[ 4 ottobre ]
Un breve resoconto dell'incontro promosso dal blog Scenari Economici.
Come temevamo... Molto fumo e un indigesto arrosto. Strombazzato come un incontro in cui sarebbe stato presentato il "Piano B" abbiamo avuto un'altra kermesse di vari personaggi in cerca d'autore, tra i quali spiccava il peso massimo liberista Paolo Savona, uno dei boiardi di stato che ai tempi promosse le privatizzazioni, e che si dimise da ministro perché Prodi ne faceva troppo poche. Quale sia il suo "Piano B" (a base di patrimoniali, deregulation e svendite degli asset pubblici ) lo ribadiva solo poco tempo fa. Alla sua corte, immancabili leghisti e neofascisti. Che Dio c'aiuti!
«Sabato 2 ottobre, presso il Link Camp University, si è svolto il convegno “Un Piano B per l’Italia” organizzato da Scenari Economici, che doveva presentare lo “scenario più probabile” per l’uscita dell’Italia dall’Eurozona “in modo ottimale”.
Una premessa è necessaria. Questi convegni non sono solo utili ma necessari per dimostrare come “l’invasione delle cavallette”, “le piaghe d’Egitto”, “la pestilenza” e la “pioggia di fuoco” nel caso di un’uscita dell’Italia dall’Eurozona sia una lettura ideologica dai media e dagli esponenti politici euristi.
Ma sono utili anche per un altro motivo. Perché dimostrano come non esista un solo tipo di uscita dall’Eurozona, e che vi sono molti elementi per sospettare che potrebbe risolversi non in un ripristino dei valori costituzionali e di un ritorno all’economia di stampo keynesiano, ma con un “liberismo all’italiana”.
Alcuni di questi elementi li abbiamo purtroppo riscontrati anche nella presentazione di questo “Piano B” che cercheremo di elencare in pochi punti.
Contraddizioni tra il piano giuridico e la proposta economica. Il piano è stato strutturato in due parti: una economica ed una giuridica. Ed è proprio in questi due elementi che si nota la principale contraddizione. Infatti, i giuristi che hanno preso la parola, Marco Mori, Giuseppe Palma e Luciano Barra Caracciolo, hanno esposto una condivisibile visione “costituzionale”, sottolineando come il problema non sia solo economico, ma politico e democratico. In altre parole, i trattati dell’Unione Europea.
Restiamo nell’Unione Europea? Il problema è che, poi, nella presentazione del “Piano B” non si afferma affatto la volontà di un’uscita dall’Unione Europea. Anzi, si è sottolineato come molti stati dell’Unione Europea non siano nell’Eurozona e che “si può rimanere nella UE pur abbandonando l’euro, come fanno già i Paesi in deroga”. Quindi cosa si propone? L’uscita dall’Eurozona rimanendo in un’unione di stati che ha come valore fondante il neoliberismo, il liberoscambismo e la circolazione di merci e capitali? Alcuni dei relatori hanno affermato la possibilità di “disobbedienza ai trattati”. Speravamo che questa scemenza “Sbattiamo i pugni sul tavolo e la Merkel si mette paura” venisse solo da ambienti sinistrati. Purtroppo non è così. Ammesso e non concesso che questo possa essere realizzato. Infatti, ricordiamo agli amici di Scenari Economici che si può entrare nella UE senza entrare nell’Euro, ma una volta che si abbandona l’euro si deve (fortunatamente) abbandonare anche l’Unione Europea.
Svalutazione o Piena Occupazione? Abbiamo parlato all’inizio di questo articolo di “Liberismo all’Italiana”. Ed è quello che in parte emerge dalla visione di fondo del “Piano B” dove, al di là di qualche vaga affermazione di principio sulla difesa dei lavoratori, non si parla di Piena Occupazione, ma soltanto di “svalutazione per una migliore competitività”. Ci auguriamo sia stata soltanto una dimenticanza, ma la paura è che si creda che con le esportazioni delle imprese italiane (ma quali? Piccole? Medie? Grandi?), miracolosamente, senza alcun intervento dello Stato, si realizzerebbe la piena occupazione. Purtroppo non è così.
Una visione economica che abbiamo chiamato “Liberismo all’italiana” e che risente fortemente della visione liberista di Paolo Savona che, del resto, è stato uno dei relatori e tra i promotori del convegno. Quale sia la visione di Paolo Savona, che è e resta un “europeista”, lo si può leggere in questo articolo in cui, tra le altre cose, propone una Bce stile Fed e l’uso di una parte del deficit per investimenti comunitari.
La seconda parte del convegno si è concluso con la tavola rotonda dei politici: Stefano Fassina, Claudio Borghi, Francesco Storace, Giorgia Meloni, Alfredo D’Attorre e Simone Di Stefano.
Non spenderemo molte parole sulla seconda parte del convegno, poiché le posizioni di questi esponenti sono abbastanza note.
Solo due piccole osservazioni: non capiamo e non comprendiamo l’utilità di invitare un personaggio come Simone Di Stefano, noto esponente di Casa Pound. Chi scrive non è afflitto da antifascismo paranoico e paranoide, ma c’è un limite a tutto. Parliamo, infatti, di un noto esponente di un’organizzazione che preferisce la violenza fisica alla lotta politica e i cui militanti si definiscono “Gli squadristi del terzo millennio”. Consigliamo caldamente a ragionare gli amici di Scenari Economici, anche perché non comprendiamo come un fascista (non è un insulto, sono loro che si definiscono “orgogliosamente” in questo modo) possa rappresentare la difesa della Costituzione nata dalla Resistenza e dei valori democratici.
L’altro elemento interessante, ma al tempo stesso preoccupante, è stata la reazione del pubblico in sala nei confronti degli esponenti politici della sinistra: Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre. Al di là delle loro numerose contraddizioni (Fassina che cerca un’alleanza con il ceto politico della sinistra più eurista, da Vendola in poi, e D’Attorre che resta nel Partito Democratico di Renzi), hanno espresso posizioni condivisibili. Hanno però avuto come reazione fischi e interruzioni. Per non parlare degli esponenti del M5Sche dimostrano, purtroppo, ancora una volta, come l’uscita dall’euro sia una mossa puramente propagandistica, quando Giorgio Sorial afferma che “Voi volete abbandonare l’euro per tornare alla lira, ma tanto sempre moneta a debito è!” (….)
Al contrario di Francesco Storace, Giorgia Meloni e Claudio Borghi. Non credo, semplicemente perché non è vero, che tutto il pubblico fosse composto da persone di destra. Semplicemente, nell’ambiente non piddino, ormai qualunque esponente della sinistra (non importa se renziano o meno) viene associato alla dittatura eurocratica. Sono state dimenticate completamente, invece, le responsabilità dei governi di centrodestra, anche perché tali esponenti sono, purtroppo, più chiari nel loro progetto, pur ambiguo: uscire dall’euro ma non dall’Unione Europea, visione economica liberista “Meno Stato Più Mercato” con un atteggiamento da destra “sociale”. E questa è una problematica con cui tutti dovremo fare i conti.
Chiudiamo l’articolo come l’avevamo aperto. Parlare di questo argomento è stato positivo, e con interventi assolutamente condivisibili (oltre ai già citati Luciano Barra Caracciolo, Marco Mori e Giuseppe Palma anche quello di Nino Galloni, Nicola Ferrigni e Antonio Bordin), ma ha anche dimostrato come non basta voler uscire dall’euro per avere una visione condivisa della società che si vuole e che verrà. Ci vorrebbe una sinistra non compromessa e che esprima chiaramente l’uscita dall’inferno eurista, al netto delle attuali difficoltà nel sentire comune. L’alternativa sarà consegnare questa battaglia a posizioni liberiste, o addirittura dichiaratamente fasciste. Ognuno si prenda le proprie responsabilità».
Un breve resoconto dell'incontro promosso dal blog Scenari Economici.
Come temevamo... Molto fumo e un indigesto arrosto. Strombazzato come un incontro in cui sarebbe stato presentato il "Piano B" abbiamo avuto un'altra kermesse di vari personaggi in cerca d'autore, tra i quali spiccava il peso massimo liberista Paolo Savona, uno dei boiardi di stato che ai tempi promosse le privatizzazioni, e che si dimise da ministro perché Prodi ne faceva troppo poche. Quale sia il suo "Piano B" (a base di patrimoniali, deregulation e svendite degli asset pubblici ) lo ribadiva solo poco tempo fa. Alla sua corte, immancabili leghisti e neofascisti. Che Dio c'aiuti!
«Sabato 2 ottobre, presso il Link Camp University, si è svolto il convegno “Un Piano B per l’Italia” organizzato da Scenari Economici, che doveva presentare lo “scenario più probabile” per l’uscita dell’Italia dall’Eurozona “in modo ottimale”.
Una premessa è necessaria. Questi convegni non sono solo utili ma necessari per dimostrare come “l’invasione delle cavallette”, “le piaghe d’Egitto”, “la pestilenza” e la “pioggia di fuoco” nel caso di un’uscita dell’Italia dall’Eurozona sia una lettura ideologica dai media e dagli esponenti politici euristi.
Ma sono utili anche per un altro motivo. Perché dimostrano come non esista un solo tipo di uscita dall’Eurozona, e che vi sono molti elementi per sospettare che potrebbe risolversi non in un ripristino dei valori costituzionali e di un ritorno all’economia di stampo keynesiano, ma con un “liberismo all’italiana”.
Alcuni di questi elementi li abbiamo purtroppo riscontrati anche nella presentazione di questo “Piano B” che cercheremo di elencare in pochi punti.
Contraddizioni tra il piano giuridico e la proposta economica. Il piano è stato strutturato in due parti: una economica ed una giuridica. Ed è proprio in questi due elementi che si nota la principale contraddizione. Infatti, i giuristi che hanno preso la parola, Marco Mori, Giuseppe Palma e Luciano Barra Caracciolo, hanno esposto una condivisibile visione “costituzionale”, sottolineando come il problema non sia solo economico, ma politico e democratico. In altre parole, i trattati dell’Unione Europea.
Restiamo nell’Unione Europea? Il problema è che, poi, nella presentazione del “Piano B” non si afferma affatto la volontà di un’uscita dall’Unione Europea. Anzi, si è sottolineato come molti stati dell’Unione Europea non siano nell’Eurozona e che “si può rimanere nella UE pur abbandonando l’euro, come fanno già i Paesi in deroga”. Quindi cosa si propone? L’uscita dall’Eurozona rimanendo in un’unione di stati che ha come valore fondante il neoliberismo, il liberoscambismo e la circolazione di merci e capitali? Alcuni dei relatori hanno affermato la possibilità di “disobbedienza ai trattati”. Speravamo che questa scemenza “Sbattiamo i pugni sul tavolo e la Merkel si mette paura” venisse solo da ambienti sinistrati. Purtroppo non è così. Ammesso e non concesso che questo possa essere realizzato. Infatti, ricordiamo agli amici di Scenari Economici che si può entrare nella UE senza entrare nell’Euro, ma una volta che si abbandona l’euro si deve (fortunatamente) abbandonare anche l’Unione Europea.
Svalutazione o Piena Occupazione? Abbiamo parlato all’inizio di questo articolo di “Liberismo all’Italiana”. Ed è quello che in parte emerge dalla visione di fondo del “Piano B” dove, al di là di qualche vaga affermazione di principio sulla difesa dei lavoratori, non si parla di Piena Occupazione, ma soltanto di “svalutazione per una migliore competitività”. Ci auguriamo sia stata soltanto una dimenticanza, ma la paura è che si creda che con le esportazioni delle imprese italiane (ma quali? Piccole? Medie? Grandi?), miracolosamente, senza alcun intervento dello Stato, si realizzerebbe la piena occupazione. Purtroppo non è così.
Una visione economica che abbiamo chiamato “Liberismo all’italiana” e che risente fortemente della visione liberista di Paolo Savona che, del resto, è stato uno dei relatori e tra i promotori del convegno. Quale sia la visione di Paolo Savona, che è e resta un “europeista”, lo si può leggere in questo articolo in cui, tra le altre cose, propone una Bce stile Fed e l’uso di una parte del deficit per investimenti comunitari.
La seconda parte del convegno si è concluso con la tavola rotonda dei politici: Stefano Fassina, Claudio Borghi, Francesco Storace, Giorgia Meloni, Alfredo D’Attorre e Simone Di Stefano.
Non spenderemo molte parole sulla seconda parte del convegno, poiché le posizioni di questi esponenti sono abbastanza note.
Solo due piccole osservazioni: non capiamo e non comprendiamo l’utilità di invitare un personaggio come Simone Di Stefano, noto esponente di Casa Pound. Chi scrive non è afflitto da antifascismo paranoico e paranoide, ma c’è un limite a tutto. Parliamo, infatti, di un noto esponente di un’organizzazione che preferisce la violenza fisica alla lotta politica e i cui militanti si definiscono “Gli squadristi del terzo millennio”. Consigliamo caldamente a ragionare gli amici di Scenari Economici, anche perché non comprendiamo come un fascista (non è un insulto, sono loro che si definiscono “orgogliosamente” in questo modo) possa rappresentare la difesa della Costituzione nata dalla Resistenza e dei valori democratici.
L’altro elemento interessante, ma al tempo stesso preoccupante, è stata la reazione del pubblico in sala nei confronti degli esponenti politici della sinistra: Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre. Al di là delle loro numerose contraddizioni (Fassina che cerca un’alleanza con il ceto politico della sinistra più eurista, da Vendola in poi, e D’Attorre che resta nel Partito Democratico di Renzi), hanno espresso posizioni condivisibili. Hanno però avuto come reazione fischi e interruzioni. Per non parlare degli esponenti del M5Sche dimostrano, purtroppo, ancora una volta, come l’uscita dall’euro sia una mossa puramente propagandistica, quando Giorgio Sorial afferma che “Voi volete abbandonare l’euro per tornare alla lira, ma tanto sempre moneta a debito è!” (….)
Al contrario di Francesco Storace, Giorgia Meloni e Claudio Borghi. Non credo, semplicemente perché non è vero, che tutto il pubblico fosse composto da persone di destra. Semplicemente, nell’ambiente non piddino, ormai qualunque esponente della sinistra (non importa se renziano o meno) viene associato alla dittatura eurocratica. Sono state dimenticate completamente, invece, le responsabilità dei governi di centrodestra, anche perché tali esponenti sono, purtroppo, più chiari nel loro progetto, pur ambiguo: uscire dall’euro ma non dall’Unione Europea, visione economica liberista “Meno Stato Più Mercato” con un atteggiamento da destra “sociale”. E questa è una problematica con cui tutti dovremo fare i conti.
Chiudiamo l’articolo come l’avevamo aperto. Parlare di questo argomento è stato positivo, e con interventi assolutamente condivisibili (oltre ai già citati Luciano Barra Caracciolo, Marco Mori e Giuseppe Palma anche quello di Nino Galloni, Nicola Ferrigni e Antonio Bordin), ma ha anche dimostrato come non basta voler uscire dall’euro per avere una visione condivisa della società che si vuole e che verrà. Ci vorrebbe una sinistra non compromessa e che esprima chiaramente l’uscita dall’inferno eurista, al netto delle attuali difficoltà nel sentire comune. L’alternativa sarà consegnare questa battaglia a posizioni liberiste, o addirittura dichiaratamente fasciste. Ognuno si prenda le proprie responsabilità».
* Fonte: Ora costituente
2 commenti:
Ennesima dimostrazione che Sinistra e Destra sono tutt'altro che categorie superate. C'è un'uscita da "Sinistra" da euro e UE così come ve n'è un'altra da "Destra". C'è una visione democratica e progressista della società e ve n'è un'altra gerarchica e reazionaria.
Sostengo che destra e sinistra siano concetti da rielaborare.
A mio avviso le due reali posizioni sono quelle globaliste (con i loro servitori) e quelle patriottiche del popolo (il termine "sovranista" è ormai colorato di "retrò" e di estremismo dai media. Io preferisco "patriottico").
Il popolo sono piccole imprese, disoccupati, salariati e sono i veri nemici del global che si avvale di larga parte dell'apparato (un interessantissimo recente articolo descrive questa forma di neoliberismo che non disdegna l'apparato per tener a bada il popolo).
Tuttavia l'internazionalismo liberale (non solamente liberista) che "prodromico" al global è effettivamente incompatibile con le destre (tradizionali) sociali, mentre ben si sposa con la sinistra sociale (umanistica e spesso massonica) che ha anche essa una matrice internazionalista.
Ahimè è sempre più dura collocarsi quando si aspira a un concetto di società tradizionale (non degenerata nell'illiberale) ma allo stesso tempo ci si rispecchia nel valore della piena occupazione. Una occupazione retribuita in modo congruo è condizione necessaria alla dignità del cittadino ed alla realizzazione delle proprie aspirazioni. La dignità è il valore principe della nostra Carta quindi, la disoccupazione è quindi anticostituzionale.
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