[ 6 novembre ]
Mentre confermiamo la condanna all’offensiva della “Santa Alleanza” capeggiata dagli Stati Uniti per “liberare” Mosul, ci pare doveroso svolgere, contro l’indifferenza generale, ulteriori considerazioni.
Affermava Leone Trotsky nel 1938:
La prova provata è che essi, davanti all’attacco definitivo e su larga scala sulla metropoli di Mosul, fanno come le tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Come se nulla di tremendo stesse accadendo. Due pesi, molte misure. Molti sono caduti nella trappola ideologica dell’imperialismo americano e dei suoi sodali, accettando il paradigma meta-politico per cui lo Stato Islamico sarebbe “nemico dell’umanità”, e quindi legittimo che questa “umanità” metta da parte i suoi dissidi interni calandosi sulla testa l’elmetto per sventare il mortale pericolo, quindi portando a termine la sua guerra… “umanitaria”. Altri, facendo strame dei fatti e delle evidenze, di come è nata e si è sviluppata sia la guerra di resistenza irachena e poi la guerra civile in Siria, vogliono credere alla barzelletta (sorta in ambienti complottisti ultra-reazionari made in USA) che lo Stato Islamico sia una costola della Cia.
L’assedio in atto su Mosul — la vera Dabiq dello Stato islamico — è voluto e pilotato da una “santa alleanza” imperialista capeggiata a sua volta, ancora una volta, dal Pentagono, e di cui le milizie curde, quelle shiite e iraniane, costituiscono le truppe cammellate sul terreno.
Mentre confermiamo la condanna all’offensiva della “Santa Alleanza” capeggiata dagli Stati Uniti per “liberare” Mosul, ci pare doveroso svolgere, contro l’indifferenza generale, ulteriori considerazioni.
Affermava Leone Trotsky nel 1938:
«Quei “dirigenti” operai che vogliono attaccare il proletariato al carro della guerra dell’imperialismo che si copre con la maschera della “democrazia” sono oggi i peggiori nemici e traditori dei lavoratori. Dobbiamo insegnare gli operai a disprezzare e odiare gli agenti dell’imperialismo, perché questi avvelenano la coscienza dei lavoratori. (…)Ne abbiamo un esempio semplice ed evidente. In Brasile regna oggi un regime semifascista che qualunque rivoluzionario può solo odiare. Supponiamo, però che domani l’Inghilterra entri in conflitto militare con il Brasile. Da che parte si schiererà la classe operaia in questo conflitto? In tal caso, io personalmente, starei con il Brasile “fascista” contro la “democratica” Gran Bretagna. Perché? Perché non si tratterebbe di un conflitto tra democrazia e fascismo. Se l’Inghilterra vincesse si installerebbe un altro fascista a Rio de Janeiro che incatenerebbe doppiamente il Brasile. Se al contrario trionfasse il Brasile, la coscienza nazionale e democratica di questo paese condurrebbe al rovesciamento della dittatura di Vargas. Allo stesso tempo, la sconfitta dell’Inghilterra assesterebbe un colpo all’imperialismo britannico e darebbe impulso al movimento rivoluzionario del proletariato inglese. Bisogna proprio aver la testa vuota per ridurre gli antagonismi e i conflitti militari mondiali alla lotta tra fascismo e democrazia. Bisogna imparare a saper distinguere sotto tutte le loro maschere gli sfruttatori, gli schiavisti e i ladroni!»Siamo in tempi in cui non solo molti pacifisti ma pure sedicenti antimperialisti, persa la bussola a causa di viscerali simpatie per Putin e/o Assad, si ritrovano intruppati nello stesso campo mondiale anti-Stato Islamico, succubi se non proprio dell’islamofobia, della campagna di hitlerizzazione dello Stato Islamico.
La prova provata è che essi, davanti all’attacco definitivo e su larga scala sulla metropoli di Mosul, fanno come le tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Come se nulla di tremendo stesse accadendo. Due pesi, molte misure. Molti sono caduti nella trappola ideologica dell’imperialismo americano e dei suoi sodali, accettando il paradigma meta-politico per cui lo Stato Islamico sarebbe “nemico dell’umanità”, e quindi legittimo che questa “umanità” metta da parte i suoi dissidi interni calandosi sulla testa l’elmetto per sventare il mortale pericolo, quindi portando a termine la sua guerra… “umanitaria”. Altri, facendo strame dei fatti e delle evidenze, di come è nata e si è sviluppata sia la guerra di resistenza irachena e poi la guerra civile in Siria, vogliono credere alla barzelletta (sorta in ambienti complottisti ultra-reazionari made in USA) che lo Stato Islamico sia una costola della Cia.
L’assedio in atto su Mosul — la vera Dabiq dello Stato islamico — è voluto e pilotato da una “santa alleanza” imperialista capeggiata a sua volta, ancora una volta, dal Pentagono, e di cui le milizie curde, quelle shiite e iraniane, costituiscono le truppe cammellate sul terreno.
Ogni guerra imperiale ha bisogno di una narrazione ideologica per camuffarsi e nascondere le sue vere finalità: allora il pretesto era di combattere il fascismo, mutatis mutandis, oggi è la liberazione di Mosul dai “fascisti” dello Stato Islamico.
Come più volte abbiamo sottolineato non abbiamo alcuna simpatia per la causa takfira di al-Baghdadi, ma ciò non ci esime dallo sbugiardare le frottole della coalizione imperiale e dei i loro ascari locali.
E’ sotto gli occhi di tutti che, vista l’importanza strategica che la “Santa alleanza” da alla occupazione di Mosul, assieme alla soldataglia armata di tutto punto sostenuta, si sono mosse all’unisono le truppe salmodianti dei media di mezzo mondo. Mosul è sotto le bombe USA-NATO, martellata dalle artiglierie delle milizie curde, di quelle shiite nonché dalle divisioni blindate inviate da Baghdad — si possono solo immaginare le ferite inferte ai cittadini di Mosul —, ma la macchina imperialista di propaganda tace e ci fa solo vedere quattro disgraziati di sfollati che vengono presentati come i superstiti scampati, grazie ovviamente ai “liberatori”, alle “indicibili” persecuzioni dei combattenti al-Baghdadi, di cui non viene presentata alcuna evidenza. Il racconto mediatico sulle “atrocità” dei nuovi "nazisti islamici" viene arricchito ogni giorno di “sconvolgenti” dettagli: fosse comuni, fucilazioni in massa di chi scapperebbe, arruolamento di soldati bambini, schiavismo sessuale, presunte spie bruciate vive, ecc. Le fonti? Mai dichiarate né confermate, se non dagli uffici del Pentagono, o da centri di comando curdi e di Baghdad.
Noi stiamo ai fatti.
L’attacco in corso per strappare il controllo di Mosul è il secondo tentativo, ma su più ampia scala, dopo quello fallito del gennaio 2015. Allora, a sostenere gli ascari peshmerga curdi di Masoud Barzani, intervennero massicciamente le aviazioni nord-americana, inglese, canadese, giordana e marocchina. Chi avesse voluto già allora poteva informarsi riguardo, non solo al decisivo ruolo di comando e logistico degli americani, ma su quanti furono i raid aerei della coalizione.
La differenza con la prima offensiva è che oggi il blocco anti-Stato Islamico è molto più ampio: vede la partecipazione sul terreno, oltre a quella dell’esercito di Baghdad, quindi dell’esercito turco. Molto più numerose le milizie confessionali o etniche: si va da quelle shiite, a quelle cristiano-assire, da quelle yazide, a quelle curde filo-PKK (Alleanza del Sinjar), ad alcune tribù sunnite.
Tutta questa soldataglia mercenaria non andrebbe da nessuna parte se non fosse teleguidata dal Pentagono. Né si potrebbe anche solo pensare di espugnare Mosul se dall’aria non ci fosse l’appoggio determinante dell’aviazione imperialista. Rispetto alla prima offensiva si sono aggiunte l’aviazione francese, australiana e danese. Il tutto con il ruolo ausiliario dell’esercito italiano e, beninteso, con l’avallo della Russia putiniana che si considera, ed a ragione, sulla scia di Bisanzio e dell’ortodossia cattolica, il nemico più deciso e irriducibile del salafismo islamista combattente.
La “Santa alleanza” si fa forte del sostegno di alcuni capi tribù sunniti nell’offensiva su Mosul. Non è chiara quale sia l’effettiva consistenza di queste milizie sunnite. Gli americani hanno resuscitato la loro tattica sperimentata già in Iraq dal 2005 in poi, quando assoldarono e armarono circa 54mila giovani sunniti (il cosiddetto Awakening) per schiacciare la Resistenza in al-Anbar, caduta sotto il controllo di al-Qaeda in Mesopotamia, al tempo guidata da al-Zarkawi. I comandi americani non nascondono la loro preoccupazione che “liberare” Mosul sarà arduo compito, a meno che non accadano le auspicate diserzioni in massa tra le file dello Stato Islamico.
Ci sono ragioni per dubitare che questi mercenari sunniti siano molti. Ogni sunnita sa cosa è successo ai correligionari dopo la “liberazione” di Ramadi, Tikrit e Falluja. Una sistematica vendetta da parte delle milizie shiite si è abbattuta su di essi, al punto che è lecito parlare di una vera e propria pulizia etnica, per essere precisi confessionale. D’altra parte i takfiri compiono gli stessi crimini, spingendo le diverse minoranze religiose e nazionali sotto il loro controllo a fare armi e bagagli. Come del resto fanno le forze armate fedeli ad Assad in Siria, cercando di espellere i sunniti dalla fascia occidentale che puntano a trasformare in una zona “etnicamente” omogenea, cacciando i sunniti all’interno, nel deserto.
Ciò getta una sinistro ma abbagliante fascio di luce su quel che sta accadendo nella regione che gli arabi chiamano del Mashrek, altrimenti Grande Siria (Bilad al-Sham), in buona sostanza Iraq e Siria.
E’ in corso quella che gli islamici chiamano Fitna, una sanguinosa resa dei conti tra l’universo sunnita e quello shiita (e suoi satelliti come l’alawita ed il cristiano), dove, con le armi, si decide chi debba avere l’egemonia d’ora in avanti sul turbolento poliverso islamico.
Questa è la chiave di volta per capire davvero i fenomeni in corso, tutto il resto, anche le pesanti interferenze esterne, lèggi imperialiste, sono delle subordinate. Non si tratta solo della percezione che ne ha al-Baghdadi (vedi l’ultimo suo radio discorso, in cui fa appello alla jihad contro tutti i miscredenti, contro tutte le sette islamiche e i sunniti venduti al nemico, inclusi sauditi e turchi).
Come abbiamo già scritto, ad un takfirismo tradizionale, lo Stato islamico aggiunge aperte venature apocalittiche ed escatologiche che sono una novità nel pur variegato panorama del puritanesimo combattente islamista. (Vedi lo storico discorso di al-Baghdadi del dicembre 2015.
Lo stesso fronte filo-iraniano ammette che siamo entrati in un’islamica “Guerra dei trent’anni”, quella che dilaniò l’Europa e annichilì la Germania tra il 1618 ed il 1648 e dalla quale nacquero, a grosse linee, con la Pace di Westaflia, gli equilibri stato-nazionali dell’Europa moderna.
Il fronte anti-Stato islamico è più sgangherato che mai. Eventualmente battuti i combattenti di al-Baghadi (ciò che non significa affatto che non possano risorgere) esso andrà in pezzi. Ognuno ha le sue proprie mire, ognuno vuole la sua fetta di torta, ognuno vuole ottenere sul campo il diritto a sedersi al tavolo che ridisegnerà la configurazione della Grande Siria. L’eventuale sconfitta del comune nemico dello Stato Islamico non porrà fine alla guerra, ma solo al suo attuale capitolo.
Come più volte abbiamo sottolineato non abbiamo alcuna simpatia per la causa takfira di al-Baghdadi, ma ciò non ci esime dallo sbugiardare le frottole della coalizione imperiale e dei i loro ascari locali.
E’ sotto gli occhi di tutti che, vista l’importanza strategica che la “Santa alleanza” da alla occupazione di Mosul, assieme alla soldataglia armata di tutto punto sostenuta, si sono mosse all’unisono le truppe salmodianti dei media di mezzo mondo. Mosul è sotto le bombe USA-NATO, martellata dalle artiglierie delle milizie curde, di quelle shiite nonché dalle divisioni blindate inviate da Baghdad — si possono solo immaginare le ferite inferte ai cittadini di Mosul —, ma la macchina imperialista di propaganda tace e ci fa solo vedere quattro disgraziati di sfollati che vengono presentati come i superstiti scampati, grazie ovviamente ai “liberatori”, alle “indicibili” persecuzioni dei combattenti al-Baghdadi, di cui non viene presentata alcuna evidenza. Il racconto mediatico sulle “atrocità” dei nuovi "nazisti islamici" viene arricchito ogni giorno di “sconvolgenti” dettagli: fosse comuni, fucilazioni in massa di chi scapperebbe, arruolamento di soldati bambini, schiavismo sessuale, presunte spie bruciate vive, ecc. Le fonti? Mai dichiarate né confermate, se non dagli uffici del Pentagono, o da centri di comando curdi e di Baghdad.
Noi stiamo ai fatti.
L’attacco in corso per strappare il controllo di Mosul è il secondo tentativo, ma su più ampia scala, dopo quello fallito del gennaio 2015. Allora, a sostenere gli ascari peshmerga curdi di Masoud Barzani, intervennero massicciamente le aviazioni nord-americana, inglese, canadese, giordana e marocchina. Chi avesse voluto già allora poteva informarsi riguardo, non solo al decisivo ruolo di comando e logistico degli americani, ma su quanti furono i raid aerei della coalizione.
La differenza con la prima offensiva è che oggi il blocco anti-Stato Islamico è molto più ampio: vede la partecipazione sul terreno, oltre a quella dell’esercito di Baghdad, quindi dell’esercito turco. Molto più numerose le milizie confessionali o etniche: si va da quelle shiite, a quelle cristiano-assire, da quelle yazide, a quelle curde filo-PKK (Alleanza del Sinjar), ad alcune tribù sunnite.
Tutta questa soldataglia mercenaria non andrebbe da nessuna parte se non fosse teleguidata dal Pentagono. Né si potrebbe anche solo pensare di espugnare Mosul se dall’aria non ci fosse l’appoggio determinante dell’aviazione imperialista. Rispetto alla prima offensiva si sono aggiunte l’aviazione francese, australiana e danese. Il tutto con il ruolo ausiliario dell’esercito italiano e, beninteso, con l’avallo della Russia putiniana che si considera, ed a ragione, sulla scia di Bisanzio e dell’ortodossia cattolica, il nemico più deciso e irriducibile del salafismo islamista combattente.
La “Santa alleanza” si fa forte del sostegno di alcuni capi tribù sunniti nell’offensiva su Mosul. Non è chiara quale sia l’effettiva consistenza di queste milizie sunnite. Gli americani hanno resuscitato la loro tattica sperimentata già in Iraq dal 2005 in poi, quando assoldarono e armarono circa 54mila giovani sunniti (il cosiddetto Awakening) per schiacciare la Resistenza in al-Anbar, caduta sotto il controllo di al-Qaeda in Mesopotamia, al tempo guidata da al-Zarkawi. I comandi americani non nascondono la loro preoccupazione che “liberare” Mosul sarà arduo compito, a meno che non accadano le auspicate diserzioni in massa tra le file dello Stato Islamico.
Ci sono ragioni per dubitare che questi mercenari sunniti siano molti. Ogni sunnita sa cosa è successo ai correligionari dopo la “liberazione” di Ramadi, Tikrit e Falluja. Una sistematica vendetta da parte delle milizie shiite si è abbattuta su di essi, al punto che è lecito parlare di una vera e propria pulizia etnica, per essere precisi confessionale. D’altra parte i takfiri compiono gli stessi crimini, spingendo le diverse minoranze religiose e nazionali sotto il loro controllo a fare armi e bagagli. Come del resto fanno le forze armate fedeli ad Assad in Siria, cercando di espellere i sunniti dalla fascia occidentale che puntano a trasformare in una zona “etnicamente” omogenea, cacciando i sunniti all’interno, nel deserto.
Ciò getta una sinistro ma abbagliante fascio di luce su quel che sta accadendo nella regione che gli arabi chiamano del Mashrek, altrimenti Grande Siria (Bilad al-Sham), in buona sostanza Iraq e Siria.
E’ in corso quella che gli islamici chiamano Fitna, una sanguinosa resa dei conti tra l’universo sunnita e quello shiita (e suoi satelliti come l’alawita ed il cristiano), dove, con le armi, si decide chi debba avere l’egemonia d’ora in avanti sul turbolento poliverso islamico.
Questa è la chiave di volta per capire davvero i fenomeni in corso, tutto il resto, anche le pesanti interferenze esterne, lèggi imperialiste, sono delle subordinate. Non si tratta solo della percezione che ne ha al-Baghdadi (vedi l’ultimo suo radio discorso, in cui fa appello alla jihad contro tutti i miscredenti, contro tutte le sette islamiche e i sunniti venduti al nemico, inclusi sauditi e turchi).
Come abbiamo già scritto, ad un takfirismo tradizionale, lo Stato islamico aggiunge aperte venature apocalittiche ed escatologiche che sono una novità nel pur variegato panorama del puritanesimo combattente islamista. (Vedi lo storico discorso di al-Baghdadi del dicembre 2015.
Lo stesso fronte filo-iraniano ammette che siamo entrati in un’islamica “Guerra dei trent’anni”, quella che dilaniò l’Europa e annichilì la Germania tra il 1618 ed il 1648 e dalla quale nacquero, a grosse linee, con la Pace di Westaflia, gli equilibri stato-nazionali dell’Europa moderna.
Il fronte anti-Stato islamico è più sgangherato che mai. Eventualmente battuti i combattenti di al-Baghadi (ciò che non significa affatto che non possano risorgere) esso andrà in pezzi. Ognuno ha le sue proprie mire, ognuno vuole la sua fetta di torta, ognuno vuole ottenere sul campo il diritto a sedersi al tavolo che ridisegnerà la configurazione della Grande Siria. L’eventuale sconfitta del comune nemico dello Stato Islamico non porrà fine alla guerra, ma solo al suo attuale capitolo.
Quello successivo sarà ancora più sanguinoso.
* Fonte: Campo Antimperialista
5 commenti:
Cuperlo voterà sì...l'ennesimo tradimento della sinistra.
Voi ancora chiacchierate di filosofia e credete che quello sia fare politica.
Politica significa stare da una parte, prendere una posizione e mantenerla.
Sinistra vuol dire tradimento dal PCI che si mette d'accordo con la DC , al sindacato che si mette d'accordo coi padroni, a Napolitano che orima è contro lo SME e poi a favore dell'euro infine a Cuperlo che vota no poi cambia idea e vota sì.
Avete ragione a dire che destra e sinistra sono diverse. D'ora in avanti per conto mio chiunque si dichiara di sinistra sarà da considerarsi un potenziale voltagabbana che prima o poi inevitabilmente tradirà.
Cercate di essere precisi per cortesia.
Le cose stanno come dice Hassan nasrallah in questo video CONFERMATO DALL'ECONOMIST quindi due voci diversissime che dicono esattamente la stessa cosa.
Gli USA e i loro amatissimi alleati cosmopoliti vogliono spingere l'esercito di ISIS in rotta da Mosul verso la Siria per creare dei problemi a Assad.
Lo dice Nasrallah qui
https://www.youtube.com/watch?v=DC00OJezJNo
Lo conferma l'Economist
https://twitter.com/TheEconomist/status/790243114959134720
Nell'articolo del signor Pasquinelli invece non si capisce nulla se non un appello molto generico a "fermare l'assedio di Mosul" perché ci sarebbe la Fitna.
E perchè ci dovrebbe interessare la Fitna? Se non lo si scrive non si dice niente di utile e per di più al questione importante è quella strategica.
Sorvoliamo stavolta sui commenti fuoritema 8come il primo sopra).
Non li faremo più passare.
FITNA E QUESTIONE STRATEGICA
Con tutto il rispetto per Nasrallah (e se n'è guadagnato molto), nulla si capisce del posizionamento strategico di Hezbollah schiacciato sul lato di Assad, se, appunto, non si comprende (1) che il Libano è una polveriera e ad Hezbollah, al governo, conviene manterener la pace interna per potersi concentarer nelo sforzo bellico in Siria a fianco di Assad, (2) che la chiave di volta del l'attuale ginepraio nel mondo islamico è la FITNA, la guerra fratricida a carattere confessionale, e che vede due fronti principali: quello a guida shiita e quello a guida isliamista sunnita.
Chi non vuole vedere che questo è il tratto principale del conflitto (chi quindi fa spallucce davanti alla complessa e dura storia dell'Islam), e che le contese tra potenze (internazionali e regionali) sono solo subordinate, lo ripeto, nulla può capire.
E il signore di cui sopra, infatti, nulla capisce, niente vuole capire, vede solo quel che gli pare, ovvero i giochi e le capriole schizoidi delle grandi potenze. Pretende di dare un giudizio senza andare al fondo, senza capire nulla della storia, senza inquadrare il fenomeno storico della rinascita della civiltà islamica che cerca un rango nel nuovo ordine mondiale, rinascita che ha due lati, due teste, quello khomenista e quello takfiro. Di qui la lotta per l'egemonia sul mondo islamico.
Serve a poco citare a caso Nasrallah. I testi delle autorità religiose shiite sulla fitna sono numerosi, anzi copiosi. Lo stesso Nasrallah non perde occasione per esorcizzare la fitna, confermandola.
Certo, il fronte shiita tende a scaricare ogni responsabilità della fitna sui salafiti ed i takfiri, tende a dire che occorre opporsi alla fitna con ogni mezzo ma, appunto, così facendo, la fitna si acutizza.
Curiosa l'idea secondo cui gli assedianti di Mosul, lasciando ai takfiri di al-Baghadi una via di fuga ad est, starebbero attaccando in forze... solo per creare guai in Siria alla coalizione russia-iran-assad. Basterebbe anche solo una infarinatura di dottrina militare per sapere che dall'inizio del neolitico, ogni assediante che sappia che l'assedio totale può tirare molto per le lunghe e concludersi in un colossale bagno di sangue di civili (e a Mosul ce ne sono circa un milione e mezzo, di più dati gli sfollati dal al-Anbar), preferisce lasciare una via di fuga agli assediati proprio per evitare la loro resistenza all'ultimo sangue, che costerebbe a chi attacca perdite ingenti.
Via di fuga ad Est? E dove dovrebbero lasciargliela la via di fuga? A sud-est, ovvero verso al-Anbar, dove IS è ancora egemone? Quindi di nuovo verso Baghdad?
Moreno Pasquinelli
Il secondo anonimo fa lo gnorri.
L'articolo del Pasquinelli il succo ce l'ha e come se ce l'ha!
E' un j'accuse contro la coalizione a guida americana che assedia Mosul.
Dice per nome e per cognome quali sono le truppe cammellate.
lascia capire che se non ci fosse stato l'avallo Iraniano-Russo-Turco l'assedio non sarebbe immaginabile.
Ciò mentre tutto il mondo, da destra a sinistra, dai filoamericani ai filorussi, chiamano alla guerra santa per sterminare quelli del califfato.
Non fare lo gnorri anonimo delle 13,17: tu che pensi? Occorre stare dalla parte di chi assedia Mosul?
Brenno
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