[ 1 dicembre 20018]
Dopo la rottura tra il Partito della Rifondazione Comunista e Potere al Popolo — per essere precisi, dopo che il PRC ha abbandonato PaP — Rifondazione passa alle vie legali.
Con una lettera inviata dal segretario Maurizio Acerbo alla Viola Carofalo e Giorgio Cremaschi (vedi più sotto) Rifondazione intima ai due di non usare il simbolo di PaP e, in caso contrario minaccia di ricorrere in tribunale. Qui sotto la risposta della Carofalo e di Cremaschi.
Una storia triste, quando dirigenti che si considerano "compagni", ricorrono alla magistratura.
Non abbiamo condiviso le basi politiche su cui nacque Potere al Popolo. Dicemmo poi che quell'accordo era fragile poiché nato dalla fretta di presentare una lista elettorale unitaria.
L'insuccesso elettorale ha fatto venire a galla le divisioni, che son poi diventate esplosive.
Una domanda vogliamo rivolgerla tuttavia ai dirigenti del PRC: capiamo che vi siete sentiti buggerati sulla vicenda dello Statuto, ma c'era proprio bisogno di ricorrere al tribunale intimando gli altri a non usare il simbolo di PaP? Ci sembra, più che altro, una figuraccia, una palese prova di debolezza. Un atto, anzi, di arroganza, visto che non avete alcuna intenzione di usare quel simbolo e che anzi vi preparate, in vista delle europee, a far parte dell'ennesimo carrozzone elettorale arcobaleno con a capo De Magitris.
Un atto che puzza lontano un miglio di burocratica auto-preservazione del vostro gruppo dirigente che invece, vista come andò a finire con il voto sullo Statuto, se avesse avuto la necessaria onestà intellettuale, avrebbe semplicemente rassegnare le proprie dimissioni
Dopo la rottura tra il Partito della Rifondazione Comunista e Potere al Popolo — per essere precisi, dopo che il PRC ha abbandonato PaP — Rifondazione passa alle vie legali.
Con una lettera inviata dal segretario Maurizio Acerbo alla Viola Carofalo e Giorgio Cremaschi (vedi più sotto) Rifondazione intima ai due di non usare il simbolo di PaP e, in caso contrario minaccia di ricorrere in tribunale. Qui sotto la risposta della Carofalo e di Cremaschi.
Una storia triste, quando dirigenti che si considerano "compagni", ricorrono alla magistratura.
Non abbiamo condiviso le basi politiche su cui nacque Potere al Popolo. Dicemmo poi che quell'accordo era fragile poiché nato dalla fretta di presentare una lista elettorale unitaria.
L'insuccesso elettorale ha fatto venire a galla le divisioni, che son poi diventate esplosive.
Una domanda vogliamo rivolgerla tuttavia ai dirigenti del PRC: capiamo che vi siete sentiti buggerati sulla vicenda dello Statuto, ma c'era proprio bisogno di ricorrere al tribunale intimando gli altri a non usare il simbolo di PaP? Ci sembra, più che altro, una figuraccia, una palese prova di debolezza. Un atto, anzi, di arroganza, visto che non avete alcuna intenzione di usare quel simbolo e che anzi vi preparate, in vista delle europee, a far parte dell'ennesimo carrozzone elettorale arcobaleno con a capo De Magitris.
Un atto che puzza lontano un miglio di burocratica auto-preservazione del vostro gruppo dirigente che invece, vista come andò a finire con il voto sullo Statuto, se avesse avuto la necessaria onestà intellettuale, avrebbe semplicemente rassegnare le proprie dimissioni
* * *
LA LETTERA A MAURIZIO ACERBO DEL P.R.C.
Caro compagno Acerbo,
ti chiamiamo così anche se per te siamo diventati “signora” e “signore”, abbiamo da te ricevuto una lettera-diffida che preannuncia azioni legali. La rendiamo pubblica, primo perché non abbiamo nulla da nascondere e secondo per marcare le distanze abissali che ci separano da questo tuo modo di agire.
Visto che ci hai convocati come i soci di un’azienda, vogliamo ricordarti e dirti che:
1) Potere al Popolo va avanti e cresce e non saranno quattro persone e un tesoriere, seppure autorevoli, che potranno metterlo in discussione.
2) Il processo democratico che ha portato allo statuto di PaP ha visto la partecipazione di oltre quattromila aderenti. Tu assieme ad altri hai abbandonato tale processo dopo aver partecipato ad esso fino al giorno prima dell’inizio delle votazioni on line, affidate ad una piattaforma scelta e gestita di comune accordo.
Successivamente l’organismo dirigente del PRC ha deciso a maggioranza di abbandonare l’esperienza di Potere al Popolo, giudicandola non più rispondente ai suoi disegni.
3) È davvero singolare che si scelga (legittimamente) di separarsi da una forza di cui si é fatto parte fino ai massimi livelli, e poi (assurdamente) si pretenda che quella forza da cui ci si separa non esista più. Al di là della assoluta inconsistenza formale della pretesa, essa è alquanto azzardata sul piano politico. Tu vorresti che PaP cambiasse il proprio statuto, annullando il voto di migliaia di persone, sulla base delle tue indicazioni. Altrimenti Potere al Popolo dovrebbe rinunciare ad esistere. Sinceramente, non ti pare di esagerare?
4) A differenza della segreteria del PCI che, sulla base delle proprie decisioni congressuali, ha correttamente abbandonato PaP senza mettere in discussione il percorso dell’organizzazione da cui si separava, tu ora minacci di portarci in tribunale se non facciamo, in quattro più il tesoriere, il Potere al Popolo che vuoi tu. Bene, ti rispondiamo subito: vacci in tribunale.
Sai, noi siamo spesso coinvolti nelle aule di giustizia per lotte sociali e politiche, andarci anche per la denuncia aziendalista di un segretario di partito ci preoccupa solo per il ridicolo, senza precedenti nel nostro mondo. Però se di questo ridicolo vuoi proprio coprirti, noi non siamo in grado di impedirtelo.
5) Quanto a vederci il 10 dicembre come ci hai chiesto, siamo naturalmente disponibili ad incontrarci, però rendendo pubblica la riunione con diretta streaming… Sai, non siamo un’azienda…
Fraterni saluti
Viola Carofalo
Giorgio Cremaschi
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LA LETTERA DI MAURIZIO ACERBO
Gentile Signora Viola Carofalo –—— Napoli
Egregio Sig. Giorgio Cremaschi –—- Brescia
Egregio Sig. Francesco Antonini –—- Roma
E p.c. Sig. Roberto Morea (tesoriere PAP) –—- Roma
Oggetto: convocazione dell’assemblea dell’associazione “Movimento Politico Potere al Popolo” per il giorno lunedì 10 dicembre alle ore 15 presso la Sala Bianca a Via Flaminia 53 Roma.
Premessa
Il vigente atto costitutivo del “Movimento Politico Potere al Popolo “ (rogato dal Notaio Atlante in data 9 gennaio 2018) prevede all’art. 5 par.4 che l’assemblea possa essere convocata “oltre che per accordo unanime , anche da uno dei soci , con richiesta scritta da fare pervenire almeno 5 (cinque) giorni liberi dalla data di convocazione”.
Allo stato attuale, l’assemblea è composta da: Viola Carofalo, Giorgio Cremaschi, Francesco Antonini, Maurizio Acerbo. Gli stesso soggetti compongono l’organo associativo denominato ‘presidenza’ di cui all’art.7 dello statuto.
Ed, infatti, nell’unica assemblea dell’associazione formalmente valida, tenutasi il 19 luglio 2018, l’assemblea ha ratificato le dimissioni di Mauro Alboresi.
Allo stato attuale, in termini giuridici, l’associazione è, quindi, composta delle suddette quattro persone.
E’ opportuno ricordare che la previsione di cinque soci originari rispondeva ad una precisa logica e ragione, tipica della alleanze plurali, ogni socio, indipendentemente dalle dimensioni, rappresentava un gruppo, un movimento o partito di riferimento.
Per tale ragione Assemblea e Presidenza possono decidere le modifiche statutarie solo con la maggioranza dei 4/5, ai sensi degli art. 5 e 7 dell’atto costitutivo stesso. Tale previsione statutaria non è casuale. Infatti essa indica la volontà dei soci fondatori di non lasciare le decisioni sulle regole statutarie ad una maggioranza semplice, ma di rispettare non solo i diritti delle minoranze, particolarmente importanti quando si tratta di regole relative alla coesistenza, ma anche del carattere ‘federale’ dell’associazione.
Tutti i soci aderenti erano dunque consapevoli, al momento della fondazione, del fatto che modifiche statutarie non potessero essere effettuate con maggioranza semplice.
L’approvazione delle modifiche statutarie, poi, doveva essere approvata tanto dall’assemblea che dalla presidenza, sempre con tale maggioranza qualificata.
Per quanto riguarda gli associati, a norma dell’art. 5, è compito dell’assemblea deliberare sull’ingresso di nuovi soci.
Allo stato attuale, in via formale, nessun nuovo socio è stato approvato dall’assemblea.
Le norme dello statuto sono chiare, le modifiche statutarie hanno un quorum perfettamente determinato, e la coincidenza dei membri dell’assemblea con quelli della presidenza rende il computo ancora più semplice.
E’ appena il caso di ricordare poi che, sempre con maggioranza di 4/5, l’assemblea delibera in merito all’uso del simbolo (art. 5 ultimo paragrafo).
E’ ben noto come siano sorte diversità di vedute in merito alla prosecuzione dell’attività del movimento politico. L’ipotesi di abbandono del modello plurale, per costituire un’associazione di tipo diverso, non ha trovato l’accordo di tutti i soggetti fondatori. Non vi nascondo che molti hanno vissuto questa proposta di modifica come una forzatura.
Ciò che più conta è che oggi, alla luce di quanto accaduto, è opportuno assumere talune decisioni, anche di ordine formale, nella speranza che si possa giungere ad una soluzione condivisa.
Infatti nella modifica statutaria del 19 luglio si afferma che “L’associazione potere al popolo ha inoltre lo scopo di dar vita ad un movimento politico-sociale di alternativa dentro il quale convivono posizioni e culture diverse impegnate nella costruzione di uno spazio e un soggetto unitario. Con il nostro manifesto ci siamo infatti impegnati a costruire “un movimento popolare che lavori per un’alternativa di società ben oltre le elezioni (…) Un movimento di lavoratrici e lavoratori, di giovani, disoccupati e pensionati, di competenze messe al servizio della comunità, di persone impegnate in associazioni, comitati territoriali, esperienze civiche, di attivisti e militanti, che coinvolga partiti, reti e organizzazioni della sinistra sociale e politica, antiliberista e anticapitalista, comunista, socialista, ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria, meridionalista che in questi anni sono stati all’opposizione e non si sono arresi”;
Riteniamo invece che la modifica statutaria proposta alla approvazione della piattaforma on line configuri un nuovo partito e non un soggetto unitario e plurale.
Per tutto quanto sopra, in ottemperanza ed applicazione dell’art. 5 par.4 dello statuto
convoca
l’assemblea dell’associazione Potere al Popolo, con sede a Roma Via Flaminia 53, per il giorno lunedì 10 dicembre alle ore 15 presso la Sala Bianca a Via Flaminia 53 Roma.
con il seguente ordine del giorno:
1. Deliberazioni inerenti al futuro associativo ed all’uso del nome e simbolo dell’Associazione;
2. Eventuali azioni di tutela avverso soggetti diversi dalla associazione Potere al Popolo che intendessero utilizzarne nome e/o simbolo;
3. Varie ed eventuali
In merito alle deliberazioni le opzioni sono essenzialmente due.
-Procedere con l’attuale statuto PLURALE, ed all’interno delle regole statutarie, trovare quelle eventuali modifiche che fossero largamente condivise.
-Separare le strade. In tale seconda ipotesi, tuttavia, è chiaro che l’esperienza Potere al Popolo va considerata finita, e non sarebbe giusto che alcuna delle sue componenti fondatrici continuasse ad utilizzarne il nome ed il simbolo, come se nulla fosse avvenuto.
L’assemblea è indispensabile per comprendere se vi sia una possibilità di intesa, anche mediatrice, sulle due opzioni.
Un’ulteriore puntualizzazione è d’obbligo. Ove, senza previa intesa, sorgesse una nuova associazione denominata Potere al Popolo è chiaro che dovrebbero essere adottati strumenti giudiziari di tutela della confondibilità. Lo stesso dovrebbe dirsi in caso di modifiche statutarie assunte in violazione del presente statuto. Violazione che sarebbe doppiamente grave se praticata da chi ha sottoscritto lo statuto vigente, e che si è obbligato anche in via negoziale al suo rispetto.
Fermo restando quanto sopra è chiaro che l’auspicio è quello di una intesa e di una soluzione concordata, che permetta di non disperdere il patrimonio politico che l’esperienza di Potere al Popolo ha comunque generato.
Per tali ragioni auspico realmente una vostra presenza all’assemblea sopra convocata. Ovviamente in caso di volontà di partecipare e di impedimenti potrà essere concordata una diversa data o orario.
Maurizio Acerbo
della Presidenza di Potere al Popolo
2 commenti:
Mi pare che il PRC abbia fatto schifo fin dall'inizio. Come dimenticare le porcherie che hanno sottoscritto con i governi ai quali hanno partecipato?
Ciò che più mi dispiace è che la vicenda dimostra come la fiducia del popolo nei politici, sacerdoti della politica e con i difetti dei preti, di quella politica che è così importante per la vita del popolo, è troppo spesso mal riposta. E non possiamo che riporla ad occhi chiusi dal momento che non siamo in grado conoscerli di persona come occorrerebbe.
Quando non si sta più insieme, sono i cavilli quelli deputati a chiudere i conti.
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