[ 20 novembre ]
Comunque vada, il 4 dicembre non finirà il mondo. Finirà invece una fase politica, quella del renzismo arrembante ma non ancora stabilizzato, e ne inizierà una nuova. Cominciare a parlarne è perciò necessario.
In base a quel che percepiamo in questa campagna elettorale, nella quale siamo pienamente impegnati, noi riteniamo estremamente probabile una chiara affermazione del NO. Questo non solo per il giudizio negativo degli elettori sulla controriforma costituzionale, ma anche per l’onda lunga anti-oligarchica che pervade l’occidente, manifestazione vivente (per quanto contraddittoria) del malessere sociale addensatosi con la crisi sistemica degli ultimi 8 anni.
Il quadro sul quale ragionare è dunque quello immediatamente successivo ad una vittoria del NO. Qualora, invece, le cose dovessero andare diversamente non c’è bisogno di dire che si andrebbe ad un rafforzamento di Renzi e del renzismo, con tutte le conseguenze immaginabili.
Ma cosa succederà dopo la, per noi probabile, vittoria del NO? Quali gli scenari più plausibili? Quale la posizione politica da assumere e proporre a tutte le forze protagoniste della sconfitta renziana?
1. Il piano B di Renzi è noto: dimettersi da presidente del consiglio, lasciare agli altri la responsabilità principale di un governo di larghe intese per arrivare alla fine della legislatura, tenersi il più possibile le mani libere – come segretario del PD – per preparare la rivincita nelle elezioni del 2018.
2. Questo disegno coincide di fatto con quello dei centri del potere economico e finanziario, nazionale ed europeo. Per costoro non ci sono molte scelte. Renzi non è facilmente rimpiazzabile, e non ci sono nuovi “salvatori” della patria da proporre. Meglio dunque, per loro, prendere tempo e non far precipitare gli eventi. Da qui la minestra riscaldata di un governo di larghe intese, per chiudere la legislatura così com’era iniziata, tenendosi sempre la carta di riserva di un Renzi 2.0 da giocarsi a tempo debito.
3. Per giustificare questa operazione ci sarà l’argomento della legge elettorale. Con la vittoria del NO avremmo infatti il paradosso di due leggi elettorali (l’Italicum alla Camera ed il Consultellum al Senato) assai contraddittorie tra loro. Mattarella chiederà dunque al parlamento di venire a capo del coacervo in cui il sistema politico, per responsabilità principale dell’attuale governo, si è cacciato. Non è detto che il parlamento sia in grado di districare questa matassa, ma in soccorso potrebbe arrivare un pronunciamento mirato della Corte costituzionale. Quel che è certo, tuttavia, è che un simile governo, senza “padri” né “madri”, sarebbe di sicuro il più utile sia per allinearsi pienamente ai desideri di Bruxelles, sia per proseguire senza troppo rumore le politiche liberiste ed antipopolari degli ultimi anni. Non ultimo, potrebbe essere questo il governo più adatto per gestire con il bail in (cioè con la potatura violenta dei risparmi) il crac bancario alle porte.
4. Per il blocco dominante, questo disegno non è privo di controindicazioni. La ripetizione, mutatis mutandis, di quel che avvenne con il governo Monti, non sarebbe priva di conseguenze. Se quel governo produsse alla fine la crisi di tutti i partiti che lo sostennero, facendo diventare M5S il primo partito del paese, cosa accadrebbe questa volta? Riuscirebbe il PD renziano, che è e rimarrà nonostante tutto il perno del blocco oligarchico, a mettersi al riparo dalla montante rabbia popolare? Difficile che possa andare così, ma non c’è nessuna ragione per dare un’altra chance a Renzi e a chi lo sponsorizza. Se lorsignori vogliono guadagnare tempo, il primo compito di chi lavora alla costruzione di un’alternativa sarà quello di non darglielo.
5. Chiudere con un parlamento illegittimo, andare subito al voto: questa la parola d’ordine da lanciare subito dopo la vittoria del NO. Questo parlamento ha già abusato a lungo di una situazione sostanzialmente illegale. Eletto con un sistema elettorale dichiarato incostituzionale, ha finito per stuprare la Costituzione, varando inoltre una legge elettorale peggiore di quella cancellata dalla Consulta. Se adesso i cittadini diranno NO a queste controriforme, come potrebbero gli attuali parlamentari (dei quali ben 336 hanno cambiato “casacca” nel corso della legislatura!) restare al loro posto?
6. Ridare la parola ai cittadini è dunque la prima cosa da fare. Abbiamo già scritto che: «Qualsiasi Parlamento, eletto sull’onda del NO, sarà più degno di quello attuale di nominati e voltagabbana. Meglio andare subito ad elezioni anticipate che dare ai poteri forti il tempo di riprendersi dalla batosta e di congiurare in segreto per rimpiazzare Renzi con un altro loro fantoccio».
7. Sarà questo il modo per avere una legge elettorale più democratica. Solo impedendo nuovi inciuci si potrà davvero superare l’epoca delle leggi truffa, tutte incentrate sui premi di maggioranza. Se la Corte Costituzionale lo vorrà una nuova legge per la Camera potrà essere già sfornata con una sentenza di incostituzionalità dell’Italicum a gennaio. Se così non andrà – sarebbe questo il segno della determinazione dei poteri oligarchici nell’insistere su soluzioni truffaldine – toccherà al nuovo Parlamento (non certo a quello vecchio, sempre pronto all’ennesima porcata) approvare una nuova legge basata sui principi democratici della rappresentanza e dell’uguaglianza del voto.
8. Ci aspettiamo la critica: non si legittimerebbe in questo modo l’Italicum? Assolutamente no. Dalle urne uscirebbero di certo due camere diverse. Questo confermerebbe l’insostenibilità della legge voluta da Renzi, ma a mettervi mano non sarebbe più a quel punto l’attuale parlamento, controllato dal PD e caratterizzato da un livello di corruzione politica mai visto. Se vogliamo davvero condurre la lotta per arrivare ad un governo popolare d’emergenza (tipo Cln), questa differenza è decisiva.
9. Siamo tutti chiamati alla massima mobilitazione per la vittoria del NO in queste ultime settimane di campagna elettorale. Vincere è necessario. Vincere largamente assesterebbe un colpo assai più forte al sistema oligarchico. Ma vincere con una chiara proposta per il dopo ci darà più forza sia prima del 4 dicembre che nella nuova fase politica che si aprirà con la vittoria del NO.
Comunque vada, il 4 dicembre non finirà il mondo. Finirà invece una fase politica, quella del renzismo arrembante ma non ancora stabilizzato, e ne inizierà una nuova. Cominciare a parlarne è perciò necessario.
In base a quel che percepiamo in questa campagna elettorale, nella quale siamo pienamente impegnati, noi riteniamo estremamente probabile una chiara affermazione del NO. Questo non solo per il giudizio negativo degli elettori sulla controriforma costituzionale, ma anche per l’onda lunga anti-oligarchica che pervade l’occidente, manifestazione vivente (per quanto contraddittoria) del malessere sociale addensatosi con la crisi sistemica degli ultimi 8 anni.
Il quadro sul quale ragionare è dunque quello immediatamente successivo ad una vittoria del NO. Qualora, invece, le cose dovessero andare diversamente non c’è bisogno di dire che si andrebbe ad un rafforzamento di Renzi e del renzismo, con tutte le conseguenze immaginabili.
Ma cosa succederà dopo la, per noi probabile, vittoria del NO? Quali gli scenari più plausibili? Quale la posizione politica da assumere e proporre a tutte le forze protagoniste della sconfitta renziana?
1. Il piano B di Renzi è noto: dimettersi da presidente del consiglio, lasciare agli altri la responsabilità principale di un governo di larghe intese per arrivare alla fine della legislatura, tenersi il più possibile le mani libere – come segretario del PD – per preparare la rivincita nelle elezioni del 2018.
2. Questo disegno coincide di fatto con quello dei centri del potere economico e finanziario, nazionale ed europeo. Per costoro non ci sono molte scelte. Renzi non è facilmente rimpiazzabile, e non ci sono nuovi “salvatori” della patria da proporre. Meglio dunque, per loro, prendere tempo e non far precipitare gli eventi. Da qui la minestra riscaldata di un governo di larghe intese, per chiudere la legislatura così com’era iniziata, tenendosi sempre la carta di riserva di un Renzi 2.0 da giocarsi a tempo debito.
3. Per giustificare questa operazione ci sarà l’argomento della legge elettorale. Con la vittoria del NO avremmo infatti il paradosso di due leggi elettorali (l’Italicum alla Camera ed il Consultellum al Senato) assai contraddittorie tra loro. Mattarella chiederà dunque al parlamento di venire a capo del coacervo in cui il sistema politico, per responsabilità principale dell’attuale governo, si è cacciato. Non è detto che il parlamento sia in grado di districare questa matassa, ma in soccorso potrebbe arrivare un pronunciamento mirato della Corte costituzionale. Quel che è certo, tuttavia, è che un simile governo, senza “padri” né “madri”, sarebbe di sicuro il più utile sia per allinearsi pienamente ai desideri di Bruxelles, sia per proseguire senza troppo rumore le politiche liberiste ed antipopolari degli ultimi anni. Non ultimo, potrebbe essere questo il governo più adatto per gestire con il bail in (cioè con la potatura violenta dei risparmi) il crac bancario alle porte.
4. Per il blocco dominante, questo disegno non è privo di controindicazioni. La ripetizione, mutatis mutandis, di quel che avvenne con il governo Monti, non sarebbe priva di conseguenze. Se quel governo produsse alla fine la crisi di tutti i partiti che lo sostennero, facendo diventare M5S il primo partito del paese, cosa accadrebbe questa volta? Riuscirebbe il PD renziano, che è e rimarrà nonostante tutto il perno del blocco oligarchico, a mettersi al riparo dalla montante rabbia popolare? Difficile che possa andare così, ma non c’è nessuna ragione per dare un’altra chance a Renzi e a chi lo sponsorizza. Se lorsignori vogliono guadagnare tempo, il primo compito di chi lavora alla costruzione di un’alternativa sarà quello di non darglielo.
5. Chiudere con un parlamento illegittimo, andare subito al voto: questa la parola d’ordine da lanciare subito dopo la vittoria del NO. Questo parlamento ha già abusato a lungo di una situazione sostanzialmente illegale. Eletto con un sistema elettorale dichiarato incostituzionale, ha finito per stuprare la Costituzione, varando inoltre una legge elettorale peggiore di quella cancellata dalla Consulta. Se adesso i cittadini diranno NO a queste controriforme, come potrebbero gli attuali parlamentari (dei quali ben 336 hanno cambiato “casacca” nel corso della legislatura!) restare al loro posto?
6. Ridare la parola ai cittadini è dunque la prima cosa da fare. Abbiamo già scritto che: «Qualsiasi Parlamento, eletto sull’onda del NO, sarà più degno di quello attuale di nominati e voltagabbana. Meglio andare subito ad elezioni anticipate che dare ai poteri forti il tempo di riprendersi dalla batosta e di congiurare in segreto per rimpiazzare Renzi con un altro loro fantoccio».
7. Sarà questo il modo per avere una legge elettorale più democratica. Solo impedendo nuovi inciuci si potrà davvero superare l’epoca delle leggi truffa, tutte incentrate sui premi di maggioranza. Se la Corte Costituzionale lo vorrà una nuova legge per la Camera potrà essere già sfornata con una sentenza di incostituzionalità dell’Italicum a gennaio. Se così non andrà – sarebbe questo il segno della determinazione dei poteri oligarchici nell’insistere su soluzioni truffaldine – toccherà al nuovo Parlamento (non certo a quello vecchio, sempre pronto all’ennesima porcata) approvare una nuova legge basata sui principi democratici della rappresentanza e dell’uguaglianza del voto.
8. Ci aspettiamo la critica: non si legittimerebbe in questo modo l’Italicum? Assolutamente no. Dalle urne uscirebbero di certo due camere diverse. Questo confermerebbe l’insostenibilità della legge voluta da Renzi, ma a mettervi mano non sarebbe più a quel punto l’attuale parlamento, controllato dal PD e caratterizzato da un livello di corruzione politica mai visto. Se vogliamo davvero condurre la lotta per arrivare ad un governo popolare d’emergenza (tipo Cln), questa differenza è decisiva.
9. Siamo tutti chiamati alla massima mobilitazione per la vittoria del NO in queste ultime settimane di campagna elettorale. Vincere è necessario. Vincere largamente assesterebbe un colpo assai più forte al sistema oligarchico. Ma vincere con una chiara proposta per il dopo ci darà più forza sia prima del 4 dicembre che nella nuova fase politica che si aprirà con la vittoria del NO.
* Fonte: Programma 101
3 commenti:
Fate sempre i conti senza l'oste! 608 parlamentari su 945 matureranno il vitalizio solo dopo il 15 settdmbre 2017, onde per cui nemmeno con una guerra nucleare sarà possibile sciogliere le Camere prima di tale data (senza contare che molti, soprattutto i grillini, cercheranno di resistere il più a lungo possibile anche per il timore di non essere rieletti)
Non è affatto sicuro che vinceremo, perciò dobbiamo moltiplicare gli sforzi per vincere questa battaglia. I motivi per cui il Sì rischia di vincere sono: la grande determinazione di Renzi a restare a galla, che lo porterà a mobilitare tutte le forze alleate e ad usare tutti i mezzi; l'eterogeneità del fronte del No, cosa certo inevitabile, in quanto è chi vuole cambiare la Costituzione che normalmente deve convincere una maggioranza, non chi vuole difenderla. E tuttavia l'eterogeneitàdei contenuti fra liberali, anti euro, costituzionalisti è un limite forte. E il terzo è che molta gente ha paura del dopo. Paura niente affatto irrrazionale, perché con il No la finanza potrebbe portare avanti le sue manovre o espellerci dall' Euro. Quindi la gente potrebbe votare Sì perché non siamo ancora pronti per il futuro. Non c'è una coalizione di tutte le forze anti euro, non c'è un leader riconosciuto. Bisogna essere pronti ad una uscita ORA dall' Euro per poter convincere molti a votare No al referendum.
A.C. Siena
No, non è affatto sicuro che vinceremo.
Sto facendo le corna a tutto spiano
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