primavera del 2011, noto come Movimiento 15-M o degli Indignatos. Una rivolta partita dal basso e la cui forza motrice sono stati gli strati di proletariato giovanile precario e senza lavoro. Successivamente si sono aggiunti i più diversi settori sociali di ceto medio falcidiato dalla profonda crisi economica.
C'è quindi da imparare dalla SOLLEVAZIONE dei cittadini spagnoli, di cui PODEMOS è diventata voce e testa politica.
7 commenti:
Incredibile come gli eventi prendano una piega imprevista quando irrompono strati sociali ignorati (e perciò sconosciuti) dai partiti al potere.
Peccato non poter contare sull'irruzione meditata e pacifica.
Il punto che riguarda noi non è quanto siano diversi Podemos e Syriza (pure al netto di tutte le critiche che si possono muovere a questi movimenti) da M5S ma il contrario, quanto M5S sia molto diverso da Podemos e Syriza. Chiama le piazze ma poi le disperde come per la rielezione di Napolitano e non gli dà un vero potere decisionale.
Il M5S, pur avendo al suo interno anche ottimi militanti, non svolgendo appieno questo ruolo (organizzare le piazze) di fatto frena lo sviluppo delle spinte sovraniste. Come credo dicesse Fraioli.
Presumo che seguendo tradizione consolidata M5S resterà nell'indecisionismo fino alla fine, facendosi scudo del "decide la rete" e disgregandosi giorno dopo giorno. Ma chissà, magari loro mi vogliono dimostrare il contrario (campa cavallo).
Se qualcosa (sperabilmente) inizierà sarà dall'estero e non in Italia, che si limiterà a seguire la storia.
Sì, penso che il M5S si sia appropriato, muovendosi per tempo, di una vasta porzione del malcontento sociale indirizzandolo verso obiettivi secondari. Penso anche che una parte di quell'elettorato possa essere recuperato e convinto ad esprimere un voto più politico, ma è ovvio che ciò dipende molto dalla capacità di preparare un'offerta politica. A questo proposito oggi sono molto, davvero molto più pessimista di un paio di anni fa. Ciò nonostante, poiché ritengo che questa sia non solo una strada giusta, ma anche l'unica percorribile, continuerò ad impegnarmi in questa direzione.
Diciamo che ho una tale vocazione nello scegliere i "perdenti" che, se un giorno dovessi diventare eurista, dovreste tutti rallegrarvene: sarebbe il segnale che hanno perso!
p.s. una possibilità esiste: trovate una sovranista giovane e bella disposta a fingersi eurista e le date l'incarico di "corrompermi"... divento eurista in un baleno (mica solo P.B. c'ha la fissa!). Le preferisco more flessuose e magroline... c'è anche la difficoltà di risolvere questo ossimoro estetico :-)
Sono d'accordo con Giovanni, gli italiani resteranno come di consueto a rimorchio.
Ieri sono stato a una conferenza di Rifondazione dove parlava Brancaccio. A conclusione del suo discorso Emiliano, con un enfasi e un trasporto che non gli avevo mai visto, ha detto:
"Se i greci trarranno il dado dell'uscita dalla moneta unica noi li sosterremo COSTI QUELLO CHE COSTI"
Così si parla, con passione, con rabbia, sollecitando i compagni a correre in sostegno a tutti quelli che con coraggio intraprendono la lotta.
Ma poi arrivano gli altri politici e economisti del partito che cominciano subito a dire che sarebbe pericoloso, che "il problema è ben altro", i ridicoli omini dell'opposizione interna Pd e SEL come Civati, Fassina, Cuperlo e tutto ritorna nel grigiume burocratico, fallimentare, con le pezze al culo dei reduci odierni del comunismo di partito.
La strada giusta (e l'ho sempre detto) la stanno percorrendo Syriza e Podemos: non si dice "usciamo dall'euro" ma " vogliamo restare in Europa cambiandola" perché così se le condizioni per rimanere nell'UE verranno meno NON SARA' STATO PER COLPA NOSTRA, il che è FONDAMENTALE.
Poi quando GLI ALTRI - E NON NOI - romperanno il giocattolo succederà anche che gli cadrà la maschera davanti all'opinione pubblica e appariranno a tutti nelle loro vere sembianze di nazisti oligarchici.
Allora e solo allora il discorso dell'uscita dalla moneta unica diventerà veicolabile ai cittadini, ai lavoratori e alla società civile.
Naturalmente in quel momento arriveranno i furbacchioni di PRC , del PD e di SEL e ci metteranno sopra il cappello prendendosi la leadership e i meriti.
Fa un po' rabbia, bisognerebbe cercare di evitarlo...
P.S.: Ieri ho avuto la prova che Brancaccio DEVE essere il leader della sinistra. Va convinto in tutti i modi anche perché l'ho visto così appassionato dopo quella conclusione quasi rabbiosa del suo discorso che ho avuto l'impressione che l'idea di scendere in campo ce l'abbia già da tempo e che non si decida perché non vede sostegno da parte della politica.
Non ha tutti i torti, noi italiani - in particolare la politica e la società civile - ci stiamo dimostrando, per l'ennesima volta nella storia, molto meno coraggiosi degli altri.
Fraioli, secondo me te fai di Frascati per endovena...
Comunista trinariciuto!!!!! ;-)
Leggo adesso che gli osimani sintetizzano molto bene, anche se en passant in un articolo che parla d'altro, la posizione sul cinque stelle:
"O si rassegnano a perdere numeri per prendersi le piazze ed i luoghi del conflitto o saranno condannati ad una lenta e costante eutanasia istituzionale."
Concordo anche sull'opinione che esprimono subito dopo riguardo a SEL.
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