[ 27 settembre 2017 ]
No alla secessione, si alla sovranità popolare in una Spagna repubblicana e federale fuori dalla gabbia dell'Unione europea.
Alle porte dell'annunciato referendum per la secessione pubblichiamo la risoluzione dei compagni catalani di Xarxa Socialisme 21.
- NESSUNA VERA INDIPENDENZA È POSSIBILE NELLA GABBIA DELLA UE di Xarxa Socialisme 21 (16 luglio)
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No alla secessione, si alla sovranità popolare in una Spagna repubblicana e federale fuori dalla gabbia dell'Unione europea.
Alle porte dell'annunciato referendum per la secessione pubblichiamo la risoluzione dei compagni catalani di Xarxa Socialisme 21.
Articoli già pubblicati sulla vicenda catalana:
- CATALOGNA: NAZIONALISTA CHI? di Moreno Pasquinelli (12 luglio)- NESSUNA VERA INDIPENDENZA È POSSIBILE NELLA GABBIA DELLA UE di Xarxa Socialisme 21 (16 luglio)
- LA CATALOGNA, LA SPAGNA E L'UNIONE EUROPEA di Diosdado Toledano (10 settembre)
- VIVA LA CATALOGNA, ABBASSO L'ITALIA di Mimmo Porcaro e Ugo Boghetta (27 settembre)
«Il governo di Mariano Rajoy, con il suo immobilismo
politico davanti all’intricato conflitto tra la Catalogna e lo Stato spagnolo, col
fardello della corruzione e delle sue politiche antisociali, è diventato il
fattore decisivo che alimenta e stimola l'indipendenza.
L'ex presidente Artur Mas e
il suo partito CiU [Convergència i Unió, alleanza dei due partiti nazionalisti catalani di centro-destra CDC e UDC scioltasi nel 2015; NdR], campioni nella corruzione e nell'attuazione delle politiche austeritarie
imposte dall'Unione europea —privatizzazione della sanità, dell'istruzione, il
taglio di reddito minimo (PIRMI),
ecc.; L'ex presidente Artur Mas e il suo
partito CiU che hanno sostenuto con il loro voto nel parlamento di Madrid
la liberista riforma del lavoro e la legge antipopolare Legge di bilancio
statale —che è lo strumento politico e fiscale per imporre tagli sociali
(compreso l'attuale intervento
di Montoro nel governo della Generalitat), hanno sfruttato il malessere
sociale per condurlo verso il sogno di un'indipendenza della Catalogna che
restituirebbe il benessere sociale persi.
Spacciando questa illusione hanno trovato il sostegno
delle forze indipendentiste tradizionali come la ERC e la CUP. Nel suo impegno
prioritario per la "indipendenza formale della Catalogna", il blocco indipendentista
non ha rispettato né il lo Statuto
[d’autonomia della Catalogna, NdR] né le norme parlamentari, ed hanno tradito
la difesa degli interessi della maggioranza sociale e della classe lavoratrice,
approvando misure antisociali come "Legge
transitoria" che sancisce il rapporto di schiavitù dei cittadini della
Catalogna, ovvero il debito illegittimo con i fondi speculativi e le banche
dell'Unione europea, che istituzionalizza le regole austeritarie imposte dalla UE,
e che contempla l’impegno ad applicare le nuove leggi e misure che potranno
essere concordate in futuro. Per non parlare del modello istituzionale presidenzialista autoritario
della Repubblica catalana in cui la magistratura vede lesa la sua indipendenza.
Questa rinuncia alla
sovranità economica, oltre a tradire le fondamenta di una indipendenza reale, mostra il vero
carattere dell'indipendentismo della Catalogna: una lotta in seno alla classi
dominanti per la re-distribuzione del potere politico per meglio perpetuare il dominio sulle classi
popolari.
Perché il blocco
indipendentista ha voluto l’accelerazione?
Per
l'erosione di consensi del movimento indipendentista —come dimostrano le stesse
indagini del Centro per gli studi di
opinione legato alla Generalitat—, per i mutamenti della mappa politica in
Spagna, tra cui l'emergere di Unidos Podemos e i cambiamenti in seno al PSOE;
per il logoramento del Partido Popular lontano dalla maggioranza assoluta e che
può essere cacciato dal governo da
una mozione di sfiducia vincente.
Questo blocco, temendo il
peggio, ha
promosso un referendum sull'autodeterminazione senza garanzie democratiche, senza
un minimo di partecipazione per dargli legittimità, senza la trasparenza
richiesta per ottenere il suo riconoscimento internazionale. In queste
condizioni, il blocco indipendentista offre al PP ed ai partiti centralisti la possibilità di
ottenere credibilità davanti alla maggioranza sociale che in Catalogna non è indipendentista, e
provoca isolamento e ostilità tra la grande maggioranza sociale dello stato
spagnolo.
Lungi dal negoziare e
cercare consenso con le forze politiche emergenti come "Cataluña Si Que Es
Pot" o "Catalunya en Comú" con l'obiettivo di espandere alleanze
in Catalogna e nel resto dello Stato spagnolo, il blocco indipendentista procede
verso una sconfitta sicura, spingendo la gran parte della sua base sociale verso la frustrazione, il
vittimismo e la rassegnazione.
L'enorme divisione sociale
provocata,
ha carattere trasversale e può causare danni difficili da riparare nella
società. In queste circostanze è comprensibile che "Catalunya en
Comú" non riconosca il carattere di un referendum di autodeterminazione,
respinga la sua natura vincolante e di conseguenza si opponga alla
dichiarazione unilaterale dell'indipendenza, ed abbia quindi optato per una
proposta sufficientemente flessibile per garantire che la sua base non si divida.
"Catalunya en Comú" si è limitata a una mobilitazione politica per il
“diritto di decidere” allo scopo di conservare legami di comprensione con i
cittadini e ricostruire i ponti sociali e politici che permettano di sostenere
un'alternativa che dia una soluzione soddisfacente ad un problema politico
dirimente. Tuttavia, il tentativo del blocco indipendentista è quello
coinvolgere "Catalunya en Comú" allo scopo di aumentare la partecipazione
al referendum e ottenere così la legittimità per dichiarare l'indipendenza
unilaterale. I rischi di confusione e divisione nella base elettorale di “Catalunya
in Comú” sono molto elevati, e possono essere neutralizzati solo con un
discorso chiaro e fermo di non riconoscimento del carattere vincolante di
questa vicinanza, e quindi disobbedendo ad ogni tentazione di Presidente
Puigdemont di dichiarare l’indipendenza della Catalogna.
La crisi del regime di
transizione
in Spagna ha le sue radici nella perdita della sovranità popolare ed economica
con l'integrazione in un'Unione europea al servizio delle oligarchie del centro
europeo, in particolare della Germania. Finché non si affronta questa questione
cruciale e continuano ad essere applicate politiche anti-sociali neoliberali,
la crisi sociale e politica in Spagna e in Catalogna proseguirà il suo percorso
e avrà in futuro diverse forme.
Di
fronte alla grave crisi istituzionale aperta dall'avventura del blocco indipendentista
e la chiusura del governo statale, come organizzazioni della sinistra trasformatrice
e sovraniste, sia in Catalogna che in Spagna, dobbiamo promuovere
un'alternativa politica e sociale che impedisca la regressione centralista
dello Stato e l’estensione delle pratiche antidemocratiche che il governo
cercherà di giustificare di fronte alla spinta all’indipendenza.
L'obiettivo che può unire le
classi popolari e d i popoli dello stato spagnolo è l'articolazione di un'ampia
alleanza per cacciare il PP dal governo, per mezzo di una mozione di sfiducia.
Ma questo sarà possibile solo se avremo una mobilitazione popolare nelle strade
e nelle piazze, finalizzata ad abrogare tutte le leggi ingiuste come la riforma
(anti)lavoro, quella delle pensioni, come la Legge di bilancio, la legge
bavaglio, le privatizzazioni, ecc., nonché avanzare proposte per superare la
disoccupazione di massa, ecc. Questo processo dovrebbe essere basato sulla
richiesta di una effettiva sovranità popolare, preservando l'unità e
l'autonomia dei movimenti sociali, così come relazioni basate sul dialogo, la
razionalità e la fraternità in un conflitto particolarmente emotivo.
In questo processo dobbiamo opporci ad ogni
irrazionalità, alla coltivazione dell'odio, agli scontri fratricidi che cercano
di dividere il popolo, ad ogni esercizio di violenza per attaccare opinioni
diverse. Né arresti, né purghe, né esclusioni risolveranno le cose. Chiamiamo alla
difesa degli obiettivi comuni dell'emancipazione e dei diritti democratici del
popolo. Particolarmente all'interno dei movimenti sociali e delle forze
trasformatrici.
In Catalogna, di fronte al fallimento
della strategia senza sbocchi del blocco indipendentista, dobbiamo promuovere
lo sviluppo della forza trasformatrice e alternativa che strappi il governo
della Generalitat dalla mani delle forze conservatrici e falsamente sovraniste.
Se questo è il questo
compito,
dobbiamo costruire la mobilitazione sociale e popolare contro il regime della
monarchia e aprire un processo costituente nello Stato spagnolo nel suo
complesso che permetta di saldare le legittime aspirazioni dei popoli spagnoli
in una federazione di libera adesione, affinché sia un vero passo nel recupero
della sovranità economica e popolare, per superare il capitalismo e avanzare
verso il socialismo».
Settembre
2017
Xarxa
Socialisme 21
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