[ 20 febbraio]
LEGGENDO LE CONVERSAZIONI SEGRETE DI HITLER SI PUÒ CAPIRE DOVE ANDRÀ A PARARE LA GERMANIA ODIERNA.
I regimi cambiano ma le linee di fondo geopolitiche degli stati restano quasi sempre le stesse.
La tracotanza delle classi dominanti tedesche al tavolo negoziale di Bruxelles sulla questione greca non si spiega solo ricorrendo alle origini luterane della loro cultura. Si può comprendere piuttosto alla luce delle costanti della politica di potenza tedesca. Da Federico II il Grande alla cancelliera Merkel, passando per Bismarck prima e per Hitler poi, sono evidenti e medesime le tendenze espansionistiche.
Com'è ovvio nessun regime confessa i suoi appetiti, tanto più se sono imperialistici. Sono di norma le guerre la cartina al tornasole attraverso cui l'implicito diventa esplicito, ciò che è latente si disvela e viene alla luce. Il fatto che la Germania odierna sviluppi la sua politica di potenza non facendo ricorso alle armi ma facendo leva sulla sua supremazia economica e una aggressiva politica mercantilistica, trae in inganno i più.
Da Bismarck in poi, in effetti, l'espansionismo militare germanico ha sempre fatto seguito ad una strategia economica mercantilistica. Oggi l'ordine dei fattori sembra invertito. E' tuttavia un dato di fatto storico che se una potenza imperialistica viene contrastata, se i suoi mercati di sbocco tendono a sfuggirgli, essa prima o poi sviluppa la sua potenza bellica e s'incammina sul sentiero della guerra guerreggiata.
La posizione punitiva e oltranzista di Berlino verso la Grecia non dev'essere fraintesa. Oggi come ieri non è il Mediterraneo il boccone succulento che brama davvero l'imperialismo tedesco, ma le praterie euroasiatiche, Russia in primis —e di cui Polonia, baltici e Ucraina sono solo dei ponti. Ma per lanciarsi ad Est Berlino deve oggi, come il Terzo Reich ieri, non avere nemici né ad Ovest né a Sud. Hitler prima di marciare su Mosca dovette coprirsi le spalle ad Occidente, e lo fece —non senza prima essersi assicurata la benevolenza russa col Patto Ribbentrop-Molotov— annientando militarmente la Francia.
Allora perché la Merkel tiene duro contro i greci, fino al punto di spingerla fuori dall'eurozona? Berlino deve "spezzare le reni" alla piccola Grecia per ribadire, anzi irrobustire, la sua supremazia, non più solo economica ma politica, sull'Europa occidentale, ed avere quindi mani libere ad Est.
Oggigiorno l'Unione europea e la moneta unica sono i ferri con i quali la Germania soggioga e incatena a sé la Francia e tutti i suoi alleati. Non è di poco conto che, proprio in virtù della acquisita supremazia ad Occidente, all'altro e strategicamente più importante tavolo negoziale, quello di Minsk sul conflitto ucraino-russo, la Merkel (accompagnata dal vassallo Hollande) e non Obama sia stata, assieme a Putin, il vero dominus.
Dicevamo che nessuno Stato-potenza svela, nei tempi di pace, ovvero quelli tra un conflitto e l'altro, i propri appetiti espansionistici. Hitler, contrariamente a quanto si pensa, fu un maestro nell'arte dell'occultamento dei suoi piani di aggressione. La famigerata Conferenza di Monaco del settembre 1938, con la quale ottenne da inglesi, francesi e italiani l'autorizzazione ad annettersi (dopo l'Austria) la Cecoslovacchia, fu anche il frutto della sua memorabile abilità nell'ingannare i suoi interlocutori.
I tedeschi sono notoriamente scrupolosi. Con maniacale meticolosità Hitler e i gerarchi nazisti vollero rubricare e verbalizzare anche le discussioni informali tra di loro. Grazie a queste sappiamo non solo che tutti i piani di aggressione erano stati pensati e e preparati fin nei dettagli molti anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale; abbiamo un'immagine icastica di quale fosse realmente il disegno strategico del grande capitalismo tedesco che sosteneva il regime nezista.
Chi trova esagerato quanto noi affermiamo, che cioè esista una linea di continuità tra l'attuale geopolitica tedesca e quella nazista, dovrebbe leggere con attenzione quanto affermò Hitler nelle sue conversazioni coi suoi più stretti collaboratori. Al netto delle farneticazioni razziali (Herrenvolk) e dei deliri di onnipotenza hitleriani, questa linea di continuità ed una certa peculiare "essenza" del capitalismo tedesco, emergono con chiarezza.
Vi lasciamo alla lettura di questi brevi estratti ricavati dalle Conversazioni segrete di Hilter, non senza prima segnalare che questa "essenza peculiare" consiste, messi da parte certi luoghi comuni europeisti, proprio in un sostrato nazionalista che sfocia nell'esterofobia e nello sciovinismo conclamato. Questo sostrato, certo, si manifestava nell'hitlerismo in forme parossistiche se non addirittura paranoiche (vedi il viscerale antisemitismo). Tuttavia, per comprendere quanto conti, nella psicologia dell'élite tedesca l'amorevole adesione dei propri sudditi —quanto quindi pesi per la Merkel il sostegno dei suoi connazionali, la cui dimensione è direttamente proporzionale alla spietata durezza che ostenta col popolo greco— vale la pena riportare quanto Hitler affermò nel marzo del 1942:
Se si va alle radici di certo pensiero politico nazionalistico tedesco non c'è solo il reazionario Carl Schmitt col suo concetto geopolitico di Grossraum, che egli non a caso declinava come "comunità pluralistica di liberi popoli".
C'è Herbert Backe, che enunciò la tesi del Grossraumordung, come premessa del predominio imperialistico tedesco non solo ad Est ma anche ad Ovest (Nahrungsfreiheit).
E come dimenticare F.A. Six, uno dei massimi e più arguti teorici della politica estera nazista? Egli vedeva nella "nella concentrazione delle forze economiche europee sotto l'egida del Reich l'attuazione del principio della solidarietà europea".
Appunto. Europeismo si può declinare in modi molto diversi, quello nazista compreso, che è la versione estrema ed in tempi asprissimi, della politica egemonica tedesca. Una politica egemonica connaturata a quello che riteniamo sia il Quarto Reich, quello che ha avuto i suoi natali con il crollo del Muro di Berlino e quindi l'annessione della Germania orientale.
Ed ecco cosa affermava Hitler....
NOTE
[1] Adolf Hitler, Conversazioni segrete, Napoli 1954, pp. 155-156.
[2] Adolf Hitler, Conversazioni segrete, Napoli 1954, p. 37.
[3] Adolf Hitler, Conversazioni segrete, Napoli 1954, p. 44.
[4] Adolf Hitler, Conversazioni segrete, Napoli 1954, p. 16.
LEGGENDO LE CONVERSAZIONI SEGRETE DI HITLER SI PUÒ CAPIRE DOVE ANDRÀ A PARARE LA GERMANIA ODIERNA.
I regimi cambiano ma le linee di fondo geopolitiche degli stati restano quasi sempre le stesse.
La tracotanza delle classi dominanti tedesche al tavolo negoziale di Bruxelles sulla questione greca non si spiega solo ricorrendo alle origini luterane della loro cultura. Si può comprendere piuttosto alla luce delle costanti della politica di potenza tedesca. Da Federico II il Grande alla cancelliera Merkel, passando per Bismarck prima e per Hitler poi, sono evidenti e medesime le tendenze espansionistiche.
Com'è ovvio nessun regime confessa i suoi appetiti, tanto più se sono imperialistici. Sono di norma le guerre la cartina al tornasole attraverso cui l'implicito diventa esplicito, ciò che è latente si disvela e viene alla luce. Il fatto che la Germania odierna sviluppi la sua politica di potenza non facendo ricorso alle armi ma facendo leva sulla sua supremazia economica e una aggressiva politica mercantilistica, trae in inganno i più.
Federico II il Grande, Re di Prussia (1712-1786) |
Da Bismarck in poi, in effetti, l'espansionismo militare germanico ha sempre fatto seguito ad una strategia economica mercantilistica. Oggi l'ordine dei fattori sembra invertito. E' tuttavia un dato di fatto storico che se una potenza imperialistica viene contrastata, se i suoi mercati di sbocco tendono a sfuggirgli, essa prima o poi sviluppa la sua potenza bellica e s'incammina sul sentiero della guerra guerreggiata.
La posizione punitiva e oltranzista di Berlino verso la Grecia non dev'essere fraintesa. Oggi come ieri non è il Mediterraneo il boccone succulento che brama davvero l'imperialismo tedesco, ma le praterie euroasiatiche, Russia in primis —e di cui Polonia, baltici e Ucraina sono solo dei ponti. Ma per lanciarsi ad Est Berlino deve oggi, come il Terzo Reich ieri, non avere nemici né ad Ovest né a Sud. Hitler prima di marciare su Mosca dovette coprirsi le spalle ad Occidente, e lo fece —non senza prima essersi assicurata la benevolenza russa col Patto Ribbentrop-Molotov— annientando militarmente la Francia.
Otto Von Bismarck (1815-1898) |
Allora perché la Merkel tiene duro contro i greci, fino al punto di spingerla fuori dall'eurozona? Berlino deve "spezzare le reni" alla piccola Grecia per ribadire, anzi irrobustire, la sua supremazia, non più solo economica ma politica, sull'Europa occidentale, ed avere quindi mani libere ad Est.
Oggigiorno l'Unione europea e la moneta unica sono i ferri con i quali la Germania soggioga e incatena a sé la Francia e tutti i suoi alleati. Non è di poco conto che, proprio in virtù della acquisita supremazia ad Occidente, all'altro e strategicamente più importante tavolo negoziale, quello di Minsk sul conflitto ucraino-russo, la Merkel (accompagnata dal vassallo Hollande) e non Obama sia stata, assieme a Putin, il vero dominus.
Dicevamo che nessuno Stato-potenza svela, nei tempi di pace, ovvero quelli tra un conflitto e l'altro, i propri appetiti espansionistici. Hitler, contrariamente a quanto si pensa, fu un maestro nell'arte dell'occultamento dei suoi piani di aggressione. La famigerata Conferenza di Monaco del settembre 1938, con la quale ottenne da inglesi, francesi e italiani l'autorizzazione ad annettersi (dopo l'Austria) la Cecoslovacchia, fu anche il frutto della sua memorabile abilità nell'ingannare i suoi interlocutori.
Adolf Hitler (1889-1945) |
I tedeschi sono notoriamente scrupolosi. Con maniacale meticolosità Hitler e i gerarchi nazisti vollero rubricare e verbalizzare anche le discussioni informali tra di loro. Grazie a queste sappiamo non solo che tutti i piani di aggressione erano stati pensati e e preparati fin nei dettagli molti anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale; abbiamo un'immagine icastica di quale fosse realmente il disegno strategico del grande capitalismo tedesco che sosteneva il regime nezista.
Chi trova esagerato quanto noi affermiamo, che cioè esista una linea di continuità tra l'attuale geopolitica tedesca e quella nazista, dovrebbe leggere con attenzione quanto affermò Hitler nelle sue conversazioni coi suoi più stretti collaboratori. Al netto delle farneticazioni razziali (Herrenvolk) e dei deliri di onnipotenza hitleriani, questa linea di continuità ed una certa peculiare "essenza" del capitalismo tedesco, emergono con chiarezza.
Vi lasciamo alla lettura di questi brevi estratti ricavati dalle Conversazioni segrete di Hilter, non senza prima segnalare che questa "essenza peculiare" consiste, messi da parte certi luoghi comuni europeisti, proprio in un sostrato nazionalista che sfocia nell'esterofobia e nello sciovinismo conclamato. Questo sostrato, certo, si manifestava nell'hitlerismo in forme parossistiche se non addirittura paranoiche (vedi il viscerale antisemitismo). Tuttavia, per comprendere quanto conti, nella psicologia dell'élite tedesca l'amorevole adesione dei propri sudditi —quanto quindi pesi per la Merkel il sostegno dei suoi connazionali, la cui dimensione è direttamente proporzionale alla spietata durezza che ostenta col popolo greco— vale la pena riportare quanto Hitler affermò nel marzo del 1942:
«...l'ultimo degli apprendisti, il più modesto dei carrettieri tedeschi, è più vicino a me che non il più importante dei lord inglesi». [1]Sarebbe sbagliato sottovalutare, malgrado i reiterati proclami di fede globalistici e coosmopolitici delle classi dominanti tedesche, quanto insomma pesi, nella psicologia di quelle élite, il Deutschtum, la germanitudine.
Angela Merkel |
Se si va alle radici di certo pensiero politico nazionalistico tedesco non c'è solo il reazionario Carl Schmitt col suo concetto geopolitico di Grossraum, che egli non a caso declinava come "comunità pluralistica di liberi popoli".
C'è Herbert Backe, che enunciò la tesi del Grossraumordung, come premessa del predominio imperialistico tedesco non solo ad Est ma anche ad Ovest (Nahrungsfreiheit).
E come dimenticare F.A. Six, uno dei massimi e più arguti teorici della politica estera nazista? Egli vedeva nella "nella concentrazione delle forze economiche europee sotto l'egida del Reich l'attuazione del principio della solidarietà europea".
Appunto. Europeismo si può declinare in modi molto diversi, quello nazista compreso, che è la versione estrema ed in tempi asprissimi, della politica egemonica tedesca. Una politica egemonica connaturata a quello che riteniamo sia il Quarto Reich, quello che ha avuto i suoi natali con il crollo del Muro di Berlino e quindi l'annessione della Germania orientale.
Ed ecco cosa affermava Hitler....
«Lo spazio russo è la nostra India. Come gli inglesi, noi domineremo questo impero con un pugno di uomini» [2] «la sicurezza dell'Europa non sarà assicurata se non quando avremo ricacciato l'Asia dietro agli Urali». [3]L’11 aprile 1942, nell'euforia delle prime folgoranti vittorie, Hitler, sintetizzò la politica tedesca in questi termini:
«La Romania farebbe bene a rinunciare nei limiti del possibile ad avere un'industria propria. A questo modo dirigerebbe le sue ricchezze del suo suolo e, specialmente il grano, verso il mercato tedesco. In cambio riceverebbe da noi i prodotti manifatturati di cui ha bisogno. La Bessarabia è un vero granaio. Così scomparirebbe quel proletariato [industriale, Ndr] romeno che è contaminato dal bolscevismo». [4]
«Per dominare i popoli che abbiamo sottomessi nei territori a est del Reich, dovremo di conseguenza rispondere nella misura del possibile ai desideri di libertà individuale che essi potranno manifestare, privarli dunque di qualsiasi organizzazione di Stato e mantenerli così a un livello culturale il più basso possibile.
Bisogna partire dal concetto che questi popoli non hanno dovere che servirci sul piano economico. Il nostro sforzo deve dunque consistere nel trarre dai territori che essi occupano tutto quanto se ne può trarre. Per impegnarli a consegnarci i loro prodotti agricoli, a lavorare nelle nostre miniere e nelle nostre fabbriche d’armi, li adescheremo aprendo un po’ dappertutto spacci di vendita nei quali potranno procurarsi i prodotti manifatturati dei quali abbisognano.
Se vogliamo preoccuparci del benessere individuale di ognuno, non otterremo alcun risultato imponendo loro un’organizzazione sul modello della nostra amministrazione. In tal modo non faremmo che attirarci il loro odio. Infatti, quanto più gli uomini sono primitivi, tanto più avvertono come una costrizione insopportabile qualsiasi limitazione della loro libertà personale. Dal nostro punto di vista, l’altro difetto di una tale organizzazione sarebbe di fonderli in un blocco unico, di dar loro una forza di cui si servirebbero contro di noi. In fatto di organizzazione amministrativa, il massimo che si possa loro concedere è un’amministrazione comunale, e unicamente nella misura in cui ciò è necessario al mantenimento di un determinato potenziale di lavoro, ossia il potenziale indispensabile ad assicurare i bisogni elementari dell’individuo.
Ma, nel creare tali comunità di villaggi, dovremo procedere in modo che delle comunità vicine non possano fondersi tra loro. Per esempio, avremo cura di evitare che una chiesa unica serva un ampio territorio. Insomma il nostro interesse sarebbe che ogni villaggio avesse la propria setta, che coltivasse la propria nozione di Dio. E se, come gli indiani e i negri, alcuni avessero a celebrare culti magici, non ci dispiacerebbe affatto. Dobbiamo moltiplicare, nello spazio russo, tutte le cause di divisione.
Solo ai nostri commissari spetterà di sorvegliare e dirigere l’economia dei paesi conquistati – e ciò che ho detto deve applicarsi a tutte le forme di organizzazione. E, soprattutto, che non si veda spuntare la ferula dei nostri pedagoghi, con la loro mania di educare i popoli inferiori e la loro mistica della scuola obbligatoria! Tutto quanto i russi, gli ucraini, i kirghisi potessero imparare a scuola (non fosse altro che a leggere e scrivere) finirebbe per volgersi contro di noi. Un cervello illuminato da alcune nozioni di storia giungerebbe a concepire alcune idee politiche, e questo non andrebbe mai a nostro vantaggio. Meglio installare un altoparlante in ogni villaggio: dare alcune notizie alla popolazione, e soprattutto distrarla. A che servirebbe darle la possibilità di acquisire cognizione nel campo della politica, dell’economia? La radio non dovrà impicciarsi di offrire ai popoli sottomessi conversazioni sul loro passato storico. No, musica, e ancora musica! La musica leggera provoca l’euforia del lavoro. Forniamo a quella gente l’occasione di ballare molto, e ce ne sarà riconoscente. Da noi, l’esperimento è stato fatto al tempo della Repubblica di Weimar: è dimostrativo (…)
La sciocchezza più grande che potremmo fare sarebbe di distribuire armi in quei territori. La storia insegna che tutti i popoli conquistatori sono finiti male per aver dato armi ai popoli che avevano sottomesso». [5]
NOTE
[1] Adolf Hitler, Conversazioni segrete, Napoli 1954, pp. 155-156.
[2] Adolf Hitler, Conversazioni segrete, Napoli 1954, p. 37.
[3] Adolf Hitler, Conversazioni segrete, Napoli 1954, p. 44.
[4] Adolf Hitler, Conversazioni segrete, Napoli 1954, p. 16.
[5] Adolf Hitler, Conversazioni segrete, Napoli 1954, pp. 450-453
17 commenti:
che stronzate. Le banche non c'entrano nulla? Ecomequella santa istituzione dell'FMI, tutta YANKEE, nata dai liberatori dopo la sconfitta della Germania perché se ètanto brava NON LI REGALA I SOLDI???
L'FMI? soggiogato dalla strega cattiva
http://salvatoretamburro.blogspot.it/2015/02/tsipras-un-altro-falso-leonida.html
http://voxnews.info/2015/02/20/tsipras-capitola-accetta-austerita-e-tradisce-elettori/
Che Tsipras avesse promesso cose diverse tanto alla troika quanto agli elettori manco viene preso in considerazione.
Ma sì, accontentiamoci del capro espiatorio che ci forniscono i giornali mainstream, è più comodo
http://www.ilvelino.it/it/article/2015/02/19/atene-chiede-altri-sei-mesi-di-aiuti-pressing-usa-su-tsipras/29f07da3-1bb1-4da0-927f-b4f64c5d514e/
per la prima volta son d'accordo con te al 100%. il POTERE TEDESCO é sempre lo stesso dal tempo di fritz il grande. momentaneamente sta acquattato nelle retrovie perché gli usa sono ancora troppo forti. ma quanti in italia han capito il problema? a me pare di vedere, salvo una piccola minoranza, un popolo di mediocri neo-repubblichini.
franco valdes piccolo proletario di provincia
Sono trasecolato.
Ma davvero una persona come Pasquinelli che ho sempre apprezzato nelle sue analisi politiche, finisce col rinfocolare un sentimento antitedesco sollevando pregiudizi, sottolinenado continuità come se il popolo tedesco fosse intrinsecamente fatto così? In italiano, questo si chiama razzismo, in qualche misurta parallelo al razzismo antisemita dei nazisti.
Effettivamente, come Barbara, mi viene da dire solo "stronzate", perchè immaginare che anche soltanto allo stato potenziale, la Germania di oggi abbia delle ambizioni di annessione territoriale verso la Russia è una cosa assurda, non c'è gara sul piano militare.
La Germania invece ha certamente delle mire egemoniche che sono oggi ed anche domani (dopodomani non sappiamo, ed anche Pasquinelli deve ammettere di non sapere) di natura economica.
Soprattutto però, l'articolo ha il difetto di spostare l'attenzione dei lettori dalle responsabilità dei propri paesi, verso la Germania.
Io al contrario, trovo ammirevole il comportamento della Merkel che fa di tutto per il proprio paese, com'è del resto nelle sue responsabilità.
Fossi greco, avrei già impiccato Papadoupulos che avrebbe potuto fare una gran pernacchia alla Germania ed alla UE tutta, perchè col cavolo che avrebbero fatto fallire le loro banche. Quel potere negoziale enorme del governo greco di allora si è ormai dissolto definitivamente, ed i greci, invece di prendersela con la Germania, dovrebbero prendersela con i propri governanti che dovevano subito porre la questione del default invece di accettare condizioni assurde. Allo stesso modo perchè in Italia non si è processato Napolitano per alto tradimento col suo comportamento così scopertamente filoeuropeo e quindi filotedesco a danno della repubblica che presiedeva?
Insomma, in quest'articolo, si fa la cosa peggiore che si poteva fare, si trasforma un problema e i rancori inevitabili dalla ricerca di una rappresnetanza politica non venduta al nemico, in sentimenti contro altre nazioni.
Non ci siamo proprio, la difesa della sovranità nazionale per me non significa essere contro altre nazioni, significa anzi essere sovrani ognuno a casa propria, è una soluzione buona per tutti. In caso contrario si ricade nel bieco nazionalismo delle destre filofasciste, come certo inconsapevolmente, questo articolo finisce con il prospettare.
Una vera caduta di stile da una persona da cui non me l'aspettavo per niente.
"questi popoli non hanno dovere che servirci sul piano economico"
Questa frase, da sola, spiega in toto la parabola dell'euro.
Che l'abbia pronunciata Hitler è significativo della continuità che descrivi. Può essere presa come epitaffio sulla tomba della Merkel.
Resterà ai posteri la difficoltà di spiegare l'ingenuità della Francia e la strategia degli USA, che oggi appare diabolica, nell'aver dato forma e gambe a quel progetto di arma monetaria, ma domani chissà ....
Resta l'amarezza di constatare che non solo la politica, ma anche la geopolitica e i diversi patriottismi, per quanto malinterpretati, lascino progressivamente il campo alle logiche capitalistiche, incarnate in "padroni dell'universo" sostanzialmente apolidi.
PER CHI ANCORA NON VUOLE VEDERE
Io conosco personalmente gente che in Germania c'è vissuta e chi parla di reich ne ha ben donde. Sebbene la struttura politica non può essere paragonabile a quella hitleriana la struttura economica è rimasta la stessa.
Esiste ad esempio un particolare regime fiscale, in cui le famiglie con più di due figli hanno diritto a non pagare quasi nulla di IRPEF mentre chi non è ha deve pagare l'aliquota di legge. Una tassa sul celibato mascherata in effetti.
L'economia tedesca è questo, un nazional-socialismo estremamente moderato (non per neinte l'invenzione della definizione economia sociale di mercato la inventò un ex SS).
@Barnaranotav
Ancora con sta storia? Qua nessuno è anti-tedesco militante, ma volgiamo solo dire le cose come stanno.
Le banche non c'entrano nulla? Certo che centrano, ma purtroppo non esiste al mondo solo la Goldman Sachs, esiste anche la Deutche Bank e la Commerze Bank che in quanto a porcate non hanno nulla da che invidiare alle banche USA.
L'FMI? La Grecia deve al FMI il 10% del debito, la restante parte lo deve al fondo salva stati, cioè Germania, Francia e Italia.
Basta creare queste contrapposizioni sul nulla secondo cui se parli male della politica tedesca è perchè ti piacciono le banche americane!!!
ma che razzismo e razzismo ma cosa dice il Cucinotta di sopra.
Pasquinelli ha parlato di geopolitca tedesca. ha parlato della volontà delle elites tedesche.
e che abbia detto il vero è innegabile. è forse discutibile il fatto che la Germania sia un paese che attua politiche espansionistiche fin dalla sua nascita come stato nazione moderno? NO.
ha forse detto che è tendenza genetica? NO.
ha detto che questo fatto ha radici culturali, e chi conosce la cultura tedesca può solo confermare....e che questa è la linea dell'elites e della nobiltà di quel paese fin dal 1800. e anche questo è innegabile.
il resto è fuffa ideologica usata per continuare a ignorare le responsabilità enormi dell'elites tedesche in questo aborto che è la UE. giusto perchè da buoni internazionalisti vogliamo vedere il male solo in casa nostra.
gli antimperialisti che non riconoscono l'imperialismo sono abbastanza curiosi.
Si parla delle élites tedesche non di un presunto carattere dell'intero popolo tedesco.
Se non capite che le élites dei paesi nordici considerano gli italiani - e in generale i popoli meridionali - degli esseri inferiori significa o che non avete mai messo il naso fuori dei patri confini o che non capite una mazza.
MGP
"La famigerata Conferenza di Monaco del settembre 1938, con la quale ottenne da inglesi, francesi e italiani l'autorizzazione ad annettersi (dopo l'Austria) la Cecoslovacchia, fu anche il frutto della sua memorabile abilità nell'ingannare i suoi interlocutori"
Se liquidi en passant la questione geopolitica diventa difficile anche capire la dichiarazione di guerra inglese (e, ciò che più conta la questione quisling locali degli ultimi trent'anni)
CUCINOTTA TRASECOLA MA AFFERMA
“Io al contrario, trovo ammirevole il comportamento della Merkel che fa di tutto per il proprio paese, com'è del resto nelle sue responsabilità".
Che è appunto la conferma "poetica" della psicologia profondamente nazionalistica ed esterofoba delle élite e delle classi dominanti tedesche di cui parla il Pasquinelli.
Il fatto, come dimostra la linea intransigente verso la Grecia, è che tale "amore" verso il proprio popolo fa coppia con un disprezzo, una politica apertamente imperialistica verso altri popoli, tanto più se deboli.
Lo spirito antitedesco che non so se è proprio razzista, ma ci bazzica abbastanza, visto che considera la cultura tedesca intrinsecamente nazionalista, è nel migliore dei casi il contraltare allo spirito antimediterraneo che si attribuisce ai tedeschi, e pertanto lo conferma e lo valorizza (sono cattivi loro per noi, come noi siamo i cattivi per loro).
Bel risultato davvero, complimenti a tutti gli intervenuti che credono anche di parlare di politica (come Salvini, mi verrebbe da dire)!
Ciò dimostra ancora una volta quanti danni abbia fatto in ambienti che per collocazione politica avrebbero dovuto esserne scevri, questa forzata convivenza nell'unione europea, e di come sia urgente uscirne rapidamente, prima che scoppi un vero e proprio conflitto armato tra paesi europei.
@Brenno
Finiamola con questa storia. Le nazioni esistono, e finchè esistono, soprattutto nelle menti dei popoli, sarebbe semplicemente assurdo che un governante facesse qualcosa di differente dal difendere il proprio popolo.
Così, a me avrebbe fatto piacere avere una merkel in Italia, ed invece mi ritrovo un Napolitano che ha svenduto la nostra nazione agli USA ed alla Germania (parliamo sempre di elites finanziarie s'intende, ma trovo ammirevole che le elites tedesche difendano anche i comuni cittadini tedeschi, cosa opposta a quanto fanno le nostre elites). Sarà che Napolitano è internazionalista e brenno lo vuole applaudire? Lo faccia, io non mi unisco a questo coro che trovo tragicamente incomprensibile.
@Tonelli
Non hai capito, oggi il capitalismo è globalizzatore, è l'unico modo in cui è riuscito fin qui a sopravvivere, ha dovuto evolversi in questi ultimi decenni. Così, non esiste più un imperialismo di una singola nazione, l'impero è guidato dalle elites finanziarie che non hanno patria, una cupola transnazionale che determina le sorti del mondo,almeno quello occidentale, in cui gente come Obama recita la parte del presidente, ma non ha più grandi poteri.
Quindi, oggi le nazioni rappresentano oggettivamente una resistenza all'imperialismo, all'unico globale che esiste. Ciò è confermato dallo spirito nazionale tedesco, per cui, caso forse unico almeno in europa, in Germania perfino le elites finaziarie, pure implicate ovviamente in questo disegno imperialista globale, difendono il loro popolo, e ciò lo trovo positivo, peccato che tu ed altri preferite gente come Napolitano che per obbedienza a questa cupola che comanda, ha tradito il suo popolo.
@Cucinotta
scusa ma che vuol dire finanza apolide? La finanza non è apolide, ha nazionalità diverse e quindi conflittuali. La dominante è quella anglosassone, poi ce ne sono altre di nazionalità diversa, come quella francese, quella tedesca, ecc... ma ognuna di loro ha gli stessi interessi: spartirsi la più grande fetta della torta possibile.
Poi ti chiederei il favore di specificare meglio questa parte del tuo discorso:
"Germania perfino le elites finaziarie, pure implicate ovviamente in questo disegno imperialista globale, difendono il loro popolo". A parte che questa frase mi sembra alquanto contraddittoria, perchè intanto smentisce il concetto di apolideia della finanza e inoltre sta indicare che secondo queste elite esistono popoli di serie A e di serie B, ma a parte questo mi spieghi da chi li starebbero difendendo? Dai greci cattivi pagatori che non rispettano i patti? da quei corrotti degli italiani? Dai pelandroni spagnoli?
Qua mi sa che si sta perdendo la bussola. Io non so come la pensi, o se le tue opinioni si avvicinino a ciò, ma io dico: davvero qualcuno pensa che parlare male della Germania significa essere a favore della finanza mondiale? Ma siamo seri per piacere!
Riguardo al fatto che la Merkel sia meglio di Napolitano non significa niente. Anche Kissinger faceva gli interessi degli USA, ma non penso che si possa prendere a modello, così come la Tatcher faceva gli interessi del Regno Unito quando reclamava la sovranità delle Falkland.
Cucinotta, la Merkel non difende il popolo tedesco, difende la BORGHESIA tedesca, che del proletariato di tutto il mondo, e quindi anche tedesco è mortale nemica:
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=11&pg=10654
Per un governante
- curare gli interessi di Stato e dei cittadini è un dovere
- indirizzare le politiche dello Stato contro l'interesse dei suoi cittadini in favore di terzi è alto tradimento
- adoperarsi per sottomettere altri Stati agli interessi del proprio è guerra
C'è poco altro da aggiungere circa le critiche al post
@Anonimo delle 18,37
Innanzitutto un nick non te lo puoi inventare, possibile che la paura di farsi riconoscere arrivi a questi livelli estremi?
Anche tu non ti rendi conto che la storia va avanti ed oggi il capitale è apolide, il che non esclude che ci siano capitalisti in carne ed ossa che ovviamente sono cittadini di uno specifico paese. Dire che maai come oggi il capitale è apolide, significa dire che opera globalmente, che utilizza le strutture di tutti gli stati in maniera sostanzialmente indifferente.
L'appartenza dei capitalisti tedeschi a questa cupola mondiale è del tutto compatibile con comportamenti patriottici all'interno della Germania, e quindi la capacità di fare scelte più rispettose nei confronti dei lavoratori di quanto si faccia altrove, tutto qui.
No, non penso che parlare male della Merkel favorisca la finanza globale, non l'ho scritto e non capisco da cosa tu l'abbia dedotto, ed io comunque non lo penso. Dico che il sovranismo che mi pare condividiamo come lettori di questo blog deve sempre mantenersi differente dal nazionalismo. La differenza è che la difesa degli interessi nazionali non si fa odiando le altre nazioni, ma semplicemente valutando di volta in volta dove ci sono interessi comuni e dove gli interessi sono conflittuali e regolandosi di conseguenza. Non ho visto panzer tedeschi aggirarsi in questi anni nelle strade dell'Italia, se non si è d'accordo, semplicemente ci si separa, pronti nel prossimo futuro a trovare altre forme di intesa e di condivisione.
Guardo con estrema preoccupazione alla frustrazione della sinistra italiana che, non riuscendo a vincere una singola battaglia all'interno dell'Italia, se la prende col nemico esterno. Non abbiamo bisogno di nemici esterni, abbiamo invece bisogno di riconoscere chi tradisce gli interessi nazionali, a me sembra una cosa chiara e condivisibile, dove sbaglio?
@Cucinotta
Hai ragione, mi sono dimenticato a scrivere il mio nome.
Mi chiamo Luigi. Piacere.
Intanto sono felice di sapere che tu non sei come quelli che pensano che se sei contro i tedeschi sei a favore dei banchieri, ti sembrerà strano ma c'è gente che la pensa così.
Tu parli di contrapposizione tra sovranismo e nazionalismo, stabilendo che il sovranismo cerca di fare gli interessi nazionali valutando di volta in volta dove possono esserci interessi comuni tra paesi e dove ci sono conflitti. Tutto giusto e tutto vero, ma siamo sicuri che la Merkel possa essere definita sovranista? Io non direi proprio anche perchè la Merkel che sembra tanto fare gli interessi nazionali così non è perchè ad esempio sulla crisi ucraina non mi pare si sia comportata nel senso di fare gli interessi tedeschi, tant'è che è stata punzecchiata dalla portavoce della Linke: http://www.statopotenza.eu/17352/la-merkel-sotto-attacco-al-bundestag-per-il-suo-servilismo-agli-stati-uniti
Un altro elemento contro la signora? Non so, i sommergibili venduti al governo Papandreu? Non puoi lamentarti che il tuo creditore non ti paga i debiti e poi imporgli di indebitarsi comprandosi armi di seconda mano in tuo possesso. E' sovranismo questo? Io non credo.
Ma oltre a questo ce ne possono trovare differenze tra un sovranismo vero e un nazionalismo egemonico e per quello ti rinvio al commmento di Simone Boemio.
Credo che c'entrino tutte e due le cose,anzi l'una non esclude l'altra.Da un lato l'imperialismo finanziario,ideologico e militare USA(comunemente definito globalizzazione),dall'altro il risorto e dinamico imperialismo concorrenziale e revanscistico tedesco.Dopo la lunga parentesi della guerra fredda e l'imbrigliamento nella contrapposizione Est-Ovest(all'interno della quale cercò comunque un proprio spazio e un proprio ruolo,da Adenuer a Brandt)-.la Germania ha ripreso a correre da sola.Non dimentichiamo che il confronto tra la nascente e all'epoca sottovalutata potenza statunitense e quella tedesca è stato il Leitmotiv di due guerre mondiali. Dal crollo del Muro di Berlino,le Germania esce appoggiando e promuovendo l'Europa di Maastricht e con la moneta unica divide il continente europeo in Paesi alleati-vassalli o comunque subordinati e Paesi succubi(riserva di capitale finanziario,di risorse economiche,etc.),in pratica si fa finanziare dagli altri Paesi della UE il processo di riunificazione. Bene fa l'articolista ad inserire l'attuale politica tedesca in una tendenza di lungo periodo che precede e segue lo stesso Nazismo,il quale fu d'altro canto molto più attento di quanto non si creda all'aspetto economico oltre che attentamente strategico del suo disegno ideologico.politico e militare. Basti pensare che la "tassa" di occupazione della Wehrmacht in Francia dopo la resa di quest'ultima era di 300 milioni di franchi al giorno,poi diventati 500!( Un'ottima analisi di questo aspetto economicistico dell'imperialismo nazista si trova nel "Respiro del Novecento" di Massimo Bontempelli,CRT,Pistoia,2002). Del resto le prime formulazioni del razzismo tedesco risalgono(gurda caso!) all'occupazione dell'esercito imperiale germanico delle regioni dell'Ucraina cedute in cambio della pace nei preliminari dell'armistizio di Brest-Litovsk,allorchè i vertici militari si convincono,sfruttando intensivamente le regioni minerarie del Paese, della presunta inferiorità razziale del popolo slavo.Un altro dato che non deve sfuggire,al di là del giusto richiamo alle matrici luterane della cultura politica e non solo politica tedesca,è la compiuta teorizzazione dell'espansione imperiale e della politica di potenza della "Grande Germania" da parte non solo di esaltati "teorici" nazisti(Rosenberg,Goebbels,etc.),ma anche,per citare i più recenti,degli esponenti della cosiddetta "Konservative Revolution"(Schmitt,Junger,il primo Thomas Mann,van den Bruck,senza dimentiucare ovviamente Heidegger).Quanto di questa complessa e non banale sovrastruttura filosofica sopravviva nel decisionismo economico e brutalmente tecnocratico della signora Merkel è una domanda interessante che dovremmo porci.Vedi in proposito,per cominciare un'indagine critica: D.Losurdo,La Comunità,la Morte,l'Occidente. Heidegger e l'ideologia della guerra,Bollati-Boringhieri,1991.
Till Eulenspiegel
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