[ 11 febbraio ]
Tutti i quotidiani in edicola questa mattina esultano per il balzo delle borse dopo i tonfi che si susseguono da inizio anno. Un'euforia che si è spenta ben presto con le nuove massicce ondate di vendita ancora in corso mentre scriviamo.
Un classico "rimbalzo del gatto morto" nel gergo borsistico.
A nulla sono servite per fermare il panic selling le dichiarazioni rassicuranti dei diversi ministri delle finanze. Né sono servite quelle dei banchieri centrali, men che meno le loro mosse, alcune delle quali si sono anzi rivelate fattori boomerang, prima fra tutte la decisione, strombazzata come salvifica, dell'introduzione dal 1 gennaio del meccanismo del bail-in per il sistema bancario nella Ue—senza che questo sia stato accompagnato da un fondo di garanzia che davvero proteggesse gli investitori dal rischio di default di questa o quella banca.
L'Unione europea si conferma l'epicentro dello sconquasso dei mercati finanziari. Ondate massicce di vendite di titoli bancari come pure di obbligazioni e azioni di grandi aziende, di qui la fuga verso titoli considerati sicuri, seppure a rendimento negativo, tra questi quelli pubblici tedeschi. Colpiti anzitutto i paesi "periferici", tra questi in primo luogo l'Italia, considerata, a giusto titolo, l'anello debole della traballante catena europea. Gli squilibri interni alla Ue stanno aumentando, sanzionando il totale fallimento delle politiche degli eurocrati, in primis della Bce —malgrado il Qe l'euro si apprezza sul dollaro e la deflazione la fa da padrona.
Non è per metterci una medaglia, ma da anni andiamo sostenendo che, in caso di incancrenimento della recessione sarebbe diventato altamente probabile un default italiano, risultato del "legame "perverso" tra debiti privati e debito pubblico." [ VERSO IL CROLLO DELLE BANCHE ITALIANE di Moreno Pasquinelli. 18 luglio 2013]
Torneremo in modo approfondito sulle vere cause di fondo che spiegano estrema volatilità e depressione dei mercati finanziari. Queste sono molteplici, ma la madre di tutte le cause è che l'economia mondiale —intendiamo quella "reale", ovvero la sfera dove il capitale produce e scambia merci che consegnamo profitto—, in primis quella europea, sta precipitando in una nuova recessione globale, di cui la deflazione è solo un sintomo.
Attenzione! Se, come riteniamo altamente probabile i mercati finanziari conoscessero un crollo delle dimensioni di quello che partì dagli USA nel 2008, le conseguenze sociali, politiche e geopolitiche sarebbe oggigiorno cataclismatiche. Lo scoppio della super-bolla finanziaria avverrebbe in un contesto già pesantemente deteriorato: abbiamo una disoccupazione di massa in moti paesi che è senza precedenti, condizioni salariali e di vita dei lavoratori peggiorate, consumi stagnanti e una deflazione mai vista, spesa sociale ridotta ai minimi termini, stati azzoppati, ondate migratorie di massa, conflitti armati sui fianchi sud e est dell'Unione europea.
Intanto, per chi voglia capire quale sia l'andazzo oggi a Piazza Affari consigliamo la lettura di questo resoconto di Wall Street Italia.
Tutti i quotidiani in edicola questa mattina esultano per il balzo delle borse dopo i tonfi che si susseguono da inizio anno. Un'euforia che si è spenta ben presto con le nuove massicce ondate di vendita ancora in corso mentre scriviamo.
Un classico "rimbalzo del gatto morto" nel gergo borsistico.
A nulla sono servite per fermare il panic selling le dichiarazioni rassicuranti dei diversi ministri delle finanze. Né sono servite quelle dei banchieri centrali, men che meno le loro mosse, alcune delle quali si sono anzi rivelate fattori boomerang, prima fra tutte la decisione, strombazzata come salvifica, dell'introduzione dal 1 gennaio del meccanismo del bail-in per il sistema bancario nella Ue—senza che questo sia stato accompagnato da un fondo di garanzia che davvero proteggesse gli investitori dal rischio di default di questa o quella banca.
L'Unione europea si conferma l'epicentro dello sconquasso dei mercati finanziari. Ondate massicce di vendite di titoli bancari come pure di obbligazioni e azioni di grandi aziende, di qui la fuga verso titoli considerati sicuri, seppure a rendimento negativo, tra questi quelli pubblici tedeschi. Colpiti anzitutto i paesi "periferici", tra questi in primo luogo l'Italia, considerata, a giusto titolo, l'anello debole della traballante catena europea. Gli squilibri interni alla Ue stanno aumentando, sanzionando il totale fallimento delle politiche degli eurocrati, in primis della Bce —malgrado il Qe l'euro si apprezza sul dollaro e la deflazione la fa da padrona.
Non è per metterci una medaglia, ma da anni andiamo sostenendo che, in caso di incancrenimento della recessione sarebbe diventato altamente probabile un default italiano, risultato del "legame "perverso" tra debiti privati e debito pubblico." [ VERSO IL CROLLO DELLE BANCHE ITALIANE di Moreno Pasquinelli. 18 luglio 2013]
Torneremo in modo approfondito sulle vere cause di fondo che spiegano estrema volatilità e depressione dei mercati finanziari. Queste sono molteplici, ma la madre di tutte le cause è che l'economia mondiale —intendiamo quella "reale", ovvero la sfera dove il capitale produce e scambia merci che consegnamo profitto—, in primis quella europea, sta precipitando in una nuova recessione globale, di cui la deflazione è solo un sintomo.
Attenzione! Se, come riteniamo altamente probabile i mercati finanziari conoscessero un crollo delle dimensioni di quello che partì dagli USA nel 2008, le conseguenze sociali, politiche e geopolitiche sarebbe oggigiorno cataclismatiche. Lo scoppio della super-bolla finanziaria avverrebbe in un contesto già pesantemente deteriorato: abbiamo una disoccupazione di massa in moti paesi che è senza precedenti, condizioni salariali e di vita dei lavoratori peggiorate, consumi stagnanti e una deflazione mai vista, spesa sociale ridotta ai minimi termini, stati azzoppati, ondate migratorie di massa, conflitti armati sui fianchi sud e est dell'Unione europea.
Intanto, per chi voglia capire quale sia l'andazzo oggi a Piazza Affari consigliamo la lettura di questo resoconto di Wall Street Italia.
3 commenti:
È comunque emozionante trovarsi alle soglie dell'apocalisse soprattutto se la si aspettava da tempo (chi aveva gli aures audiendi lo aveva intuito fin dal crollo del muro)
1) Non c'è piu la Cina a tirarci fuori dai pasticci
2) a marzo si ricomincia a litigare sul debito greco
3) gli inglesi al referendum potrebbero accorgersi che non gli conviene restare
4) le elezioni anticipate probabili in Spagna
5) le elezioni in Francia (e checché voi ne diciate a noi conviene che la Le Pen faccia un grande risultato)
6) l'oro che sta volando segno che non si fida più nessuno
7) lo yen che si apprezza sul dollaro che è notoriamente segno di preoccupazione
8) ma non succede niente fino alle elezioni americane dopo le quali il presidente eletto di fronte a una crisi che promette di essere colossale potrebbe farsi prendere, diciamo così, dal nervosismo...
Le precondizioni ci sono tutte.
Magari se P101 si sbriga un attimo a dare segni di vita le persone che vi seguono, fra cui io, potrebbero cominciare a conoscersi e a darsi da fare. Anche se siamo pochi intanto iniziamo.
Ma che ti sforzi a fare? Tanto Bagnai dirà che lui l'aveva sempre detto. E gli crederanno.
Caro SOSTENITORE,
grazie per il tuo commento, che condividiamo largamente.
Precisazione d'obbligo.
Noi non amiamo la Le Pen e, se fossimo in Francia, non la voteremmo, ma condividiamo con te che sarebbe meglio, visto che una sinistra sovranista francese ancora non è in campo, che vincesse lei piuttosto che Sarkozy o Hollande.
Per quanto concerne P101: stiamo muovendo i primi passi. Ora contiamo —oltre che ad una piattaforma politica che ci pare all'altezza del momento— su un solido, ampio, sperimentato e coeso gruppo dirigente nazionale (senza guru di sorta, ci teniamo a sottolinearlo).
Si tratta ora, mentre andiamo verso il congresso fondativo, di dare vita e spinta al massimo numero di operative sezioni locali.
Compito reso difficile dal fatto che i tanti che ci ascoltano e ci seguono, non si decidono a compiere il passo ad una miltanza effettiva.
Prevalgono ancora scoramento e disillusione... un sentimento remissivo e di impotente attesa di eventi inevitabili.
Una crescita più rapida l'avremo solo a condizione che un lampo, una scossa tellurica, irrompano sulla scena.
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