[ sabato 22 giugno 2019]
Davvero il tanto atteso Consiglio europeo (massimo organo politico della Ue) si è concluso ieri con un nulla di fatto?
Non proprio. Non si può fare come gli inglesi: "nebbia nella manica, continente isolato". Di fatto, il Consiglio non solo non ha smentito la Commissione, ma ha avallato la sua decisione di procedere contro l'Italia con la "procedura d'infrazione". Questo vuol dire che, salvo una marcia indietro sostanziale del governo giallo-verde, l'avvio della famigerata procedura sarà formalizzata presto. Che non ci sia stata la marcia indietro, come augurato dalla "Quinta colonnna" mattarelliana capeggiata da Tria, è un fatto certamente positivo — a smentita di chi aveva già dato per scontato che i giallo-verdi si sarebbero calati le mutande. Calza dunque a pennello, per descrivere quel che si pensa ai piani alti della Ue, il titolo dell'articolo dell'economista tedesco che abbiamo pubblicato ieri: "sono pazzi questi romani".
Diciamocelo, un po' di "pazzia" con certi arroganti tecnocrati non guasta, e il braccio di ferro continua. Vero che l'esito non è scontato, come del resto che il pallino in mano ce l'ha Matteo Salvini.
Un Salvini che tuttavia dovrebbe prendere atto che la sua strategia formalmente altreuropesita gridata ai quattro venti prima delle elezioni, è fallita.
Qual era infatti il cavallo di battaglia di Salvini? I sovranisti vinceranno le elezioni — e se non le vinceranno ci andranno vicini —, così che dopo le elezioni gli eurocrati saranno talmente indeboliti che non potranno aggredirci.
Invece dalle urne del 26 maggio, a ben vedere, il polimorfo blocco europeista ne è uscito rafforzato, tranne che in Regno Unito e in Italia.
Forte di questo risultato, l'oligarchia eurocratica accetterà di concedere all'Italia ulteriore "flessibilità"? C'è chi pensa di sì, viste le conseguenze destabilizzanti che uno scontro frontale con l'Italia potrebbe avere sulla tenuta dell'Unione.
Siamo in quella situazione paradossale in cui i due sfidanti non vorrebbero colpirsi mortalmente ma si vedono costretti a farlo; quella situazione in cui il gioco con le sue regole finisce per prevalere sui desiderata dei giocatori.
Per dirla più semplice: nessuno dei due sfidanti, giunti a questo punto, può perdere la faccia.
Per cui riteniamo più probabile che un accordo di compromesso non lo si trovi. Vedremo presto se ci sbagliamo. E se ci sbagliamo vorrà dire che il governo giallo-verde — con la Legge di bilancio sullo sfondo — varerà a passo di corsa una manovra correttiva, la sola mossa che potrebbe giustificare un passo indietro della Commissione.
Per il momento, altro che passo indietro! Commissione e Consiglio hanno preso a pesci in faccia Conte e per suo tramite Salvini e Di Maio: hanno irriso alla lunga lettera con cui il governo italiano ha risposto alla missiva di Bruxelles neanche prendendo in considerazione le cifre e le stime su deficit e debito avanzate da Roma.
Così adesso la palla (anzi la bomba) ritorna nel campo del governo giallo-verde.
Col che i fragili e incerti equilibri interni al governo potrebbero saltare.
Tria si dimetterà? E che farà Conte in questo caso? Aprirà formalmente la crisi?
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1 commento:
Salvini ha dichiarato oggi che la manovra per 2020 andrà fatta già in estate. Proverà così a salvare la faccia (capra e cavoli) incorporando la "manovra correttiva" nel prossimo DEF. Vedremo. Lo spettro di Tsipras si aggira per l'Italia! Se perdete anche questa scommessa, non è che poi vi inventate un'altra delle vostre "svolte" storiche!?
PaBi
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