[ 20 marzo ]
E’ in corso in questi giorni su SOLLEVAZIONE (che sovente ospita cortesemente quanto scrivo) un dibattito interessante che tocca il tema del cosiddetto "sovranismo" e che mi ha dato modo di arrivare a quanto segue.
C’è stato un tempo in cui mi definivo sovranista, in cui mi ero appena affacciato alla politica, in cui, durante dei banchetti in piazza dove proponevo ai passanti la riconquista della sovranità (ovviamente intesa come sovranità democratica), sono stato avvicinato soprattutto da persone che mi rivolgevano frasi del tipo: “bravi! qui ci rivuole zucca pelata” o “ma che volete il ritorno del re?”
Ecco, questa è l’essenza del sovranismo (quando proposto senza ulteriori aggettivi), una parola che non esiste in nessun dizionario e che dice tutto e il contrario di tutto; se la si dovesse analizzare potrebbe significare “atteggiamento culturale e politico volto alla sovranità”.
Già la sovranità, ma di chi, o cosa? Vediamo in ordine di visibilità mediatica e forza politica.
Il sistema
Pur non definendosi tali, sono indiscutibilmente forze sovraniste tutti i partiti che siedono in parlamento e che da oltre trent’anni perseguono la sovranità dei mercati. Esse rappresentano elettoralmente la maggioranza degli italiani nonostante facciano politiche in contrasto con la Costituzione del ’48 e quindi degli interessi dei cittadini.
La destra
Sono forze sovraniste le organizzazioni che propongono una sovranità di tipo autoritario. Esse rappresentano realtà emergenti in grado di avere visibilità mediatica nazionale (anche se limitata) e che sono anche arrivate alle porte della legittimazione popolare grazie ad alcune candidature nelle amministrazioni locali.
La sinistra, il centro e i divulgatori
Sono forze sovraniste le associazioni, i fronti ed i movimenti sovranisti nascenti negli ultimi anni e che ripropongono una sovranità intesa nel senso costituzionale. Esse rappresentano una minoranza nel paese (per lo più si tratta di qualche centinaio di persone attive, ma senza fondi), di forza più o meno equivalente, ma inconsistente, queste non riescono ad emergere nel dibattito politico nazionale. Vediamo perché.
Tra esse, vi sono quelle che vedono il futuro in un piccolo mondo antico (peraltro mai esistito) generato dagli “eroi del risorgimento”, quelli che hanno “fatto l’Italia senza fare gli italiani” e che, mediante l’utilizzo della forza militare, del saccheggio indiscriminato, dello sterminio e grazie all’uso sistematico della corruzione, hanno distrutto un regno ricco ed avanzato per annetterlo al regno piemontese stretto dalla morsa del debito e per questo forte dell’alleanza con i paesi creditori, costringendo come conseguenza alla emarginazione e alla emigrazione un popolo che prima non le conosceva – è un po’ come sostenere l’oligarchia rappresentata dall'Unione Europea e che persegue il dominio di una Europa in assenza di un popolo europeo e di regole democratiche costringendo i popoli alla sudditanza. E’ scontato che, in questa situazione, il popolo italiano deve restare unito se vuole avere una qualche speranza di affrancarsi dalla dittatura dei mercati, ma è altrettanto vero che un popolo deve sentirsi tale prima di poter ingaggiare una lotta e, partire dal risorgimento, non è certo il modo migliore per unire gli italiani.
Tra esse esistono anche quelle decisamente poco democratiche, partorite da un padre e padrone indiscusso che detta l’agenda e manovra i “fedeli” accusando di indisciplina chi cerca il confronto; non certo un esempio di democrazia che fa sorgere forti sospetti circa le reali intenzioni del “capo”.
Tra esse ci sono pure quelle che tentano di ricostruire i partiti usciti distrutti dall’inganno di mani pulite sulla base delle radici che furono patrimonio di gran parte del popolo italiano post ’45, un’operazione che potrebbe essere degna di riguardo se onesta, ma praticamente disperata.
Tra esse ancora sono presenti inoltre alcune che tentano di dar voce al socialismo latente radicato nel popolo lavoratore italiano, piccole organizzazioni che non riescono a trarsi dalle sabbie mobili dell’ininfluenza, perché impegnate su troppi fronti secondari fino a perdersi in polemiche infinite, che a fatica crescono e poi implodono a causa di ripetuti e successivi scioglimenti e ricostituzioni in qualcos’altro.
Infine tra esse hanno il loro seguito organizzazioni di varia natura che con la scusa della “divulgazione”, non prendono posizione ed attendono solamente di salire sul carro del vincitore.
Tutte queste forze risultano incapaci di far fronte comune e per questo restano schiacciate dalla predominante forza che sostiene il sistema.
Ecco il mondo che si definisce sovranista in poche righe.
Un mondo fatto di persone preparate ed intelligenti, ma anche da troppe teste calde che, a causa delle loro azioni, diventano ostacolo alla realizzazione di un qualcosa di veramente popolare e democratico capace di liberare il Popolo Italiano dalla dittatura dei mercati e sono quelli che:
- ti giudicano senza aver capito
- non vanno oltre il titolo
- "quello è un rossobruno"
- "o si fa così o io non entro"
- hanno fretta e cercano "il gesto eclatante"
- si infiammano per una parola
- non cercano di capire
- non possono capire
- restano delusi e abbandonano
- non ammettono gli errori e perseverano
- si reputano intelligenti
- "noi siamo in x e con voi pochi non trattiamo"
- non sanno farsi da parte quando è giunto il momento
- "io oggi ho da fare" ogni volta
- non si fanno capire
- strumentalizzano
- ti guardano dall'alto perchè non hai una laurea
- "lo so io quello che ci vuole"
- hanno sempre ragione
- spostano il discorso su altro
- non vogliono regole
- hanno la puzza sotto il naso
- si accordano in privato prima della riunione
- restano dietro la tastiera
- non c'è più sordo di chi non vuol sentire
- usano i paroloni per darsi un contegno
- "chi mi ama mi segua"
- "io con quello non ci parlo"
- mantengono il punto senza compromessi
- giudicano gli altri
- non sanno farsi capire
- "io vado avanti per la mia strada"
e così via.
Quindi, se definirsi sovranisti significa tutto e il contrario di tutto, significa non far capire immediatamente alla gente cosa si vuole, io non desidero appartenere ad una categoria indefinita, troppo generica e contraddittoria.
Lotterò con chiunque voglia abrogare tutte le pseudo riforme di stampo liberista succedutesi in Italia dagli anni ottanta ed ancora in cantiere, sarò al fianco di chi si adopera per la dissoluzione del liberismo e della sua patria elettiva: la UE, sosterrò fattivamente chi si batte per il ripristino della Costituzione del ’48 al vertice dell’ordinamento ed a guida delle vite degli Italiani e, per questo potrei definirmi populista (ove il populismo è un atteggiamento culturale e politico che esalta il popolo, sulla base di principi e programmi ispirati al socialismo, anche se il suo significato viene spesso confuso con quello di demagogia), potrei definirmi statalista (ove lo statalismo è la tendenza ad attribuire allo Stato un ruolo forte nel possesso di aziende e nel controllo dell'economia nazionale), potrei definirmi democratico (ove democrazia significa governo del popolo), potrei non definirmi affatto (perché dovrei?), ma sicuramente da ora non mi definirò più sovranista.
E’ in corso in questi giorni su SOLLEVAZIONE (che sovente ospita cortesemente quanto scrivo) un dibattito interessante che tocca il tema del cosiddetto "sovranismo" e che mi ha dato modo di arrivare a quanto segue.
C’è stato un tempo in cui mi definivo sovranista, in cui mi ero appena affacciato alla politica, in cui, durante dei banchetti in piazza dove proponevo ai passanti la riconquista della sovranità (ovviamente intesa come sovranità democratica), sono stato avvicinato soprattutto da persone che mi rivolgevano frasi del tipo: “bravi! qui ci rivuole zucca pelata” o “ma che volete il ritorno del re?”
Ecco, questa è l’essenza del sovranismo (quando proposto senza ulteriori aggettivi), una parola che non esiste in nessun dizionario e che dice tutto e il contrario di tutto; se la si dovesse analizzare potrebbe significare “atteggiamento culturale e politico volto alla sovranità”.
Già la sovranità, ma di chi, o cosa? Vediamo in ordine di visibilità mediatica e forza politica.
Il sistema
Pur non definendosi tali, sono indiscutibilmente forze sovraniste tutti i partiti che siedono in parlamento e che da oltre trent’anni perseguono la sovranità dei mercati. Esse rappresentano elettoralmente la maggioranza degli italiani nonostante facciano politiche in contrasto con la Costituzione del ’48 e quindi degli interessi dei cittadini.
La destra
Sono forze sovraniste le organizzazioni che propongono una sovranità di tipo autoritario. Esse rappresentano realtà emergenti in grado di avere visibilità mediatica nazionale (anche se limitata) e che sono anche arrivate alle porte della legittimazione popolare grazie ad alcune candidature nelle amministrazioni locali.
La sinistra, il centro e i divulgatori
Sono forze sovraniste le associazioni, i fronti ed i movimenti sovranisti nascenti negli ultimi anni e che ripropongono una sovranità intesa nel senso costituzionale. Esse rappresentano una minoranza nel paese (per lo più si tratta di qualche centinaio di persone attive, ma senza fondi), di forza più o meno equivalente, ma inconsistente, queste non riescono ad emergere nel dibattito politico nazionale. Vediamo perché.
Tra esse, vi sono quelle che vedono il futuro in un piccolo mondo antico (peraltro mai esistito) generato dagli “eroi del risorgimento”, quelli che hanno “fatto l’Italia senza fare gli italiani” e che, mediante l’utilizzo della forza militare, del saccheggio indiscriminato, dello sterminio e grazie all’uso sistematico della corruzione, hanno distrutto un regno ricco ed avanzato per annetterlo al regno piemontese stretto dalla morsa del debito e per questo forte dell’alleanza con i paesi creditori, costringendo come conseguenza alla emarginazione e alla emigrazione un popolo che prima non le conosceva – è un po’ come sostenere l’oligarchia rappresentata dall'Unione Europea e che persegue il dominio di una Europa in assenza di un popolo europeo e di regole democratiche costringendo i popoli alla sudditanza. E’ scontato che, in questa situazione, il popolo italiano deve restare unito se vuole avere una qualche speranza di affrancarsi dalla dittatura dei mercati, ma è altrettanto vero che un popolo deve sentirsi tale prima di poter ingaggiare una lotta e, partire dal risorgimento, non è certo il modo migliore per unire gli italiani.
Tra esse esistono anche quelle decisamente poco democratiche, partorite da un padre e padrone indiscusso che detta l’agenda e manovra i “fedeli” accusando di indisciplina chi cerca il confronto; non certo un esempio di democrazia che fa sorgere forti sospetti circa le reali intenzioni del “capo”.
Tra esse ci sono pure quelle che tentano di ricostruire i partiti usciti distrutti dall’inganno di mani pulite sulla base delle radici che furono patrimonio di gran parte del popolo italiano post ’45, un’operazione che potrebbe essere degna di riguardo se onesta, ma praticamente disperata.
Tra esse ancora sono presenti inoltre alcune che tentano di dar voce al socialismo latente radicato nel popolo lavoratore italiano, piccole organizzazioni che non riescono a trarsi dalle sabbie mobili dell’ininfluenza, perché impegnate su troppi fronti secondari fino a perdersi in polemiche infinite, che a fatica crescono e poi implodono a causa di ripetuti e successivi scioglimenti e ricostituzioni in qualcos’altro.
Infine tra esse hanno il loro seguito organizzazioni di varia natura che con la scusa della “divulgazione”, non prendono posizione ed attendono solamente di salire sul carro del vincitore.
Tutte queste forze risultano incapaci di far fronte comune e per questo restano schiacciate dalla predominante forza che sostiene il sistema.
Ecco il mondo che si definisce sovranista in poche righe.
Un mondo fatto di persone preparate ed intelligenti, ma anche da troppe teste calde che, a causa delle loro azioni, diventano ostacolo alla realizzazione di un qualcosa di veramente popolare e democratico capace di liberare il Popolo Italiano dalla dittatura dei mercati e sono quelli che:
- ti giudicano senza aver capito
- non vanno oltre il titolo
- "quello è un rossobruno"
- "o si fa così o io non entro"
- hanno fretta e cercano "il gesto eclatante"
- si infiammano per una parola
- non cercano di capire
- non possono capire
- restano delusi e abbandonano
- non ammettono gli errori e perseverano
- si reputano intelligenti
- "noi siamo in x e con voi pochi non trattiamo"
- non sanno farsi da parte quando è giunto il momento
- "io oggi ho da fare" ogni volta
- non si fanno capire
- strumentalizzano
- ti guardano dall'alto perchè non hai una laurea
- "lo so io quello che ci vuole"
- hanno sempre ragione
- spostano il discorso su altro
- non vogliono regole
- hanno la puzza sotto il naso
- si accordano in privato prima della riunione
- restano dietro la tastiera
- non c'è più sordo di chi non vuol sentire
- usano i paroloni per darsi un contegno
- "chi mi ama mi segua"
- "io con quello non ci parlo"
- mantengono il punto senza compromessi
- giudicano gli altri
- non sanno farsi capire
- "io vado avanti per la mia strada"
e così via.
Quindi, se definirsi sovranisti significa tutto e il contrario di tutto, significa non far capire immediatamente alla gente cosa si vuole, io non desidero appartenere ad una categoria indefinita, troppo generica e contraddittoria.
Lotterò con chiunque voglia abrogare tutte le pseudo riforme di stampo liberista succedutesi in Italia dagli anni ottanta ed ancora in cantiere, sarò al fianco di chi si adopera per la dissoluzione del liberismo e della sua patria elettiva: la UE, sosterrò fattivamente chi si batte per il ripristino della Costituzione del ’48 al vertice dell’ordinamento ed a guida delle vite degli Italiani e, per questo potrei definirmi populista (ove il populismo è un atteggiamento culturale e politico che esalta il popolo, sulla base di principi e programmi ispirati al socialismo, anche se il suo significato viene spesso confuso con quello di demagogia), potrei definirmi statalista (ove lo statalismo è la tendenza ad attribuire allo Stato un ruolo forte nel possesso di aziende e nel controllo dell'economia nazionale), potrei definirmi democratico (ove democrazia significa governo del popolo), potrei non definirmi affatto (perché dovrei?), ma sicuramente da ora non mi definirò più sovranista.
* Simone Boemio è membro del Consiglio nazionale di P101
** Fonte: Articolo Uno
16 commenti:
Quando si dice che la sovranità appartiene al popolo, non vuol dire che il popolo può farne ciò che vuole, non solo la esercita nei modi e nei limiti della Costituzione, ma vuol dire anche e soprattutto che non si ha il diritto di rinunciarvi né per se né per le generazioni successive.Questo vuol dire essere sovranista, non è solo l' esercizio della sovranità, ma anche e soprattutto la difesa di essa.
Mi scuso fin da ora per la mia inadeguatezza … ma io non ho capito molto, e soprattutto non ho capito il messaggio di fondo dell'articolo … perché definirsi "non sovranisti" su di un sito sovranista, potrebbe voler essere una provocazione o una genialata paradossale per altro non molto riuscita … dunque l'articolo mi è sembrato una disamina della situazione politica attuale, per alcuni versi condivisibile, come l'allusione al fallimento del Risorgimento inteso come ribellione e conquista dell'identità di un popolo e invece massacro economico e sociale del Regno delle Due Sicilie … ma per altri versi confusa e incomprensibile … perché essere sovranisti oggi è importante e fondamentale, dato che la sovranità monetaria permetterebbe di affrancarsi da una moneta straniera a debito, la sovranità economica permetterebbe di decidere in autonomia le strategie economiche più adatte al benessere della nazione … la sovranità politica potrebbe ribellarsi all'autoritarismo Usa che impone le sue regole e le sue esigenze a tutto il paese, semplicemente per i suoi interessi economico militari … per di più il concetto di sovranità è centrale nella storia dell'occidente, perché ha subito attraverso i millenni diverse accezioni, che lo hanno gradualmente desacralizzato … dalla sovranità religiosa in ambito medievale, in cui l'imperatore riceveva l'investitura da parte del papa, emissario di dio, a quella moderna illuministica di J.J.Rousseau del "Contratto sociale", secondo cui la sovranità è un contratto stipulato dai popoli, a quella odierna, sancita dalla Costituzione e che sta cercando di salvare lo stato nazione Italia, in avanzato stato di decomposizione …
Quindi al grido provocatorio e dogmatico, in chiave bagnaiana, di Simone Boemio "Io non sono sovranista" … io risponderei (parafrasando B.Croce) che "non si può oggi non essere sovranisti" …
Posso comprendere la frustrazione di Boemio.
Ma la frustrazione non porta a niente.
Qual'è il succo?
Che siccome nel cosmo dei sovranisti ci sono narcisi, megalomani e mentecatti vari, dovremmo abbandonare lessico e bandiera?Dissento!!!!!!!!
Se seguissimo questo metodo ben altre parole e concetti dovremmo gettare nella spazzatura: democrazia, libertà, giustizia, eguaglianza, diritti...
Non c'è una singola parola del vocabolario politico che non sia da tempo usata addirittura dai nostri nemici.
E che facciamo?
cambiamo vocabolario?
Brenno
Beh, non male come analisi dell'esistente. Probabilmente anche utile per non cadere in confusioni e facilonerie.
Però c'è una considerazione elementare che manca, e può chiarire banalmente l'opportunità lessicale di utilizzo del termine "sovranista".
Viene, come spesso accade, dall'analisi matematica, ed è l'espressione "condizione necessaria", ben distinta da quell'altra espressione "condizione necessaria e sufficiente", che si adatta a situazioni completamente differenti dalla prima.
La logica è ferrea, non da margini d'interpretazione ne scappatoie d'alcun tipo:se una condizione è "necessaria", e solo "necessaria", significa una cosa sola, che senza aver prima soddisfatto quella condizione non si va avanti, tutto il resto non si può fare, cascasse il mondo.
Ripristinare la sovranità in un Paese che l'ha perduta, che è colonizzato da forze esterne ed estranee, che non ha quelle libertà di movimento fondamentali e, per l'appunto, necessarie, per realizzare una propria politica autonoma e indipendente, poichè l'indipendenza è stata persa quantomeno da dopo la sconfitta del '44, e poi di nuovo con l'assassinio di Mattei, di Moro, di quel che restava dei due principali partiti che ancora, nonostante tutto, un minimo di sovranità la esercitavano (DC e PSI), assassinio benvisto da molti "compagni" dell'epoca, che guardacaso erano gli unici sopravvissuti al golpe giudiziario, ... e qui tiro il fiato dopo l'ultima virgola .... significa ricostruire una semplice condizione necessaria per fare politica.
E' ovvio che la condizione in se non dice quale politica finalmente si può fare, ed è quindi ovvio che quest'ambizione (di recuperare la sovranità) metta insieme anche cani e porci, col massimo di trasversalità possibile.
E allora? Dobbiamo attribuire tutti i possibili difetti della libertà di scelta alla condizione che rende possibile questa libertà? Matematicamente è un errore "blu", senza appello.
Rispondo ad Alberto che ha capito che quello che pongo io è un problema legato alla definizione "sovranista".
E' possibile che tu abbia ragione, anche se ti poni dalla parte del professore, ma io non voglio vedermi appiccicata un'etichetta che (stando ai vocabolari e alla stragrande maggioranza delle persone) non significa assolutamente nulla o che (peggio) potrebbe significare tutto e il contrario di tutto.
Infatti ti ricordo che nei primi passaggi del testo dimostro come l'aggettivo "sovranista" (che non esiste nella lingua italiana) potrebbe essere applicato anche alle forze liberiste dominanti che perseguono la sovranità dei mercati, come alle forze della estrema destra che perseguono una sovranità affine alla dittatura.
La domanda che pongo nel pezzo infatti è: sovranità di chi o cosa?
Se mai volessi definirmi con un termine certamente non lo farei con uno che
1° non esiste
2° dovrei spiegare a tutti
Cordialmente, Simone ArticoloUno Boemio
Rispondo a Ippolito che la parola "sovranista" non esiste e non significa nulla ne tantomeno: "perseguire la sovranità popolare secondo le regole della democrazia"-
Se questo è ciò che potrebbe significare per te, come del resto per me fino a questo articolo, ciò non deve ingannare.
Come dimostro nel pezzo, potrebbero impossessarsi di essa, anche le forze dominanti liberiste che predicano la sovranità dei mercati.
Ci sono molti aggettivi (esistenti) che potrebbero definirci (se proprio vogliamo appiccicarci un'etichetta) senza dover rinunciare a nulla.
Ma, per il sottoscritto, una parola inventata che potrebbe significare tutto e il contrario di tutto ed accomunarmi a chissà chi non va proprio bene.
Simone ArticoloUno Boemio
Rispondo a Brenno che io non rinuncio a nulla ne alle battaglie per la democrazia e per la sovranità del Popolo italiano, ne a condurle con gli amici che ho trovato nel farle, ma io non voglio definirmi con un'etichetta che non significa nulla e che per questo potrebbe anche significare il contrario di quello che io sono.
Sovranista è un termine inesistente ed in quanto tale non ha un suo significato e per questo potrebbe essere usato anche dalle forze che combatto cosa che con socialista, per esempio, non accadrebbe mai.
Simone ArticoloUno Boemio
Vabbè se vogliamo cadere nel nichilismo semantico di esempi ne abbiamo a bizzeffe, mi sembra un atteggiamento estremo simile a quello esposto dal Pedante quando oppone la virtù tomistica della temperanza all' habitus della moderazione.
La risposta più sensata te l' ha data Brenno, inoltra considera che noi non siamo solo le parole che scriviamo o che pronunciamo, ma anche le azioni che compiamo e queste sono una testimonianza più sincera di ciò che in realtà siamo.
La questione che pone Simone, secondo me, tutto è fuorché sterile e capziosa.
La definizione "sovranista" nel corso di questi anni l'ho accettata ob torto collo, ma in tutta franchezza mi domando quanto essa sia contendibile e se designi qualcosa di realmente preciso ed univocamente sottoscrivibile.
E la risposta è "NO".
Niente di scandaloso; la politica è in buona parte fatta di concetti polisemici che possono essere declinati da destra o da sinistra e abbandonare in blocco temi importantissimi per il semplice fatto che qualcuno li declina da destra, rinunciando così a declinarli da sinistra, è il più delle volte un suicidio, concettuale e politico, bello e buono. [ in questo senso è illuminante la rinuncia a declinare in chiave popolare proprio i concetti del sovranismo, da parte della sinistra italiana non a caso in via di estinzione ].
Però di una cosa mi sono convinto; se faccio una assemblea di persone convinte di riconoscersi nella definzione di "sovranista" col proposito di costruire e far prendere piede ad un movimento politico che consideri la lotta contro la UE e la sua dissoluzione come uno strumento per ripuntellare le basi della democrazia e riaprire la strada ad una riflessione e a una pratica che ci faccia muovere verso il socialismo ( inteso come superamento del capitalismo, non solo come capitalismo altrimenti governato ), corro il rischio di perdere il mio tempo.
Si tratterà di una assemblea magari più numerosa di quella che potrei mettere insieme, ora, declinando altrimenti la stessa questione/definzione, ma fatta di persone che non concluderanno alcunchè perchè son li a compiacersi di sentir ripetere cose che sanno già sulle disfunzionalità oggettive della UE e dell'UEM e che in prossimità delle elezioni han già chiaro in mente che voteranno per la Lega perchè, con me, han poco o nulla a che spartire per quel che riguarda i concetti di democrazia e di socialismo.
Alla fine se la definizione "sovranista" designa qualcosa di specifico questo è semplicemente il fatto di essere contrari al progetto del federalismo europeo.
Ma anche in questo caso si può essere contrari alla stessa cosa per motivi radicalmente diversi, mica tutti sottoscrivibili.
Cosa ritengo quindi di essere io?
Nel mio piccolo un "socialista", e se mi guardo indietro pronunciando questa definzione di certo non penso a Craxi ma a un Lelio Basso.
Ed è sufficiente questo?
Penso di si.
Perchè non puoi essere socialista senza essere democratico, e la democrazia non si esercita volteggiando a mezz'aria ma in luogo ben preciso, inteso sia in termini sociali, che culturali, istituzionali e geografici.
Infine senza uno "stato forte" il socialismo non lo fai.
E per stato forte si intende attore del processo economico, non solo arbitro ma fortemente interventista, e non si intende quindi "forte" come sinonimo di "autoritario" o "sciovinista", perchè allora in questo caso la definizione è altra.
Crediamo che proclamarci "socialisti" ci porti meno persone che proclamandoci "sovranisti"?
Io non credo.
Ma se anche fosse, ci porterebbe persone qualitativamente migliori e con le idee più chiare, e quando si inizia per definizione non si è mai tanti, si farà strada se il gruppo è qualitativamente buono.
Questo senza pretesa di avere la verità in tasca, ma ripeto che Simone ha posto una questione importante cogliendo varie criticità che non vanno sottovalutate.
Indipendentista va bene?
Appunto Ippolito
Visto che io sono quello che faccio, non vorrei essere interpretato per come di definisco.
Dopo lunga riflessione, ho ritenuto di fissare nel mio blog una mia determinazione, quella di non volermi definire sovranista ed essere accomunato per questo a chi ritengo mio nemico.
Come ho già scritto su FB, se proprio devo definirmi con un aggettivo inventato, allora mi definirei "articolounista" e non perchè mi firmo "ArticoloUno", ma perchè almeno li è riportata quella che per me è la corretta interpretazione della parola sovranità, per la quale mi batterò fino alla fine dei miei giorni.
Alla prossima, Simone "ArticoloUno" Boemio
Il termine "sovranismo" può avere una gamma poliedrica di significati ma ciò fa il gioco di chi vuol, confondere la questione in modo che la politica attiva se ne stia lontana quanto più è possibile. Sovranismo DEVE intendersi nel suo significato primario come "sovranismo monetario" che è indispensabile a sua volta per il sovranismo economico collegato al sovranismo politico. Ma si fa di tutto da parte della informazione mainstream per tentare di confondere l'opinione pubblica. Sul monopolio del sovranismo monetario si basa la forza del potere oppressivo internazionale.
E si tagli anche questo post ….
Caro Enea
Ci sei incappato anche tu (col tuo riferimento a Craxy) il problema è il volersi definire in qualcosa che poi potrebbe essere travisato o, come nel caso di parole inesstenti come sovranista/sovranismo, addirittura usato dagli avversari. Infatti, come ho dimostrato, sono sovranisti pure tutti i partiti che propongono la sovranità dei mercati - chiunque proponga una sovranità qualsiasi può definirsi sovranista visto che questa parola è inventata.
Quindi ti invito a commentare su una questione posta nel pezzo: ma perchè mai ci si dovrebbe definire con un termine? Non sarebbe meglio agire senza definirsi?
Il senso dovrebbe essere in pratica questo: io lotto per la sovranità democratica del Popolo Italiano, ma non mi definisco in nessun modo, tantomeno sovranista come per esempio i monarchici.
Grazie, a presto
Simone "articoloUno" Boemio
La questione dell'autodeterminazione politica individuale (ammesso che queste siano sempre veritiere ed io con hegel penso di no) è un aspetto che non va confuso con le modalità di intervento in una società.
Tutto quello che viene messo bene in evidenza da Simone art1 e in parte da Enea sono considerazioni più che condivisibili ma anche scontate se si pensa ad un aspetto principale del "discorso" politico e cioè quello di essere il campo di battaglia nel quale il linguaggio pretende di spiegare l'oggetto o gli oggetti del quale discute.
È quindi naturale che i significati dei termini siano vaghi e utilizzabili da "discorsi politici" differenti.
Questo però non risolve la questione del dove posizionarsi.
Fermo restando che una forza politica debba incidere sul linguaggio mediante la prassi e viceversa mi sembra che il modo migliore per impostare la questione sia quello di capire le tendenze maggioritarie di un discorso potenzialmente antagonista e operare in quella direzione.
Il mio punto è fondamentalmente questo: se è vero che la sovranità ci è indispensabile per qualsiasi azione politica successiva,la.nostra battaglia deve spostarsi tatticamente la dove si giocano i "significati sociali" di questo termine.
In sintesi non vi sentite sovranisti perché questo comporterebbe essere confusi con dei veri e propri nemici del popolo?
(Sentimento che condivido con voi ovviamente)
Bene,proprio per questo bisogna spostare le forze per chiarire il più possibile il "significato sociale" di un termine saturo politicamente.
Caro Simone,
la questione del definirsi, secondo me, è nei fatti.
Nel senso che esistono sempre almeno 2 percorsi per andare da A a "altrove", e la scelta del percorso non è pressochè mai neutrale.
La politica consiste nel decidere chi fa il "capocomitiva", cioè sostanzialmente date delle risorse ( tot persone e tot scarponi, più tot attrezzature da portarsi dietro e tot zaini ) il capocomitiva mentre ci si trova in A decide se si va proprio verso B o se invece si va verso C.
E già muoversi in una direzione o un'altra è qualificante.
A quel punto distribuisce gli scarponi ai componenti della comitiva, scegliendo chi avrà gli scarponi giusti, chi larghi e chi stretti, poi decide chi porta il maggior peso nello zaino e chi invece viaggia leggere, e infine decide il tragitto e ne esistono sempre di alternativi, e questa scelta a propria volta svantaggerà ancor di più chi si beccato scarponi stretti e avvantaggierà ci se li è beccati del numero giusto.
Inevitabilmente sarà "di destra" o "di sinistra" questa scelta.
Certo le categorie oggi risultano consunte, facilmente strumentalizzabili, in qualche altro caso magari non contendibili ( e proprio su questo, convengo, sulla rivendicazione della sovranità non concedo un millimetro ma la categoia "sovranismo" temo a mia volta non sia contendibile ).
Ma inevitabilmente fare delle scelte comporta agevolare qualcuno e pestare i piedi a qualcun'altro.
Gli unici che non la pensano così sono le destre estreme, tradizionaliste, perchè credono nella società organica fondata su una gerarchia "naturale", per cui non vi sarebbero interessi confliggenti.
Per tutti gli altri, dai liberali ai comunisti arrivando addirittura agli anarchici ( e pure ai liberisti, anche se tendenzialmente non lo ammettono, ma proprio loro sono in realtà i più classisti di tutti ), le scelte sono sempre qualificanti in questo senso.
Se anche pensanssimo di risolvere il problema adottando la categoria del "populismo" noi non risolveremmo ugualmente la contraddizione.
Per come è storicamente nato, in Russia nel 19° secolo, il concetto di populismo era una cosa a metà strada tra le rivendicazioni del socialismo e le rivendicazioni sociali del cristianesimo.
Lev Tolstoj di fatto fu, proprio in questo senso, un populista.
E lo fu anche in una forma che definirei assolutamente nobile. I concetti di questo populismo li trasmette essenzialmente attraverso la figura di Platon Karataev, lo stereotipo del "buon contadino russo" che fa capire al nobile Pierre Besucov, con la propria popolana saggezza, quanto siano inutili tante sue "sovrastrutture".
Poi però anche il populismo ha trovato applicazioni estremamente diversificate.
Sono esistiti e ne esistono, di destra e di sinistra.
Il PD Renziano è un populismo di destra, al netto del suo pretendersi il contrario.
Il forma diversa, e con contenuti in parte diversi, sono populismi di destra anche FN in Francia o FPO in Austria.
Podemos è invece un populismo di sinistra, come il MAS di Morales.
Tocca scegliere.
Uno potrebbe anche inventarsi una definizione "nuova", ma cambierà semplicemente il nome.
Potremmo definirlo come un populismo del sotto della società contro il sopra della società.
Altro non sarebbe che una ridefinizione storica di un conflitto che permane attraverso la storia che prima, semplicemente, chiamavamo in altro modo.
Ciò detto "sovranista" è una definizione debole.
Su questo concordiamo.
Grazie Enea
Siamo d'accordo anche sul fatto che "definirsi è nei fatti" cosa che ho indirettamente sostenuto alla fine del mio articolo e più direttamente nel precedente commento a te dedicato.
E proprio perchè sono i fatti quelli che contano, io non voglio definirmi in alcun modo che mi costringa a spiegare cosa significhi o in alcun modo che mi costringa a prendere le distanze da chi si definisce nello stesso modo.
Voglio che sia chiaro cosa perseguo e non lascerò fare confusione su di me ad un termine inventato.
Come ho già scritto sopra, se proprio devo definirmi con un aggettivo inventato, allora mi definirei "articolounista" e non perchè mi firmo "ArticoloUno", ma perchè almeno li è riportata quella che per me è la corretta interpretazione della parola sovranità, per la quale mi batterò fino alla fine dei miei giorni.
Ciao, Simone "ArticolUno" Boemio
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