[ 23 aprile 2018 ]
Ci sono voluti trenta morti tra i manifestanti (quasi tutti a causa del piombo della polizia), centinaia di feriti, un migliaio di arresti, per obbligare Daniel Ortega, lo Tsipras dei Caraibi, a ritirare la cosiddetta "riforma" delle pensioni, in poche parole un taglio del 5%. Non molto penserete; molto, invece, se si considera che il Nicaragua governato da sandinisti è forse il paese più povero dell'America Latina.
Perché mai il governo ha varato questa crudele misura antipopolare?
Semplice, per rispettare il famigerato pareggio di bilancio — chiesto e imposto dai creditori del Nicaragua: Banca mondiale e Fmi — e onorare il debito.
Fa specie che un governo erede della rivoluzione sandinista del 1979 sia diventato un agente, per la precisione uno strozzino, per nome per conto della finanza predatoria globale. Ed è sintomatico, per capire quanto questo regime sia degenerato, che Ortega, mentre il Paese era in fiamme, abbia dichiarato che al tavolo del negoziato avrebbe accettato solo una delegazione della locale confindustria, escludendo i pensionati, gli studenti, i comitati popolari sorti come funghi in ogni angolo del Nicaragua. Un gesto che ha radicalizzato la legittima protesta sociale.
Per capire la natura sociale della sollevazione popolare si tenga conto quanto segnala EL PAIS, che la rivolta è forte proprio in quelle che sono considerate la roccaforti del FSLN. Il segno del tracollo del regime di Ortega.
La cosa non ci stupisce.
Scrivevamo l'agosto dell'anno scorso:
«Le smielate al governo di Ortega, ospitante la riunione del Foro di San Paolo, con una spruzzata di ricordo di Sandino, vorrebbero nascondere la realtà del governo dittatoriale del duo Daniel Ortega (presidente marito) e Rosaria Murillo (vice-presidente consorte) [i due nella foto sopra]. Uno dei governi più equivoci in questo momento in America Latina, con i piedi su tre staffe (i “sandinisti” addomesticati, gli Stati Uniti, la chiesa rabbonita con la proibizione dell’aborto). Anche qui un piccolo consiglio di lettura».
Non è quindi solo per pensioni dignitose che i cittadini nicaraguensi sono scesi per le strade. La "riforma" è stata infatti la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Da anni serpeggiava un profondo malessere: contro la corruzione e l'autoritarismo di un regime ossificato e nepotistico— in Italia diremmo "mafioso".
Anche il Nicaragua conferma dunque quella che possiamo considerare una legge della storia: non basta la miseria generalizzata a scatenare l'incendio sociale. Devono entrare in gioco altri fattori, politici e morali, tra i quali un disprezzo generale per chi comanda, per il regime. Deve esserci la sensazione che il regime, oltre che odioso, è debole, che quindi un cambiamento radicale non è solo necessario ma possibile.
8 commenti:
Lo scorso anno commentai la descrizione esaltante del Foro di San Paolo (l'élite "progressista" latino-americana) fatta da un ns. connazionale entrato nel suo aristocratico giro. Cosa è il Nicaragua di Ortega lo si sa da qualche anno ma come scriveva Maurizio Chierici, un dei POCHISSIMI giornalisti italiani che scrive di America Latina sapendo quello di cui parla,alla sinistra italiana (quella radicale in primis) le notizie vere dall'A.L.giungono con qualche anno di ritardo. Che al Foro di San Paolo nessuno sapesse quale era la realtà in questo paese non è pensabile. Perché allora fu scelta Managua come sede del Forum? Misteri della sinistra, direbbe J.C.Michéa (che ha scritto un libro con questo titolo, ovviamente snobbato a sinistra, appunto).
La versione giustificativa è la solita, bevibile per molti gusti: manifestazioni fomentate dagli Stati Uniti i quali, si sa, hanno una lunga esperienza. Ma in certi casi è la sinistra stessa a togliergli le castagna dal fuoco.
Aldo Zanchetta
"Anche il Nicaragua conferma dunque quella che possiamo considerare una legge della storia: non basta la miseria generalizzata a scatenare l'incendio sociale. Devono entrare in gioco altri fattori, politici e morali, tra i quali un disprezzo generale per chi comanda, per il regime. Deve esserci la sensazione che il regime, oltre che odioso, è debole, che quindi un cambiamento radicale non è solo necessario ma possibile".
Ma soprattutto che pretendere un cambiamento radicale senza essere disposti a combattere lotte durissime e a sopportare grandissimi sacrifici é come volere la botte piena e la moglie ubriaca: come disse qualcuno: "la violenza é la levatrice della storia" (e aggiungerei che i parti della storia sono spesso assai distocici).
Giulio Boanli
Giusto una curiosità. Siamo proprio sicuri che questo non c'entri nulla?
"Nel 2010 il Nicaragua ha firmato un contratto con due imprese coreane, Dongmyeong Engineering & Architecture Consultants (DMEC) e Ox Investment, per costruire un porto con i relativi edifici a Monkey Point sulla costa caraibica.
[..]
Nel maggio del 2017, i lavori non erano ancora iniziati ed erano stati espressi dubbi sul suo finanziamento.[38] Infine, nel febbraio del 2018, fu annunciato l'annullamento del progetto."
Specialmente ora che comincia il disgelo fra le due Coree e cresce l'influenza della Cina. A me qualche dubbio viene.
Se quello che viene espresso é il pensiero della redazione vuol dire che siete solo dei poveri idioti che vedono la sollevazione popolare dietro gli incendi e le violenze esercitate da provocatori al soldo di ong sorosiane e americane. Addirittura citate "el pais" per avvalorare la vs tesi sulla natura sociale della sollevazione popolare. "La Repubblica" spagnola sostenitrice delle politiche iperliberiste sempre pronta a sostenere i regimi più reazionari (vedi Argentina e Brasile ad es.) è il riferimento di questo articolaccio. Sarebbe stato opportuno informarsi meglio e prendere in considerazione altre fonti e domandarsi come mai da parte dei media mainstream si dà così tanto rilievo a questi avvenimenti.
Vincenzo
e che palle!
Un governo di traditori per obbedire ai dettami liberisti del FMI e della Banca mondiale taglia le pensioni alla povera gente (ovvero sacrifica la sua sovranità nazionale). La povera gente scende per le strade e viene ammazzata... e qui si tira in ballo... il disgelo tra le due coree...!!!!!!!!! per insinuare il dubbio che i nicaraguensi siano tutti manovrati dalla CIA...
ma per favore!!!!!!
Alle tesi del complotto mettiamoci un limite, che se non finisce che ogni volta che chi sta sotto si ribella fa il gioco del nemico.
Sono quello delle 16.54
Possiamo mettere un limite a tutto quello che vuoi, ma solo su basi razionali e non emotive. Che ci siano tentativi cinesi e coreane di intavolare rapporti col Nicaragua è un fatto. Che agli USA questa cosa non piaccia mi pare scontato.
E' legittimo escludere a priori che questa cosa giochi un suo ruolo nella politica interna del paese?
Ti invito anche a considerare che magari un giorno potrebbe (il condizionale è d'obbligo) arrivare il tubo del gas russo qui in Puglia, secondo te cosa accade?
Seguo con difficoltà questo dialogo con cose dette a metà, informazioni smozzicate e infine il solito uso di offese che sembrano l’arma decisiva per decidere chi ha ragione.
Mi pare evidente che in America Latina sia in atto un duro scontro fra Stati Uniti e Cina, che dal piano commerciale sfocia inevitabilmente su quello politico, e la politica oggi si fa in molti modi (del resto anche ieri, ma i modi più contundenti variano nel tempo: le rivoluzioni colorate ne sono uno). E questo scontro coinvolge molti paesi, dal Venezuela all’Ecuador, paese che liberatosi (un tempo) dal FMI, oggi si sta facendo strangolare dal debito con la Cina. E ovviamente anche il Nicaragua.
Qui infatti esiste uno dei principali motivi di scontro: la costruzione, finanziata dalla Cina, di un canale inter-oceanico alternativo a quello di Panama, cosa che gli Stati Uniti ovviamente non tollerano. Cosa ben più seria del porto dei “coreani”, del resto a questo legato.Altro che "tentare di creare rapporti", o sbaglio?
Detto questo, l’altro discorso da fare, dal Venezuela al Nicaragua, riguarda le politiche interne di certi governi di “sinistra”, la loro evoluzione verso forme di caudillismo con contorno abbondante di cooptazione e corruzione mentre il paese si impoverisce, che preparano il terreno favorevole a chi si vuole inserire per destabilizzare.
Chi segue regolarmente la situazione nicaraguense da tempo (non sembra il caso della maggioranza degli intervenuti, stando a quel che scrivono) si interroga sulla figura e sulle politiche di Ortega. E qui il discorso si farebbe lungo. Un piccolo dettaglio: nessuna perplessità su un paese che vede alla presidenza una persona e alla vice-presidenza la sua consorte?
Mi fermo qui (per ora).
Aldo Zanchetta
Nel link a wikipedia che ho postato nel mio commento del 24 aprile 2018 16:54, anche se si apre al punto delle relazioni con la Corea, si parla proprio di questo. La pagina si chiama appunto "Canale del Nicaragua", chiunque può cliccarci e leggerlo. La frase "tentare di creare relazioni" è solo una sintesi. Dovevo forse copincollare tutta la pagina di wikipedia?
In Italia anche Craxi, che era un alfiere del socialismo liberale e che ora capiamo bene cosa sia, fu abbattuto con la solita motivazione della corruzione insieme a tutta una classe politica nonostante essi fossero di provata fedeltà atlantica. Quello che ne è seguito è stato anche peggiore di ciò che c'era anche in termini di subalternità agli USA.
In Romania anche Ceausescu fu obbligato a ripagare il debito contratto affamando il suo popolo, poi fu abbattuto con la solita rivoluzione colorata instaurando governi ad ancora maggiore fedeltà atlantica.
Quanto a reclutar parenti lo hanno fatto anche Castro e Kim Il Sung. Non mi pare che sia questa la questione centrale discriminante.
Al netto del fatto che vi siano delle sofferenze patite dal popolo comprendere cosa vi sia dietro i vari sommovimenti è la cosa fondamentale. Distinguere le sollevazioni dalle rivoluzioni colorate è fondamentale.
Io ovviamente non conosco la situazione in sudamerica, ma questo è un motivo per guardare con diffidenza i facili entusiasmi.
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