[ 18 settembre 2017 ]
A Pontida, ieri, Matteo Salvini ha finalmente confermato quel che noi, di contro a chi si era fatto ingenue illusioni sul "sovranismo" della nuova Lega Nord, davamo per certo. Salvini si sbarazza sì delle sue radici "padaniste", ma per rientrare nell'ovile del centro-destra.
A Pontida, ieri, Matteo Salvini ha finalmente confermato quel che noi, di contro a chi si era fatto ingenue illusioni sul "sovranismo" della nuova Lega Nord, davamo per certo. Salvini si sbarazza sì delle sue radici "padaniste", ma per rientrare nell'ovile del centro-destra.
«Celebreremo la prossima Pontida con una Lega e un centrodestra al governo (...) lavoriamo ad una "alleanza seria e compatta" come quella che ha vinto alle ultime Comunali».
Del "Basta €uro" non resta che una pallida richiesta di "cambiamento dei trattati europei". Il potere può dormire sonni tranquilli, anche a destra lo Tsipras è stato trovato.
Nella compagine Cinque Stelle, del resto lo Tsipras tricolore era già stato individuato: Luigi Di Maio. Il doroteo pentastellato sarà senza dubbio incoronato non solo come candidato Primo ministro ma come "capo" del movimento —sottolineiamo "capo". Per la precisione "capo" senza contrappesi, nel più classico stile dei "partiti azienda".
Dalle stelle alle stalle: con Di Maio intronizzato, assieme alla "democrazia diretta", M5S si spurga definitivamente, ufficialmente, dal suo antagonismo primigenio.
Dal momento che i due NO, all'euro e all'Unione europea —non le chiacchiere sulla casta ed i vitalizi, gli strilli sull'immigrazione, o le elucubrazioni sul reddito di cittadinanza—tracciano oggi il confine tra chi sta di qua e chi sta di là, il limes tra forze politiche sistemiche e anti-sistemiche, abbiamo che sulla carta il sistema è ancora forte, che per ora non ha avversari davvero temibili. Su questo versante, quello della tenuta del sistema e della sua capacità di includere e inquadrare nel proprio recinto —negli anni '90 era già capitato con Rifondazione comunista— forze come i Cinque Stelle sorte fuori dal suo perimetro, avremo modo di tornarci su.
La domanda che dobbiamo porci è questa: che farà l'anima radicale del M5S, quella che i media chiamano "ortodossa" o "movimentista" scontenta per l'incoronazione di Di Maio? Risposta: niente. Dati i meccanismi che regolano il regime interno del M5S, gli "ortodossi" non verranno allo scoperto, non proporranno un candidato alternativo a Di Maio. Essi tremano di paura all'idea di essere purgati e di non essere rieletti in Parlamento. Faranno dunque buon viso a cattivo gioco sperando di dare battaglia dopo le prossime elezioni di primavera, quando lo scontro sarà inevitabile, sia nel caso di una vittoria elettorale più ancora in caso di flessione.
Una tattica vincente? No, una tattica perdente. Gli "ortodossi", dopo le elezioni, si ritroveranno non solo più deboli (anzitutto nel futuro gruppo parlamentare) ma a dover chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Già oggi M5S conosce una silenziosa ma ampia diaspora dei suoi attivisti migliori, con la conseguenza che il movimento nella stragrande maggioranza dei territori è un fantasma politico, con tanti meet-up scomparsi e molti paralizzati da pietosi scazzi.
Che avremo dunque? Non una frattura politica, non una separazione, non uno smembramento politicamente ordinato; avremo invece l'implosione del Movimento 5 Stelle, un veloce disfacimento. La dissoluzione.
Il solo modo per gli "ortodossi" per evitare di essere risucchiati nello sfacelo imminente sarebbe proprio quello di puntare i piedi adesso, di costruire un'opposizione organizzata che funga da faro e catalizzatore per i tanti attivisti dell'ala radicale del movimento. Non lo faranno.
C'è sul campo una forza politica esterna che possa raccogliere questa diaspora? No, non c'è ancora. Va messa in piedi. Se guardo al desolante panorama esistente, tra sette a vario titolo sovraniste, intellettuali imbelli e pasticcioni politici in cerca d'autore, la Confederazione per la Liberazione Nazionale (CLN), per visione strategica e qualità del suo gruppo dirigente, è il solo polo politico che abbia qualche chance di successo.
In questo senso è giusta la proposta della CLN di costruire una lista elettorale sovranista, democratica e popolare — Italia Ribelle e Sovrana questo il nome della proposta della CLN — per le prossime elezioni politiche. Una mission, viste le forze, apparentemente impossible. Giusta tuttavia, poiché punta a costruire una casa a centinaia di migliaia di cittadini che altrimenti non avrebbero un punto di riferimento; giusta perché porrebbe un primo argine contro la dispersione e il disincanto. Giusta perché punta ad utilizzare, in assenza di mobilitazione diretta del popolo, la sola occasione che l'indignazione dal basso dispone per manifestarsi; le urne appunto.
Un' àncora, o meglio una casamatta, in vista di un quadro post-elettorale che sarà necessariamente segnato dall'instabilità politica e istituzionale, da governi comunque deboli, con la possibilità di un incombente ritorno alle urne.
Mi convinco che solo chi riuscirà a giocare il primo tempo potrà sperare di esserci al secondo con qualche chance di successo.
4 commenti:
Caro Piemme
Io partirei da un assunto: una uscita "da sinistra" dall' Euro e dall' Unione Europea non è possibile. Lo dimostra il fatto che a quasi 10 anni dall'inizio della crisi economica una forza politica anti euro di sinistra non c'è. Considererei significativa la parabola di Fassina: dopo aver scritto il testo forse migliore di critica all' Euro, quel "Titanic Europa" comparso su Italianieuropei, dopo essere uscito dal Pd, non è riuscito NON SOLO a formare un partito di sinistra anti euro, ma nemmeno a costituire nel nuovo partito di Sinistra Italiana una frazione anti euro. Al loro congresso ha addirittura rinunciato a proporre una mozione in tal senso, perché era manifestamente evidente che non sarebbe stata approvata.
Ma in Europa è lo stesso. A parte la tragicomica esperienza di Tsipras, nemmeno Iglesias sostiene posizioni anti europeiste: anzi, si è mobilitato per sostenere Syriza dopo il referendum greco e si è recato in Inghilterra per fare comizi contro la Brexit. Ma la stessa France Insoumise mi sembra inadatta per questo compito. Non ne conosco molto, ma credo che con una organizzazione movimentista tipo quella dei 5 stelle non si possa fare una "Lunga marcia" come quella della rivoluzione in europa. E la scelta di non scegliere fra Macron e la Le Pen ha portato ad un drastico rafforzamento dell'asse franco tedesco in Europa e dell'attivismo imperiale francese nel mediterraneo.
Per non parlare del Regno Unito, dove Corbyn, che ha votato No alla Brexit, ha poi proposto di allungare i tempi dell' uscita portandoli a 4 anni (proposta folle) ed ha votato contro il Repeal Act, cioè contro la legge che permette di abrogare le norme europee nel Regno Unito: cioè ha votato una terza volta contro la Brexit. E' bene che se la Cln vuole avere interlocutori internazionali scelga interlocutori appena appena un po' più fidabili di tutti quelli sopra menzionati. (continua)
(continua)
Perché è così (cioè perché non possa esistere una "sinistra" anti euro), non lo sappiamo ancora bene. Probabilmente va considerato che la questione economica non può essere separata da tutta una serie di altre questioni sociali e culturali. La distruzione della sovranità economica fa parte di un processo più vasto di formazione del capitalismo assoluto, di cui è la sinistra liberale il soggetto politico principale. Quindi sulla sinistra liberale non possiamo contare. Purtroppo anche la sinistra di classe è ancora silente sulla questione europea. I motivi sono ancora diversi, ma uno è fondamentale: se ci si ferma sul piano sindacale, della rivendicazione, non c'è alcuna alleanza possibile di tipo nazionale. Sul piano della coscienza immediata c'è sempre e solo il lavoratore e il padrone, non c'è un terreno di battaglia più vasto. 150 anni di sindacalismo hanno portato a questo.
Per fortuna i comunisti non sono riducibili alla sinistra, ma si fondano sull'idea di "Bene Comune" che è qualche secolo precedente alla "sinistra".
Se questo è vero, chi vuole combattere l' Euro e l' Unione Europea deve necessariamente trovare interlocutori a destra. A me sembra che Salvini (che pure è un liberale, ma un liberale incazzato) abbia fatto grandi passi sulla strada della critica all' Euro e all' Unione Europea. Dovrà allearsi con Berlusconi...? Veramente ha provato anche a proporre una allenaza Lega - 5 stelle, per ora respinto al mittente.
Capisco che possa essere interessato ad una alleanza elettorale vincente con Berlusconi, e questo mette in soffitta (a meno che il leader non ne sia Salvini, ma mi sembra alquanto improbabile) i propositi di uscita dall' Euro e dai trattati europei (cioè dall' Europa), ma tanto senza che si crei nel tempo questa alleanza dall' Unione Europea non si uscirà mai. Vorrei evitare di diffamare chi ha costruito un partito del 15% sullo slogan "usciamo dall' Europa" da parte di chi per ora deve ancora esistere come organizzazione. Non vorrei confondermi con gli Stefani dandrea e i marchi mori che confondono un loro slogan più o meno giusto con il processo storico della rivoluzione in europa (cosa che a dir la verità mi sembra molto lontana al momento).
A.C. (Siena)
Carissimi Sollevatori,
se Alberto Bagnai, il Luminare di Pescara-Parioli, si produce spesso in trionfanti QED (quod erat demonstrandum, perché l'ostentazione del latinorum è d'obbligo da parte del Luminare), il sottoscritto, che è luminare di niente, si limita ad un più popolaresco CVD (come volevasi dimostrare, parlando la stessa lingua del volgo) basato su crudi fatti facilmente accessibili a tutti, senza stare a proporre valanghe di dati, tabelle e via dicendo.
Ed il mio CVD consiste in ciò: era ovvio, e lo è sempre stato, che un partito politico il cui nome e simbolo è in mano a Silvio Berlusconi potrà fare solo e soltanto ciò che Silvio Berlusconi, o chi per lui, vuole e permette. Non dimentichiamoci che di recente la Lega s'è pure beccata una pesantissima condanna a risarcire all'erario quaranta milioni di euro dopo la grottesca vicenda Belsito, quella che causò la caduta di Bossi nel 2012, per capirci.
Nel 2000 e dintorni la salvezza finanziaria fu dolorosamente raggiunta solo vendendosi letteralmente al Cavaliere d'Arcore, dopo che la seconda metà degli anni novanta aveva visto Bossi e soci infilare disastri economici uno dietro l'altro oltre ad accumulare querele su querele dal Berlusca ed altri per le simpatiche sparate del Bossi ("piduista mafioso! dicci dove hai preso i soldi!"). Insomma, il Silvio alla fin fine fu così generoso che fece aprire una linea di credito alla Banca di Roma (se non ricordo male) per un paio di miliardi di lire a beneficio della Lega e ritirò tutte le querele. Da quel momento in poi il rischio di ogni "fuga in solitaria" del Carroccio o il ripertersi di "ribaltoni" tipo quello di fine 1994 è del tutto scomparso.
[segue...]
[segue dal precedente]
Ora, Papi Silvio già l'anno scorso aveva accumulato la pazzesca cifra di novantotto milioni di euro in debiti, cifra assurda e oscena tutta utilizzata per tenere in piedi per oltre vent'anni il baraccone Forza Italia - Pdl - di nuovo Forza Italia. Dimostrazione definitiva che l'uomo soffre della stessa patologia del fu Craxi: volersi circondare sempre di nani e ballerine. Ma questi si sono rivelati assai più costosi e, mi permetto di osservare, di levatura assai più infima di quelli della stagione pre-Tangentopoli e della leggendaria "Milano da bere". Con in più il fatto che tutta 'sta corte dei miracoli non gli ha evitato la condanna definitiva che ora potrebbe tenerlo per il resto dei suoi giorni fuori dai palazzi romani, mentre lui è più disperato che mai per la sorte del suo impero economico e ha una necessità vitale di avere in mano una qualche "leva politica" di rilievo in parlamento e, meglio ancora, nel governo. Eccolo dunque a cercare di ricondurre all'ovile il traditore Angelino Alfano e la sua squadretta di "moderati" che il Piddì forse non vuole più, che da soli non potrebbero sopravvivere alle urne, ma che fanno comunque numero e... clientela!
Se dunque il Berlusca raccatta pure Alfano e i suoi, oltre a continuare a mantenere il ridotto Forza Italia in qualunque caso, figuratevi se non si prenderà cura del brand legaiolo, che oggi sembra tirare parecchio. Ma questo, ovviamente, implica che il demagogo Matteo Salvini smorzi i toni su certi argomenti, mentre potrà continuare a martellare su quello che è da sempre il core business del Carroccio: "necri", "izlamigi", "fucili per tutti", "mano libera agli sbirri", "protesta fiscale" più la recente aggiunta di "antivaccinismo" e qualche provocatoria escursione in mezzo ai "terroni".
Ahi ahi ahi... E adesso il buon Bagnai che fa? Mi dicono dalla regia che giorni fa ha strigliato su Twitter quell'altro fenomeno di Fassina, perché costui, da consigliere comunale a Roma, fa interventi sulle finanze dell'Atac - l'azienda comunale dei trasporti pubblici capitolini - invece che sugli #stupri - non meglio specificati, per giunta.
Ohibò! Vorrà mica il Luminare di Pescara-Parioli riaprirsi uno spazio a "sinistra" - seppure con modalità assai bizzarre, che ricordano certe ragazze che danno dello "scemo" al loro interesse amoroso per attirarne l'attenzione in modo controintuitivo - ora che quello a destra pare essersi chiuso, almeno per questa tornata elettorale? Beh, altri cinque anni di pendolarismo from Parioli to Pescara and back non sono una prospettiva assai allettante...
Spero, almeno, che la CLN-IReS non perda più tempo con lui, visto che ci sono altri economisti "eretici" su piazza assai più accorti nel gestirsi pubblicamente e meno propensi a far pasticci politici.
Cordialmente
Barbaro D'Urso
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