[ 3 dicembre 2018 ]
A volte ci chiedono del perché parliamo di "sinistrati". Bene, nelle vicende tra Potere al popolo (Pap) e il Partito della rifondazione comunista (Prc) c'è una risposta a questa domanda che può essere sufficiente anche per chi la pensa diversamente da noi.
Dopo lo scontro sullo statuto, che ha portato all'uscita del Prc da Pap, siamo adesso al preannuncio delle carte bollate sull'uso futuro del simbolo. Se nel primo caso se ne erano viste di tutti i colori, sul secondo basta leggere il gentile scambio di letteretra i fondatori di Pap per farsi un'idea.
Molte sarebbero le cose da dire, ma di tutta questa vicenda una colpisce in modo particolare: la lotta a coltello tra due entità politiche che, stando ai documenti ufficiali, hanno analisi e programmi piuttosto simili tra loro. Nulla di quanto avvenuto stupirebbe più di tanto se al fondo si delineassero davvero due diverse visioni, due diverse strategie, due diverse linee politiche. Stanno così le cose? Al momento c'è da dubitarne assai, ma qualora venissimo smentiti saremmo i primi ad esserne felici.
Quel che sappiamo è che il Prc, assieme a Sinistra italiana (rieccoli insieme!), sponsorizza la scesa in campo del nuovo Salvatore, al secolo Luigi De Magistris. Insieme ai due tronconi della vecchia Rifondazione c'è poco altro. Ci sono i supporter di DemA, il partitino personale dell'ex magistrato (guardate il sito e fatevi un'idea), insieme agli ancora più sparuti residui dell'Altra Europa con Tsipras. A dispetto di ogni vergogna questi ultimi esistono ancora, ma più che altro sono utili, in quanto titolari del marchio 2014, ad evitare una difficile raccolta delle firme per presentarsi alle elezioni europee del prossimo maggio.
Quale sarà il profilo del nuovo carrozzone elettorale che si annuncia? L'unica cosa certa è che stavolta vi sarà un Capo con la C maiuscola, e gli altri dovranno solo accodarsi, cosa che peraltro hanno già fatto evidentemente in cambio di qualche garanzia sui seggi. Ma, visto che di europee si parla, che pensa il Capo dell'Europa, cioè dell'UE, dell'euro, dei diktat che ci vengono imposti?
Ufficialmente non si sa, ma all'assemblea di ieri i suoi attacchi sono stati rivolti unicamente al governo non certo a Juncker o Moscovici. Anzi, per la verità, nel suo lungo intervento conclusivo di Europa proprio non ha parlato, se non per dire che vorrebbe "l'Europa dei diritti". Sai che sforzo concettuale... Del resto, di che pasta sia fatto il personaggio ben lo si può capire da una recente intervista a l'Espresso, piuttosto imbarazzante sia per il livello delle domande che per quello delle risposte. Di certo un'intervista dalla quale non si cava fuori un'idea che non sia quella del proporre se stesso, il suo presunto fascino, il suo autocertificato carisma...
Ora, narcisismo a parte, De Magistris ha capito di avere potenzialmente un discreto spazio. Meglio, al di là di tanta retorica, egli sa di poter contare sul sostegno di una parte delle èlite, perché con la crisi del Pd e la scomparsa di Leu, a lorsignori una sinistra europeista, per quanto per alcuni aspetti "populista", va più che bene. Da qui lo spazio che una parte della stampa mainstream non gli farà certo mancare.
Detto del De Magistris, torniamo ora a Pap. All'assemblea del sindaco napoletano l'intervento di Potere al popolo non c'è stato. Il perché lo spiega Pap in un suo comunicato: «Noi avremmo potuto intervenire una volta, ma non presentandoci come Potere al Popolo!, non facendo parlare un napoletano (!), e non parlando come realtà politica, ma solo raccontando qualche lotta in cui siamo impegnati come singoli militanti». Insomma, piccole storie del consueto settarismo dei sinistrati. Nel caso Pap ha fatto certamente bene a non accettare il diktat del De Magistris, ma si tratta di pratiche non proprio estranee allo stesso piccolo mondo di Potere al popolo.
Ma veniamo adesso al dunque. Se chiaro è l'approccio di De Magistris alle europee, cosa intende fare invece Pap?
A differenza dell'ex magistrato e di chi lo segue, Pap propone perlomeno una traccia di discussione su come presentarsi eventualmente al voto di maggio. Di fatto le opzioni sono tre: presentarsi come Pap, accodarsi in qualche modo a De Magistris, saltare il turno ed aspettare il prossimo. Siccome la prima opzione è del tutto irrealistica a causa dell'elevato numero di firme da raccogliere, concretamente la scelta si ridurrà alle ultime due.
Sui contenuti e sulla linea politica purtroppo anche il documento di Pap è alquanto aleatorio. Se sul piano dell'analisi si cerca di mettere assieme Orban e Macron, Merkel e Salvini, in base all'ardito quanto comodo teorema che vorrebbe europeisti e nazionalisti uniti nella lotta; su quello della proposta si fa sì riferimento al "piano B", ma senza abbandonare l'idea di una riscrittura delle regole europee, stavolta frutto di un «movimento popolare di grandi dimensioni».
E' evidente come in Pap vi siano in effetti visioni assai diverse sulla questione europea. Da un lato un movimentismo che tende a rinunciare alla politica; dall'altro una maggiore consapevolezza del nodo europeo, ma impossibilitata anch'essa ad esprimere una linea compiuta per l'assoluta mancanza di coraggio sulla questione nazionale. Quel che ne viene fuori fino ad oggi è solo un gran pasticcio.
Eppure in realtà le cose sono assai semplici. Posto che la questione europea è senza dubbio quella centrale, tanto più che di elezioni europee stiamo parlando, due e solo due sono le opzioni politiche in campo a sinistra: quella della "sinistra del blocco eurista" ormai capeggiata da De Magistris, quella della sinistra patriottica.
Capisco che la mia possa sembrare una forzatura, ma se stiamo ai contenuti proprio non lo è: o si sta con "l'Europa" (certo, per riformarla: ci mancherebbe!), o si sta contro la gabbia eurista, per riconquistare la sovranità nazionale in una prospettiva socialista. Il resto possono essere solo le cinquanta sfumature della solita confusione della sinistra sinistrata, che se si trova lì dov'è una ragione ci sarà.
Dunque, cari compagni di Pap, bisogna scegliere, e delle due una: o con la sinistra eurista o con quella patriottica. Purtroppo, viste le premesse, non è difficile immaginare che si farà di tutto per rinviare - per l'ennesima volta - questa scelta. Ma un rinvio non è una soluzione, tantomeno in questi casi e di questi tempi.
A volte ci chiedono del perché parliamo di "sinistrati". Bene, nelle vicende tra Potere al popolo (Pap) e il Partito della rifondazione comunista (Prc) c'è una risposta a questa domanda che può essere sufficiente anche per chi la pensa diversamente da noi.
Dopo lo scontro sullo statuto, che ha portato all'uscita del Prc da Pap, siamo adesso al preannuncio delle carte bollate sull'uso futuro del simbolo. Se nel primo caso se ne erano viste di tutti i colori, sul secondo basta leggere il gentile scambio di letteretra i fondatori di Pap per farsi un'idea.
Molte sarebbero le cose da dire, ma di tutta questa vicenda una colpisce in modo particolare: la lotta a coltello tra due entità politiche che, stando ai documenti ufficiali, hanno analisi e programmi piuttosto simili tra loro. Nulla di quanto avvenuto stupirebbe più di tanto se al fondo si delineassero davvero due diverse visioni, due diverse strategie, due diverse linee politiche. Stanno così le cose? Al momento c'è da dubitarne assai, ma qualora venissimo smentiti saremmo i primi ad esserne felici.
Quel che sappiamo è che il Prc, assieme a Sinistra italiana (rieccoli insieme!), sponsorizza la scesa in campo del nuovo Salvatore, al secolo Luigi De Magistris. Insieme ai due tronconi della vecchia Rifondazione c'è poco altro. Ci sono i supporter di DemA, il partitino personale dell'ex magistrato (guardate il sito e fatevi un'idea), insieme agli ancora più sparuti residui dell'Altra Europa con Tsipras. A dispetto di ogni vergogna questi ultimi esistono ancora, ma più che altro sono utili, in quanto titolari del marchio 2014, ad evitare una difficile raccolta delle firme per presentarsi alle elezioni europee del prossimo maggio.
Quale sarà il profilo del nuovo carrozzone elettorale che si annuncia? L'unica cosa certa è che stavolta vi sarà un Capo con la C maiuscola, e gli altri dovranno solo accodarsi, cosa che peraltro hanno già fatto evidentemente in cambio di qualche garanzia sui seggi. Ma, visto che di europee si parla, che pensa il Capo dell'Europa, cioè dell'UE, dell'euro, dei diktat che ci vengono imposti?
Ufficialmente non si sa, ma all'assemblea di ieri i suoi attacchi sono stati rivolti unicamente al governo non certo a Juncker o Moscovici. Anzi, per la verità, nel suo lungo intervento conclusivo di Europa proprio non ha parlato, se non per dire che vorrebbe "l'Europa dei diritti". Sai che sforzo concettuale... Del resto, di che pasta sia fatto il personaggio ben lo si può capire da una recente intervista a l'Espresso, piuttosto imbarazzante sia per il livello delle domande che per quello delle risposte. Di certo un'intervista dalla quale non si cava fuori un'idea che non sia quella del proporre se stesso, il suo presunto fascino, il suo autocertificato carisma...
Ora, narcisismo a parte, De Magistris ha capito di avere potenzialmente un discreto spazio. Meglio, al di là di tanta retorica, egli sa di poter contare sul sostegno di una parte delle èlite, perché con la crisi del Pd e la scomparsa di Leu, a lorsignori una sinistra europeista, per quanto per alcuni aspetti "populista", va più che bene. Da qui lo spazio che una parte della stampa mainstream non gli farà certo mancare.
Detto del De Magistris, torniamo ora a Pap. All'assemblea del sindaco napoletano l'intervento di Potere al popolo non c'è stato. Il perché lo spiega Pap in un suo comunicato: «Noi avremmo potuto intervenire una volta, ma non presentandoci come Potere al Popolo!, non facendo parlare un napoletano (!), e non parlando come realtà politica, ma solo raccontando qualche lotta in cui siamo impegnati come singoli militanti». Insomma, piccole storie del consueto settarismo dei sinistrati. Nel caso Pap ha fatto certamente bene a non accettare il diktat del De Magistris, ma si tratta di pratiche non proprio estranee allo stesso piccolo mondo di Potere al popolo.
Ma veniamo adesso al dunque. Se chiaro è l'approccio di De Magistris alle europee, cosa intende fare invece Pap?
A differenza dell'ex magistrato e di chi lo segue, Pap propone perlomeno una traccia di discussione su come presentarsi eventualmente al voto di maggio. Di fatto le opzioni sono tre: presentarsi come Pap, accodarsi in qualche modo a De Magistris, saltare il turno ed aspettare il prossimo. Siccome la prima opzione è del tutto irrealistica a causa dell'elevato numero di firme da raccogliere, concretamente la scelta si ridurrà alle ultime due.
Sui contenuti e sulla linea politica purtroppo anche il documento di Pap è alquanto aleatorio. Se sul piano dell'analisi si cerca di mettere assieme Orban e Macron, Merkel e Salvini, in base all'ardito quanto comodo teorema che vorrebbe europeisti e nazionalisti uniti nella lotta; su quello della proposta si fa sì riferimento al "piano B", ma senza abbandonare l'idea di una riscrittura delle regole europee, stavolta frutto di un «movimento popolare di grandi dimensioni».
E' evidente come in Pap vi siano in effetti visioni assai diverse sulla questione europea. Da un lato un movimentismo che tende a rinunciare alla politica; dall'altro una maggiore consapevolezza del nodo europeo, ma impossibilitata anch'essa ad esprimere una linea compiuta per l'assoluta mancanza di coraggio sulla questione nazionale. Quel che ne viene fuori fino ad oggi è solo un gran pasticcio.
Eppure in realtà le cose sono assai semplici. Posto che la questione europea è senza dubbio quella centrale, tanto più che di elezioni europee stiamo parlando, due e solo due sono le opzioni politiche in campo a sinistra: quella della "sinistra del blocco eurista" ormai capeggiata da De Magistris, quella della sinistra patriottica.
Capisco che la mia possa sembrare una forzatura, ma se stiamo ai contenuti proprio non lo è: o si sta con "l'Europa" (certo, per riformarla: ci mancherebbe!), o si sta contro la gabbia eurista, per riconquistare la sovranità nazionale in una prospettiva socialista. Il resto possono essere solo le cinquanta sfumature della solita confusione della sinistra sinistrata, che se si trova lì dov'è una ragione ci sarà.
Dunque, cari compagni di Pap, bisogna scegliere, e delle due una: o con la sinistra eurista o con quella patriottica. Purtroppo, viste le premesse, non è difficile immaginare che si farà di tutto per rinviare - per l'ennesima volta - questa scelta. Ma un rinvio non è una soluzione, tantomeno in questi casi e di questi tempi.
9 commenti:
Perché piuttosto non aderire al progetto di unione fra sinistre sovraniste, che qualcuno (ma non so chi) ha proposto a Patria e Costituzione, Rinascita, Fronte sovranista italiano, Senso comune e magari a Risorgimento socialista...? Se non è probabile la costruzione di un partito, potrebbe esserlo quello di una lista elettorale. Se non riuscisse a raggiungere il quorum, e magari nemmeno a raggiungere le firme, sarebbe comunque un ostacolo a tutti i cartelli opportunisti/altreuropeisti
A.C. Siena
@A.C.Siena
Secondo me gli amici di Sollevazione non possono aderire a una siffatta lista elettorale senza prima riconoscere di aver sostenuto un governo altreuropeista, quindi di nemici, loro, non noi, che siamo cresciuti con le lezioncine del pariolino, col quale non è mai stato possibile "intavolare una discussione" (Moreno).francesco
Secondo me, sollevazione e i compagni di P101 non possono far parte di un carrozzone arcobalenico simile, per tenere alta la bandiera del Patriottismo Costituzionale, quindi non snaturare il loro essere rivoluzionari.
@francesco
Il govrno giallo-verde non è altreuropeista. E' un governo con elementi di sovranismo. Lo dimostra l'aggressione della Commissione Europea al bilancio presentato dal governo che ha presentato un molto moderato programma di spesa in deficit; e la cosa non è finita perché può darsi che le pretese della Commissione siano più pesanti del previsto. Chi parla di quello giallo-verde come un governo "altreuropeista" immagina che il governo italiano avrebbe potuto lanciare una imponente programma di spesa in deficit, sfidando l' Unione Europea e infine uscendo dalla Ue. Questa speranza è assurda. Con quali forze? Con un partito che è a maggioranza anti euro e l'altro che è a maggioranza "Boh"...? Con 5 voti di maggioranza alle Camere...? Con tutto l'establishment italiano contro...?
Gli amici di P 101 (cui anch'io sono iscritto) sbagliano, è vero: ma non nel sostenere, spero condizionatamente, questo governo: ma nelle motivazioni. Questo governo rappresenta un freno al globalismo. La decisione di non andare al forum di marrakech sul Global Forum è molto importante, anche se ancora non definitiva. Il keinesismo è una teoria sbagliata, inefficace praticamente, che serve a realizzare fini, come la crescita del Pil, che non ci interessano ( se non molto indirettamente). La strada è un'altra, e l'obiettivo principale è cancellare nel mondo la sinistra liberale.
A.C. Siena
@A.C.Siena
Cosa sia strutturalmente (piccioli) od ontologicamente (valori immateriali) la Lega, la Commissione Europea, il M5s o la Sinistra Liberale non lo so, ma se discutiamo di quello che dicono e poi (non) fanno almeno togliamo di torno l'argomento della dissimulazione.
1) Questi (gialloverdi) hanno raccolto voti promettendo tra l'altro fuochi e fiamme sovraniste contro l'euro-pa.
2) Hanno "presentato un molto moderato programma di spesa in deficit".
3) La Commissione Euro-pea premia la loro moderazione aggredendoli pubblicamente per garantirgli la legittimazione agli occhi di chi li ha votati e li sostiene.
Se aggredissi dicendo "Moscovici cazzone pieno d'acqua" o "Juncker 'mbriacone" questo mi renderebbe forse un tuo leader?
Se con sinistra liberale ti riferisci ai piddini del politicamente corretto non mi sembra un grande passo avanti che qualcuno porti avanti la stessa negoziazione con Bruxelles usando solo toni diversi, politicamente meno corretti.francesco
Caro Francy
L' Unione Europea sta preparando il bilancio unico della zona euro, l'esercito europeo, l'unione bancaria. I potentati internazionali stanno preparando il Global Compact per eliminare il controllo stastale delle frontiere. I liberal mondiali stanno lavorando per l'eutanasia negli ospedali, per il cambiamento di genere ai minorenni, l'aborto fino al 9° mese, l'utero in affitto. Se uno non capisce che il governo giallo-verde rappresenta un ostacolo potente a tutti questi progetti, si dedichi ad altre cose. Peraltro, non possiamo limitarci a "fare il tifo" per i gialloverdi nella partita contro i mondialisti, ma è necessario organizzare i sovranisti socialisti per tutte le ragioni che chiunque comprende. Questo è il salto che dovremmo fare ma non riusciamo a fare.
A.C. Siena
@A.C.Siena
A differenza di me, te lo dico da amico, hai molte certezze a proposito del perché un governo, formato da un partito non ideologico che ha fatto un contratto con un partito il cui leader viene in-formattato periodicamente in una villa brianzola, dovrebbe ostacolare i potentati internazionali.
Vedremo se in presenza di una lista sovranista socialista il Salvini, o i Maroni che gli succederanno, tra una cena elegante e una cafona (un po' sotto il Po) sceglierà la seconda.
Solo allora si capirà quanto appeal la tematicà sovranista avrà perduto o accresciuto.
p.s. per essere chiaro, ritengo comunque quasi impossibile che questo governo possa fare peggio (austerità) di prodi, ciampi, monti, berlusconi, letta, renzi, gentiloni...eppure quelli non sottraevano linfa alla causa sovranista, anzi alimentavano quella ribellione, questi invece hanno preso quella bandiera che noi osponevamo al sole e l'hanno messa all'ombra, in un frigorifero.francesco
@Siena: il problema tragico è che qui il governo si sta suicidando. Non lancia nessuna spesa realmente incisiva, men che meno imponente e passi, ma si rimangerà la sostanza di tutto quel che ha promesso in campagna elettorale. O meglio di tutto cio’ che potrebbe realmente confliggere con la profonda natura reazionaria e liberista di Bruxelles.
Il rdc è connaturato al liberismo (Hayek docet) quindi la Commissione accetterà benevolmente che rimanga, per dimostrare la sua carità. La eliminazione dell’inutile Fornero va contro lo smantellamento delle pensioni pubbliche in vista di privatizzazione del sistema, va contro la lettera BCE del 2011 quindi dev’essere estirpato. Un deficit sensato riparerebbe dalla recessione incombente e dev’essere impedito. La riaffermazione del primato del diritto costituzionale su quello UE deve avere lo stesso destino.
Il governo sta accettando tutto, TUTTO, TUTTO. Per quanto mi riguarda sta rapidamente diventando assolutamente inutile. Potrebbe riuscirvi prima della fine della settimana.
Personalmente direi che 49 milioni ormai andati, per quanto mi disgusti la faccenda, non sarebbero stati un prezzo troppo alto da pagare pur di liberarsi dai mostri assetati di sangue di Bruxelles. Ergo, andare avanti. Ma in Italia comanda ancora e sempre Confindustria. La Lega s’è calata le braghe prima di subito davanti al solito manipolo di chiagnifottisti incapaci e incompetenti, buoni solo a minacciare.
In cambio magari di una candidatura « seria » di Salvini alla Commissione che va sostenuta con un 30% « garantito » alle prossime EUropee. Di fatto uno scenario politico paralizzato in un’Italia divisa in tre, con l’opposizione riunita da una parte e i grillini in mezzo. Vagamente spagnolo. Necessario accordarsi per una salda spartizione del potere e del denaro locali, destinata a durare.
L’ordine dei mercati potrà continuare ad installarsi spazzando via ogni residua resistenza costituzionale. No, questo governo non rappresenta più un ostacolo a tutto questo. (Forse agiterà ancora lo straccetto del no global e varie ossessioni sessuali, ma con quella roba non si mangia e dovremmo mettercelo ben chiaro in testa, a « sinistra ». Altrimenti non vale nemmeno la pena di parlare: stiamo solo reggendo il moccolo a un’ennesima redistribuzione « élitaria » come va di moda dire, della ricchezza. Fine della storia.)
Il racconto del « non possiamo avere tutto e subito » ammannito nei primi mesi ai seguaci di questo governo è ormai superato e consegnato alla storia, vittima delle sue intrinseche debolezze.
Dall’Italia non arriverà più niente che possa far saltare il banco UE. (Per quel che ne capisco Bagnai sta almeno cercando di mettere in sicurezza il credito cooperativo e le relative sofferenze, ma è un tampone, non un’apertura al futuro.) La tsiprizzazzione è stata compiuta all’incirca nello stesso lasso di tempo che c’è voluto in Grecia. Del resto ci avevano avvertito. L’onta è aver accettato che potessero rinfacciarcelo, cioè avere ceduto e averlo fatto in silenzio, sempre più staccati dalla propria base più consapevole.
Scusate ma davanti a questa tragedia i micronumeretti di PAP lasciano il tempo che trovano. Inutili anche loro.
Cam
Posta un commento