[ 26 febbraio ]
[Nella foto da sinistra: Pedro Sánchez, segretario del PSOE, e Albert Rivera, di Ciudadanos, durante la firma dell'accordo]
IL TRIONFO DI RIVERA: FINE DELLA PRIMA PARTE
Non dobbiamo dimenticare da dove veniamo e dove siamo ora.
Questa è la crisi del regime del '78 e dentro di questa procediamo. Se non si parte da questa realtà noi non capiremmo cosa sta succedendo. Un esempio spiega tutto. Pochi giorni fa, niente meno che il Ministro degli Interni del Governo spagnolo, è venuto a dirci che egli considera con sospetto che si aprano continuamente inchieste giudiziarie su casi di corruzione riferite al Partito Popolare (PP) e solo nei confronti del PP. Può sembrare patetico, e lo è, ma c'è un fondo di verità: il governo non controlla più il nocciolo duro dell'apparato statale. Ciò è tipico delle fasi di transizione e segnala la tendenza delle istituzioni politiche ad autonomizzarsi ed a disintegrarsi.
Dato che siamo in uno "stato d'eccezione" ciò finisce per diventare una regola, il caso singolare spiega il generale. Se guardiamo i risultati delle elezioni si può dire senza esagerazione che esse hanno indicato tre perdenti e un vincitore: Rajoy, Pedro Sanchez e Rivera da una parte, e Pablo Iglesias dall'altra. Il PP ha perso milioni di voti e decine di deputati, il PSOE ha avuto il suo peggior risultato dalla caduta di Franco, mentre Rivera ha ottenuto 40 deputati, molto meno del previsto e, quel che è peggio, con la sensazione che il progetto Ciudadanos abbia toppato.
L'accordo Ciudadanos -PSOE è, per molti versi, il grande trionfo di Rivera.
Mai, con così tanto poco, si è ottenuto tanto. Che cos'è Ciudadanos ? Un prodotto creato dai poteri economici per frenare Podemos e, ciò che risulta fondamentale, per costruire un nuovo quadro politico atto a garantire che la crisi regime si risolva con la ennesima restaurazione borbonica. Non è un caso che sulla prima linea del progetto si situano autentici "intellettuali organici" ai poteri economici dominanti, legati in mille modi con i demiurghi del neoliberismo. Rivera, sconfitto e con un timore più che giustificato di tornare alle urne, sta facendo ogni sforzo per soddisfare ciò che i dominanti si aspettano da lui: dare vita ad un governo in grado di stabilizzare a loro favore la situazione.
Per il segretario socialista Pedro Sanchez è un po' diverso.
Si tratta — e l'ho scritto recentemente in diverse occasioni— di un uomo politico in libertà vigilata e con data di scadenza. La sua apparente audacia è quella di colui che sa di non avere nulla da perdere. La sua strategia è stata chiara fin dall'inizio: negoziare con i poteri economici dominanti, quindi con Ciudadanos, mettendo dunque Podemos davanti al dilemma: o noi (ciò che ora Sanchez chiama il centro-sinistra) o il ritorno al governo della destra. E' la vecchia accusa permanente della "pinza" [ricatto. Ndr].
L'operazione ha molti rischi per il futuro candidato a Primo ministro [Sanchez, Ndr] e per il PSOE. La svolta a destra è troppo forte e il peso di Rivera è aumentato.
Podemos ha agito con intelligenza, sapendo che si addentrava in un campo minato e che la vera battaglia era contro di esso. Podemos è stato accusato, a ragione, di aver lasciato margini di manovra molto stretti a Sanchez. Il pericolo, ha sottolineato qualche giorno fa Enric Juliana, è che il vero vincitore del patto, Rivera, si autonomizzi e cerchi disperatamente un accordo con il PP. Se, alla fine, si andrà ad elezioni anticipate, il PSOE non avrà vita facile. Il suo vero programma sarà il patto con Ciudadanos e il candidato socialista sarà fortemente segnato dal fallimento del suo incarico.
Ma molte cose possono ancora accadere. A ben cedere il patto Rivera-Sanchez non ha i numeri per formare il governo. La recondita speranza di Ciudadanos e del Psoe è quella, in ultima analisi, di ottenere l'astensione del PP. Se non si verificano fatti nuovi e cataclismatici, il PP manterrà invece ferma e senza alcuna paura la volontà di andare a nuove elezioni. Gli han dato, a Rajoy, molto, e gli daranno ancora di più. Non gli chiedono altro che stare uniti e negoziare con coloro che comandano davvero. La ipotesi di Rajoy e del PP è chiara e i sondaggi lo confermano: il PP, dopo tutto, avrebbe un risultato migliore delle ultime elezioni; il PSOE vedrebbe confermato il proprio declino e Ciudadanos dovrebbe fare enormi sforzi per sopravvivere. C'è tuttavia un prezzo da pagare con le elezioni anticipate: che Podemos si converta nell'opposizione reale e legale. Vantaggi: sarebbe più fattibile un governo con il baricentro tutto spostato a destra.
La partita continua. Al tandem Rivera-Sanchez vanno ora giorni di gloria, sono Re per una settimana dell'universo mediatico, trasformati in uomini di stato o, come dice Sanchez, protagonisti di un "accordo storico". In questo patto uno sale e l'altro scende, nel mezzo, classi dominanti che ancora si rifiutano di andare a nuove elezioni che considererebbero una sconfitta, la loro sconfitta. Si continua disperatamente la ricerca di un Monti spagnolo.
Due mesi fa le elezioni politiche che segnarono la fine del sistema bipartitico. Settimane di stallo e di negoziati per dare vita ad un nuovo governo.
L'altro ieri, 24 febbraio, la svolta: il PSOE e Ciudadanos annunciano di aver raggiunto un accordo per formare il muovo governo. Di fatto si tratterebbe di una specie di governo di "larghe intese" all'italiana, o, per dirla alla tedesca, del nocciolo di una "Grosse Koalition". Vedremo nei prossimi giorni se questo tentativo otterrà la maggioranza in Parlamento. Manolo Monereo lo esclude e...
IL TRIONFO DI RIVERA: FINE DELLA PRIMA PARTE
di Manolo Monereo*
Non dobbiamo dimenticare da dove veniamo e dove siamo ora.
Questa è la crisi del regime del '78 e dentro di questa procediamo. Se non si parte da questa realtà noi non capiremmo cosa sta succedendo. Un esempio spiega tutto. Pochi giorni fa, niente meno che il Ministro degli Interni del Governo spagnolo, è venuto a dirci che egli considera con sospetto che si aprano continuamente inchieste giudiziarie su casi di corruzione riferite al Partito Popolare (PP) e solo nei confronti del PP. Può sembrare patetico, e lo è, ma c'è un fondo di verità: il governo non controlla più il nocciolo duro dell'apparato statale. Ciò è tipico delle fasi di transizione e segnala la tendenza delle istituzioni politiche ad autonomizzarsi ed a disintegrarsi.
Dato che siamo in uno "stato d'eccezione" ciò finisce per diventare una regola, il caso singolare spiega il generale. Se guardiamo i risultati delle elezioni si può dire senza esagerazione che esse hanno indicato tre perdenti e un vincitore: Rajoy, Pedro Sanchez e Rivera da una parte, e Pablo Iglesias dall'altra. Il PP ha perso milioni di voti e decine di deputati, il PSOE ha avuto il suo peggior risultato dalla caduta di Franco, mentre Rivera ha ottenuto 40 deputati, molto meno del previsto e, quel che è peggio, con la sensazione che il progetto Ciudadanos abbia toppato.
L'accordo Ciudadanos -PSOE è, per molti versi, il grande trionfo di Rivera.
Mai, con così tanto poco, si è ottenuto tanto. Che cos'è Ciudadanos ? Un prodotto creato dai poteri economici per frenare Podemos e, ciò che risulta fondamentale, per costruire un nuovo quadro politico atto a garantire che la crisi regime si risolva con la ennesima restaurazione borbonica. Non è un caso che sulla prima linea del progetto si situano autentici "intellettuali organici" ai poteri economici dominanti, legati in mille modi con i demiurghi del neoliberismo. Rivera, sconfitto e con un timore più che giustificato di tornare alle urne, sta facendo ogni sforzo per soddisfare ciò che i dominanti si aspettano da lui: dare vita ad un governo in grado di stabilizzare a loro favore la situazione.
Per il segretario socialista Pedro Sanchez è un po' diverso.
Si tratta — e l'ho scritto recentemente in diverse occasioni— di un uomo politico in libertà vigilata e con data di scadenza. La sua apparente audacia è quella di colui che sa di non avere nulla da perdere. La sua strategia è stata chiara fin dall'inizio: negoziare con i poteri economici dominanti, quindi con Ciudadanos, mettendo dunque Podemos davanti al dilemma: o noi (ciò che ora Sanchez chiama il centro-sinistra) o il ritorno al governo della destra. E' la vecchia accusa permanente della "pinza" [ricatto. Ndr].
L'operazione ha molti rischi per il futuro candidato a Primo ministro [Sanchez, Ndr] e per il PSOE. La svolta a destra è troppo forte e il peso di Rivera è aumentato.
Podemos ha agito con intelligenza, sapendo che si addentrava in un campo minato e che la vera battaglia era contro di esso. Podemos è stato accusato, a ragione, di aver lasciato margini di manovra molto stretti a Sanchez. Il pericolo, ha sottolineato qualche giorno fa Enric Juliana, è che il vero vincitore del patto, Rivera, si autonomizzi e cerchi disperatamente un accordo con il PP. Se, alla fine, si andrà ad elezioni anticipate, il PSOE non avrà vita facile. Il suo vero programma sarà il patto con Ciudadanos e il candidato socialista sarà fortemente segnato dal fallimento del suo incarico.
Ma molte cose possono ancora accadere. A ben cedere il patto Rivera-Sanchez non ha i numeri per formare il governo. La recondita speranza di Ciudadanos e del Psoe è quella, in ultima analisi, di ottenere l'astensione del PP. Se non si verificano fatti nuovi e cataclismatici, il PP manterrà invece ferma e senza alcuna paura la volontà di andare a nuove elezioni. Gli han dato, a Rajoy, molto, e gli daranno ancora di più. Non gli chiedono altro che stare uniti e negoziare con coloro che comandano davvero. La ipotesi di Rajoy e del PP è chiara e i sondaggi lo confermano: il PP, dopo tutto, avrebbe un risultato migliore delle ultime elezioni; il PSOE vedrebbe confermato il proprio declino e Ciudadanos dovrebbe fare enormi sforzi per sopravvivere. C'è tuttavia un prezzo da pagare con le elezioni anticipate: che Podemos si converta nell'opposizione reale e legale. Vantaggi: sarebbe più fattibile un governo con il baricentro tutto spostato a destra.
La partita continua. Al tandem Rivera-Sanchez vanno ora giorni di gloria, sono Re per una settimana dell'universo mediatico, trasformati in uomini di stato o, come dice Sanchez, protagonisti di un "accordo storico". In questo patto uno sale e l'altro scende, nel mezzo, classi dominanti che ancora si rifiutano di andare a nuove elezioni che considererebbero una sconfitta, la loro sconfitta. Si continua disperatamente la ricerca di un Monti spagnolo.
* Fonte: Cuarto Poder
** Traduzione a cura della Redazione di SOLLEVAZIONE
3 commenti:
Non pensavo che elettoralmente parlando Ciudadanos fosse messo così male.
Il problema è che sappiamo anche troppo bene che podemos non vuole usciere dall'euro...
E già qui c'è da chiedersi se in un prossimo futuro non vogliano cambiare liena...
Mahh...
PUO ACCADERE QUELLO CHE è ACCDUTO E STA ACCADENDO IN GRECIA,
forse anche in spagna in modo diverso ma co fini convergenti in una situazione simile alla grecia di tsipras destrutturare il vecchio concetto di capitalismo per costruire quello dal volto imano .
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