[ mercoledì 19 giugno 2019 ]
Il giornale cattolico Avvenire fa una buona sintesi del discorso di Mario Draghi ieri in Portogallo. Gli euristi e gli speculatori finanziari (si legge "borse") esultano: "la Bce taglierà i tassi — quindi ancora denaro a gratis alle banche — e quasi sicuro una ripresa del cosiddetto "Quantitative easing" (Qe). Trump invece si è infuriato, accusando la Bce (ne ha ben donde) di continuare a svalutare l'euro rispetto al dollaro, così da dare una mano al capitalismo mercantilista europeo, anzitutto tedesco. Ma di questo aspetto, e delle sue possibili implicazione nelle relazioni Usa-Ue, ne parleremo magari un'altra volta.
Vorremmo invece parlare delle conseguenze dirette che la mossa (tutta politica) di Draghi e della Bce hanno e potranno avere sul braccio di ferro in corso tra Roma e Bruxelles.
Il mito del Quantitative easing
Prima permetteteci di tornare sul cosiddetto programma di stimolo monetario "Quantitative easing". Quando in pompa magna fu avviato nel marzo 2015 — dopo il fallimento clamoroso del "LTRO", le operazioni di rifinanziamento a lungo termine nel novembre della bce avviato nel 2011 —, venne presentato, dagli economisti ordoliberisti, come una panacea, come una miracolosa terapia che avrebbe fatto uscire la zona euro dalle secche della stagnazione e dal famigerato "credit crunch", la penuria di liquidità. va ricordato In effetti di liquidità dalla Bce ne pioverà in abbondanza, ma irrorò solo la sfera bancaria e finanziaria e se arrivò alle aziende (giammai ai cittadini!) toccò solo, quelle grandi e votate all'export
Fummo allora tra i pochi a contestare la vulgata per cui il Qe sarebbe stato il miracolo, quindi a destituire di fondamento la leggenda di "Super Mario". Lo facemmo con un primo articolo del novembre 2014 (non appena il Qe fu annunciato. E, facili profeti, ecco quanto dicevamo:
«Siamo alle solite! Gli euro-liberisti si illudono che con "una semplice innovazione finanziaria" riusciranno a rilanciare il ciclo economico. Tradiscono così la loro adesione ella teoria quantitativa della moneta, per cui viene presa in considerazione una funzione della moneta, quella di "intermediazione degli scambi". Non entra in testa, ai seguaci della setta, malgrado gli insegnamenti della storia e le evidenze empiriche, ciò che sottolineò Marx, che la moneta, essendo anche denaro, ovvero "rappresentante della ricchezza generale", nelle fasi in cui l'economia capitalistica si inceppa, quando i profitti del settore industriale decrescono, esso può essere "tesaurizzato", trattenuto come "tesoro" o utilizzato speculativamente nei circuiti finanziari-bancario».
Tornammo poi sulla questione con un articolo di Leonardo Mazzei del gennaio 2015, e nel giugno dello stesso anno già potevamo tirare un primo bilancio, mostrando dove davvero andavano a finire i quattrini della Bce.
Chiusa la parentesi torniamo a noi. Abbiamo posto la domanda su quali conseguenze avrà la mossa di Draghi sul braccio di ferro in corso tra Roma e Bruxelles. I giornaloni questa mattina cantano lodi sperticate di "Super Mario santo subito!", sostenendo che la sua mossa è un "aiutone" all'Italia, che cioè servirà a disinnescare la mina della "procedura d'infrazione".
Sarà vero? No, è falso!
E' anzitutto un aiuto al partito di Mattarella in seno al governo (quindi al tandem Tria-Conte), quindi un fendente per indebolire, alle porte del negoziato con la Commissione, l'ala dura del governo, quella salviniana in primis. Perché? Ma è semplice, si tenta di togliere a Salvini e Di Maio l'argomento per cui Bruxelles e Francoforte sarebbero (come in effetti sono) avversari del nostro Paese, che non è vero che hanno puntato una pistola alla tempia dell'Italia. La mossa di Draghi è quindi tutta politica, simbolica e ideologica: si è travestita la mano armata sotto le mentite spoglie della mano tesa. Come in un gioco di prestigio, la pistola scompare e appare una colomba.
Una trappola quindi, quella di Draghi: da una parte si promette di adottare misure per tenere sotto controllo il debito pubblico e calmo lo spread, dall'altra, ove il governo non addivenisse a più miti consigli, ove non accettasse politiche austeritarie, la minaccia di devastanti ritorsioni. Ed infatti Draghi ha lanciato l'avviso:
«I Paesi ad alto debito, bassa crescita e con scarsa capacità di spesa devono aumentare il potenziale con le riforme e gli investimenti pubblici rispettando le regole europee».
Chi ha orecchie per intendere intenda. Roma è avvisata. Vanno rispettate "le regole europee", altrimenti procedura d'infrazione e sanzioni. Quindi taglio della spesa pubblica orientata a sostenere le classi popolari, no al rilancio la domanda interna e quindi manco a parlarne di aumentare salari e pensioni o di abbassare le tasse. Spending review a gogò, rigore nei conti pubblici, austerità. E ovviamente non vi azzardate a emettere MiniBoT.
In vista del finale di partita della prossimaLegge di bilancio, il primo round lo abbiamo col negoziato sulla procedura d'infrazione con la Commissione che inizia domani. Vedremo come andrà a finire. Basterà all'euro-germania che Roma raccimoli qualche miliardo (anzitutto dalla differenza tra la spesa prevista per RdC e Quota 100) per evitare la cosiddetta "manovra aggiuntiva"? Seconda domanda: Tria e Conte, ubbidiranno alla maggioranza giallo-verde o a Mattarella —che ieri ha messo in guardia che si deve ubbidire allo straniero punto e basta? Quindi la terza domanda: che succederà nel governo ove Tria e Conte tornassero a Roma con un accordo capestro?
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1 commento:
Conte ha già detto che rispetterà il deficit e fornirà le cifre nel cdm di stasera.
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