[ 13 febbraio ]
Il Coordinamento della sinistra contro l'euro aderisce alla manifestazione di Roma di domani. Qui sotto il testo del volantino che il Coordinamento distribuirà.
Pare che il caritatevole sinedrio degli eurocrati concederà alla Grecia 10 miliardi di euro per arrivare a fine agosto —lo 0,05 % del Pil dell’Unione, meno di un’elemosina! Lo scontro, se come ci auguriamo SYRIZA vorrà infatti tenere fede al Programma di Salonicco, è stato solo rimandato di qualche mese.
L’Unione europea non può ammettere l’abbandono del dogma neoliberista, non può permettere l’applicazione del suo programma sociale, né autorizzare la moratoria sul debito. Men che meno può accettare che il governo guidato da Syriza ponga fine al regime di protettorato riconquistando la sovranità nazionale.
L’Euro-Germania vuole mettere Tsipras con le spalle al muro: o cede (ed è morto politicamente), o non cede e dovrà uscire dall’eurozona. Cosa, quest'ultima, che nella loro visione corrisponde ugualmente a morte politica certa. Che abbiano ragione nel primo caso non v'è dubbio. Che ce l'abbiamo anche nel secondo sarà da vedere. Tutto dipenderà però dal come si arriverà al decisivo passaggio della rottura con l'euro e con l'Unione.
Il questo contesto (con buona pace dei “piùeuropeisti)” il governo greco è obbligato ad avere un “piano B di sganciamento”. Varoufakis di sicuro sa qual è.
Il punto di partenza è la riconquista della sovranità monetaria. Dunque, via dall'euro e passaggio alla nuova dracma. Il problema è semmai quello della miglior gestione della rottura con l'eurozona. Queste le misure imprescindibili: a) rigido controllo sui movimenti dei capitali, onde impedirne la fuga; b) nazionalizzazione del sistema bancario; c) forte ristrutturazione del debito (oggi peraltro in mani "europee" all'80%); d) tutela dei redditi attraverso meccanismi di indicizzazione di salari e pensioni, e) avvio immediato di una politica espansiva volta a contrastare la dilagante disoccupazione.
Dopo queste misure d’emergenza si tratterà di ricostruire l'economia greca. Il che, sia chiaro, chiederà comunque sacrifici. Ma una cosa è fare sacrifici per alimentare gli avvoltoi del capitalismo-casinò —a proposito, secondo dati ufficiali su 240 miliardi di cosiddetti "aiuti" solo 27 sono arrivati alla Grecia, mentre gli altri 213 sono andati alle banche e al pagamento degli interessi da strozzinaggio imposti sui titoli del debito greco! —, altra cosa è farli per rimettere in piedi un paese ed un popolo.
L'alternativa sarebbe solo quella di una miseria senza speranza, sarebbe l'accettazione della morte non solo dell'economia, ma anche della politica e della democrazia. Che è esattamente quel che vorrebbero gli squali della finanza e i caporioni di Bruxelles e Francoforte.
Siamo solidali con SYRIZA oggi, lo saremo ancor più domani quando dovrà decidere di uscire dalla gabbia eurocratica.
Coordinamento nazionale sinistra contro l'euro
http://www.sinistracontroeuro.it/ - info@sinistracontroeuro.it
Il Coordinamento della sinistra contro l'euro aderisce alla manifestazione di Roma di domani. Qui sotto il testo del volantino che il Coordinamento distribuirà.
Pare che il caritatevole sinedrio degli eurocrati concederà alla Grecia 10 miliardi di euro per arrivare a fine agosto —lo 0,05 % del Pil dell’Unione, meno di un’elemosina! Lo scontro, se come ci auguriamo SYRIZA vorrà infatti tenere fede al Programma di Salonicco, è stato solo rimandato di qualche mese.
L’Unione europea non può ammettere l’abbandono del dogma neoliberista, non può permettere l’applicazione del suo programma sociale, né autorizzare la moratoria sul debito. Men che meno può accettare che il governo guidato da Syriza ponga fine al regime di protettorato riconquistando la sovranità nazionale.
L’Euro-Germania vuole mettere Tsipras con le spalle al muro: o cede (ed è morto politicamente), o non cede e dovrà uscire dall’eurozona. Cosa, quest'ultima, che nella loro visione corrisponde ugualmente a morte politica certa. Che abbiano ragione nel primo caso non v'è dubbio. Che ce l'abbiamo anche nel secondo sarà da vedere. Tutto dipenderà però dal come si arriverà al decisivo passaggio della rottura con l'euro e con l'Unione.
Gli euro-oligarchi hanno già fatto la loro scelta: meglio spingere la Grecia fuori dall’eurozona che darla vinta a SYRIZA. Il solo contagio che infatti essi oggi temono è quello che altri popoli possano imitare quello greco —PODEMOS in Spagna bussa alle porte.
Il questo contesto (con buona pace dei “piùeuropeisti)” il governo greco è obbligato ad avere un “piano B di sganciamento”. Varoufakis di sicuro sa qual è.
Il punto di partenza è la riconquista della sovranità monetaria. Dunque, via dall'euro e passaggio alla nuova dracma. Il problema è semmai quello della miglior gestione della rottura con l'eurozona. Queste le misure imprescindibili: a) rigido controllo sui movimenti dei capitali, onde impedirne la fuga; b) nazionalizzazione del sistema bancario; c) forte ristrutturazione del debito (oggi peraltro in mani "europee" all'80%); d) tutela dei redditi attraverso meccanismi di indicizzazione di salari e pensioni, e) avvio immediato di una politica espansiva volta a contrastare la dilagante disoccupazione.
Dopo queste misure d’emergenza si tratterà di ricostruire l'economia greca. Il che, sia chiaro, chiederà comunque sacrifici. Ma una cosa è fare sacrifici per alimentare gli avvoltoi del capitalismo-casinò —a proposito, secondo dati ufficiali su 240 miliardi di cosiddetti "aiuti" solo 27 sono arrivati alla Grecia, mentre gli altri 213 sono andati alle banche e al pagamento degli interessi da strozzinaggio imposti sui titoli del debito greco! —, altra cosa è farli per rimettere in piedi un paese ed un popolo.
L'alternativa sarebbe solo quella di una miseria senza speranza, sarebbe l'accettazione della morte non solo dell'economia, ma anche della politica e della democrazia. Che è esattamente quel che vorrebbero gli squali della finanza e i caporioni di Bruxelles e Francoforte.
Siamo solidali con SYRIZA oggi, lo saremo ancor più domani quando dovrà decidere di uscire dalla gabbia eurocratica.
Coordinamento nazionale sinistra contro l'euro
http://www.sinistracontroeuro.it/ - info@sinistracontroeuro.it
1 commento:
vediamo perchè si arriverà per forza alla soluzione uno (ovvero resa totale di Tsipras e golpe fascista pagato dai miliardari come gli armatori per essere sicuro che il popolo alla fame non assalti le loro proprietà):
a) rigido controllo sui movimenti dei capitali, onde impedirne la fuga;
OGGI, che sostanzialmente ancora non è successo niente, sta uscendo dalle banche greche mezzo miliardo di euro (50 in media per ogni greco, che sono molto più dello stipendio medio giornaliero, di chi ancora ha un lavoro) AL GIORNO. Risultano controlli sulle fughe di capitali, OGGI, visto che di questo ritmo quando si uscirà dall’euro non ci sarà niente da controllare?
b) nazionalizzazione del sistema bancario;
vedi sopra. Una banca vuota non serve a niente che sia privata o statale
c) forte ristrutturazione del debito (oggi peraltro in mani “europee” all’80%)
ormai le banche europee (soprattutto tedesche) hanno ceduto le loro quote di debito greco agli stati, il prezzo lo pagherebbero interamente i lavoratori del resto d’Europa in termini di tagli di welfare state equivalenti alla perdita di ogni stato per il default greco
d) tutela dei redditi attraverso meccanismi di indicizzazione di salari e pensioni,
da pagare con quali soldi? Dracme stampate di fresco? Sapete su quanti prodotti vitali per industria e alimentazione la Grecia non è autosufficiente, e quindi dovrà comprare dall’estero a carissimo prezzo, che si riprenderà con gli interessi la rivalutazione delle pensioni.
e) avvio immediato di una politica espansiva volta a contrastare la dilagante disoccupazione.
anche questa, non deve attendere la Grexit, e ad oggi non si vede niente.
C’è poco da fare, i trotzkisti hanno il tradimento del proletariato nel DNA.
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