[ 30 dicembre 2018 ]
CHE FARE PER DIFENDERE L'UNITÀ E LA SOVRANITÀ NAZIONALI?
Sovranismo senza nazione ha scritto l'altro ieri Nello De Bellis, lanciando l'allarme per l'eventualità che il Parlamento sancisca definitivamente l'autonomia "differenziata" per Veneto, Lombardia e Emilia-Romagna. De Bellis ha detto l'essenziale: verrebbe portato un colpo esiziale all'unità, quindi alla sovranità nazionale.
Dopo i due referendum in Veneto e Lombardia (22 ottobre 2017) e la richiesta dell'Emilia-Romagna, il Governo Gentiloni firmava (28 febbraio 2018) con le suddette regioni un protocollo d'intesa per devolvere loro competenze per una ventina di materie tra cui istruzione, sanità, rapporti con l'Unione europea, ambiente, beni culturali, tutela del lavoro. Su tutte spicca la facoltà di trattenere la maggior parte degli introiti fiscali.
Il 21 dicembre scorso il governo giallo-verde, in fretta e furia, ha raccolto il testimone delineando " il percorso per il completamento dell'acquisizione delle intese", stabilendo che entro il 15 febbraio prossimo sarà definito l'accordo definitivo. Poi la parola passerà al Parlamento.
Licenziata la Legge di bilancio, questa della "autonomia differenziata" è senza dubbio la questione più scottante, sulla quale, secondo alcuni, si gioca la stessa sopravvivenza del governo. Ci si chiede come il Movimento 5 Stelle, i cui consensi vengono soprattutto dal Mezzogiorno, possa effettivamente acconsentire a quella che è già stata battezzata come "secessione dei ricchi", che lascerebbe il Sud del Paese alla definitiva deriva.
Ma questa vicenda metterà alla prova anche il "salvinismo", ovvero il nuovo corso nazional-populista della sua Lega. Si vedrà se la rimozione del lemma "Nord" dal nome del partito, nonché il riferimento all'indipendenza della "Padania" siano stati soli dei trucchi o se dietro ci sia quello che è stato spacciato come un effettiva svolta strategica.
Di più: La "secessione dei ricchi", a bene vedere come si van posizionando i diversi poteri ed i loro fantocci politici, potrebbe scompaginare i due grandi campi contrapposti che si sono dati battaglia su Legge di bilancio e rapporti con l'Unione europea.
Giorgetti, che sembra essere il grande burattinaio della Lega, ha minacciato a chiare lettere che "L'autonomia di Lombardia e Veneto è una questione di esistenza del governo stesso". Gli ha fatto eco Lorenzo Fontana: "L'autonomia vale più di un governo, più di qualsiasi governo". Tutti e due facendo eco a Zaia: "L'autonomia viene prima di qualsiasi nostro ruolo governativo". Vedremo presto se Salvini è davvero il grande capo della Lega o se egli è solo un fantoccio.
Non c'è alcun dubbio che le "autonomie differenziate" ubbidiscono al disegno strategico di potenziare l'Unione europea, ciò che chiede l'indebolimento della sovranità nazionale. Non più stati sovrani, ma macroregioni — a destra il Progetto sponsorizzato dalla Ue di "Euro regione alpina" e più sotto le eventuali macroregioni nella futura Unione europea— come mere entità amministrative sottomesse a Bruxelles.
Potrà sembrare eccessivo ma ancora una volta l'Italia si trova ad essere il più avanzato laboratorio politico d'Europa, il luogo ove i super-poteri eurocratici vogliono sperimentare la loro strategia. Il paradosso è che la testa d'ariete di questa offensiva eurocratica sembra essere proprio la Lega di Matteo Salvini. Che ciò possa accadere senza fratturazioni interne al leghismo sembra alquanto improbabile. Vedremo, e vedremo anche se i Cinque stelle staranno al gioco. Sotto ogni punto di vista questa vicenda sarà la cartina al tornasole per verificare sostanza e tenuta di tutti e due i populismi italici.
Lo sarà anche per il campo eurocratico, rappresentato da Pd e Forza Italia. Toti, che stupido non è dice che "E' ora di un blocco ampio anche con chi votava Pd. L'asse sul federalismo diventi una bandiera". Non va infatti dimenticato che il "regionalismo differenziato" è figlio della riforma del titolo V della Costituzione (2001) targata D'Alema e Amato; che dunque il PD, primo paladino del disegno strategico europeista, non farà certo barricate quando in Parlamento arriverà l'eventuale dispositivo legislativo per l'autonomia "differenziata".
CHE FARE PER DIFENDERE L'UNITÀ E LA SOVRANITÀ NAZIONALI?
Sovranismo senza nazione ha scritto l'altro ieri Nello De Bellis, lanciando l'allarme per l'eventualità che il Parlamento sancisca definitivamente l'autonomia "differenziata" per Veneto, Lombardia e Emilia-Romagna. De Bellis ha detto l'essenziale: verrebbe portato un colpo esiziale all'unità, quindi alla sovranità nazionale.
Dopo i due referendum in Veneto e Lombardia (22 ottobre 2017) e la richiesta dell'Emilia-Romagna, il Governo Gentiloni firmava (28 febbraio 2018) con le suddette regioni un protocollo d'intesa per devolvere loro competenze per una ventina di materie tra cui istruzione, sanità, rapporti con l'Unione europea, ambiente, beni culturali, tutela del lavoro. Su tutte spicca la facoltà di trattenere la maggior parte degli introiti fiscali.
Il 21 dicembre scorso il governo giallo-verde, in fretta e furia, ha raccolto il testimone delineando " il percorso per il completamento dell'acquisizione delle intese", stabilendo che entro il 15 febbraio prossimo sarà definito l'accordo definitivo. Poi la parola passerà al Parlamento.
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Licenziata la Legge di bilancio, questa della "autonomia differenziata" è senza dubbio la questione più scottante, sulla quale, secondo alcuni, si gioca la stessa sopravvivenza del governo. Ci si chiede come il Movimento 5 Stelle, i cui consensi vengono soprattutto dal Mezzogiorno, possa effettivamente acconsentire a quella che è già stata battezzata come "secessione dei ricchi", che lascerebbe il Sud del Paese alla definitiva deriva.
Ma questa vicenda metterà alla prova anche il "salvinismo", ovvero il nuovo corso nazional-populista della sua Lega. Si vedrà se la rimozione del lemma "Nord" dal nome del partito, nonché il riferimento all'indipendenza della "Padania" siano stati soli dei trucchi o se dietro ci sia quello che è stato spacciato come un effettiva svolta strategica.
Di più: La "secessione dei ricchi", a bene vedere come si van posizionando i diversi poteri ed i loro fantocci politici, potrebbe scompaginare i due grandi campi contrapposti che si sono dati battaglia su Legge di bilancio e rapporti con l'Unione europea.
Giorgetti, che sembra essere il grande burattinaio della Lega, ha minacciato a chiare lettere che "L'autonomia di Lombardia e Veneto è una questione di esistenza del governo stesso". Gli ha fatto eco Lorenzo Fontana: "L'autonomia vale più di un governo, più di qualsiasi governo". Tutti e due facendo eco a Zaia: "L'autonomia viene prima di qualsiasi nostro ruolo governativo". Vedremo presto se Salvini è davvero il grande capo della Lega o se egli è solo un fantoccio.
Non c'è alcun dubbio che le "autonomie differenziate" ubbidiscono al disegno strategico di potenziare l'Unione europea, ciò che chiede l'indebolimento della sovranità nazionale. Non più stati sovrani, ma macroregioni — a destra il Progetto sponsorizzato dalla Ue di "Euro regione alpina" e più sotto le eventuali macroregioni nella futura Unione europea— come mere entità amministrative sottomesse a Bruxelles.
Potrà sembrare eccessivo ma ancora una volta l'Italia si trova ad essere il più avanzato laboratorio politico d'Europa, il luogo ove i super-poteri eurocratici vogliono sperimentare la loro strategia. Il paradosso è che la testa d'ariete di questa offensiva eurocratica sembra essere proprio la Lega di Matteo Salvini. Che ciò possa accadere senza fratturazioni interne al leghismo sembra alquanto improbabile. Vedremo, e vedremo anche se i Cinque stelle staranno al gioco. Sotto ogni punto di vista questa vicenda sarà la cartina al tornasole per verificare sostanza e tenuta di tutti e due i populismi italici.
Lo sarà anche per il campo eurocratico, rappresentato da Pd e Forza Italia. Toti, che stupido non è dice che "E' ora di un blocco ampio anche con chi votava Pd. L'asse sul federalismo diventi una bandiera". Non va infatti dimenticato che il "regionalismo differenziato" è figlio della riforma del titolo V della Costituzione (2001) targata D'Alema e Amato; che dunque il PD, primo paladino del disegno strategico europeista, non farà certo barricate quando in Parlamento arriverà l'eventuale dispositivo legislativo per l'autonomia "differenziata".
Guardando a come si mettono le cose la battaglia per l'unità e la sovranità nazionale sembra pregiudicata. Non è detto. E ad ogni modo essa dovrà essere combattuta. Una piccola palla di neve, in circostante come queste, può diventare una valanga.
Le forze del campo sovranista e democratico sono chiamate alla loro prova più seria. Debbono e possono non solo far sentire la loro voce, mettere in moto un movimento popolare per inceppare l'infernale macchina.
La SINISTRA PATRIOTTICA deve provare a fungere da lievito di un ampio fronte popolare in difesa della sovranità e dell'unità nazionali.
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