[ lunedì 11 novembre 2019 ]
Il Sistema e i media ufficiali celebrano la caduta del muro di Berlino. In realtà c’è ben poco da festeggiare. A parte la retorica fasulla sull’unione e affratellamento dei popoli, la realtà è che da quel 1989, a cui è presto seguito il crollo dell’Urss, ha preso piede in Occidente un modello sociale molto più oligarchico e liberticida di quello che si pretende di criticare.
Il socialismo sovietico non era certo perfetto, essendo afflitto da problemi strutturali fin dalla nascita, dovuti anche all’applicazione autoritaria di certi principi ad un contesto arretrato. Tuttavia non è necessario essere neo-stalinisti o nostalgici per riconoscere le sue conquiste in termini di progresso civile all'interno, e soprattutto gli enormi benefici che esso ha provocato all’esterno. Semplificando, si può dire che paradossalmente il socialismo reale non ha funzionato dove c’era, ma ha funzionato benissimo dove non c’era. Il capitalismo liberale per affrontare la minaccia comunista ha dovuto, per emulazione o per paura, riformarsi, dando vita a quel modello keynesiano e social-democratico che ha assicurato progresso e benessere diffuso nei “trent’anni gloriosi”. A ciò va aggiunto il supporto che l’Unione sovietica ha sempre fornito ai movimenti anti-colonialisti in tutto il mondo, dando forte impulso ai processi di decolonizzazione.
Venuta meno la concorrenza del socialismo reale, il capitalismo ha dismesso i panni civili, mostrando nuovamente il suo vero volto, feroce. Quando il gatto è assente topi ballano, dice il proverbio.
E così il NEOLIBERISMO, questo strano esperimento sociale consistente nel riportare indietro di mezzo secolo l’orologio della storia - tentativo iniziato in Cile con il golpista Pinochet, e poi replicato in Gran Bretagna e Stati Uniti con Thatcher e Reagan — esperimento che sarebbe rimasto probabilmente isolato... si afferma invece sia in Europa, con la nascita dell’Unione europea (1992), sia in parte nel resto del mondo, tramite
istituzioni come il Wto (1995), i piani di aggiustamento del Fmi, il monopolio accademico di certe dottrine pseudo-scientifiche, la diffusione della mentalità mercantile a tutti i livelli...
Come il demone delle favole che, una volta liberato, sembra impossibile reincatenare, anche se provoca danni e distruzioni continue.
Contro cosa ci difendeva dunque quel muro? Dai MALI DEL PRESENTE, alcuni dei quali sarebbero stati inimmaginabili fino a qualche decennio orsono.
La globalizzazione, ossia la libertà di movimento dei Capitali, ora liberi di spostarsi ovunque per aggirare le resistenze locali onde ottenere i maggiori profitti.
La finanziarizzazione dell’economia, che genera l'arricchimento di pochissimi e crisi periodiche per tutti gli altri. Banche e multinazionali dispongono di più risorse degli Stati, che, ormai legittimati, devono tagliare servizi e stato sociale.
La deindustrializzazione, l’attacco ai diritti dei lavoratori, il ritorno della disoccupazione di massa, della precarietà, della povertà.
Il dogma dell’indipendenza della Banca centrale, che assoggetta gli Stati al ricatto dei mercati per finanziare il debito pubblico.
Le privatizzazioni, che hanno regalato i beni pubblici ai privati, i quali così ne ricavano facili rendite di posizione oligopolistiche.
La fine della democrazia sostanziale, ridotta al vuoto rito delle elezioni tra partiti-fotocopia, posto che la politica non ha più il potere di controllare l’economia.
L’eclissi della partecipazione politica, sostituita dalla creazione di movimenti eterodiretti, pseudo-femministi, pseudo-ambientalisti, pseudo-antirazzisti… fino alle rivoluzioni colorate.
L’immigrazione di massa come esercito industriale di riserva messo in concorrenza con i lavoratori locali.
La ricomparsa della guerra, anche in Europa (Jugoslavia, Kossovo, Ucraina) e il riarmo, anche nucleare.
Il ritorno mascherato del colonialismo da parte di alcuni membri della Nato (Usa, ma anche Francia) che, ormai indifferenti al diritto internazionale, invadono minacciano e controllano le sorti di Paesi sovrani (Afganistan, Iraq, Libia, Siria, Venezuela ecc.).
La retorica della lotta al terrorismo, che contrasta fortemente con il sostegno a mercenari jihadisti ovunque sia ritenuto utile.
La ricomparsa di ideologie razziste e nazionaliste. La crisi dell’istruzione, l’irrilevanza degli intellettuali, un generale imbarbarimento culturale.
La scomparsa del giornalismo e del pluralismo mediatico (si veda il mio precedente articolo) e il ritorno della propaganda e della censura.
La “grande muraglia" di Berlino rappresentava dunque simbolicamente (al di là delle intenzioni chi l’ha costruita) un argine contro le invasioni di quei barbari che, dilagati, ora governano le nostre vite. Il compito storico dei sovranisti è dunque enorme: niente di meno che ripristinare la civiltà.
Il Sistema e i media ufficiali celebrano la caduta del muro di Berlino. In realtà c’è ben poco da festeggiare. A parte la retorica fasulla sull’unione e affratellamento dei popoli, la realtà è che da quel 1989, a cui è presto seguito il crollo dell’Urss, ha preso piede in Occidente un modello sociale molto più oligarchico e liberticida di quello che si pretende di criticare.
Il socialismo sovietico non era certo perfetto, essendo afflitto da problemi strutturali fin dalla nascita, dovuti anche all’applicazione autoritaria di certi principi ad un contesto arretrato. Tuttavia non è necessario essere neo-stalinisti o nostalgici per riconoscere le sue conquiste in termini di progresso civile all'interno, e soprattutto gli enormi benefici che esso ha provocato all’esterno. Semplificando, si può dire che paradossalmente il socialismo reale non ha funzionato dove c’era, ma ha funzionato benissimo dove non c’era. Il capitalismo liberale per affrontare la minaccia comunista ha dovuto, per emulazione o per paura, riformarsi, dando vita a quel modello keynesiano e social-democratico che ha assicurato progresso e benessere diffuso nei “trent’anni gloriosi”. A ciò va aggiunto il supporto che l’Unione sovietica ha sempre fornito ai movimenti anti-colonialisti in tutto il mondo, dando forte impulso ai processi di decolonizzazione.
Venuta meno la concorrenza del socialismo reale, il capitalismo ha dismesso i panni civili, mostrando nuovamente il suo vero volto, feroce. Quando il gatto è assente topi ballano, dice il proverbio.
E così il NEOLIBERISMO, questo strano esperimento sociale consistente nel riportare indietro di mezzo secolo l’orologio della storia - tentativo iniziato in Cile con il golpista Pinochet, e poi replicato in Gran Bretagna e Stati Uniti con Thatcher e Reagan — esperimento che sarebbe rimasto probabilmente isolato... si afferma invece sia in Europa, con la nascita dell’Unione europea (1992), sia in parte nel resto del mondo, tramite
istituzioni come il Wto (1995), i piani di aggiustamento del Fmi, il monopolio accademico di certe dottrine pseudo-scientifiche, la diffusione della mentalità mercantile a tutti i livelli...
Come il demone delle favole che, una volta liberato, sembra impossibile reincatenare, anche se provoca danni e distruzioni continue.
Contro cosa ci difendeva dunque quel muro? Dai MALI DEL PRESENTE, alcuni dei quali sarebbero stati inimmaginabili fino a qualche decennio orsono.
La globalizzazione, ossia la libertà di movimento dei Capitali, ora liberi di spostarsi ovunque per aggirare le resistenze locali onde ottenere i maggiori profitti.
La finanziarizzazione dell’economia, che genera l'arricchimento di pochissimi e crisi periodiche per tutti gli altri. Banche e multinazionali dispongono di più risorse degli Stati, che, ormai legittimati, devono tagliare servizi e stato sociale.
La deindustrializzazione, l’attacco ai diritti dei lavoratori, il ritorno della disoccupazione di massa, della precarietà, della povertà.
Il dogma dell’indipendenza della Banca centrale, che assoggetta gli Stati al ricatto dei mercati per finanziare il debito pubblico.
Le privatizzazioni, che hanno regalato i beni pubblici ai privati, i quali così ne ricavano facili rendite di posizione oligopolistiche.
La fine della democrazia sostanziale, ridotta al vuoto rito delle elezioni tra partiti-fotocopia, posto che la politica non ha più il potere di controllare l’economia.
L’eclissi della partecipazione politica, sostituita dalla creazione di movimenti eterodiretti, pseudo-femministi, pseudo-ambientalisti, pseudo-antirazzisti… fino alle rivoluzioni colorate.
L’immigrazione di massa come esercito industriale di riserva messo in concorrenza con i lavoratori locali.
La ricomparsa della guerra, anche in Europa (Jugoslavia, Kossovo, Ucraina) e il riarmo, anche nucleare.
Il ritorno mascherato del colonialismo da parte di alcuni membri della Nato (Usa, ma anche Francia) che, ormai indifferenti al diritto internazionale, invadono minacciano e controllano le sorti di Paesi sovrani (Afganistan, Iraq, Libia, Siria, Venezuela ecc.).
La retorica della lotta al terrorismo, che contrasta fortemente con il sostegno a mercenari jihadisti ovunque sia ritenuto utile.
La ricomparsa di ideologie razziste e nazionaliste. La crisi dell’istruzione, l’irrilevanza degli intellettuali, un generale imbarbarimento culturale.
La scomparsa del giornalismo e del pluralismo mediatico (si veda il mio precedente articolo) e il ritorno della propaganda e della censura.
La “grande muraglia" di Berlino rappresentava dunque simbolicamente (al di là delle intenzioni chi l’ha costruita) un argine contro le invasioni di quei barbari che, dilagati, ora governano le nostre vite. Il compito storico dei sovranisti è dunque enorme: niente di meno che ripristinare la civiltà.
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1 commento:
...e infatti chi é che festeggia?
Dimmi con chi gozzovigli e ti dirò che sei!
Una cosa mi preme sottolineare, di fronte alla spudoratissima faccia da culo con la quale (anche ripetutamente da parte del presidente Mattarella, oltre ai tanti altri svergognati) si ripete che l' UE avrebbe portato la pace in Europa -SIC!-, che invece la pace in Europa c' é stata solo fino a quando é stato in piedi il benemerito muricciolo di Berlino (mi piacerebbe che un qualche storico verificasse se mai nel nostro continente si sia avuto in tempi storici documentati un lasso di tempo altrettanto lungo senza guerre), mentre in capo a un paio d' anni dalla sua caduta la guerra é ritornata alla grande in Yugoslavia, Moldavia e poi ancora in Yugoslavia e in Ucraina, ove tutt' ora si combatte (anche se i mentitori professionali di stampa e TV cercano accuratamente di celarlo).
Giulio Bonali
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