Comunicato n. 13/2019
Comitato Centrale di Programma 101
Mentre la Francia era paralizzata dalla più massiccia ondata di scioperi e mobilitazioni sindacali da dieci anni a questa parte, il Parlamento francese, dopo una faticosa maratona, ha approvato ieri la Legge di Bilancio 2020. Una manovra di marca verde-euro-austeritaria che dovrebbe portare il deficit al 2,2% rispetto al 3,1 di quest’anno — da molti anni la Francia sfora la soglia del 3%. L’antipopolare riforma delle pensioni (tuttavia non così devastante come quella che fecero Fornero-Monti) è quindi posticipata.
A causa della grande prova di forza delle organizzazioni sindacali, si intravedono le prime crepe nel fronte macroniano. Dopo lo sciopero generale del 5 dicembre e due settimane di “grève interpro” [scioperi interprofessionali] e ad intermittenza, che ha coinvolto anzitutto i lavoratori delle potenti categorie del pubblico impiego e dei trasporti, quello del 17 dicembre, ha visto una partecipazione ancor più massiccia. Il suo peso ha avuto anche l’adesione all’ultimo momento della CFDT (sindacato “socialista” che si era tenuto in disparte per proteggere Macron e il suo governo).
Macron non è mai stato in difficoltà come adesso. La stampa liberista francese sostiene che egli non sopravviverebbe ad un’eventuale marcia indietro come accadde a Chirac nel 1995 (che fece appunto il primo tentativo di riforma delle pensioni). Tuttavia c’è chi tranquillizza il banchiere Macron, condottiero di La Republique en Marche (LR). E’ vero
che i sondaggi danno la sua popolarità al poco più del 30%, ma in Francia, a causa del micidiale meccanismo elettorale del doppio turno, si può diventare Presidente anche con un indice di popolarità così basso — al primo turno delle ultime elezioni svoltesi il 23 aprile 2017, Macron ottenne il 24%, e poi vinse al ballottaggio contro la Le Pen col 66% dei voti.
Uno dei fatti significativi delle mobilitazioni del 17 dicembre, è che sono scesi in sciopero anche lavoratori delle aziende private. Non accadeva da molto tempo.
Il secondo fatto è la partecipazione in diverse manifestazioni di nutrite delegazioni di Gilet Gialli. Segno che mesi e mesi di rivolta per le strade hanno ben concimato il terreno su cui è nata la pianta dell’attuale movimento di scioperi.
Il terzo fatto è che dalle piazze e dalle strade è emersa maggioritaria la volontà di respingere ogni compromesso negoziale con Macron (non c’è da fidarsi dei sindacati). Lo slogan ripetuto è stato “continuer jusqu’au retrait de la reforme des retraites” [continuare la lotta fino al ritiro della riforma delle pensioni]; “Pas de trêve de Noel, jusqu’au retrait!” [ Nessuna tregua natalizia, lotta fino al ritiro!”].
Il quarto fatto è accaduto al corteo di Parigi: la testa è stata presa dagli scioperanti autorganizzati composta da insegnanti, ferrovieri e dalla maestranze RATP [metro] oramai giunti al 14 giorno di sciopero a oltranza.
Il quinto fatto è quello che attesta come lo sciopero abbia fatto il salto da mobilitazione meramente sindacale a sciopero politico. “Macron démission” lo slogan che i Gilet Gialli hanno gridato per mesi ha contaminato anche i lavoratori delle metropoli, che la protesta dei Gilet Gialli osservarono solo da lontano.
Come Programma 101 esprimiamo la nostra incondizionata solidarietà alla battaglia del proletariato di Francia contro Macron e tutto il fronte euroliberista, e ci auguriamo che esso, come altre volte accaduto nella storia europea, sia il gallo che da la sveglia al resto dei popoli europei.
Comitato Centrale di Programma 101
19 dicembre 2019
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