Il 20 novembre scorso la Cassazione ha purtroppo dato il via libera al quesito referendario presentato da otto regioni a guida leghista.
Di che si tratta? Il referendum mira a cancellare la quota proporzionale del Rosatellum estendendo i collegi uninominali al 100% del territorio nazionale. L'ultima parola,
presumibilmente a gennaio, spetterà tuttavia alla Corte Costituzionale che deciderà sull’ammissibilità del quesito.
Il giorno dopo il parere della Cassazione l'ideatore del defunto Porcellum, Roberto Calderoli ha dichiarato:
Calderoli non difetta di ostinazione. Nessuno dimentica il Porcellum, l'infame e antidemocratica legge elettorale n.270 del 2005 che attribuiva un enorme premio di maggioranza alla coalizione che arrivava prima e che istituiva le liste bloccate (con cui gli italiani in effetti votarono nel 2006, 2008 e 2013).
Sia chiaro, il Porcellum non era frutto di un improvviso conato delle destre, esso veniva dopo che già il centro sinistra, a partire dal referendun Segni del 1993, in base al quale venne subito dopo adottato — indelebile macchia dii disonore dell'attuale Presidente della Repubblica — il Mattarellum, sistema demolì il sistema elettorale proporzionale (il solo che sia coerente con lo spirito della Costituzione del 1948) e che diede i natali alla Seconda repubblica basata sul bipolarismo secco.
Era talmente evidente che il Porcellum confliggeva con la Costituzione che la Suprema Corte, con la pur molto discutibile e controversa sentenza 1/2014, lo dichiarò incostituzionale. E così sopraggiunse il pasticciato Rosatellum.
Logica vorrebbe che la Corte Costituzionale respinga il quesito proposto dalla Lega salviniana e dal centro-destra (Forza italia e Fratelli d'Italia compresi).
Tra le fila dell'élite e dei poteri forti (il cui referente politico primario resta pur sempre il PD) prevale l'idea di sostenere l'iniziativa leghista.
Ne è una prova quel che ha scritto Paolo Mieli sul CORRIERE DELLA SERA del 23 dicembre.
Il titolo è programmatico: "Il ritorno dei due poli".
Cosa ci dice il Mieli in buona sostanza. Che la fine annunciata del M5s e il suo incorporamente in un nuovo centro-sinistra di fatto conduce al ritorno al bipolarismo, e che questo ritorno "produrrà nel lungo periodo un effetto di stabilizzazione del sistema".
L'élite euroliberista che conta non nasconde quindi il proprio appoggio al referendum leghista, esulta anzi, poiché considera questa mossa del gruppo salviniano (dopo le dichiarazioni pro-euro e pro-Draghi come primo ministro) come la dimostrazione che esso si è lasciato definitivamente alle spalle certo sovversivismo sovranista, la prova della sua affidabilità, che per i poteri forti non ci sarebbe nulla da temere ove salvini salisse al governo.
E' dunque chiaro come questo "ritorno" al bipolarismo sarebbe una sciagura. Una sciagura che dev'essere sventata. Le forze democratiche battano un colpo! Facciano sentire la loro voce il giorno in cui la Suprema Corte si esprimerà.
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Di che si tratta? Il referendum mira a cancellare la quota proporzionale del Rosatellum estendendo i collegi uninominali al 100% del territorio nazionale. L'ultima parola,
presumibilmente a gennaio, spetterà tuttavia alla Corte Costituzionale che deciderà sull’ammissibilità del quesito.
La "bomba atomica"
Il giorno dopo il parere della Cassazione l'ideatore del defunto Porcellum, Roberto Calderoli ha dichiarato:
«Ci siamo! L'ordinanza con cui la Corte di Cassazione ha dato il via libera al quesito referendario per l'abolizione della quota proporzionale della legge elettorale vigente, rappresenta il big bang del cambiamento, la bomba atomica che esplode spazzando via tutti i rigurgiti proporzionalisti di chi vorrebbe continuare con i giochini di Palazzo. (...) Questo via libera rappresenta un passaggio fondamentale per arrivare alla richiesta di un referendum abrogativo in materia elettorale finalizzato a ritornare ad un sistema elettorale che sia realmente maggioritario, per cui finalmente chi vince governa e chi perde va all'opposizione, chiudendo per sempre la fase dei giochini di palazzo finalizzati a nascite di Governi che non rispettano la volontà del popolo. Cosi' finalmente a decidere sarà il popolo e non il Palazzo».Il lupo travestito d'agnello, col pretesto di porre fine ai "giochini di palazzo", ritorna all'attacco proponendo un referendum che, ove ottenesse la maggioranza, configurerebbe l'entrata in vigore di una legge-elettorale-truffa che, consegnando ad una minoranza politica la maggioranza di seggi in Parlamento, gli darebbe la facoltà di formare il governo e blindarlo. In effetti una vera e propria "bomba atomica" contro la Cosituzione e il principio dei rappresentanza per cui il Parlamento deve riflettere l'orientamento politico dei cittadini. Il tutto, beninteso, in nome del principio per cui la "governabilità" viene prima della democrazia.
Non "ci siamo", ma ci risiamo!
Calderoli non difetta di ostinazione. Nessuno dimentica il Porcellum, l'infame e antidemocratica legge elettorale n.270 del 2005 che attribuiva un enorme premio di maggioranza alla coalizione che arrivava prima e che istituiva le liste bloccate (con cui gli italiani in effetti votarono nel 2006, 2008 e 2013).
Sia chiaro, il Porcellum non era frutto di un improvviso conato delle destre, esso veniva dopo che già il centro sinistra, a partire dal referendun Segni del 1993, in base al quale venne subito dopo adottato — indelebile macchia dii disonore dell'attuale Presidente della Repubblica — il Mattarellum, sistema demolì il sistema elettorale proporzionale (il solo che sia coerente con lo spirito della Costituzione del 1948) e che diede i natali alla Seconda repubblica basata sul bipolarismo secco.
Era talmente evidente che il Porcellum confliggeva con la Costituzione che la Suprema Corte, con la pur molto discutibile e controversa sentenza 1/2014, lo dichiarò incostituzionale. E così sopraggiunse il pasticciato Rosatellum.
Logica vorrebbe che la Corte Costituzionale respinga il quesito proposto dalla Lega salviniana e dal centro-destra (Forza italia e Fratelli d'Italia compresi).
Nessun dorma!
Non c'è tuttavia da stare tranquilli. E non solo perché tra le pieghe della controversa sentenza del 2014 ci sarebbe spazio per giustificare la preminenza del cosiddetto "principio di governabilità" su quello della rappresentanza.Tra le fila dell'élite e dei poteri forti (il cui referente politico primario resta pur sempre il PD) prevale l'idea di sostenere l'iniziativa leghista.
Ne è una prova quel che ha scritto Paolo Mieli sul CORRIERE DELLA SERA del 23 dicembre.
Il titolo è programmatico: "Il ritorno dei due poli".
Cosa ci dice il Mieli in buona sostanza. Che la fine annunciata del M5s e il suo incorporamente in un nuovo centro-sinistra di fatto conduce al ritorno al bipolarismo, e che questo ritorno "produrrà nel lungo periodo un effetto di stabilizzazione del sistema".
L'élite euroliberista che conta non nasconde quindi il proprio appoggio al referendum leghista, esulta anzi, poiché considera questa mossa del gruppo salviniano (dopo le dichiarazioni pro-euro e pro-Draghi come primo ministro) come la dimostrazione che esso si è lasciato definitivamente alle spalle certo sovversivismo sovranista, la prova della sua affidabilità, che per i poteri forti non ci sarebbe nulla da temere ove salvini salisse al governo.
E' dunque chiaro come questo "ritorno" al bipolarismo sarebbe una sciagura. Una sciagura che dev'essere sventata. Le forze democratiche battano un colpo! Facciano sentire la loro voce il giorno in cui la Suprema Corte si esprimerà.
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