Giorni addietro abbiamo recensito «IMMUNITÀ DI LEGGE. I vaccini obbligatori tra scienza al governo e governo della scienza».
Questo è il titolo del libro uscito il 25 settembre 2018, edito da Imprimatur, scritto da Il Pedante e Pier Paolo Dal Monte, con la prefazione di Giancarlo Pizza, presidente dell’Ordine dei medici di Bologna. Nell'intervista che segue di Maria Micaela Bartolucci i due autori spiegano le ragioni che li hanno spinti a scrivere questo libro e i luoghi comuni da sfatare nel trattare un argomento che è stato, ed è tuttora, dibattuto sui mezzi di comunicazione di massa e al centro di numerose polemiche che stanno coinvolgendo l’Istituto Superiore di Sanità e gli ordini dei medici, in particolar
modo quello di Bologna, il cui presidente è al centro di recenti fatti di cronaca (la radiazione dell’assessore alla Sanità della Regione Emilia Romagna). L’intervista è divisa in due parti: la prima consta di due domande poste a entrambi gli autori, mentre nella seconda parte si entra più nel merito delle specifiche competenze.
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D. Quali sono i luoghi comuni più importanti da sfatare e quindi i motivi per i quali avete deciso di scrivere questo libro?
R. Il Pedante
Mentre cercavo di orientarmi, come altri cittadini e genitori, nella querelle sulle vaccinazioni per l’infanzia, sono stato travolto dall’improvvisa campagna politica e mediatica per istituire un obbligo vaccinale più ampio e intransigente. Di quella campagna, poi sfociata nel decreto Lorenzin, mi colpirono non solo i contenuti ma anche i modi e la violenza. Ad esempio il fatto che di punto in bianco si sia parlato, nel momento di minore allarme epidemiologico della nostra storia, di epidemie ed emergenze sanitarie non confermate dai numeri, o che dei numeri e della letteratura si sia fatto un uso spesso distorto, selettivo o addirittura menzognero, anche ai livelli istituzionali più alti, per sostenere la necessità di un intervento così draconiano, o ancora le iperboli con cui si sono negati i possibili rischi delle vaccinazioni e ingigantiti quelli della loro omissione. Mi colpì che nella prima bozza del decreto si prevedeva l’obbligo di denunciare i genitori renitenti all’autorità giudiziaria per – parole di Beatrice Lorenzin – valutare l’avvio di un «provvedimento incidente sulla potestà genitoriale, fino addirittura ad annullarla». Una cosa inaudita e ingiustificata, gratuitamente persecutoria e destinata a distruggere migliaia di vite innocenti. Mi colpì infine che, negli stessi mesi, alcuni medici che avevano espresso critiche sulla pratica vaccinale erano stati puniti con la radiazione, provvedimento disciplinare estremo a cui spesso non si ricorre nemmeno in caso di condanne penali. Così facendo si metteva il bavaglio a un’intera categoria, la si terrorizzava e le si precludeva il diritto-dovere di dibattere in scienza e coscienza le possibili criticità di un atto sanitario, mettendo così in pericolo l’esercizio e l’avanzamento del sapere e, di conseguenza, la salute dei pazienti.
La cosa che mi parve più sorprendente fu che l’opinione pubblica sembrava non cogliere la gravità di questi eventi. Addestrati per anni a sognare le virtù del «governo tecnico», molti ritennero normale che spettasse a «la scienza» il compito di dettare le politiche sanitarie e le relative sanzioni. Questo luogo comune è il più lampante e puerile, quello di definire la scienza come un catalogo di nozioni normative e non come un metodo di lavoro per produrre ipotesi descrittive, e i medici come una monolitica casta che giunge sempre alle stesse conclusioni, quasi fossero un algoritmo e non una comunità di persone che esprimono visioni, competenze e sensibilità diverse. Da qui discende una lunga serie di altri luoghi comuni, primo tra tutti quello de «i vaccini» la cui enorme diversità di applicazioni, indicazioni e formulazioni si riduce a un unico totem da adorare, perché «salvano vite».
Queste semplificazioni e questi errori – e ripeto, la violenza con cui li si è imposti nel dibattito pubblico – mi indussero a leggere nella vicenda dell’obbligo vaccinale una strategia non tanto sanitaria ma politica in cui la scienza, come recita il sottotitolo del libro, diventa uno strumento di governo per reprimere il dissenso e perseguitarlo fin dentro le vene con il plauso dei conformi, e, così facendo, si lascia governare dalla politica rinunciando alla sua libertà e utilità. Questo esperimento sociale, qualora riuscisse, è destinato a creare un modello repressivo estendibile a qualsiasi altro aspetto della salute e della vita sociale.
R. Pier Paolo Dal Monte
Allora, diciamo che sono due i luoghi comuni più importanti da sfatare. Uno è stato l’emergenza del provvedimento, ovvero il perché del provvedimento: è stato spacciato come un aumento dei casi di morbillo tale da assumere le caratteristiche di un’epidemia, non voglio discutere il merito di questa cosa, ma, qualora vi fosse stata un’emergenza si sarebbe dovuto imporre l’obbligo di un vaccino contro il morbillo non quello di altri cinque vaccini; all’inizio il numero totale di vaccini era di 12, poi ridotti a 10, se noi togliamo i quattro vaccini già obbligatori, arriviamo a sei nuovi vaccini di cui è stata imposta l’obbligatorietà, il morbillo è uno, allora perché vi è stata l’emergenza di imporre alti cinque vaccini?
In secondo luogo, ma questo fa parte del primo luogo comune, è stata considerata come soglia di immunità di gregge quella che, qualora fosse un dato scientifico incontrovertibile cosa che è abbastanza discussa, il 95% che è valido solo per il morbillo, non per gli altri vaccini imposti.
Il secondo luogo comune è stato quello della scienza ovvero quella parodia concettuale e dogmatica di scienza che è stata propinata dai mezzi di comunicazione di massa e dai così detti “esperti”. Non so se vi ricordate i cartelloni affissi durante la campagna elettorale che dicevano “vota la scienza, scegli il PD” che è una barzelletta, si può dire, vota la
scienza è qualcosa che fa ridere, sembra scritta da Totò, ma questo tipo di scienza è assolutamente diverso, ridicolmente diverso da quello che è la scienza vera, è la scienza come è raccontata da alcuni “esperti” e propugnata secondo un principium auctoritatis, ovvero se lo dicono loro quella è scienza. Non vi è assolutamente spazio per il dubbio, non vi è assolutamente spazio per il metodo scientifico, propriamente detto, vi è solo spazio per questo principio propugnato da questi “esperti” che Costanzo Preve chiamava il Clero regolare del potere, ovvero coloro che sono preposti a gestire la narrazione intellettuale dominante.
D. Cosa pensate dell’eccessiva semplificazione fatta dal pensiero dominante che ha portato alla dicotomia pro-vax /no-vax?R. Il Pedante
Non è certo nuova l’idea di dividere la popolazione in tribù per spezzare il fronte della critica quando il potere politico si trova in crisi di consensi. Né è nuovo il fenomeno di incanalare lo scontento popolare contro una minoranza senza difese a cui si attribuiscono i misfatti più orrendi. Poco importa dimostrare, come ho fatto in un recente articolo, che la presunta «epidemia» di morbillo del 2017 non può essere addebitata ai pochi che non hanno vaccinato i propri figli (la copertura complessiva della popolazione è rimasta comunque in costante aumento, e la regione più vaccinata… è stata anche la più colpita). Né importa osservare che le associazioni per la libera scelta non lottano contro «i vaccini» ma contro l’arbitrio di violare i corpi dei cittadini ricattandoli con pretesti opachi. I «no vax» – qualsiasi cosa siano – incarnano il nemico ideale perché sarebbero egoisti,
irrazionali e odiatori del prossimo. Contro di loro si è alimentata una caccia alle streghe in senso anche letterale perché li si accusa, appunto, di preferire la stregoneria e la superstizione al rigore scientifico. In loro si è riscoperta la paura antica dell’untore e la persecuzione ingiusta, cieca e feroce descritta più di un secolo e mezzo fa dal Manzoni della Colonna infame. Oggi, troppo occupati a bearci del nostro essere «moderni» e «razionali», ce ne siamo dimenticati.
R. Pier Paolo Dal Monte
L’eccesiva semplificazione non riguarda solo il concetto di scienza; per quello e per altre cose, possiamo dire che non hanno usato il rasoio, ma la motosega di Occam, dal punto di vista della caratterizzazione sociale, hanno creato la categoria Pro-vax/ No-vax. Diciamo che un provvedimento così maldestro, difeso e portato avanti in maniera così maldestra, non poteva non creare delle opposizioni, specie perché, da questo punto di vista, l’informazione è stata molto carente. Sono stati ingaggiati degli “esperti” che hanno bulleggiato sui social media ed, eventualmente in televisione, ma non è stata fatta un’adeguata informazione. Questa dicotomia ha riguardato anche la scienza: c’è stata la promozione di una sorta di scienza binaria, ovvero secondo codice 01, tutto o nulla, sì/no, vero/falso. Quel che propugnavano gli “esperti” era vero dogmaticamente e quello che si opponeva a questo, anche con pensiero critico, era comunque ritenuto falso, tant’è che vi sono state anche delle radiazioni dall’Ordine dei Medici, perché alcuni hanno osato mettere in dubbio la bontà del provvedimento. Questa dicotomia sociale tra No-vax e Pro-vax, è un messaggio semplificato che, i mezzi di informazione, specialmente quelli che sono attigui al potere, tra virgolette, usano astrattamente per creare delle divisioni.
D. Parlate spesso, ed è stato scritto anche nel libro, della questione del vincolo esterno come un vincolo all’azione politica, facendo un parallelo tra economia e scienza medica…R. Pier Paolo Dal Monte
Il vincolo esterno si può dire che risalga alla cacciata dal paradiso terrestre, quando Adamo ha dovuto procurarsi il pane col sudore della fronte, quello era già un vincolo esterno, chiamiamolo così, di ordine termodinamico. L’idea della scienza come vincolo esterno mi è venuta guardando sui social media nei quali è avvenuta una sorta di coalescenza di parrocchiette: quella degli economisti che sostenevano il vincolo esterno europeo, cioè l’Euro ed i trattati di Maastricht, si è, in qualche modo, unita alla parrocchietta dei medici che sostenevano il vincolo esterno della scienza e, pertanto, evidentemente, il vincolo esterno dell’economia è un’arma piuttosto spuntata. Non so se vi ricordate nel 2011 quando han fatto cadere il governo Berlusconi: non che io sia un particolare tifoso del Berlusca ma era un governo, comunque, legittimamente eletto, fatto cadere con la scusa dello spread, spread che era chiaramente artificialmente ed artificiosamente manovrato da alcune entità finanziarie, non ultima la Deutsche Bank che ci sta dando tante soddisfazioni ultimamente perché è al centro di indagini penali. Hanno visto che il vincolo esterno dell’economia non era più sufficiente. Il popolo deplorevole che ha votato Trump ha anche votato No al referendum, ha anche votato per partiti
“deplorevoli” come la Lega ed i 5 Stelle che, in qualche modo, non sono così proni ai diktat europei come i partiti collaborazionisti quali il PD, e quindi s’è visto che per governare non era più sufficiente un tipo di vincolo esterno del genere e adesso si stanno rivolgendo alla scienza per avere delle aree nelle quali la politica non possa dire la propria. E’ tutto lasciato nelle mani degli “scienziati” che hanno la verità assoluta e quindi vi è un’altra area tolta al processo elettorale così come auspicava Monti.
D. Non trovate che il clima che si è instaurato, fin da subito, costituisca un pericolo per l’indipendenza e l’autonomia di giudizio del medico così come indicato nel Codice Deontologico?R. Pier Paolo Dal Monte --> --> -->
Il Codice deontologico della professione medica, art.4 dice testualmente «L’esercizio professionale del medico è fondato sui principi di libertà, indipendenza, autonomia e responsabilità. Il medico ispira la propria attività professionali ai principi ed alle regole della deontologia professionale, senza sottostare ad interessi, imposizioni o condizionamenti di qualsiasi natura». Vediamo che, in questa occasione, vi è stato un pensiero unico che è stato imposto ai medici, vi sono state delle radiazioni per chi ha osato esprimere dei dubbi sulla bontà di questa legge. Questa è una cosa molto pericolosa, ricordiamo che vi è stato un uso politico della medicina in alcune occasioni nella storia, ad esempio durante il regime nazista o, anche, durante il regime staliniano. Questo minare la libertà e l’indipendenza di giudizio del medico inficia gravemente quella che è la credibilità della professione medica ed inficia gravemente la fiducia del cittadino nei confronti del medico perché non dimentichiamo che, se il medico è obbligato ad avere un solo parere, pena la radiazione, non è praticamente possibile che il cittadino possa fidarsi del singolo medico o che abbia senso chiedere il parere del medico, perché tanto il parere del medico è un parere unico. Questo è un gravissimo vulnus per la professione medica, così come è stato un gravissimo vulnus per la credibilità della così detta scienza economica avere un pensiero unico che fosse appiattito sull’epistemologia neo-liberale che è favore, senza contraddittori, a parte alcuni illustri esempi, della moneta unica europea, dei trattati di Maastricht e di tutte queste belle cosette.
D. Qualora si mantengono o, addirittura, si inaspriscano le misure contro i bambini non vaccinati, intravedi la possibilità di una radicalizzazione della protesta?R. Il Pedante
È purtroppo inevitabile. Perché le sanzioni previste colpiscono diritti oggi considerati fondamentali, mentre il battage mediatico alimenta una stigmatizzazione che divide le comunità e le famiglie creando nelle persone la paura della persecuzione e l’incubo, mai sopito, di perdere i propri figli. Incoraggiati dai messaggi istituzionali e della grande stampa, alcune amministrazioni hanno già inasprito la norma nazionale introducendo ad esempio sanzioni anche per chi rifiuta i vaccini non obbligatori, come in Toscana,
o estendendo l’obbligo al personale sanitario come nelle Marche, dove è stata licenziata un’ostetrica che chiedeva semplicemente di non essere rivaccinata contro le malattie che aveva già contratto. Altrove, come in Emilia Romagna, si cercano e si denunciano gli «asili abusivi» (sic) cioè le abitazioni private in cui i bimbi rifiutati dalle scuole si incontrano per giocare e coltivare una vita sociale. Questo accanimento, tanto più perché immotivato, sta producendo nella salute pubblica un danno psichico e sociale incomparabilmente più grave di quello che dice di volere arginare.
In tutto ciò il governo in carica, nonostante i buoni propositi preelettorali di alcuni suoi esponenti, non muove dito per disinnescare questa «bomba» sociale. Anzi, con un disegno di legge oggi in discussione propone di estendere le esclusioni anche alle scuole dell’obbligo e, potenzialmente, di alzare il numero delle vaccinazioni obbligatorie. Il consulente del ministro Grillo in tema di vaccini, Vittorio Demicheli, ha recentemente suggerito di escludere i genitori dal diritto di decidere se vaccinare i propri figli, e di commissariare le regioni che non raggiungono le soglie di copertura stabilite dai tecnici. In una trasmissione televisiva il capogruppo M5S al Senato ha definito una «idiozia» il fatto di emarginare solo i bambini e non anche ragazzi, educatori e operatori sanitari. Il rischio di radicalizzazione non riguarda quindi chi protesta ma chi governa la sanità, la cui incapacità di prevedere l’impatto sociale di un ulteriore irrigidimento, o anche solo dell’inerzia dimostrata finora, è inquietante.
D. Credi che sia possibile che le attuali mobilitazioni, contro questo decreto, si possano ampliare e si leghino ad altre istanze dando vita ad un movimento più vasto?R. Il Pedante
Non so se questo accadrà, ma è ciò che mi auguro. La nota positiva è che sempre più persone, anche quelle non direttamente toccate dalla vicenda, stanno riconoscendo nella gestione dell’obbligo vaccinale gli stessi metodi e pretesti già sperimentati con risultati tangibilmente pessimi nel governo dell’economia: il vincolo esterno («ce lo chiede l’OMS», che poi non è vero), il culto delle «coperture», la dura legge dello spread rispetto a soglie spesso arbitrarie a cui sacrificare le libertà e i diritti più elementari, il «fate presto» per giustificare decisioni straordinarie prese senza discutere, il culto della tecnica e di «esperti» mediaticamente sovraesposti, la superficialità con cui si trattano e si selezionano i dati, la derisione di chi non aderisce all’interpretazione dominante.
È ancora più positivo il fatto che alle stesse conclusioni stiano giungendo anche molti esponenti della complicata galassia «free vax». Se si riuscisse ad astrarre il problema e a collocarlo nel quadro di una crisi del capitalismo – non di un suo incomprensibile incidente di percorso – che in questa fase infiltra il governo pubblico e gli impone la sua legge senza più infingimenti sovrastrutturali, i fautori della libera scelta porterebbero intelligenze e numeri a un movimento politico effettivamente in grado di denunciare anche gli altri frutti tossici dello stesso albero. L’«emergenza» vaccinale è stata proclamata a Washington, non a Roma, come altri imperativi calati dall’alto di un governo globale che nessuno di noi ha voluto o votato; la massima diffusione de «i vaccini» come strumento principe di sanità pubblica è stata promossa da uno degli uomini più ricchi del pianeta, mentre il nostro governo deve piatire prestiti ed elemosine per far fronte a emergenze sanitarie molto più gravi e pressanti; la stessa ricerca scientifica non può danneggiare con i suoi risultati gli interessi dei capitali privati che la finanziano. L’indignazione suscitata dall’imposizione vaccinale, per quanto sotterranea, minimizzata e censurata, può dunque tradursi in una critica generale a una politica che costringe e perseguita perché non sa più servire e rappresentare. L’obiettivo del libro è proprio questo, di unire le forze dispiegate su settori diversi dello stesso fronte per abbattere un nemico comune.
È ancora più positivo il fatto che alle stesse conclusioni stiano giungendo anche molti esponenti della complicata galassia «free vax». Se si riuscisse ad astrarre il problema e a collocarlo nel quadro di una crisi del capitalismo – non di un suo incomprensibile incidente di percorso – che in questa fase infiltra il governo pubblico e gli impone la sua legge senza più infingimenti sovrastrutturali, i fautori della libera scelta porterebbero intelligenze e numeri a un movimento politico effettivamente in grado di denunciare anche gli altri frutti tossici dello stesso albero. L’«emergenza» vaccinale è stata proclamata a Washington, non a Roma, come altri imperativi calati dall’alto di un governo globale che nessuno di noi ha voluto o votato; la massima diffusione de «i vaccini» come strumento principe di sanità pubblica è stata promossa da uno degli uomini più ricchi del pianeta, mentre il nostro governo deve piatire prestiti ed elemosine per far fronte a emergenze sanitarie molto più gravi e pressanti; la stessa ricerca scientifica non può danneggiare con i suoi risultati gli interessi dei capitali privati che la finanziano. L’indignazione suscitata dall’imposizione vaccinale, per quanto sotterranea, minimizzata e censurata, può dunque tradursi in una critica generale a una politica che costringe e perseguita perché non sa più servire e rappresentare. L’obiettivo del libro è proprio questo, di unire le forze dispiegate su settori diversi dello stesso fronte per abbattere un nemico comune.
6 commenti:
Purtroppo sono costretto a dire che la pubblicazione di questo "pacciugo", per dirla alla bolognese, rappresenta una degringolade di Sollevazione perché in sostanza si fonda su un caposaldo ideologico e su uno comunicativo. Il primo è: l'individuo è sovrano come se non esistesse una società, per cui posso fregarmene del fatto che la mia azione possa contribuire al mantenimento di un serbatoio virale o batterico. La libertà di scelta qui c'entra pochissimo perché non è la persona che sceglie per sé ma i genitori e i parenti, che per certi versi è espressione di un ottuso familismo proprietario e ben lontano da ogni concetto di libertà. Il secondo è un rozzo mezzuccio: dal momento che l'industria farmaceutica guadagna e lucra sui vaccini, allora essi sono inutili e la loro somministrazione risponde solo a criteri di profitto. E' esattamente la categoria di pseudo ragionamenti che hanno reso cenere la sinistra e facilitato il gioco del capitalismo. Ma non funziona così: l'aspirina è efficace anche se il suo prezzo di vendita è centinaia di volte superiore al suo costo, i vaccini servono anche se su di essi si fanno fortune. Il problema è semmai di colpire il sistema del profitto, non cassare i farmaci e le cure come il marito che si castra per far dispetto alla moglie.
Quale articolo ha letto il Simplicissimus?
Scrive: "l'individuo è sovrano come se non esistesse una società", no, semmai una legge assurda impone, senza alcun tipo di anamnesi individuale, una grossa quantità di vaccini obbligatori. Negli altri paesi europei ce ne sono molti di meno. Si è chiesto perchè?
Il Simplicissimus sa che Giancarlo Pizza, presidente dell’Ordine dei medici di Bologna, non è l'unico ad avere posizione critica sull'obbligatorietà di tutti questi vaccini e che in ambito scientifico, ringraziando il cielo, c'è chi si batte per una ricerca seria, vera e libera?
I vaccini e le aspirine saranno pure efficaci a prescindere dal loro costo, ma somministrarne tanti, per obbligo di legge, a favore delle tasche delle multinazionali e contro il rispetto della salute delle persone, è criminale.
Quelli che oggi sono costretti a vaccinare i propri figli fanno gli scongiuri e si augurano che non tocchi al proprio figlio avere la crescita bloccata o altre disgrazie molto peggiori.
Mia madre, almost 80yo, pensionata con la minima, ha fatto domanda per un apparecchio acustico, è sorda totale da un orecchio e gli manca il 35% all'altro.
Nel 2017, ministra vaccina lorenzin, è cambiata la legge, ora prevede che per ottenere almeno un apparecchio per l'orecchio completamente sordo dall'altro deve sentire meno del 50%.
Ma porcoddio.francesco
https://www.byoblu.com/2015/05/31/un-miliardo-e-200-milioni-di-danni-la-lorenzin-si-dimetta/
Ho appena finito di leggere Immunità di legge e credo che ciò che denunciano i due autori sia inconfutabile. Non difficilmente confutabile, ma appunto inconfutabile. Colgo l'occasione per ringraziarli entrambi.
"un caposaldo ideologico e su uno comunicativo"
Nei contenuti è esattamente il contrario, in perfetto linguaggio orwelliano.
Che megagrachio Simplicissimus!
Il "serbatoio virale o batterico" questo sì è ideologia allo stato puro, utilizzata però a fini comunicativi, del tipo disorientativo, il peggiore. La verità è all'opposto, cioè che chi non teme di ragionare sull'attuale sistema vaccinale lo fa innanzitutto per il bene della società nella sua interezza, quella appunto colpita da un obbligo di Stato palesemente incostituzionale, oltre che spudoratamente supportato dalla più bieca menzogna scientista.
Solo chi riesce ancora ad emanciparsi dal proprio individualismo può permettersi il "lusso" di pensare al bene delle generazioni future, minacciate dai metodi di big pharma come dalle tecnologie 5G, dall'esternalizzazione dei costi ambientali e sociali degli oligopoli, come dalla folle corsa agli armamenti di distruzione di massa (a partire dagli inventori del termine "Stato canaglia"), ecc. ecc. Altro che i plagiati dal semplicismo di un burioni qualsiasi! Maggior rispetto per chi ha ancora coscienza!
Quanto al secondo, il "caposaldo comunicativo", tocchiamo veramente il fondo della negazione di un'evidenza razionale indiscutibile. Che gli oligopoli della farmaceutica e dell'agroalimentare rappresentino una minaccia mortale per la sopravvivenza dell'umanità è, prima ancora che documentato, un fatto logico quanto e più della matematica elementare, fino a quando queste organizzazioni saranno motivate dalla sola logica della massimizzazione dei profitti. Chi non capisce il 2+2 della nostra epoca farebbe bene ad astenersi dal diffondere opinioni personali, pur sempre meritevoli di rispetto in quanto tali, ma probabilmente contradditorie con le proprie stesse intenzioni dell'autore, per usare un eufemismo e non scadere in un linguaggio più spontaneo.
Gentile Semplicissimo, sono uno dei due intervistati. Giacché ama i "capisaldi dialettici". Gliene propongo uno, inconfondibile: quello di commentare un testo criticandone parti o contenuti inesistenti. Converrà con me che questo "caposaldo", come tutti quelli di metodo, è il più grave.
Per il resto riposi sereno: il capitale propone e impone prodotti, non si è mai visto che proponga e imponga pensieri e bisogni.
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