[ 21 ottobre ]
Lafontaine, insieme a Varoufakis, Melanchon e Fassina, ha presentato recentemente a Parigi un Manifesto titolato: "Piano B".
Sempre sul Manifesto risponde Gabriele Pastorello dicendo della sorpresa e preoccupazione della sinistra italiana per le proposte avanzate. In buona sostanza sostiene che il vero problema non sono tanto la BCE e Bruxelles ma il governo e la banca tedesca; che tornare allo SME sarebbe un disastro, e che in realtà si tornerebbe alle monete nazionali: e questo sarebbe un'apocalisse.
Del nostro sinistrato Pastorello si potrebbe dire che quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito.
Cosa dicono Lafontaine ed il piano B?
1) La lezione da trarre - dicono i quattro – è che: “L’euro è diventato uno strumento di dominio economico e politico da parte di un’oligarchia europea che si fa schermo del governo tedesco,..”. Affermano, inoltre, che l'euro non ammette democrazia paragonando la situazione alla sovranità limita di Breznev.
2) A partire da ciò propongono un Piano A che sta nel contestare i Trattati, il ruolo della BCE, ritornare ad uno SME rivisto e corretto, ecc ecc …..
Lafontaine, nell'articolo citato ed in uno precedente, afferma:
Lafontaine, insieme a Varoufakis, Melanchon e Fassina, ha presentato recentemente a Parigi un Manifesto titolato: "Piano B".
E' un primo tentativo di uscire dal cono d'ombra lasciato dall'avventuristica impostazione di Tsipras. Si tenta, infatti, di dare una prima risposta alla demenziale assenza del Piano B. Piano necessario proprio a causa dei rapporti di forza, dal potere della Finanza, la durezza dei governi dell'euro zona, l'irriformabilità dell'Unione.
Lafontaine recentemente ha anche pubblicato una lettera sul Manifesto per invitare la sinistra radicale italiana a darsi una mozza e a scrollarsi di dosso l'adesione acefala all'immodificabile euro. Nella lettera conferma la sua proposta di ritornare allo SME.
Sempre sul Manifesto risponde Gabriele Pastorello dicendo della sorpresa e preoccupazione della sinistra italiana per le proposte avanzate. In buona sostanza sostiene che il vero problema non sono tanto la BCE e Bruxelles ma il governo e la banca tedesca; che tornare allo SME sarebbe un disastro, e che in realtà si tornerebbe alle monete nazionali: e questo sarebbe un'apocalisse.
Del nostro sinistrato Pastorello si potrebbe dire che quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito.
Cosa dicono Lafontaine ed il piano B?
1) La lezione da trarre - dicono i quattro – è che: “L’euro è diventato uno strumento di dominio economico e politico da parte di un’oligarchia europea che si fa schermo del governo tedesco,..”. Affermano, inoltre, che l'euro non ammette democrazia paragonando la situazione alla sovranità limita di Breznev.
2) A partire da ciò propongono un Piano A che sta nel contestare i Trattati, il ruolo della BCE, ritornare ad uno SME rivisto e corretto, ecc ecc …..
Lafontaine, nell'articolo citato ed in uno precedente, afferma:
«Mi dichiaro per un ritorno ad un sistema monetario europeo flessibile (SME), tenendo conto delle esperienze che abbiamo avuto con questo sistema e cercando di migliorare il suo impianto nell’interessedi tutti i paesi partecipanti. Lo SME ha funzionato per molti anni, certo non senza attriti, ma meglio della moneta unica. … Nell’euro, i lavoratori e i pensionati devono sopportare da soli il peso delle svalutazioni interne attraverso l’abbassamento dei loro stipendi e delle loro pensioni, e l’aumento delle loro tasse. ….. Per migliorare la competitività relativa del proprio paese sotto l'ombrello dell'euro restano al singolo paese solo la politica salariale, la politica sociale e le politiche del mercato del lavoro. Mentre l'industria tedesca produce oggi tanto quanto produceva prima della crisi, secondo dati Eurostat, la Francia ha perso circa il 15% della sua produzione industriale, l'Italia il 30% la Spagna il 35% e la Grecia il 40%».Aggiunge:
«Ora è solo una questione di tempo. Fino a quando un governo, in Italia, ad esempio, non riconoscerà che non può per molto altro tempo partecipare alla deindustrializzazione sfrenata del proprio paese?»E conclude:
«Preferisco lo SME, a paragone con l’euro. Ciò che conta è la cooperazione tra i popoli d’Europa».
Si può essere più o meno d'accordo sulla proposta specifica, ma il senso è chiaro e condivisibile.
3) Il Manifesto di Parigi, e qui va colta l'essenza, è titolato: il piano B. Non il piano A ed il piano B. Piano B! Un piano B da contrapporre allo strangolamento di chi si oppone per quando si trovasse nel: ”momento Tsipras”, ovvero decidere se chinarsi o ribellarsi.
Si può essere più o meno d'accordo sulla proposta specifica, ma il senso è chiaro e condivisibile.
3) Il Manifesto di Parigi, e qui va colta l'essenza, è titolato: il piano B. Non il piano A ed il piano B. Piano B! Un piano B da contrapporre allo strangolamento di chi si oppone per quando si trovasse nel: ”momento Tsipras”, ovvero decidere se chinarsi o ribellarsi.
Vale a dire che, non essendo possibile nessuna dialettica e riformabilità dell'Unione, giunti al momento X, come Tsipras insegna, bisogna essersi attrezzati alla rottura ed all'uscita dall'euro.
Questo aspetto cruciale è sottolineato dalla frase: “Attendere la formazione di una maggioranza di sinistra in tutti i 19 paesi è come aspettare Godot, un autoinganno politico, soprattutto perchè i partiti socialdemocratici e socialisti d'Europa hanno preso a modello la politica liberista”.
4) Vi è la coscienza che le cose non sono semplici. Il Piano B - affermano i quattro – ha bisogno di un elevato livello di preparazione che sarà ulteriormente definito in futuro. Infatti è già prevista un altro incontro. Alcune idee però vengono già avanzate: “l’introduzione di sistemi di pagamento paralleli, valute parallele, digitalizzazione delle transazioni, sistemi di scambio complementaricommunity based, ecc ecc ”. Un piano B che, ovviamente, deve essere elaborato anche in base alle caratteristiche di ogni singolo paese.
La stringatezza e focalizzazione sul Piano B lascia aperti interrogativi vari. Verso quale modello d'Europa si propende: gli Stati Uniti d'Europa o un altro modello?
A questo riguardo Lafontaine cita un articolo (1976) nel quale Von Hayek, ideologo principe del liberismo, dimostrò che il trasferimento di autorità sul piano internazionale apre chiaramente la strada al liberismo. Mentre, al contrario, afferma l'Oscar tedesco, decentramento e democrazia vanno di pari passo.
Anche il modello socio-economico di uscita dall'euro e dal liberismo è accennato in termini generici. Sembra il solito keynesimo. Anche in questo caso, inevitabilmente, si sconta l'assenza di qualsiasi idea socialista di transizione ad un altro modello.
Tuttavia il manifesto è il primo sasso gettato a livello europeo dopo la disfatta di Tsipras.
Il sasso è piccolo, ma sta a tutti noi, in ogni realtà nazionale far crescere le onde dell'alternativa.
4) Vi è la coscienza che le cose non sono semplici. Il Piano B - affermano i quattro – ha bisogno di un elevato livello di preparazione che sarà ulteriormente definito in futuro. Infatti è già prevista un altro incontro. Alcune idee però vengono già avanzate: “l’introduzione di sistemi di pagamento paralleli, valute parallele, digitalizzazione delle transazioni, sistemi di scambio complementaricommunity based, ecc ecc ”. Un piano B che, ovviamente, deve essere elaborato anche in base alle caratteristiche di ogni singolo paese.
La stringatezza e focalizzazione sul Piano B lascia aperti interrogativi vari. Verso quale modello d'Europa si propende: gli Stati Uniti d'Europa o un altro modello?
A questo riguardo Lafontaine cita un articolo (1976) nel quale Von Hayek, ideologo principe del liberismo, dimostrò che il trasferimento di autorità sul piano internazionale apre chiaramente la strada al liberismo. Mentre, al contrario, afferma l'Oscar tedesco, decentramento e democrazia vanno di pari passo.
Anche il modello socio-economico di uscita dall'euro e dal liberismo è accennato in termini generici. Sembra il solito keynesimo. Anche in questo caso, inevitabilmente, si sconta l'assenza di qualsiasi idea socialista di transizione ad un altro modello.
Tuttavia il manifesto è il primo sasso gettato a livello europeo dopo la disfatta di Tsipras.
Il sasso è piccolo, ma sta a tutti noi, in ogni realtà nazionale far crescere le onde dell'alternativa.
In caso contrario prevarrà il TINA (there is not alternative) per cui qualsiasi cambiamento radicale
viene visto anche a sinistra come un disastro. Volevo la Luna diceva Ingrao. Ora guardano il dito.
4 commenti:
Ho come la sensazione che anche a molti molti sovranisti non sia chiara la differenza tra un accordo di cooperazione tra Stati che si riprendono almeno la sovranità monetaria (passaggio ovviamente implicito nel citare lo SME), e la situazione attuale, caratterizzata dall'adesione a un trattato che, oltre ad essere liberista, soprattutto contempla, come primo vincolo, la rinuncia alla sovranità, non solo monetaria.
Questa differenza è invece ben chiara a Gabriele Pastorello il quale, non appena sente parlare di SME, fa nella sua mente l'equazione "ritorno allo SME = abbandono di Maastricht". Un'equazione ben impostata, per cui la sua reazione ("il vero problema non sono tanto la BCE e Bruxelles ma il governo e la banca tedesca; che tornare allo SME sarebbe un disastro, e che in realtà si tornerebbe alle monete nazionali: e questo sarebbe un'apocalisse") è coerente.
Per i "Pastorelli" della sinistra eurista tutto si può fare, ma non rimettere in discussione la cessione di sovranità a Bruxelles. Non vedono il disastro? Non capiscono le elementari argomentazioni che, da anni, gli mettiamo davanti? Certo che sì, ma come possono, dall'oggi al domani, riconoscere che "è vero, ci siamo sbagliati, torniamo a fare i militanti di base perché l'abbiamo fatta veramente grossa"? Semplicemente non possono.
Impugnano la penna, invece della zappa...
Beh, dai, almeno qualcosa si muove, poi ovviamente è tutto da vedere.
Quelli del manifesto ormai sono fedeli al proprio ruolo di gregari del re di Prussia, inutile aspettarsi altro.
Riccardo
"3) Il Manifesto di Parigi, e qui va colta l'essenza, è titolato: il piano B. Non il piano A ed il piano B. Piano B! Un piano B da contrapporre allo strangolamento di chi si oppone per quando si trovasse nel: ”momento Tsipras”, ovvero decidere se chinarsi o ribellarsi.
Vale a dire che, non essendo possibile nessuna dialettica e riformabilità dell'Unione, giunti al momento X, come Tsipras insegna, bisogna essersi attrezzati alla rottura ed all'uscita dall'euro."
Ma se é già chiaro che non é possibile nessuna dialettica e riformabilità dell'Unione, "come Tsipras insegna", che bisognio c' é di giungere all' inevitabile momento X in cui gli eurocrati risponderanno nuovamente picche a qualsiasi proposta di allentare la morsa?
Non sarebbe più logico (o meglio: meno "machiavellicamente sospetto"!) un solo piano A di uscita dall' euro (sbattendo la porta, a questo punto)?
G.B.
Il fatto è che il terrore di tuffarsi in acqua paralizza ogni tentativo di cercare di migliorare l'impatto disastroso degli impegni di Maastricht. C'è l'incubo di non saper più nuotare. Effettivamente ogni anno che passa la situazione si incancrenisce sempre più perché i vantaggi conseguiti finora dalla finanza di rapina internazionale tramite accordi sempre più funesti (TTIP per esempio)sono divenuti un groviglio irreversibile.
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