Ilya Glazunov, La Russia eterna, 1988 |
[ domenica 9 giugno 2019 ]
Nel mio precedente articolo dedicato al pontificato bergogliano, ritenevo che si dovesse identificare la strategia del Pontefice, oltre i fuochi fatui apocalittici, in un solido machiavellismo tutto politicistico di “nera” scuola gesuitica. Un grande machiavellismo, degno di analisi e osservazione, da cui imparare prima di accettare o condannare.
Non condivido la maggior parte dei commenti ricevuti, secondo i quali questo grande politico, che è comunque sintesi mediatrice della logica da curia, in un momento storico eccezionale, che sarà comunque, in qualsiasi senso, di trapasso, si possa ridurre al “papa di Soros” o al papa eretico e blasfemo.
Mi ero anche soffermato, en passant, sull’azione “ideologica” di Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, laureato in filosofia e specializzato in teologia, autore dell’importante saggio (Marsilio 2018): “Il nuovo mondo di Francesco. Come il Vaticano sta cambiando la politica globale”. Scrivevo in definitiva che la presente tattica di fondo, in questa epoca di trapasso, fosse quella di accompagnare, da parte dell’ideologia “nera” machiavellica e neo-gesuitica, la strategia fondamentale dell’imperialismo d’Occidente:
ovvero la Russofobia. La solita secolare marcia verso Est, declinata in modo differente e asimettrica, ma forse nemmeno troppo, alla luce dello scisma ucraino e della guerra contro i russofoni in Ucraina.
A Spadaro, grande politico come il suo maestro, naturalmente non interessa in realtà nulla di Dughin. Spadaro sa bene che Dughin non è il Rasputin di Putin, così come sa altrettanto bene che Putin non è un eurasiatista o almeno non lo è nel senso dughinista. Basta leggere una volta “La Civiltà cattolica” per rendersi ben conto di un livello qualitativo politico e geopolitico pure superiore a quello di riviste di intelligence del settore. Il punto è qui un altro. La strategia politica e ideologica neo-gesuitica sta fallendo in quanto Francesco, fedele tutto sommato al tradizionale approccio pragmatico pacelliano, ben al di là del falso cliché messo in giro basato sul presunto papa apocalittico e rivoluzionario, ha sposato su tutta la linea, oltre gli infingimenti, la linea franco-tedesca. Lo ha fatto tatticamente, è vero, ma si trova di fatto sullo stesso fronte. La linea neo-gesuitica, ne sono convinto, è propriamente euromediterranea: la storica dichiarazione su “pace, libertà, diritti delle donne” nel documento firmato da Francesco e Al–Tayyib (febbraio 2019), dà comunque l’idea del modello di civilizzazione neo-gesuitico a cui aspira il clan elitario Bergoglio-Spadaro. L’Islam occidentalizzato, addomesticato, inglobato nel disegno pseudoumanitario e pseudoliberal neo-gesuita è il sogno strategico del clan imperialista nero. Questo sta a indicare il logo del viaggio bergogliano nel Marocco arabofobo, tradizionalmente filosionista e filoatlantico: la Croce sulla mezzaluna.
Non si tratta certamente, infatti, di una linea mediterranea pura ed antioccidentale, antisionista, filoaraba, come fu la linea geopolitica prima fascista, poi, seppur in termini più soft, in sostanziale continuità con la stessa, fanfaniana e socialista craxiana; ma non è nemmeno la linea europeistica ortodossa euroatlantista (De Gasperi, Einaudi, Prodi) o “kerneuropeista” (Monti, Bonino). La lettura tattica del fondamentale nodo bergogliano di civiltà, quello dei migranti, è oggettivamente diversa da quella che ne danno ordoliberisti e neo-gollisti francesi alla Macron, per i quali i migranti sono poco altro che carne da macello del capitalismo casinò europeista.
Ciò non toglie però che i rappresentanti politici immediati del partito nero imperialista gesuita, se proprio vogliamo vederli, sono certamente Merkel-Macron. Come è tuttora Matteo Renzi, in Italia. Nelle premesse originarie dell’universalismo dell’elite gesuita del clan Bergoglio-Spadaro vi era proprio l’analisi geopolitica fondata sulla contesa tra il tradizionale “clero occidentalizzato” e una Terza Chiesa militante fra Nord e Sud del mondo. La formazione geopolitica di tale clan rimanda infatti alla filosofa A. Podetti, ermeneuta dell’hegelismo, certa di una missione speciale globale latino-americana ed a Alberto Methol Ferrè. Bergoglio recuperò, immediatamente, (24 novembre 2013) il concetto di milizia politica: “La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, poiché cerca il bene comune”. Si sbaglierebbe qualora si sottovalutasse l’universo culturale dell’hegeliano Bergoglio, figlio esplicito della visione del mondo di Gaston Fessard, ma nonostante questo il pontificato gesuita si sta distinguendo certamente per la centralità assoluta assegnata, appunto, all’elemento tattico politico. Nella contesa globale in atto, il partito di Spadaro ha scelto perciò di sposare su tutta la linea la causa del subimperialismo franco-tedesco. Desta ancora rammarico, e profonda tristezza, l’assordante silenzio bergogliano sul dramma del numero incalcolabile di bambini “ortodossi” greci uccisi o mutilati dalla politica austeritaria del grande nazionalismo sciovinista franco-tedesco, come sul fatto che Atene sia stata definita la città delle siringhe e dei bambini abbandonati. Tale azione è in continuità con la posizione euroatlantista di Giovanni Paolo II di assoluto sostegno all’aggressione
imperialista al popolo serbo. Popolo “ortodosso”, non a caso. Arriva ora l’attacco di Spadaro a Dughin. Non è solo l’attacco di un europeista ma è l’attacco politico e teologico di un russofobo. La furiosa russofobia militante dell’imperialismo nero-gesuita ha di mira proprio questa ortodossia politico-religiosa che Dughin, prendendo le distanze dal tradizionalismo evoliano delle destre radicali occidentali, qui ben riassume:
«Evola tende a identificare la tradizione cristiana con la tradizione giudeo-cristiana cosa che è esatta solo in parte e storicamente si applica soprattutto all’origine e alla particolarità della tradizione propriamente cattolica, tanto che la Chiesa orientale (o le Chiese Orientali) deve essere qualificata elleno-cristianesimo. (Un’analisi eccellente di questa differenza fondamentale si trova tra gli autori russi come Nikolaev “V poiskah sa Bojestvom”, V.Lossky “Theologie mystique” et plus recemment chez les auteurs francais Jean Bies “Voyage au monte Athos” et Michel Fromaget “Corps, ame, esprit”). La tradizione della devozione passiva, della ricerca della salvezza individuale, l’egalitarismo postumo, etc., non caratterizzano l’essenza della Tradizione Cristiana contrariamente alle affermazioni di pagani occidentali... Agli occhi dei cristiani orientali questo aspetto della critica di Evola non solo non è accettabile, ma resta poco comprensibile, perché i motivi propriamente giudeo-cristiani sono assai marginali nell’Ortodossia. La Chiesa bizantina e dopo la sua caduta la Chiesa russa hanno ereditato la parte più sublime della tradizione ellenica incorporandola nell’insieme armonico della Rivelazione evangelica. Nella Chiesa orientale gli apostoli “gnostici” e controgiudaici sono particolarmente venerati – si tratta di S.Paolo, di Giovanni apostolo, di Andrea (patrono della Chiesa russa), etc. Al contrario, S.Pietro o S.Giacomo (i poli giudeo-cristiani del cristianesimo delle origini) hanno dei ruoli secondari. Lo spirito della Chiesa orientale resta molto caratterizzato dal marcionismo o monofisismo implicito [1]. Il Cristo qui è soprattutto Pantakrator e lo Zar, il Dio della Seconda Venuta terribile e onnipotente. E' anche lo spirito aristocratico e ascetico attivo ed eroico. Il punto culminante dell’affermazione cosciente di questa natura della Chiesa orientale era la santificazione di S.Gregorio di Palama, l’eminente esoterista cristiano la cui dottrina esicastica della Luce Increata e della deificazione ha scandalizzato tanto i cattolici che il settore filocattolico dell’Ortodossia. Questo stesso esicasmo è proprio alla maggioranza dei santi russi — S.Serge di Radohej, S.Nil Sorsky etc, fino agli artisti delle icone — Andrei Rubliev recentemente canonizzato come santo dal concilio della Chiesa Ortodossa russa».Come sostengono perciò le più nutrite e militanti correnti dell’ortodossia russa, cattolicesimo e cristianesimo “orientale” esprimono, teologicamente, liturgicamente, politicamente, due modalità di ortoprassi non omogenee e per molti versi anche antitetiche. I gesuiti sono, pare ormai chiaro, occidentalisti a tutti gli effetti e intruppati, pur con un loro disegno autonomo, nel partito della UE. Gli ortodossi, oggi più che mai, sono impegnati nel difendere la “santa Russia” dall’ennesima aggressione occidentale in corso, come ha detto Putin il 7 giugno alla presenza dello statista cinese Xi Jinping.
L’elite gesuita di Spadaro-Bergoglio, oltre la maschera ad uso del gregge ben addomesticato, esprime una tendenza strategica assolutamente conservatrice ed occidentalista di continuità con il pragmatismo euroatlantista sia montiniano sia di Giovanni Paolo II. Se Bergoglio fosse stato veramente un rivoluzionario e antimperialista, come Spadaro e i suoi vogliono farci credere, lo ricorderemmo oggi come ricordiamo Giovanni Paolo I (1912-1978).
NOTE
[1] Al di là del discutibile accostamento tra il dualismo marcionita e il monofisismo —probabilmente Dughin vuole sottolineare come comune l'idea della rottura radicale tra Antico e Nuovo testamento —, la teologia mistica e esicastica russa non è affatto di radice gnostica e marcionita bensì Dionisiana (Dionigi l'Aeropagita). Di conseguenza il Patriarcato di Mosca non privilegia la sostanza divina del Cristo su quella umana, ma ritiene vi sia una perfetta omogeneità tra sostanza divina cosmica e sostanza umana pura nel "Redentore": consustanzazione come è nel Credo Niceano (325 d.c.).
NOTE
[1] Al di là del discutibile accostamento tra il dualismo marcionita e il monofisismo —probabilmente Dughin vuole sottolineare come comune l'idea della rottura radicale tra Antico e Nuovo testamento —, la teologia mistica e esicastica russa non è affatto di radice gnostica e marcionita bensì Dionisiana (Dionigi l'Aeropagita). Di conseguenza il Patriarcato di Mosca non privilegia la sostanza divina del Cristo su quella umana, ma ritiene vi sia una perfetta omogeneità tra sostanza divina cosmica e sostanza umana pura nel "Redentore": consustanzazione come è nel Credo Niceano (325 d.c.).
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1 commento:
Una proposta ai 100 mila e più lettori di sollevazione e ai tanti commentatori.
Sollevazione e P101 dicono da tempo di sostenere in maniera critica questo governo e a ragione, perché piaccia o non piaccia, per quanto con tantissimi limiti, ha invertito la tendenza austeritaria degli ultimi anni che è ciò che gli italiani vogliono; dicono anche di voler stare nel campo populista e di volerne costituire la terza gamba e hanno ben individuato nell’Unione europea e nell’euro il nemico principale.
Vedo più di 100 mila lettori di questo blog, vedo tantissimi commentatori, assieme siamo una forza.
A europee svoltesi, i rapporti di forza dentro il governo si sono invertiti, l’Europa sta mandando un attacco frontale e il rischio che il governo capitoli, esiste.
Chiedo a tutti i lettori di sollevazione e ai commentatori che sentono l’urgenza del momento, di uscire fuori dal blog, di incontrarci in assemblea e trovare il modo di incalzare questo governo sul serio.
Contiamoci.
Effettivamente stando ai numeri di lettori, non siamo 4 gatti.
Se tutti facessimo una donazione di 10€, entro un mese potremmo chiedere a sollevazione di affittare una sala a Roma, conoscerci de visu e avviare un percorso condiviso per la nascita di un soggetto politico all’altezza della situazione nuova creatasi, un soggetto che sia l’espressione di quella che sollevazione e P101 chiamano “sinistra patriottica”, che proprio nei tantissimi rivoli dell’attuale sinistra, non verrà mai fuori.
Organizziamoci noi!
E’ una proposta assurda, o ce lo chiede il momento importantissimo verso cui stiamo andando incontro?
Il Paese che ha fatto la Resistenza vuole arrendersi senza combattere? Continuando a fare il lettore passivo o il commentatore seriale virtuale?
Lettori di Sollevazione, uniamoci.
Se siete d’accordo, commentate e proponete.
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