[ 5 febbraio ]
La Bce, smentendo il capofila dei pirla*, (e quello degli econometristi) non accetterà più a garanzia titoli di debito greci per finanziare le banche elleniche —che rischiano così di andare gambe all'aria. Allineatosi sulle posizioni dei falchi tedeschi, Draghi vuole "spazzare le reni alla Grecia" di Tsipras, costringendolo a capitolare ed a stracciare il programma di salvezza nazionale con cui ha vinto le elezioni.
Risultato: crollo della borsa di Atene, impennata dello spread tra titoli greci e tedeschi.
Risultato: crollo della borsa di Atene, impennata dello spread tra titoli greci e tedeschi.
Baci, abbracci e strette di mano, questa la cronaca della giornata di Tsipras in quel di Bruxelles. Ma dopo che l'infido Juncker l'ha preso perfino per mano, a sera ha parlato Draghi "il buono". Quello che secondo le nostrane leggende tiene testa ai cattivi tedeschi. E che ha detto l'infame? Una cosina semplice, semplice: o la Grecia china la testa, accettando la prosecuzione della "cura" della troika, o le sue banche resteranno a secco di euri.
Così, papale papale, in modo che il ricatto mafioso non si presti a troppi equivoci. Alla faccia di tutti quelli che in questi giorni hanno detto che le elezioni greche non cambiavano niente, che Atene e Bruxelles erano costrette all'accordo, od anche che l'intesa (in termini di dilazione del debito) già c'era.
Non che un qualche intervento sui tempi di restituzione e sugli interessi del debito sia impossibile, ma l'Europa vuole arrivarci alle sue condizioni. Che sono quelle accettate dal precedente governo Samaras. Ma adesso, ad Atene c'è un altro governo che ha un suo programma di uscita dalla crisi, di misure sociali, di lotta alla disoccupazione di massa. Può Tsipras azzerare questo programma, cedendo al diktat diramato da Draghi? No, non può. Se lo facesse sarebbe la sua immediata fine politica.
Spieghiamo ora, dal punto di vista tecnico, in cosa consiste il ricatto della Banca centrale europea.
(1) la serietà della partita greca apertasi con le elezioni del 25 gennaio;
(2) l'assoluta impermeabilità dell'Unione Europea ad ogni ipotesi di riformabilità delle sue regole;
(3) le tremende conseguenze di non poter disporre della sovranità monetaria.
Sul primo punto c'è poco da aggiungere a quanto abbiamo già scritto in precedenti articoli. La questione greca è un tassello fondamentale della crisi europea. Chi continua a sostenere il contrario fa forse onore alla sua cocciutaggine, non certo alla sua intelligenza. Ma con certi economisti che fanno del loro analfabetismo politico un motivo di vanto c'è ben poco da discutere. Idem per chi continua a negare l'evidenza solo per il proprio settarismo politico. Noi non abbiamo mai risparmiato critiche a Syriza, ma da subito abbiamo capito l'importanza di quel che sta succedendo ad Atene e le sue possibili ricadute (positive o negative che siano) anche sulla situazione del nostro paese.
Il secondo punto è forse ancora più chiaro. L'Unione Europea non è riformabile. Ovvio che qualche ritocco di facciata è sempre possibile, ma sempre all'interno delle regole fondative dell'UE, che non solo stanno scritte in tutti trattati, ma che rappresentano il codice genetico della costruzione eurista. Sarebbe forse ora che tutti se ne rendessero conto.
Infine il terzo punto: è così difficile capire cosa significa trovarsi a dipendere da una moneta straniera? Perché l'euro è esattamente questa cosa qui. Il caso greco lo evidenzia che meglio non si potrebbe. Quale democrazia, quale politica può esserci in uno stato la cui liquidità finanziaria è decisa da un'autorità straniera, sulla quale non si ha nessuna possibilità di controllo? E' ancora così difficile capire di cosa parliamo quando mettiamo al centro il tema della sovranità monetaria?
Come si vede i nodi stanno venendo al pettine ancor prima del previsto. Gli oligarchi dell'euro non lasciano nessuno spazio reale a Tsipras.
Ora la palla è nel campo del governo greco. L'esecutivo di Atene ha un piano B? [Uscita dall'euro e nazionalizzazione del sistema bancario, NdR] E se non lo avesse ancora è in grado di predisporlo alla svelta?
Noi ci auguriamo di sì, perché se la risposta fosse negativa sarebbe semplicemente un disastro. E non solo per la Grecia.
Così, papale papale, in modo che il ricatto mafioso non si presti a troppi equivoci. Alla faccia di tutti quelli che in questi giorni hanno detto che le elezioni greche non cambiavano niente, che Atene e Bruxelles erano costrette all'accordo, od anche che l'intesa (in termini di dilazione del debito) già c'era.
Non che un qualche intervento sui tempi di restituzione e sugli interessi del debito sia impossibile, ma l'Europa vuole arrivarci alle sue condizioni. Che sono quelle accettate dal precedente governo Samaras. Ma adesso, ad Atene c'è un altro governo che ha un suo programma di uscita dalla crisi, di misure sociali, di lotta alla disoccupazione di massa. Può Tsipras azzerare questo programma, cedendo al diktat diramato da Draghi? No, non può. Se lo facesse sarebbe la sua immediata fine politica.
Spieghiamo ora, dal punto di vista tecnico, in cosa consiste il ricatto della Banca centrale europea.
Le banche greche, così come tutte quelle dei paesi dell'eurozona, ottengono liquidità dalla Bce in cambio di titoli che vengono messi a garanzia. Lo statuto della Bce prevede però che non possano essere accettati titoli che non siano classificati come investment grade, come sono quelli del debito greco e cipriota. Fino ad oggi, tuttavia, la Bce ha continuato a fornire liquidità, con una deroga motivata con l'accettazione del programma della troika. Adesso che il governo Tsipras ha dichiarato di non accettarlo più, Draghi ha annunciato l'immediata chiusura del rubinetto.Quanto avvenuto ieri dimostra in abbondanza tre cose:
(1) la serietà della partita greca apertasi con le elezioni del 25 gennaio;
(2) l'assoluta impermeabilità dell'Unione Europea ad ogni ipotesi di riformabilità delle sue regole;
(3) le tremende conseguenze di non poter disporre della sovranità monetaria.
Sul primo punto c'è poco da aggiungere a quanto abbiamo già scritto in precedenti articoli. La questione greca è un tassello fondamentale della crisi europea. Chi continua a sostenere il contrario fa forse onore alla sua cocciutaggine, non certo alla sua intelligenza. Ma con certi economisti che fanno del loro analfabetismo politico un motivo di vanto c'è ben poco da discutere. Idem per chi continua a negare l'evidenza solo per il proprio settarismo politico. Noi non abbiamo mai risparmiato critiche a Syriza, ma da subito abbiamo capito l'importanza di quel che sta succedendo ad Atene e le sue possibili ricadute (positive o negative che siano) anche sulla situazione del nostro paese.
Il secondo punto è forse ancora più chiaro. L'Unione Europea non è riformabile. Ovvio che qualche ritocco di facciata è sempre possibile, ma sempre all'interno delle regole fondative dell'UE, che non solo stanno scritte in tutti trattati, ma che rappresentano il codice genetico della costruzione eurista. Sarebbe forse ora che tutti se ne rendessero conto.
Infine il terzo punto: è così difficile capire cosa significa trovarsi a dipendere da una moneta straniera? Perché l'euro è esattamente questa cosa qui. Il caso greco lo evidenzia che meglio non si potrebbe. Quale democrazia, quale politica può esserci in uno stato la cui liquidità finanziaria è decisa da un'autorità straniera, sulla quale non si ha nessuna possibilità di controllo? E' ancora così difficile capire di cosa parliamo quando mettiamo al centro il tema della sovranità monetaria?
Come si vede i nodi stanno venendo al pettine ancor prima del previsto. Gli oligarchi dell'euro non lasciano nessuno spazio reale a Tsipras.
Ora la palla è nel campo del governo greco. L'esecutivo di Atene ha un piano B? [Uscita dall'euro e nazionalizzazione del sistema bancario, NdR] E se non lo avesse ancora è in grado di predisporlo alla svelta?
Noi ci auguriamo di sì, perché se la risposta fosse negativa sarebbe semplicemente un disastro. E non solo per la Grecia.
* Ecco quanto ha scritto l'azzeccagarbugli Paolo Barnard solo l'altro ieri:
14 commenti:
Mi permetto "giuntare" due articoli" connessi al IKE EISENHOVER FAREWELL del 1961 che informava gli americani sulla pericolosità del US MILITARY INDUSTRIAL COMPLEX
https://www.youtube.com/watch?v=CWiIYW_fBfY
1. C Pelanda http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2015/2/5/GEO-FINANZA-Cosi-Tsipras-puo-scegliere-a-chi-vendere-la-Grecia/579211/
2. J Nielson
http://www.zerohedge.com/news/2015-02-04/greek-election-results-worry-bankers
Trovo non del tutto felice prendersela così con Barnard che probabilmente aveva intuito qualcosa di non ben chiaro nella questione post-Tsipras.
L'irrigidimento dell'UE così improvviso e perentorio poi fa insospettire e sembra di capire che le richieste greche di proroga, se accolte, possano rompere eventuali giochi già programmati. Barnard, sia pure con i pochi elementi che deve avere in mano, aveva citato presumibili accordi con una potente holding finanziaria che si occupa di rastrellare asset da chi è in difficoltà.
E la Grecia ce l'avrebbe un asset formidabile: i giacimenti di gas naturale del mar Egeo, "polpetta" golosissima sulla quale devono aver messo gli occhi in molti e, fra questi, coloro che sono esposti maggiormente con l'indebitamento Greco.
Spetta inequivocabilmente al nuovo Governo Tsipras distribuire le concessioni di trivellazione perché, fino a prova contraria, il mar Egeo dove si trovano i giacimenti sottomarini è ancora territorio greco.
Ma i creditori pensano di aver già messo una seria ipoteca su tale ricchezza e quando il laccio è stretto attorno al collo del debitore, il creditore si guarda bene dal scioglierlo. Tanto più che Russia e Cina ....
Varoufakis non è uno sprovveduto...un piano B l'ha sicuramente.
bisogna vedere. la partita è aperta. dopo tanti anni la piccola Grecia è la prima ad avere le palle.
siamo con loro.
Io non riesco a capire come si possa ancora stare a difendere Barnard. la cosa ha davvero del pateitico. sollevazione l'ha preso in castagna per la seconda volta, mostrando quali colossali cantonate riesca a prendere, come quest'ultima: ridicolizzazione di tsipras e pure razzista verso i greci. certi personaggi fanno solo danni alla causa sovranista.
che tsipras si cali le braghe è nel novero delle possibilità. fino ad ora non lo ha fatto e merita il nostro sostegno. chi fa spallucce davanti al grave ricatto della Bce ed addirittura si augura che le cali pur di dimostrare che aveva avuto ragione è uno che di politica non capisce niente.
Per quel poco che capisco di economia, credo che il ricatto sia meno stringente del previsto, in quanto le quattro banche principali greche sono considerate di 'rilevanza sistemica', inserite nel circuito europeo e per loro il blocco della liquidità non vale. O sbaglio?
Per il resto concordo con EmmeZeta e guardo con grande soddisfazione alla stretta eurotedesca. L'importante è che il conflitto si radicalizzi. O Tsipras uscirà dalla dittatura europea, destabilizzando il sistema, o si calerà le brache distruggendo ogni credibilità della sinistra (non solo greca ma europea) lasciando campo libero a movimenti nazionalsocialisti.
Varoufakis di certo sa bene come stanno le cose e sta giocando la sua partita. Quindi un piano B ce l'ha di certo ed anche C o D. L'anima dei Greci è di buona razza, sebbene il momento storico ed emergenziale sia delicato. Però penso che il coltello per il manico stiano cercando di averlo con tutta l'intelligenza e l'astuzia che indubbiamente possiedono. Ricordiamoci di Ulisse.
Per quanto concerne Barnad resto della mia opinione e chi ci dà addosso mi ispira forse un po' di diffidenza perché Egli, benché non sempre fortunato (solo i Profeti del Vecchio Testamento non sbagliano mai). ha dimostrato di possedere chiaroveggenza non comune. Comunque: errare humanum Est ed io valuto Barnard anche per il suo Cuore e per il suo senso di umanità.
Mi rifiuto di pensare che Varoufakis abbia una visione mercantile della politica, sarebbe una grossa delusione, magari mi sbaglio. Finora ho sentito e letto numerose previsioni frutto di argute analisi e dotte considerazioni( un gioco gratuito cui ho partecipato anche io) prima o poi qualcuno ci azzeccherà con la stessa probabilità con cui un astrologo ci predice il futuro.
Troppo spesso scordiamo le sofferenze della gente di quel paese, la solidarietà per un popolo che cerca faticosamente di poter ritornare a vivere con dignità. Crediamo veramente che il leader di un paese che vuole evitare ai suoi cittadini la schiavitù del debito non abbia dubbi, non abbia ripensamenti, notti insonni e timore di sbagliare?
Per noi è facile essere freddi ( per quanto ancora?) nell' analizzare e proporre soluzioni e mosse politiche che ci sembrano banalmente evidenti.
Mi chiedo se più modestamente non dovremmo impegnarci a sostenere un Popolo che scriveva poemi quando nel resto d' Europa si belava con le pecore? Non dovremmo difendere quelle che sono anche le nostre radici culturali?non abbiamo questo dovere noi Italiani prima di ogni altro popolo?
Che tristezza sentire le nostre elite rimbrottare infastiditi e con tono sarcastico uomini che si sono assunti un compito di fronte al quale ad altri( e tra questi i rimbrottatori) tremerebbero le gambe.
Che tristezza sfogare la testosteronica grafomania e la virile logorrea nel proporre soluzioni e consigli.
Riterrei certamente più utile piuttosto che dar consigli ai greci di chiederci cosa noi possiamo fare per loro.
Scusate lo sfogo, non voglio attaccare nessuno, diciamo che si tratta di una autocritica.
Cari compagni, scrivete:
"sarebbe semplicemente un disastro. E non solo per la Grecia."
Sapete che c'è? Se l'alternativa è la permanenza nell'immobilismo, il continuare a sprofondare sempre di più nella sottomissione alle oligarchie allora per me è meglio quel certo tipo di disastro.
Invidio molto i francesi che hanno la Le Pen; personalmente sono lontanissimo dalla destra populista ma la sinistra in Italia o ha tradito o traccheggia senza sapere che pesci pigliare (PRC) o come noi è integra, lucida ma irrimediabilmente minoritaria.
E alla fine come dicono i cugini d'oltralpe "tant pis tant mieux":
Ad Atene manifestano in piazza
http://www.repubblica.it/economia/2015/02/05/news/atene_in_piazza_contro_la_bce_il_corteo_convocato_via_facebook-106596591/
QUI LA SINISTRA COSA FA? NON MANIFESTA A FAVORE DEI GRECI???
LORENZO TI SBAGLI
è vero che le quattro maggiori banche greche, avendo attivi (Asset) superioi a 30Mld sono considerate di "importanza sistemica", ma il provevdimento preso dalla Bce vale proprio per loro, che hanno la pancia piene di titoli di debito greci.
La Bce accetta normalmente in garanzia per le sue operazioni di rifinanziamento delle banche dei Paesi dell’eurozona i titoli del debito pubblico dei Paesi che godono di un rating “investment grade”, quindi superiore alla tripla B. Le uniche due eccezioni sono Grecia e Cipro, ai quali però era stata finora accordata una deroga (“waiver”) in virtù proprio degli impegni assunti da Atene col famigerato memorandum.
Il comunicato Bce spiega che siccome il governo ha unilateralmente cancellato numerosi impegni scolpiti nel memorandum, queste banche potranno accedere alla liquidità di Francoforte solo con collaterale di qualità, che queste non hanno.
Possono teoricamente rivolgersi alla propria Banca centrale nazionale nel quadro dell’Ela (Emergency Liquidity Assistance), ma questo darebbe ossigeno solo per due o tre mesi
Rileggiamoci attentamente gli scritti di Auriti e vedremo che la soluzione non sarebbe poi così difficile. Siamo caduti nella trappola del debito e Auriti lo abbiamo mandato a fan... con la rinuncia alla Banca d'Italia per cederla ad una S.p.A.
Che un certo Andreatta abbia il giudizio che si merita da parte degli Italiani meno ignoranti.
Una modesta proposta al compagno Tsipras.
Quando ha terminato il giro nelle capitali dell'EZ passi dalla Campania. Ci sono fior di zecche che lo possono rifornire di euro. Faccia solo attenzione di non farsi infinocchiare dal biglietto da 300 €. È bello ma ormai i tedeschi hanno mangiato la foglia.
“Lo statuto della Bce prevede però che non possano essere accettati titoli che non siano classificati come investment grade, come sono quelli del debito greco e cipriota”.
Segnalo che nello statuto della BCE non c’è nessuna norma siffatta.
La mia impressione è che Tsipras sapesse fin da subito che avrebbe dovuto uscire dll'euro ma non poteva dirlo prima delle elezioni.
Poi è andato in europa a vendere carta straccia per avere altra carta e farsi sbattere fuori mettendo i greci davanti al fatto compiuto. Inoltre si è alleato con un partito di destra a cui potrà attribuire le colpe di una politica di blocco militare della immigrazione.
Tsipras è un genio e il suo amico varuflakis pure.
Forse non è un caso che siano stati i graci ad inventare la democrazia,e che 10mila ateniesi abbiano sconfitto 150mila persiani a maratona. E neppure che abbiano raso al suolo Tebe che aveva appoggiato i persiani, quindi Renzi nostro stai attento.
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