[ 23 novembre ]
1. Ooops! Fanno una scoperta...
1. Ooops! Fanno una scoperta...
Naturalmente non spiegano bene perché il referendum si colleghi all'uscita dall'euro dell'Italia.
Anzi, dicono che per il New York Times "il problema sarebbe un'altro" (come vedremo): non il referendum in sé, ma le sofferenze creditizie in Italia, cioè, l'Unione bancaria che, (ma si ostinano a non voler unire i puntini), coincide con l'euro.
E ciò in quanto l'Unione bancaria è il meccanismo assicurativo dei Paesi creditori all'interno di un sistema in cui le insolvenze diffuse sono la conseguenza degli strumenti di correzione degli squilibri commerciali determinati dalle svalutazioni competitive tedesche, poste in essere in violazione dei trattati, ma tollerate dalle istituzioni €uropee...
E tollerate, anzi avallate, in quanto soggette all'indirizzo politico imposto dal paese che ha vinto la guerra commerciale che l'euro era programmato ad innescare: secondo la previsione della "economia sociale di mercato fortemente competitiva".
Questo bel concetto-chiave, come evidenziava Guarino nel 1993, è in sè il preannuncio (pretesamente) costituzionalizzato (art.3, par.3, del Trattato) di un liberoscambismo, interno all'€uropa, inscindibilmente funzionale ad un sistema di guerra commerciale permanente, che premia il paese più spregiudicatamente dedito al mercantilismo imperialista: che vuol dire, teso a sottomettere, economicamente e politicamente i paesi vicini appropriandosi della loro domanda in grave violazione della "causa" (formalmente) coooperativa dei trattati (v. qui, pp. 3 e 4).
2. Dunque l'euro è lo strumento politico di ridisegno sociale che porta dritti a quelle stesse sofferenze.
Ma...
Cosa c'entra il referendum con tutto questo?
Poco o nulla.
Immaginiamo che non si fosse percorsa, da parte dell'attuale governo italiano, la priorità della riforma costituzionale e la si fosse lasciata a tempi economicamente più propizi (è una mera ipotesi astratta: non esisteranno mai tempi propizi dentro l'unione monetaria)...
2.1. Ebbene, la presente situazione di redde rationem bancario, che può diventare l'epicentro di una crisi finanziaria mondiale, si sarebbe egualmente manifestata in ogni suo elemento: anzi, probabilmente anche prima, perché, in assenza di una scadenza referendaria in cui il governo "deve" sostenere col consenso la propria proposta, si sarebbe giunti più rapidamente a chiarire che, per MPS, così come per le altre situazioni di bilancio di altri istituti bancari italiani, la situazione non è risolvibile dal "mercato" e che si arriverà al sacrificio degli obbligazionisti, (gli azionisti hanno visto e vedranno praticamente azzerati i loro valori), e, successivamente, dei depositanti.
Con, inoltre, il passaggio del controllo del sistema bancario nazionale in mano a "investitori esteri", a prezzi stracciati, accompagnato dall'espropriazione accelerata del patrimonio immobiliare delle famiglie e degli assets aziendali delle imprese strozzate dal credit crunch e dall'austerità fiscal€.
3. La stessa Banca d'Italia, in uno studio del 2016, verificando i valori delle garanzie sottostanti alle "sofferenze", nel paragrafo sulle "principali determinanti delle differenze tra valore di bilancio e prezzo di mercato delle sofferenze", enuncia subito la tragica prospettiva che si sta abbattendo su sistema bancario e risparmio delle famiglie italiane:
"E' noto che il valore di bilancio (net book value, NBV) delle sofferenze è significativamente superiore a quello che gli investitori attivi in questo mercato (tipicamente fondi di tipo speculativo – hedge funds – internazionali) sono disposti a pagare.".
E mi fermo qui.
Perché questo è il problema attualissimo di MPS, laddove, dalla determinazione dell'esatto prezzo di (s)vendita degli NPLs, dipende la determinazione dell'esatto ammontare dell'aumento di capitale che, però, nessuno pare deciso a sottoscrivere.
Anche perché il sistema generatore di sofferenze, cioè l'austerità fiscale e la moneta unica, è ancora in vigore e addirittura in accelerazione applicativa.
3. "Mani straniere" interverranno solo quando si potranno impadronire di tutto, banche, complessi aziendali e patrimonio immobiliare, a prezzi ancora più stracciati.
Basta attendere e, intanto, farsi pagare lautamente gli incarichi di advisor su soluzioni che non risolvono nulla (finché non si giunge a questo punto finale di svendita).
Tant'è vero che secondo la Voce.info, "va in scena un bail-in mascherato", poichè:
Laddove, come abbiamo altrettanto visto, lo Stato italiano non potrebbe intervenire, anche fingendo che si potesse incrementare l'indebitamento annuale violando il fiscal compact (come fanno tutti gli altri paesi UEM, d'altra parte: ma per loro senza alcuna conseguenza); e questo,data la disciplina specifica degli "aiuti di Stato", in cui è incorsa l'Italia, a seguito dell'incauta e incondizionata (molti dicono, impropriamente, retroattiva) adesione all'Unione bancaria.
Tanto più che, anche su questo, la Corte €uropea e la Vestager si sono già pronunciate e non c'è da farsi alcuna illusione.
4. Interessante, in tutto questo agitarsi della stampa portavoce dei "mercati", la posizione diMunchau: il referendum, in caso di esito negativo sull'approvazione della riforma,infatti:
"potrebbe accelerare il cammino verso l'uscita dall'euro. Se Matteo Renzi dovesse risultare sconfitto, come annunciato si dimetterebbe, portando al caos politico. Gli investitori potrebbero pensare che sarebbe finita. Il 5 dicembre, l'Europa potrebbe svegliarsi con un immediata minaccia di distintegrarsi".
Più asciuttamente, anche Goldman&Sachs la pensa come Munchau:
"Da No rischi per banche più deboli". Il referendum italiano costituisce "un rischio materiale per le previsioni di crescita" del nostro paese".
4.1. Senza giri di parole ipocrite, invece, il New York Times, va al sodo e prescinde dal referendum, come la logica delle imponenti ragioni sopra esposte impone, e focalizza sui soli effetti destabilizzanti dell'Unione bancaria, implicitamente consapevole che, semmai, il referendum ne ha solo ritardato l'emersione: parla infatti di 'Slow-motion banking crisis' evidenziando che
"un quinto di tutti i prestiti nel sistema bancario italiano sono classificati come problematici, per un totale di 360 miliardi di euro alla fine dello scorso anno secondo l'Fmi. Un valore che rappresenta il 40% di tutte le sofferenze dei paesi dell'area euro. Goodman cita poi i recenti problemi attraversati da Deutsche Bank ma dice anche che se l'istituto tedesco è stata la crisi del momento, l'Italia è la minaccia perpetua che potrebbe, in oggi momento, presentarsi al mondo con una brutta sorpresa".
5. Ma l'artificio di Munchau, nell'alterare i nessi causali della imminente crisi finanziario-bancaria che incombe sull'Italia, non pare tanto un endorsement per il "sì", che fatto da un tedesco potrebbe anzi risultare indigesto all'elettorato italiano, quanto un "gancio" lanciato alle infinite capacità di salvezza dell'eurozona escogitate da Draghi.
Ed infatti, resta fermo che, per i tedeschi, l'obiettivo più vantaggioso derivabile dall'Unione bancaria è quello di poter imporre, - come corrispettivo alla istituzione di una garanzia comun€ dei depositi...(per il 2024, cioè a sistema bancario italiano passato di mano!)-, il rating dei titoli pubblici e il conseguente obbligo delle banche italiane detentrici di liberarsi massicciamente di quelli detenuti, che sarebbero costrette a svalutare in bilancio, aprendo così la via a rendimenti molto più alti.
Quindi si avrebbe quel radicale reinnalzamento degli spread, - che i mercati sembrano già "scontare"-, in modo da divenire, i tedeschi stessi, i sottoscrittori e acquirenti di tali titoli,potendo così, grazie al flusso di interessi così realizzabile, provvedere al loro disastrato sistema previdenziale, pubblico e privato.
E quale miglior garanzia di erogazione delle pensioni tedesche si potrebbe trovare che non il "trasferimento" in Germania delle tasse pagate dai contribuenti italiani?
Ora, in questa ottica, l'allusione al referendum pare costituire un mezzo di pressione, via FT, affinchè Draghi attui finalmente l'OMT e "aiuti" gli italiani nel limitare il danno da spread con acquisti mirati.
5.1. Solo che, piccolo particolare, l'OMT, cioè il famoso "whatever it takes", si può realizzare oggi solo alle condizioni precisate nella sentenza della Corte di giustizia €uropea che, nella sostanza, ha dato ragione alla Germania, specificando che:
"Le caratteristiche specifiche del programma OMT non consentono di affermare che esso sia equiparabile a una misura di politica economica.Per quanto riguarda il fatto che l’attuazione del programma OMT è subordinata al rispetto integrale, da parte degli Stati membri interessati, di programmi di aggiustamento macroeconomico del Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) o del Meccanismo europeo di stabilità (MES), non si può certo escludere che tale caratteristica abbia incidenze indirette sulla realizzazione di taluni obiettivi di politica economica. Tuttavia, simili incidenze indirette non possono implicare che il programma OMT debba essere considerato come una misura di politica economica, poiché risulta dai Trattati dell’Unione che, fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi, il SEBC contribuisce alle politiche economiche generali nell’Unione".
5.2. Dunque, i "programmi di aggiustamento macroeconomico" assomigliano in tutto e per tutto ai memorandum imposti alla Grecia: sarebbe un'occasione, sanzionata dal previsto accordo necessario tra BCE e Commissione, per imporre da subito - oltre che un'ondata diprivatizzazioni firesales del residuo settore industriale pubblico, pensate a quello della difesa, così alla ribalta in questi giorni post-elezione di Trump - il rating e gli obblighi di cessione del debito pubblico italiano.
Poi, in questo "memorandum" di imposizioni teratologiche e "creative", potrà pure essere previsto un salvataggio bancario pubblico, ma in vista della successiva cessione, sul "mercato degli investitori" esteri (naturalmente), delle partecipazioni statali acquisite sottoscrivendo gli aumenti di capitale, e, soprattutto, finanziato con una bella patrimoniale straordinaria sul patrimonio mobiliare e immobiliare degli italiani.
Tutti vecchi pallini tedeschi. Via BCE e trattamento "Grecia"...
* Fonte: Orizzonte 48
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