E' passato appena un mese, ma sembra già un'altra epoca. Parliamo di Brexit. Meglio, parliamo dei commenti di lorsignori all'imprevista dipartita della Gran Bretagna dalla mitica Unione Europea. Vi ricordate i primi giorni? La Perfida Albione ridotta alla fame, il crollo dell'economia e delle finanza d'oltre Manica, la fuga di industrie, banche, capitali. Roba da richiedere più che un Piano Marshall, un intervento umanitario diretto da Bruxelles... Adesso, invece, i toni si sono fatti diversi e più veritieri.
Ieri mattina il Sole 24 Ore dava notizia di un convegno sul tema tenutosi nella propria sede. Titolo assai significativo dell'articolo: «Brexit, l'Europa deve reagire». Diversi i relatori, ma due gli interventi da segnalare. Quello del direttore esecutivo per il Sud Europa del Fondo Monetario Internazionale, Carlo Cottarelli, più noto come mister spending review del governo italiano (vedi un po' come ruotano le famose "porte girevoli" per questi austeri signori Monti Style!). E soprattutto quello di Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato del Gruppo Pirelli ed ex presidente della Telecom, che ha reso di fatto una pubblica confessione su quel che davvero temono le èlite economiche europee dopo la Brexit.
Cottarelli si è sostanzialmente esibito in affermazioni degne di Monsieur de La Palice. Dopo aver riconosciuto - bontà sua - che le oscillazioni finanziarie del dopo-referendum si sono rapidamente esaurite, l'uomo del FMI ha detto che la Brexit «è un problema gestibile, ma il problema più grave è un possibile effetto domino su altri Paesi. Ma questo lo vedremo in un altro momento». Quel che Cottarelli riconosce - e che per noi è sempre stato chiaro - è che non sono i presunti problemi economici della Gran Bretagna a preoccupare quelli come lui, quanto piuttosto gli effetti politici sulla traballante Unione Europea.
Ma Cottarelli fa anche un'affermazione più precisa: «Il vero pericolo e la vera incertezza è se qualche altro Paese farà un referendum per uscire dall'UE. Speriamo di no». L'ordine delle oligarchie è dunque chiaro: guai a chi osi proporre nuovi pronunciamenti popolari, visto che i popoli non ci seguono più la democrazia è sequestrata per sempre.
Se Cottarelli esplicita l'idea di democrazia delle classi dominanti, Tronchetti Provera confessa invece quale sia il vero terrore che alberga in quegli ambienti: «L'Inghilterra ha fatto un governo in 20 giorni e ha messo un primo ministro molto determinato e rischia di far vedere al mondo intero che la Brexit può avere un valore positivo nel tempo. E questo sarebbe una sconfitta per l'Europa» (sottolineatura nostra).
Lasciamo da parte il giudizio sul nuovo governo di Londra, d'altronde i numeri a Westminster sono quelli che sono. Quel che qui conta è il cuore del ragionamento dell'uomo Pirelli. Il quale preferirebbe il disastro economico della Gran Bretagna pur di non vedere in mutande le oligarchie euriste, delle quali peraltro fa parte. Il vero terrore per costoro è che la Brexit funzioni, non il contrario!
Su tutto ciò - incluso il cinismo innato di lorsignori - noi non abbiamo mai avuto dubbi. Ma che adesso, ad un mese dalla sberla che hanno preso, comincino a confessare le loro vere paure è senz'altro degno di nota. Lo registriamo perciò con un certo piacere. Fino alla prossima campagna, nella quale annunceranno l'ennesima invasione di cavallette, come punizione divina per la progressiva riduzione dei fedeli della religione eurista...
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