[ 16 aprile 2018 ]
L'annunciato attacco missilistico sulla Siria è dunque arrivato. Si tratta di un'azione aggressiva contraria ad ogni norma del diritto internazionale. Priva di un mandato dell'Onu, avvenuta prima di ogni verifica internazionale sull'accusa dell'uso di armi chimiche da parte dell'esercito siriano. Un'accusa che, stavolta ben più dei casi precedenti, appare del tutto infondata. Un pretesto per mettere in atto la successiva "rappresaglia".
La banditesca azione di stanotte non sposterà però di un millimetro la situazione sul campo in Siria. E' evidente come i colloqui riservati tra Stati Uniti e Russia (avvertita per tempo delle modalità dell'attacco) abbiano alla fine condotto ad un'azione più simbolica che sostanziale. La ripetizione di quella dell'aprile 2017, quando 59 missili Tomahawk vennero lanciati sulla base di Al Shayrat senza fare grandi danni.
Questa volta le fonti americane parlano di un centinaio di missili lanciati da unità navali nel Mediterraneo, mentre la Siria ne indica un numero assai minore: una trentina, di cui 13 abbattuti o deviati dalla contraerea. Quel che è certo è che l'attacco è stato condotto simultaneamente da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Come dire, le vecchie potenze coloniali insieme alla superpotenza imperialista di oggi.
Una Santa Alleanza che non vuol mollare la presa non solo sulla Siria, ma sull'intero Medio Oriente. E che usa attacchi di questo tipo per mostrare la sua determinazione, la sua volontà di avere l'ultima parola sul riassetto complessivo dell'intera area, da tanti anni sconvolta da quella che abbiamo definito più volte come una sorta di moderna Guerra dei trent'anni.
In Siria, in particolare, sia gli Stati Uniti, che la Francia e la Gran Bretagna, sembrano attualmente ai margini dei giochi politico-diplomatici che provano a ridisegnare il futuro di questo martoriato Paese. Altri sono i protagonisti: la Russia, l'Iran e la Turchia in primo luogo. E' nel tentativo di ribaltare questa situazione che si spiega il rinnovato attivismo militare delle potenze occidentali.
Un attivismo però condizionato dalle innumerevoli contraddizioni che percorrono l'establishment americano nell'era Trump. Basti pensare che si è passati in pochi giorni dall'annuncio presidenziale (su twitter!) di autentici sfracelli, ad un'azione certo gravissima ma nei fatti limitata (e, secondo l'annuncio del segretario alla difesa James Mattis, già conclusa). Come dire che l'ultima parola sulle modalità e gli obiettivi dell'attacco di stanotte l'ha detta il Pentagono e non la Casa Bianca.
Questo non significa però che quanto accaduto debba essere sottovalutato. L'arroganza mostrata dagli imperialisti non è fine a se stessa. Gli americani, in particolare, hanno voluto ribadire di essere ancora i padroni del mondo. Gli unici che possono fare quel che vogliono in ogni angolo del pianeta senza pagare alcuna conseguenza. Ed è grave che gli aggressori siano tre membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Due cose vanno dette, infine, sull'ipocrisia ed il doppiopesismo della propaganda utilizzata per giustificare l'attacco di stanotte e sulla gravità della posizione tenuta dall'indecente governo Gentiloni.
Mentre si è cercato di vendere la bufala dell'attacco chimico, una "verità" contestata dal personale Onu presente in Siria e messa in dubbio perfino su organi di stampa sempre allineati con Washington, la propaganda occidentale ha invece chiuso gli occhi sulla strage di civili compiuta in precedenza dalle truppe del regime per sbaragliare i gruppi ribelli che ancora resistevano a Ghouta. Insomma, se si tratta di sconfiggere le diverse forze islamiste, Assad faccia pure; ma ogni tanto, con il pretesto delle armi chimiche, i nostri missili son lì a ricordarvi chi è il padrone del mondo... Uno schifoso doppiopesismo che si commenta da solo.
In ultimo, Gentiloni. Il suo atteggiamento è stato semplicemente disgustoso. Capo di un governo che non ha più una maggioranza, membro di un partito che è rimasto sostanzialmente l'unico a difendere a testa bassa una posizione atlantista e filo-americana senza sé e senza ma, Gentiloni ha dato via libera al pieno utilizzo delle basi americane e Nato in Italia.
L'annunciato attacco missilistico sulla Siria è dunque arrivato. Si tratta di un'azione aggressiva contraria ad ogni norma del diritto internazionale. Priva di un mandato dell'Onu, avvenuta prima di ogni verifica internazionale sull'accusa dell'uso di armi chimiche da parte dell'esercito siriano. Un'accusa che, stavolta ben più dei casi precedenti, appare del tutto infondata. Un pretesto per mettere in atto la successiva "rappresaglia".
La banditesca azione di stanotte non sposterà però di un millimetro la situazione sul campo in Siria. E' evidente come i colloqui riservati tra Stati Uniti e Russia (avvertita per tempo delle modalità dell'attacco) abbiano alla fine condotto ad un'azione più simbolica che sostanziale. La ripetizione di quella dell'aprile 2017, quando 59 missili Tomahawk vennero lanciati sulla base di Al Shayrat senza fare grandi danni.
Questa volta le fonti americane parlano di un centinaio di missili lanciati da unità navali nel Mediterraneo, mentre la Siria ne indica un numero assai minore: una trentina, di cui 13 abbattuti o deviati dalla contraerea. Quel che è certo è che l'attacco è stato condotto simultaneamente da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Come dire, le vecchie potenze coloniali insieme alla superpotenza imperialista di oggi.
Una Santa Alleanza che non vuol mollare la presa non solo sulla Siria, ma sull'intero Medio Oriente. E che usa attacchi di questo tipo per mostrare la sua determinazione, la sua volontà di avere l'ultima parola sul riassetto complessivo dell'intera area, da tanti anni sconvolta da quella che abbiamo definito più volte come una sorta di moderna Guerra dei trent'anni.
In Siria, in particolare, sia gli Stati Uniti, che la Francia e la Gran Bretagna, sembrano attualmente ai margini dei giochi politico-diplomatici che provano a ridisegnare il futuro di questo martoriato Paese. Altri sono i protagonisti: la Russia, l'Iran e la Turchia in primo luogo. E' nel tentativo di ribaltare questa situazione che si spiega il rinnovato attivismo militare delle potenze occidentali.
Un attivismo però condizionato dalle innumerevoli contraddizioni che percorrono l'establishment americano nell'era Trump. Basti pensare che si è passati in pochi giorni dall'annuncio presidenziale (su twitter!) di autentici sfracelli, ad un'azione certo gravissima ma nei fatti limitata (e, secondo l'annuncio del segretario alla difesa James Mattis, già conclusa). Come dire che l'ultima parola sulle modalità e gli obiettivi dell'attacco di stanotte l'ha detta il Pentagono e non la Casa Bianca.
Questo non significa però che quanto accaduto debba essere sottovalutato. L'arroganza mostrata dagli imperialisti non è fine a se stessa. Gli americani, in particolare, hanno voluto ribadire di essere ancora i padroni del mondo. Gli unici che possono fare quel che vogliono in ogni angolo del pianeta senza pagare alcuna conseguenza. Ed è grave che gli aggressori siano tre membri del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Due cose vanno dette, infine, sull'ipocrisia ed il doppiopesismo della propaganda utilizzata per giustificare l'attacco di stanotte e sulla gravità della posizione tenuta dall'indecente governo Gentiloni.
Mentre si è cercato di vendere la bufala dell'attacco chimico, una "verità" contestata dal personale Onu presente in Siria e messa in dubbio perfino su organi di stampa sempre allineati con Washington, la propaganda occidentale ha invece chiuso gli occhi sulla strage di civili compiuta in precedenza dalle truppe del regime per sbaragliare i gruppi ribelli che ancora resistevano a Ghouta. Insomma, se si tratta di sconfiggere le diverse forze islamiste, Assad faccia pure; ma ogni tanto, con il pretesto delle armi chimiche, i nostri missili son lì a ricordarvi chi è il padrone del mondo... Uno schifoso doppiopesismo che si commenta da solo.
In ultimo, Gentiloni. Il suo atteggiamento è stato semplicemente disgustoso. Capo di un governo che non ha più una maggioranza, membro di un partito che è rimasto sostanzialmente l'unico a difendere a testa bassa una posizione atlantista e filo-americana senza sé e senza ma, Gentiloni ha dato via libera al pieno utilizzo delle basi americane e Nato in Italia.
Una vergogna! Una ragione in più per accelerare la sua dipartita da Palazzo Chigi!
* Fonte: Campo Antimperialista
1 commento:
Guardiamo anche il ruolo dei camerieri europei, in particolare della Francia.
Qualche mese fa Macron comincia a diventare molto ruffiano nei confronti di Trump. E' una cosa improvvisa ed inattesa. Sembra quasi un cambiamento di campo, ma lo sembra solamente.
Passa un po' di tempo ed altre due cose avvengono quasi contestualmente: (1) Trump dichiara la sua intenzione di disimpegnarsi dalla Siria e (2) parte lo scandalo (montato) sul caso Skripal. Adesso con la solita motivazione delle armi chimiche viene rilanciato fra grandi sensazionalismi l'attivismo USA in Siria, Macron ovviamente sta in prima fila. Ed è notizia di oggi che Macron dichiara di aver convinto gli USA a restare in Siria e contestualmente Trump lo smentisce. Sembra pure tornato ad emergere il caso Comey.
Quali sono le ragioni dell'insidioso ed improvviso ruffianamento da parte di Macron verso Trump? Forse spingerlo verso la direzione voluta dal deep state agendo come il loro "poliziotto buono"? Del resto la Francia sembra avere grossi interessi in quell'area ed il bambolotto francese che l'oligarchia ha costruito in occasione delle presidenziali non può certo restare a guardare.
Giovanni
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