[ 21 settembre 2017]
Sono stato a Chianciano per il forum internazionale della CLN. In questa occasione ho aderito e sono stato accolto nel Coordinamento Nazionale. Questa circostanza avrà qualche conseguenza sul blog, nel senso che non potrò riferire tutto ciò di cui verrò a conoscenza partecipando alle riunioni, in quanto appunto sono adesso un membro del CN della CLN. Questo perché l'accesso a tali notizie mi è concesso proprio perché sono diventato un membro del CN della CLN. Potrà quindi accadere che io venga a conoscenza di qualche ghiotta anteprima, ma non ve la comunicherò. Sapevatelo. A parte questo limite, mi considero sempre e comunque libero di esprimere la mia opinione sull'universo mondo, CLN compresa, sempre che ciò vi interessi. A dimostrazione di ciò, ecco a voi un post sulle elezioni siciliane, senza peli sulla lingua.
Poiché sono certo che, a prescindere dalle idee personali di Busalacchi e a dispetto delle recriminazioni dei meridionalisti rispetto alle modalità di conquista con cui i popoli del sud d'Italia si sono ritrovati dentro uno Stato unitario, l'interesse reale e concreto degli italiani e dei siciliani sia quello di stare insieme, non solo non ho paura degli indipendentisti siciliani, ma anzi ritengo che il più grave degli errori che i sovranisti possano fare sia quello di sbattergli la porta in faccia. Guai a lasciare soli gli indipendentisti siciliani, essi sarebbero facile preda degli pseudo-sovranisti della Lega, promotori, lo ricordo en passant, di un referendum che si terrà il prossimo 22 ottobre avente ad oggetto ulteriori richieste di autonomia per la Padania. Un'entità che non esiste di per sé (trovatemi un solo documento più vecchio di vent'anni in cui se ne parli) artificialmente inventata per sbriciolare la nazione italiana, per meglio centrifugarla in questa demenziale Unione Europea.
E' interesse degli ordoliberisti frantumare gli Stati nazionali facendo leva sulle pulsioni indipendentiste, un'operazione cui la Lega si presta fin dalle sue origini. Anzi, consentitemi di dirlo: la Lega esiste solo in funzione di questo obiettivo! I fatti sono evidenti, e si svolgono giorno dopo giorno sotto i nostri occhi, ma non vengono percepiti perché sono affogati in un flusso caotico di eventi abilmente orchestrati dal sistema dei media.
Una cosa che mi dispiace e affligge è constatare come tanti sovranisti stiano cadendo in questa trappola, riducendosi a discutere di scemenze tecnico-giuridiche come le monete complementari, i certificati di credito fiscali, i mini bot; guarda caso tutte proposte che hanno un denominatore comune: la Lega e quella volpe di Borghi, che si ammanta di competenze macroeconomiche dopo una vita passata a lavorare per Deutsche Bank, avendo cominciato come fattorino. Delle due l'una: o l'uomo è un genio, oppure un paraculo. Facite vuie.
La Sicilia colonia d'Italia, l'Italia colonia dell'UE: l'alleanza è necessaria.
Come sapete il prossimo 5 novembre 2017 si terranno le elezioni regionali in Sicilia e, in questa occasione, la CLN ha scelto di sostenere la candidatura di Franco Busalacchi. Negli ambienti sovranisti veri - non quelli farlocchi alla Grillo&Salvini&Meloni&Alemanno&etcetera - questa scelta sta provocando non poche perplessità. Né vi nascondo che, anch'io, ne nutro. Tra le critiche pervenute, la più pesante è quella del FIS che, in questo articolo dal titolo eloquente "La Sollevazione della grande accozzaglia", richiama alcune esternazioni di Busalacchi risalenti al 2015.
«Chi è Franco Busalacchi? E’ colui che 18 mesi fa scriveva queste righe: “Vi rendete conto di quanto sono bestie i leghisti e chi ci va appresso, che attaccano la Germania e l’Europa? Che vogliono tornare alla Lira? Si dimostra che, purtroppo, non è necessario essere intelligenti per essere ricchi. Basta trovarcisi in mezzo e anche l’ultimo dei cretini fa “i sghei”. Quando dicono che vogliono uscire dall’Europa, ah! Dio, come sarebbe bello farglielo provare! Alle prese con dogane e dazi. Bestie!…. La strada maestra per la nostra Sicilia è l’Europa, senza l’Italia. Noi dobbiamo lottare per lasciare l’Italia e per restare in Europa, Stato tra gli Stati, nazione non più periferica di quanto non lo sia l’Irlanda .” (grassetto nel testo originale)».
E' roba pesante, lo so. Peraltro veicolata attraverso un articolo dai toni particolarmente volgari, come è nel costume del Presidente a vita del FIS Stefano D'Andrea; il quale potrà essere perdonato solo se avrà ragione, dilemma di cui si occuperanno i fatti dandogli torto. Nel frattempo, e almeno fino al 2023, il D'Andrea avrà gioco facile nel dire di avere ragione, visto che sbaglia solo chi si mette in gioco, cosa che lui rifiuta di fare, e passa la mano. In ciò essendo in buona compagnia, visto che l'esimio prof. Bagnai proprio oggi ha scritto nel suo blog "Io continuo a pensare che la cosa migliore da fare ora sia stare calmi, e magari anche fermi". Una posizione, quella di Bagnai e SdA che io, nella mia stronzaggine esegetica, traduco così: siccome non so che cazzo fare, non faccio niente, e guai a chi osa fare qualcosa.
Invece la CLN ha scelto di agire perché è l'azione che spariglia le carte, e non l'attesa della mano buona, che potrebbe non arrivare mai; oppure, quando mai arrivasse, trovarci tutti morti. Torniamo a noi, cioè alla scelta dei sovranisti della CLN di allearsi in Sicilia con gli indipendentisti di Busalacchi, che si presentano in coalizione con la lista Sicilia Libera e Sovrana e Noi Mediterranei di Beppe De Santis, Noi Siciliani di Erasmo Vecchio, e altre realtà regionali. La domanda è: come è possibile conciliare l'istanza di riconquista della sovranità nazionale, invocando la Costituzione del 1948, e contemporaneamente allearsi con gli indipendentisti?
Sull'argomento sono intervenuto al forum ricordando che la Sicilia è stata la prima provincia romana, cioè il primo territorio che la repubblica di Roma non ritenne di associare come fece con tutti gli altri popoli italici, istituendo invece una nuova entità amministrativa, la provincia per l'appunto, che fu poi replicata in occasione delle successive conquiste. In altre parole, già i romani ritennero che la Sicilia non fosse Italia! Questa circostanza, confermata dalla storia successiva, ci suggerisce che la Sicilia è una realtà storicamente, politicamente, antropologicamente diversa da tutte le altre regioni italiane, ancor più di altre (Trentino, Val d'Aosta...) cui pure la Costituzione riconosce uno statuto speciale. Possono i sovranisti trascurare questa peculiarità? La mia opinione è che ciò non sia possibile. Il punto è che, sebbene la Sicilia sia altro dall'Italia, e l'Italia altro dalla Sicilia, è un dato di fatto che le due storie sono profondamente intrecciate, in modo indissolubile. Ovvero che le istanze indipendentiste siciliane esprimono, prima ancora che una reale volontà di indipendenza, la richiesta passionale di un rapporto rigorosamente alla pari. Alla base c'è una realtà di fatto che proverò a spiegare.
Gli amici siciliani sostengono che la Sicilia sia, potenzialmente, una terra ricchissima, e che solo una condizione di secolare subalternità la rende, oggi, povera e depressa. In ciò credo abbiano ragione, ma chiedo loro: supponiamo che la Sicilia conquisti la sua indipendenza, e in virtù di ciò diventi ricca e prospera; ebbene, non diverrebbe anche una preda ambita? Sarebbero, i siciliani, in grado di difendere la loro ricchezza e prosperità, senza appoggiarsi a uno Stato più forte? La vedo dura.
E qual è lo Stato che, per mille motivi a cominciare da una storia millenaria, è il candidato naturale per svolgere la funzione di associarsi nel compito di difendere la Sicilia, anzi lo Stato siciliano, da mire di conquista esterne? Non è forse lo Stato italiano? Ne sono convinto, così come sono convinto che le dichiarazioni di Busalacchi, riportate da Stefano D'Andrea, siano assolutamente sbagliate e improvvide, dettate da una insufficiente analisi del problema nonché motivate da un sentimento di delusione e abbandono da parte di uno Stato, quello italiano, il quale, a sua volta, è vittima di un'operazione di colonizzazione ad opera delle potenze dominanti del nord Europa. Se la Sicilia lamenta il fatto di essere una colonia d'Italia, è vero tuttavia che l'Italia è oggi una colonia dell'UE: l'alleanza è dunque necessaria!
Qualche tempo fa ho scritto un articolo (La Patria del Popolo è la Repubblica - 13 luglio 2017) nel quale sostengo che la Patria è un concetto politico, nasce cioè da un patto tra pari che, protraendosi nel tempo, costruisce un'identità de facto e, infine, statuale. Sono gli interessi reali e concreti che tengono insieme i popoli, non le astratte idealità, sempre costruite ex-post come giustificazione ideologica. L'Italia e la Sicilia hanno un interesse reciproco, esorbitante rispetto a qualsiasi altra considerazione, nello stare insieme, ma affinché ciò sia possibile occorrono due condizioni. La prima è che l'Italia si liberi del giogo dell'Unione Europea, il secondo è che venga riconosciuto e rispettato il diritto dei siciliani ad essere un popolo che liberamente scelga, facendosi bene i propri conti di convenienza, se essere una regione periferica dell'UE oppure associarsi con un'Italia sovrana. Abbiamo paura di ciò? Pensiamo veramente che i siciliani possano preferire essere assoggettati all'Unione Europea, un non Stato governato da interessi privatistici sovranazionali, piuttosto che essere sé stessi dentro lo Stato italiano governato secondo i principi della Costituzione del 1948?
Sull'argomento sono intervenuto al forum ricordando che la Sicilia è stata la prima provincia romana, cioè il primo territorio che la repubblica di Roma non ritenne di associare come fece con tutti gli altri popoli italici, istituendo invece una nuova entità amministrativa, la provincia per l'appunto, che fu poi replicata in occasione delle successive conquiste. In altre parole, già i romani ritennero che la Sicilia non fosse Italia! Questa circostanza, confermata dalla storia successiva, ci suggerisce che la Sicilia è una realtà storicamente, politicamente, antropologicamente diversa da tutte le altre regioni italiane, ancor più di altre (Trentino, Val d'Aosta...) cui pure la Costituzione riconosce uno statuto speciale. Possono i sovranisti trascurare questa peculiarità? La mia opinione è che ciò non sia possibile. Il punto è che, sebbene la Sicilia sia altro dall'Italia, e l'Italia altro dalla Sicilia, è un dato di fatto che le due storie sono profondamente intrecciate, in modo indissolubile. Ovvero che le istanze indipendentiste siciliane esprimono, prima ancora che una reale volontà di indipendenza, la richiesta passionale di un rapporto rigorosamente alla pari. Alla base c'è una realtà di fatto che proverò a spiegare.
Gli amici siciliani sostengono che la Sicilia sia, potenzialmente, una terra ricchissima, e che solo una condizione di secolare subalternità la rende, oggi, povera e depressa. In ciò credo abbiano ragione, ma chiedo loro: supponiamo che la Sicilia conquisti la sua indipendenza, e in virtù di ciò diventi ricca e prospera; ebbene, non diverrebbe anche una preda ambita? Sarebbero, i siciliani, in grado di difendere la loro ricchezza e prosperità, senza appoggiarsi a uno Stato più forte? La vedo dura.
E qual è lo Stato che, per mille motivi a cominciare da una storia millenaria, è il candidato naturale per svolgere la funzione di associarsi nel compito di difendere la Sicilia, anzi lo Stato siciliano, da mire di conquista esterne? Non è forse lo Stato italiano? Ne sono convinto, così come sono convinto che le dichiarazioni di Busalacchi, riportate da Stefano D'Andrea, siano assolutamente sbagliate e improvvide, dettate da una insufficiente analisi del problema nonché motivate da un sentimento di delusione e abbandono da parte di uno Stato, quello italiano, il quale, a sua volta, è vittima di un'operazione di colonizzazione ad opera delle potenze dominanti del nord Europa. Se la Sicilia lamenta il fatto di essere una colonia d'Italia, è vero tuttavia che l'Italia è oggi una colonia dell'UE: l'alleanza è dunque necessaria!
Qualche tempo fa ho scritto un articolo (La Patria del Popolo è la Repubblica - 13 luglio 2017) nel quale sostengo che la Patria è un concetto politico, nasce cioè da un patto tra pari che, protraendosi nel tempo, costruisce un'identità de facto e, infine, statuale. Sono gli interessi reali e concreti che tengono insieme i popoli, non le astratte idealità, sempre costruite ex-post come giustificazione ideologica. L'Italia e la Sicilia hanno un interesse reciproco, esorbitante rispetto a qualsiasi altra considerazione, nello stare insieme, ma affinché ciò sia possibile occorrono due condizioni. La prima è che l'Italia si liberi del giogo dell'Unione Europea, il secondo è che venga riconosciuto e rispettato il diritto dei siciliani ad essere un popolo che liberamente scelga, facendosi bene i propri conti di convenienza, se essere una regione periferica dell'UE oppure associarsi con un'Italia sovrana. Abbiamo paura di ciò? Pensiamo veramente che i siciliani possano preferire essere assoggettati all'Unione Europea, un non Stato governato da interessi privatistici sovranazionali, piuttosto che essere sé stessi dentro lo Stato italiano governato secondo i principi della Costituzione del 1948?
Poiché sono certo che, a prescindere dalle idee personali di Busalacchi e a dispetto delle recriminazioni dei meridionalisti rispetto alle modalità di conquista con cui i popoli del sud d'Italia si sono ritrovati dentro uno Stato unitario, l'interesse reale e concreto degli italiani e dei siciliani sia quello di stare insieme, non solo non ho paura degli indipendentisti siciliani, ma anzi ritengo che il più grave degli errori che i sovranisti possano fare sia quello di sbattergli la porta in faccia. Guai a lasciare soli gli indipendentisti siciliani, essi sarebbero facile preda degli pseudo-sovranisti della Lega, promotori, lo ricordo en passant, di un referendum che si terrà il prossimo 22 ottobre avente ad oggetto ulteriori richieste di autonomia per la Padania. Un'entità che non esiste di per sé (trovatemi un solo documento più vecchio di vent'anni in cui se ne parli) artificialmente inventata per sbriciolare la nazione italiana, per meglio centrifugarla in questa demenziale Unione Europea.
Beppe De Santis |
E' interesse degli ordoliberisti frantumare gli Stati nazionali facendo leva sulle pulsioni indipendentiste, un'operazione cui la Lega si presta fin dalle sue origini. Anzi, consentitemi di dirlo: la Lega esiste solo in funzione di questo obiettivo! I fatti sono evidenti, e si svolgono giorno dopo giorno sotto i nostri occhi, ma non vengono percepiti perché sono affogati in un flusso caotico di eventi abilmente orchestrati dal sistema dei media.
Una cosa che mi dispiace e affligge è constatare come tanti sovranisti stiano cadendo in questa trappola, riducendosi a discutere di scemenze tecnico-giuridiche come le monete complementari, i certificati di credito fiscali, i mini bot; guarda caso tutte proposte che hanno un denominatore comune: la Lega e quella volpe di Borghi, che si ammanta di competenze macroeconomiche dopo una vita passata a lavorare per Deutsche Bank, avendo cominciato come fattorino. Delle due l'una: o l'uomo è un genio, oppure un paraculo. Facite vuie.
* Fonte: Ego della rete
11 commenti:
"E' interesse degli ordoliberisti frantumare gli Stati nazionali facendo leva sulle pulsioni indipendentiste"
Su questo argomento segnalo l'ultimo articolo di Dezzani:
"Lo Stato nazionale è superato”: perché Bruxelles tifa per la secessione della Catalogna"
http://federicodezzani.altervista.org/lo-stato-nazionale-e-superato-perche-bruxelles-sostiene-la-secessione-della-catalogna/
Come prima cosa voglio esprimere le mie congratulazioni all’amico (compagno) Fiorenzo Fraioli per la nomina a Membro del Coordinamento Nazionale a seguito della sua adesione alla CLN. Vorrei però aggiungere che anche io sono stato a Chianciano per il Forum Internazionale del 3-4-5 settembre scorso e ne sono uscito più convinto di quando ci sono arrivato della inutilità, perché tardiva e fuori tempo, della proposta politica della Confederazione di Liberazione Nazionale perché essa , pur chiamata con un altro termine, con una struttura agile, non idealista, pragmaticamente qualunquista è già stata offerta al paese e si chiama Movimento 5 Stelle. Questo quindi impedisce e rende impossibile una vera ed oggettiva prospettiva di successo. Era indispensabile, perché essa si affermasse, come io avevo proposto lanciare questa opzione politica alcuni anni fa. Ora è troppo tardi, questo spazio politico è stato già occupato. Oggi occorre percorrere una strada più avanzata. Non è più necessario costruire l’organizzazione politica di chi si ribella ma va promossa e realizzata una organizzazione che non abbia come fine quello di riunire, aggregare una indistinta ribellione (oggi per diversi motivi si ribellano tutti, quindi nessuno), ma assuma il compito di riunire, organizzare e dirigere il montante sentimento di ammutinamento e di rifiuto verso questo “stato di cose presenti” che potremo chiamare “Costituente degli Ammutinati”. L’ammutinato non è un ribelle. Esso è qualcosa di più, di diverso. Non vuole solo cancellare o mitigare il sopruso. Vuole abbattere e distruggere oltre che il sopruso stesso , anche chi lo ha permesso e perpetrato e prendere nelle proprie mani il diritto e il potere di decidere in prima persona il suo futuro. In merito poi alla “questione siciliana”, parlare di tutto per non parlare di niente è un vecchio trucco per non affrontare e dirimere questioni spigolose, divisorie e impopolari come quella della mafia. Un’organizzazione che vuole essere, apparire di rottura e di liberazione come può obliare su una problematica così devastante e peculiare per questo Popolo e per questa Terra senza capire, rendersi conto per questa scelta, oltre all’ambiguità sull’indipendentismo, sicuramente rischierà di determinare una cocente e scontata sconfitta. Partecipare a qualsiasi tipo di elezioni e non vincere a volte può essere un buon viatico per il futuro anche se non si è vinto. Ma una bocciatura non può mai essere considerata o fatta passare, soprattutto quando viene ricevuta a seguito di un giudizio popolare, come un semplice o insignificante incidente di percorso. Essa risulta, e giustamente viene percepita e letta, come la certificazione del fallimento di una proposta, di una opzione di un progetto.
Pasquino55
Borghi (imho) è la seconda che hai detto, ma non è un piddino, essendo amico di Bagnai.
Infatti un "sinistro" che di nascosto fa il "destro" è più paraculo di chi al contrario è apertamente per il profitto ma promette di non voler approfittare.
E poi a destra, pubblicamente, la questione etica è più una questione di sesso, mentre a sinistra (PD) di soldi: pubblicamente, come distribuirli, privatamente, come spartirseli.francesco
Caro Pasquino55, aprirsi a nuovi stilemi comunicativi non significa scimmiottare il m5s. La differenza è nei contenuti: noi siamo antiliberisti, il m5s è liberista; noi siamo per il ripristino della Costituzione, il m5s no; noi siamo per l'uscita dall'euro, il m5s no; noi siamo per l'uscita dall'UE, il m5s no. Potrei continuare, ma credo che basti.
Ah no, non basta: noi siamo sovranisti, il m5s no!
Carissimi Sollevatori, Egregio Prof. Fraioli,
che dire? Beh, non voglio parafrasare il leniniano "che fare?". Piuttosto, se devo pescare dal canone delle citazioni comuniste, sarebbe più all'uopo "c'è grande confusione sotto al cielo". E purtroppo no, la situazione non è eccellente.
La verità è che questa formazione siciliana che si è associata alla CLN non ha ben chiaro neanche al suo interno quel che vuole. Sarebbe stato infinitamente meglio per loro porre le cose sin dall'inizio in questi termini: non vogliamo a tutti i costi secedere dall'Italia, ma lasciamola come una possibilità d'ultima istanza se non riusciamo ad ottenere certi obbiettivi e, una volta chiarito questo, teniamoci pronti per davvero in caso d'opzione separatista.
Ora, D'Andrea - il Grande Leader del FSI che detta la linea infallibile e invincibile e chi dice il contrario è un distruttitivo, un egocentrico e via dicendo - ha riportato quella pesante affermazione di Busalacchi col solo intento, ci scommetto, di seminare zizzania in campi nei quali non se lo calcola nessuno - e pour cause - e di mostrare al seguito fissino per contrasto quanto invece loro siano quelli disciplinati, con le idee sempre chiare, la strategia più precisa d'un orologio svizzero e così via...
Lasciando dunque perdere, per ragioni di contegno e d'opportunità, ciò che dice D'Andrea e perché lo dice, resta il fatto che il buon Busalacchi fino a un tempo molto, molto recente fosse su posizioni decisamente antitetiche a quelle di oggi. Non si imbastisca nessuna ordalia contro il candidato siciliano, dunque, ma almeno si chieda in maniera civile un doveroso chiarimento sui motivi d'un ripensamento così drastico. Mi sembra una richiesta ragionevole, una richiesta alla quale lo stesso Busalacchi, se animato effettivamente dalle giuste intenzioni, credo non avrà problemi a rispondere. Lungi dal riprendere certi luoghi comuni "grillini", resta il fatto che un minimo grado di trasparenza sia necessario quando si chiede il voto e si proclama che lo si fa per portare avanti una linea radicalmente diversa da quella che i Siciliani, come il resto d'Italia, si sono visti propinata "a reti unificate" da tempo immemore.
Passo ora a questioni più generali, come quelle circa una possibile indipendenza della Sicilia dall'Italia.
Ebbene Prof. Fraioli, in quel caso, una residua Italia avrà ben poco da offrire in senso di "protettorati" ad una Trinacria indipendente. Infatti, se si arriverà al punto in cui Roma avrà concesso l'indipendenza a Palermo, o bonariamente o a seguito d'un conflitto armato che veda i secessionisti siciliani ottenere la vittoria sul campo, allora non si vede per quale motivo Lombardia, Veneto e compagnia bella non possano ottenere anch'esse l'indipendenza in uno scenario simile, sfruttando il precedente del cedimento politico nel primo scenario oppure annientando a mano armata ogni pretesa di controllo al di sopra della linea gotica da parte di Roma nella seconda - e più cruenta - ipotesi.
[fine prima parte]
[seconda parte]
E, mio caro Prof. Fraioli, occhio alle analogie con la storia romana antica, perché pure la pianura del Po era in origine una provincia - la Gallia Cisalpina - e non una regio italica... E non dimentichiamoci della provincia di Corsica et Sardinia, fondata appena quattro anni dopo quella siciliana. Come la mettiamo dunque con la Sardegna ed il suo vivace panorama indipendentista, molte delle cui componenti hanno storicamente un orientamento di sinistra e soprattutto hanno una tradizione piuttosto lunga, contrariamente a molti "indipendentismi" e "autonomismi" siciliani, spesso democristiani o neodemocristiani nel senso peggiore dei termini, tutti spuntati fuori dopo la seconda guerra mondiale e l'ottenimento dell'autonomia, che avrà pure "rilevanza costituzionale", ma che fu concessa obtorto collo dal governo italiano in un frangente storico e per motivazioni su cui sarebbe bene fare approfondite ricerche?
Come al solito sono andato troppo lungo. Spero di non aver annoiato i pazienti e volenterosi lettori.
Un saluto al Prof. Fraioli e a tutti i Sollevatori
Cordialmente
Barbaro D'Urso
Credo sia un bene, e va a tutto merito della CLN, che l'indipendentismo sia imbrigliato dentro una visione sovranista e costituzionale. Il problema, ovviamente, è non farsi disarcionare, e a tal proposito segnalo che il cavallo più ribelle è il sanfratellano (Sicilia orientale).
Quanto ai richiami storici, è ovvio che ogni regione abbia nel suo passato un'epoca di indipendenza da rivendicare, ma quel che conta è il "peso relativo" di tali tradizioni. Non possiamo paragonare la Sicilia alla Sardegna, o addirittura alla padania (con la minuscola). Non solo la Sicilia era, già in epoca romana, una terra ricca e centrale nel mediterraneo, con una lunga storia di città libere greche, ma addirittura a Palermo fu istituito, dopo i vespri, il primo parlamento con poteri legislativi della storia. Per non parlare del peso economico dell'isola che, ai tempi di Federico di Svevia, era la regione più ricca dell'impero. Per queste ragioni e molte altre ragioni (che non elenco essendo certo che Lei le conosca) l'indipendentismo siciliano è un problema vero, e non un'istanza poco sentita come in Sardegna o in padania (minuscola).
Cordialità.
Prof. Fraioli,
capisco perfettamente la Sua volontà di difendere la scelta politica della CLN di cui ora Lei fa parte a pieno titolo con posto nel Consiglio Nazionale. Ma non posso arrivare a condividere tale scelta né a condividerne le motivazioni.
Ora, mettiamo da parte per un momento gli Svevi - come pure le culture preistoriche megalitiche, quelle dei dolmen, i Fenici, i Cartaginesi, i Greci (sia Achei-Micenei che del periodo classico), i Siculi, i Sicani, 'sti caspita de' Romani, i Vandali, i Bizantini, gli Arabo-Berberi, gli Ebrei (mai dominanti, ma presenza economicamente importante nel medioevo, con un gran numero di cognomi siciliani moderni discendenti di conversos), i Normanni, gli Aragonesi e tanti altri.
Lei mi dice che l'alleanza ha senso perché è tanto meglio "imbrigliare" questo indipendentismo siciliano - il quale, nella variante Busalacchi, pare essere pure assai confusionario - in senso sovranista e costituzionale. Un sovranismo ed un costituzionalismo che, mi corregga se sbaglio, vanno intesi solo ed esclusivamente in senso italiano, vale a dire della Repubblica Italiana all'interno dei suoi confini presenti, Sicilia inclusa, dico bene?
Ora, se ho capito bene e se la definizione di costituzionalismo e sovranismo che Lei intende è quella che ho illustrato al paragrafo precedente, allora l'indipendentismo siciliano - di Busalacchi o meno, confusionario o meno - è palesemente e completamente in contrasto con la lettera e lo spirito dell'Art. 5 della Costituzione della Repubblica Italiana.
Ci troviamo dunque di fronte ad un "costituzionalismo" e ad un "sovranismo" selettivo, forse a tempo, che ammette, per certi motivi, in certi ambiti e a certe condizioni delle eccezioni ai suoi stessi principi fondamentali, così spesso dichiarati irrinunciabili e inderogabili costi quel che costi, per "imbrigliare" qualcosa di fondamentalmente incompatibile?
E allora, imbrigliatura per imbrigliatura, perché, se va bene "imbrigliare" forze e indirizzi separatisti - dunque anticostituzionali - non potrebbe andar bene oggi, domani o anche più in là, porsi l'obbiettivo di "imbrigliare" la qualunque, fossero anche ultraliberisti, antidemocratici, monarchici, wahhabiti, nazisti, anarco-capitalisti o uno fra i tanti bizzarri personaggi in cerca d'autore che abbondano nei bassifondi della politica italiana, tutti rigorosamente, per un motivo o per l'altro, anticostituzionali? Dove la tracciamo, la linea?
A questo punto, almeno si abbia il coraggio della sincerità: in Sicilia si vuole fare un esperimento e vedere se Busalacchi "tira". Se "tira", allora converrà proseguire, almeno per qualche tempo, insieme. In questo caso, se mai il nodo dell'indipendentismo verrà al pettine, sarà fra qualche anno, visto che nessuno si pone realisticamente di aprire una breccia alle imminenti elezioni legislative. Se invece Busalacchi non "tira", il patto arriverà presto a conclusione e non ci sarà neanche mai stata la necessità di affrontare il nodo.
Egregio Prof. Fraioli, spero di non averLa ulteriormente tediata e mi auguro anche che queste mie righe non Le siano parse irate o sgradevoli. È soltanto che quando un ragionamento non mi quadra, non mi quadra.
Cordialmente
Barbaro D'Urso
Gentile D'Urso,
c'è una bella dose di dietroligismo dietro la sua lettura della lista che faticosamente stiamo mettendo su in Sicilia.
le cose sono alquanto più semplici, meno ciniche e... anticostituzionali di quanto pensa. Ed il quadro regionale meno asettico e astratto di come lei lo dipinge.
Anzitutto lei dimentica quanto grande sia la Sicilia (seconda regione per grandezza e importanza dopo la Lombardia. 5milioni di elettori. 9 province e relative circoscrizioni elettorali. Miglia e migliaia di firme da raccogliere per presentare la lista. Una settantina di candidati oltre al presidente. dulcis in fundo: uno sbarramento elettorale al 5% equivalente a circa 120mila elettori. Sorvolo sulla catastrofica situazione economia, direttamente proporzionale alla forza del sistema corruttivo, nepotistico, clientelare e notabilare.
Ciò per dire che il solo fatto che si riesca (speriamo!) a presentare una lista anti-casta e antiliberista indipendente è, già per se stesso, un evento di prima grandezza. Ovvero, Lei capirà che per riuscirci, dietro alla lista, dev'esserci un movimento reale, un pezzo di società e di popolo reali.
La lista (fermi restando decisivi comuni denominatori anti-liberisti e anti centro-sinistra e anti-centro-destra) è una coalizione di tre anime: la sovranista (Beppe De Santis), autonomista (Busalacchi) e indipendentista (Erasmo Vecchio).
Un'alleanza di necessità? Sì, è vero. Solo assieme si può pensare di presentare una lista che possa sperare di superare il 5%.
Un'alleanza di necessità non significa che sia senza principi, si periti di informarsi.
Poi, sarà perché io mi annoveri tra i sovranisti ma le dico che l'anima del sovranismo costituzionale di De Santis è, nella coalizione, il perno di tutta l'alleanza. Fosse siciliano e potesse seguire come stanno andando le cose anche lei non avrebbe dubbi.
Penso che questo si vedrà quando la campagna elettorale entrerà nel vivo. fra pochi giorni.
Le consiglio infine di leggere attentamente il patto politico di luglio tra la lista sicilia libera e sovrana e la cln. Quel patto parla da solo e dice, in buona sostanza, che la battaglia dei sicialianisti passa per quella dell'Italia per uscire dalla Ue e riprendere la sua sovranità.
Capisco i dubbi, ma evitiamo di cercare i peli sull'uovo.
un sicilianista e sovranista convinto
Egregio Sicilianista e Sovranista Convinto,
anzitutto grazie per le Sue righe. Mi fa piacere che la discussione si stia facendo viva e che altre persone inizino a partecipare. Spesso capita che un articolo interessante, che sviluppa temi fondamentali, importanti, venga trascurato perché nella girandola degli eventi questo venga rapidamente spinto "in basso" da interventi più recenti ma forse meno significativi, riguardo a cose che si possono leggere ovunque, cose che si sono dette e ridette mille volte e che non aggiungono granché di nuovo e di utile.
A tal proposito, e qui mi rivolgo alla Redazione di Sollevazione, forse pensare di aprire un forum creerebbe una piattaforma più adatta a discussioni di lungo respiro su temi generali, mentre è ovvio che il blog, coi suoi aggiornamenti costanti, sia uno strumento più "giornalistico" e "d'attualità". Mi rendo però conto che un'impresa del genere comporta delle difficoltà, ma volevo buttare comunque lì l'idea.
Venendo al cortese Sicilianista del commento precedente, quello che mi premeva sottolineare con i miei interventi era l'evidente contraddizione fra un costante richiamo alla Costituzione della Repubblica Italiana - e specificamente alla sua versione originale entrata in vigore nel 1948 - fatto un giorno sì e l'altro pure in gran parte della "galassia sovranista" in generale e dagli esponenti della CLN in particolare da un lato e una chiara istanza indipendentista siciliana espressa da alcune delle personalità che animano la costituenda lista "Sicilia Libera e Sovrana" - Lei ad esempio segnala chiaramente come indipendentista Erasmo Vecchio.
Ora, se si chiarisce senza troppi abbellimenti retorici che nel caso specifico - vale a dire le Regionali siciliane di Novembre, le Politiche nazionali del prossimo anno e molto probabilmente una vivace fase di mobilitazione sociale e politica subito a seguire - la priorità è l'anti-liberismo, l'anti-eurismo, la necessità di rinnovamento della politica a tutti i livelli nel segno della redistribuzione della ricchezza, dell'equità vera e la convergenza su metodi e principi civili e democratici e che dunque si può e si deve convergere su questi perché queste sono le priorità assolute, allora va benissimo.
Si dica allora che la questione nazionale, che pure è importante - l'Italia è una nazione che comprende anche la Sicilia o no? La Sicilia è dunque una nazione a parte e i Siciliani sono un popolo distinto dagli Italiani, con pieno e sacrosanto diritto all'autodeterminazione e all'indipendenza o no? e così via - non è la priorità vera in questo periodo.
[fine prima parte]
[seconda parte]
Si dica allora che la questione nazionale, che pure è importante - l'Italia è una nazione che comprende anche la Sicilia o no? La Sicilia è dunque una nazione a parte e i Siciliani sono un popolo distinto dagli Italiani, con pieno e sacrosanto diritto all'autodeterminazione e all'indipendenza o no? e così via - non è la priorità vera in questo periodo.
Dunque si potrà essere "costituzionalisti del '48" alla lettera e pensare che quella Carta sia il modello ed il riferimento ideale per la forma di Stato da seguire, ogni cambiamento essendo senz'altro snaturante e peggiorativo. Oppure si potrà essere indipendentisti siciliani, fautori dell'autodeterminazione dell'isola fino al suo distacco politico dall'Italia. O ancora si potrà essere "italianisti", come i "costituzionalisti del '48", auspicando il mantenimento dell'Italia nei suoi confini presenti, Sicilia inclusa, ma al tempo stesso "autonomisti" o "federalisti" auspicando una qualche importante riforma dei rapporti fra Stato nazionale italiano e tutte le varie entità locali che lo compongono, qualcosa più simile alla Svizzera, con gli ovvi adattamenti del caso, piuttosto che al modello napoleonico scopiazzato pari pari dalla Francia su cui è stata edificata l'Italia unita che tutti conosciamo.
Ma queste tre categorie "di massima" mettono da parte esplicitamente questi orientamenti per il momento presente e si uniscono in nome di quei temi che ho indicato prima e che sono sicuramente all'ordine del giorno per tutti quanti.
Va benissimo. Anzi, è meglio che soggettività "diverse" che si riconoscono tali sappiano dialogare e collaborare quando veramente necessario piuttosto che assistere al solito sconfortante spettacolo di un'area politica che si vuole si richiami agli stessi principi e obbiettivi ma all'atto pratico si frantuma in mille e ancor mille gruppetti settari.
Detto questo, ho seguito le notizie sulle vostre attività frequentemente riportate qui su Sollevazione e ho letto i corposi interventi di Beppe De Santis. Ci sono cose convincenti e altre meno, ma la carne al fuoco è tanta e spero avremo l'opportunità di tornarci su. Anche perché per ora, come mio solito, ho già scritto troppo!
Spero di aver dimostrato che i miei interventi sul tema non sono animati da alcuna "dietrologia" e che anzi apprezzo lo sforzo, sicuramente non piccolo e neanche privo di rischi, che Lei e molti altri in Sicilia state compiendo in questo periodo e, ricordando certe percentuali sopra al 30% in un paio di comuni siciliani prima dell'estate, credo e spero che le vostre liste appariranno sulle schede per la Regione in novembre.
La saluto, carissimo Sicilianista, augurando a Lei e agli altri che si stanno impegnando in Trinacria il più ampio successo possibile.
Cordialmente
Barbaro D'Urso
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