[ 30 aprile 2018 ]
Sul sito La città futura è appena apparso un articolo di critica alla Dichiarazione congiunta tra il Bloco de Esquerda portoghese, France Insoumise di Mélenchon e gli spagnoli di Podemos — ne davamo notizia il 18 aprile. In Italia quella dichiarazione è stata subito fatta propria da Potere al Popolo.
Sul sito La città futura è appena apparso un articolo di critica alla Dichiarazione congiunta tra il Bloco de Esquerda portoghese, France Insoumise di Mélenchon e gli spagnoli di Podemos — ne davamo notizia il 18 aprile. In Italia quella dichiarazione è stata subito fatta propria da Potere al Popolo.
Pubblichiamo la prima parte dell'articolo da la Città Futura, ampiamente condivisibile...
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«Anche se nelle elezioni per il parlamento europeo non è possibile presentare liste transnazionali, in questa direzione si muove esplicitamente dal 2016 DiEM25, ovvero Il Movimento per la democrazia in Europa 2025, lanciato dall’ex ministro delle finanze greco Varoufakis, cui hanno aderito De Magistris e il movimento Generation S, lanciato dall’ex leader del partito socialista francese Hamon.
A tale iniziativa hanno tentato di rispondere il 12 aprile il Bloco de Esquerda portoghese, France Insoumise di Mélenchon e gli spagnoli di Podemos lanciando a loro volta, anche in funzione delle elezioni europee previste per il prossimo anno un “movimento comune”. Come base programmatica le tre organizzazioni hanno steso una dichiarazione firmata a Lisbona.
Tale intento unitario è importante in particolare per France Insoumise e Podemos che non fanno parte del Partito della sinistra europea. D’altra parte il coordinamento a livello europeo di queste due forze risulta piuttosto complicato, dal momento che mentre Podemos mira a rappresentare una “alternativa democratica, popolare e in favore dei diritti umani e della sovranità popolare”, ma tutta interna al processo di unificazione europea, France Insoumise mira ad una “uscita concertata dai trattati europei” con il fine di rinegoziare nuove “regole”, ma al contempo, in caso di mancato successo di questo piano A, ha previsto un “piano B”, ossia la “uscita della Francia dai trattati europei”.
Dal momento che Podemos non intende prendere in considerazione il “piano B”, questo tratto caratteristico della politica europea della formazione di Mélenchon è stato omesso dalla dichiarazione di Lisbona. In tal modo, però, quel delicato equilibrio che era stato individuato affiancando al “piano A” un “piano B”, che aveva permesso una convivenza pacifica anche in Italia a formazioni della sinistra radicale “filo-europee” e “anti-europee” appare compromesso, dall’esigenza di France Insoumise di non farsi richiudere in un ambito sovranista dinanzi alla prospettiva paneuropea di Generation S.
In tal modo si sono venuti a costituire due movimenti delle forze della sinistra europea le cui prospettive rischiano di apparire, ai non addetti ai lavori, analoghe, tanto che persino Sinistra Italiana, volendo schierarsi a sinistra dei socialisti europei, guarda con interesse a entrambi i progetti. Inoltre non prevedendo nemmeno come piano di riserva la possibilità di una rottura con l’Unione europea si rischia di lasciare ulteriore spazio alle forze populiste che accrescono i loro consensi dal momento che le classi popolari sentono sempre più sulla loro pelle il peso delle politiche di austerità imposte dall’Ue e avvertono come utopistico il progetto di una sua democratizzazione. Infine l’abbandono del precario equilibrio rappresentato dalla posizione di Mélenchon, potrebbe produrre più che una necessaria ricomposizione in vista delle prossime elezioni europee delle forze antagoniste al capitalismo, un’ulteriore frammentazione fra “sovranisti” ed “europeisti”.
Quest’ultimo rischio pare per il momento scongiurato per quanto concerne Potere al popolo! (PaP). Appena tre giorni dopo la dichiarazione di Lisbona, era possibile leggere in evidenza sul sito di Pap: “la nostra adesione all’appello di Podemos, France Insoumise e Bloco De Esquerda”.
La questione, che sorgerebbe immediatamente in chi non conosca la complessa logica da inter-gruppi che presiede alle decisioni in PaP, è quale popolo abbia avuto la possibilità di riunirsi e deliberare in tre giorni questa adesione senza riserve a: “un appello importantissimo, proposto da tre delle forze popolari e di alternativa più grandi d’Europa, a cui non possiamo sottrarci”. Il non addetto ai lavori, a questo punto, dubiterebbe che una presa di posizione su una questione così importante e spinosa sia stata presa secondo lo spirito di una formazione che si autodefinisce Potere al popolo!, ossia che attraverso un ampio dibattito democratico che abbia coinvolto il popolo di PaP e in cui un’ampia maggioranza si sia espressa a favore dell’adesione incondizionata. Tanto più che nello stesso post si tiene a rimarcare nuovamente che “Potere al popolo! è nata per restituire la sovranità democratica al popolo, alla maggioranza”.
Presumibilmente si sarà deciso di aderire immediatamente e senza riserve per la necessità di mantenere buoni rapporti con quelle forze della sinistra europea che, come Podemos e France Insoumise, hanno riconosciuto PaP come un importante referente della sinistra radicale italiana. Inoltre si sarà scelto di non aprire un’ampia e democratica discussione che coinvolgesse la base per non mettere in difficoltà la complessa logica di inter-gruppi, con posizioni su diverse questioni cardine discordanti, che ha sinora ha diretto Pap. Per questo nell’adesione all’appello si è scelto di evidenziare gli aspetti più avanzati della dichiarazione, piuttosto che ragionare sugli elementi deboli e/o problematici. Anzi si è inserito un necessario: “Dobbiamo rompere i trattati militari che ci vincolano ad una follia guerrafondaia che non condividiamo” di cui purtroppo non c’è traccia nell’appello.
Del resto anche questo giornale nel numero precedente ha fatto una scelta analoga, ossia di tradurre subito la dichiarazione sottolineandone in modo volutamente unilaterale gli aspetti più avanzati. Adesso, però, ci pare giunto il momento di approfondire la riflessione ed evitare che le contraddizioni reali ora messe a tacere non riesplodano in maniera deflagrante nel momento in cui ci si troverà a definire la linea per le elezioni europee. Perciò, altrettanto unilateralmente, ci concentreremo sugli aspetti contraddittori».
(continua QUI)
1 commento:
A forza di limare, di smussare, aspettare, non avere posizioni chiare, rimarrà qualcosa di Potere al Popolo?
Credo che l'unica via è costruire qualcosa direttamente cercando militanti e trovare altri gruppi che condividono almeno il 90% delle questioni e delle soluzioni, altrimenti non si riesce a far niente.
Ho visto che quelli di Senso Comune si stanno muovendo.
Avete pensato anche a loro?
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