[ martedì 19 agosto 2019 ]
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo. I cinque firmatari (Roberto Gabriele, Alessandro Leoni, Paolo Pioppi e Elio Trocini) erano tra coloro che a ridosso delle europee lanciarono l'appello SIAMO COMUNISTI E VOTIAMO 5 STELLE.
* * *
La nascita del governo giallo-verde è stato un avvenimento importante che ha scosso l'equilibrio basato sull'egemonia liberal-imperialista e ha dato a milioni di persone la possibilità di riflettere sul ruolo dell'Europa di Bruxelles e sulla necessità di politiche sociali antiliberiste.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo. I cinque firmatari (Roberto Gabriele, Alessandro Leoni, Paolo Pioppi e Elio Trocini) erano tra coloro che a ridosso delle europee lanciarono l'appello SIAMO COMUNISTI E VOTIAMO 5 STELLE.
* * *
Oltre il "contratto" giallo-verde
Per la creazione di un fronte politico che abbia come base l'indipendenza dell'Italia
dai meccanismi economici e militari UE/NATO e per realizzare un programma sociale basato sulla Costituzione
di Roberto Gabriele, Alessandro Leoni, Paolo Pioppi e Elio Trocini
La nascita del governo giallo-verde è stato un avvenimento importante che ha scosso l'equilibrio basato sull'egemonia liberal-imperialista e ha dato a milioni di persone la possibilità di riflettere sul ruolo dell'Europa di Bruxelles e sulla necessità di politiche sociali antiliberiste.
Per questo non solo ci siamo rifiutati di cadere nella trappola
democraticista e buonista dell'area PD e dei suoi alleati, che tentano così di
ritornare al vecchio ordine, ma anzi abbiamo sollecitato un intervento attivo
di coloro che esprimono posizioni finalizzate ad esaltare gli elementi
anti-UE e i provvedimenti sociali e di difesa contro la corruzione che erano
presenti nel patto di governo.
Alcuni gruppi si sono mossi in questa direzione, ma in modo troppo debole (e a volte anche
equivoco) per produrre un'accelerazione dei processi in corso. Per avanzare in
questa direzione si trattava - e si tratta tuttora - di rimuovere il macigno
rappresentato dall'ipocrisia insita nella politica del blocco ideologico liberal-imperialista e di
recuperare i settori disponibili
ai cambiamenti. Questo macigno ha perso credibilità, ma opera ancora come freno
a una chiarificazione definitiva sulle forze in campo e sul loro ruolo
effettivo.
Nel frattempo l'evoluzione della situazione - in cui la Lega ha
assunto un ruolo di sostanziale
stravolgimento dell'indirizzo di
governo aprendo la porta alla possibilità di derive autoritarie - pone nuovi
problemi che vanno attentamente valutati e da cui si devono trarre le conclusioni necessarie.
Il movimento 5 Stelle, in questo contesto, si è dovuto muovere in una
situazione molto difficile, sotto il ricatto non solo della Lega, ma
soprattutto della finanza europea e internazionale, delle organizzazioni
padronali italiane e dei sindacati confederali ad esse collegati. Tenendo conto
di questo, non possiamo scandalizzarci dei compromessi, ma c'è il rischio che
gli elementi essenziali del programma pentastellato e la sua stessa credibilità
vengano neutralizzati.
Dopo circa un anno di governo giallo-verde siamo probabilmente a un giro di boa dove i
parametri su cui la situazione si è mossa finora possono essere rapidamente cambiati e gli elementi di
novità possono essere schiacciati da nuove ipotesi politiche. Per questo, se ci
siamo spesi in questi mesi in una battaglia contro il ritorno dell'egemonia del
PD e dei suoi vassalli di 'sinistra' e per spingere sugli obiettivi che ci sono
sembrati interessanti, tanto più ora riteniamo necessario unire le forze per
combattere un'altra importante battaglia di orientamento e di azione politica.
Senza ambiguità e improvvisazioni e senza farsi illusioni sulla
rapidità di un nuovo processo di aggregazione politica, è necessario però che
ci si muova nella direzione giusta, con serietà, e soprattutto fuori dalle
logiche a cui la demagogia delle mosche cocchiere ci ha abituati.
La richiesta di un nuovo movimento politico che intervenga con forza,
aldilà dei risultati immediati e senza strumentalizzazioni elettoralistiche,
non è una velleità, ma una necessità oggettiva di cui dobbiamo discutere e
farci carico, soprattutto perchè il nuovo e negativo ruolo della Lega
salviniana - un misto di nordismo corporativo e di richiami al partito dell'ordine, che mantiene comunque
aperta la polemica con l'UE - e le incertezze, peraltro inevitabili, del movimento
5 Stelle, non ci consentono di essere spettatori. Nè ci attrae l'idea di
ritornare ai vecchi riti di una
sinistra movimentista che ha dimostrato la sua inconsistenza e la sua
subalternità all'area liberal-imperialista.
Dunque non vogliamo mettere le braghe al mondo, ma raccogliere
un'esigenza a cui finora non è stata data risposta. Un'esigenza che in questo
momento può anche essere di minoranza, ma non intende essere certamente
minoritaria.
1. Intanto sul ruolo dell'Italia in Europa e nel mondo a partire dalle relazioni con l'UE
Su questo punto dobbiamo evitare ogni ambiguità, comprese quelle che
si accompagnano a un uso disinvolto ormai invalso del termine 'sovranista', e
affermare chiaramente la necessità che il nostro paese esca dalla gabbia imposta
dai trattati di Bruxelles e dai rapporti con la NATO che ne è il garante
militare. Questa gabbia e questi rapporti sono basati su una concertazione
economica e militare che fa dell'Unione Europea un centro importante della
globalizzazione imperialista.
Questa collocazione dell'Italia si ripercuote anche contro vasti
settori della società in termini di restringimento dell'area produttiva, di
livelli di vita, di uso dell'immigrazione per ridurre i salari, di endemica
disoccupazione, di crisi di prospettive e di valori.
Non solo, ma la questione dell'Italia è anche di blocco delle
relazioni internazionali in un momento in cui si presentano opportunità di ampi
rapporti economici, in particolare con la Russia e con la Cina. Inoltre, il
ruolo neocoloniale del nostro paese ci rende complici delle guerre in atto, ci
preclude lo sviluppo pacifico delle relazioni, a partire dal Mediterraneo, e ci
impone la condivisione di embarghi e guerre economiche che vanno contro gli
interessi del popolo italiano.
Riconquista dell'indipendenza significa dunque, per noi, uscire da
questi vincoli e ricomporre le relazioni, in Europa e nel mondo, su basi
completamente diverse da quelle attuali. Arrivare a questo risultato, sappiamo,
non è cosa che si possa limitare a qualche slogan. Ci sono forze potenti che
agiscono contro ogni tentativo di cambiamento (e lo si è visto col trattamento
fatto al governo giallo-verde) e quindi la strada è in salita. Per questo
abbiamo visto, dopo le elezioni del marzo 2018, una possibilità — peraltro duramente
contrastata anche dalla sinistra imperialista — di aprire contraddizioni nuove
nel blocco liberal-imperialista europeo nelle sue varie articolazioni.
2. Esiste una questione geopolitica per l'Italia, ma anche una questione economica e sociale aperta.
I processi di globalizzazione e la politica dell'UE hanno determinato
una situazione di grave tensione sociale, anche se i lavoratori purtroppo in
questi anni non hanno avuto la possibilità di difendersi adeguatamente a causa
della disoccupazione diffusa, del precariato, dell'uso di manodopera straniera
per abbassare i salari, della delocalizzazione delle attività produttive e per
il collaborazionismo delle confederazioni sindacali che, col consenso dei
padroni, si sono riservate il monopolio della contrattazione.
L'indirizzo di sfrenato liberismo adottato dai governi
liberal-imperialisti, accompagnato alla nuova fase di riorganizzazione
tecnologica, ha determinato un
vasto sviluppo di pauperizzazione e di emarginazione di milioni di
italiani e una forte riduzione del tessuto produttivo. Questo impone la
definizione di una prospettiva che inverta la tendenza in atto e ciò non si può
realizzare con un mercato affidato alla globalizzazione liberista e al
dirigismo imperialista dell'UE; c'è bisogno che lo Stato sia consapevole del
ruolo sociale che l'economia deve avere secondo i dettami costituzionali.
L'economia non come sfruttamento, ma come crescita a servizio della collettività. Non siamo per uno stato corporativo,
ma per il rispetto di un quadro di relazioni sociali incompatibile con
l'attuale liberismo.
Da questo punto di vista la Costituzione del 1948 - mai applicata dai
governi di destra, di centro e di 'sinistra' - può diventare il riferimento
unitario per chi vuol cambiare veramente le cose.
La nostra proposta dunque è di organizzare un fronte politico che abbia come obiettivi principali:
- la lotta all'UE e alle sue attuali articolazioni per riorganizzare i
rapporti tra i paesi europei su un piano di autonomia nazionale;
- la riacquisizione della piena indipendenza dell'Italia nelle
relazioni internazionali, contro ogni forma di embargo e di guerra 'umanitaria'
e la messa in stato di accusa di coloro che hanno ripetutamente violato
l'art.11 della Costituzione;
- la definizione dei compiti dello Stato nella direzione
dell'economia, in modo che essa rispetti il dettame costituzionale che ne
dispone le caratteristiche sociali;
- l'obbligo per la Repubblica italiana di soddisfare i diritti sociali
dei cittadini;
Per costruire il Fronte politico costituzionale bisogna definire anche gli strumenti di lavoro e di organizzazione per uscire dalla retorica. Queste le proposte operative:
- costituzione di un comitato scientifico che orienti i cittadini
sulle questioni economiche, denunci la criminalità delle istituzioni
finanziarie internazionali, recuperi una progettualità a misura delle esigenze
della popolazione;
- strutturazione di un movimento di massa contro le guerre e per
relazioni pacifiche tra le nazioni;
- costruzione di comitati locali di appoggio all'attuazione piena
della Costituzione con articolazioni nei posti di lavoro (delegati dei
lavoratori) e sul territorio (comitati di difesa del cittadino).
Su questo vogliamo che si apra una discussione che vada in
profondità e misuri la disponibilità di ciascuno.
2 commenti:
Credo che abbiamo perso questo treno. La sinistra patriottica si e' autoscreditata per due ragioni. La prima non cogliere che nel 2017 a seguito del referendum costituzionale, bisognva insistere per scardinare dall'interno la sinistra sinistrata denunciando tatticamente operazioni politiciste tipo potere al popolo. Bisognava mettersi di traverso combatterli e trarre da questa battaglia linfa e forze giovani per costruire una nuova organizzazione populista e anticapitalista. La seconda, letale, e' stato l'appoggio critico tattico al governo gialloverde. Il populismo di centro destra e' solo a parole contro l'euro e la Nato. E' stata un illusione pensare che il governo Conte potesse iniziare un'opera di scardinamento degli assetti economici e politici del nostro paese.
Se, in quanto comunisti, vi impegnaste per la ricostruzione di un forte partito comunista in questo paese non sarebbe male. Ma dubito sul vostro reale essere comunisti
Posta un commento