[ mercoledì 5 maggio 2019 ]
Ieri, sotto il Ministero dello Sviluppo economico, i 430 trenta operai dello stabilimento napoletano della Whirlpool [nella foto] c'erano quasi tutti. Una manifestazione combattiva che è culminata in grida e canti di esultanza — Bella Ciao assieme all'Inno di Mameli —quando i sindacalisti sono scesi in strada per dire che Di Maio era con loro, che non li avrebbe abbandonati.
Cosa avrebbe detto Di Maio? Che se la multinazionale americana non rispetta gli accordi siglati solo pochi mesi fa — non solo evitare la chiusura ma tutelare i livelli occupazionali —, il governo revocherà tutti gli aiuti statali — si parla di 27 milioni.
Va bene la minaccia, ma questa è una soluzione?
Non lo è secondo me. Se la multinazionale americana vuole chiudere l'impianto napoletano quella di ritirare i fondi promessi è un'arma spuntata. Come del resto è aleatorio sperare o restare appesi ad ... un nuovo investitore.
La soluzione potrebbe essere un'altra, ed è quella dell'autogestione.
Utopia? Dipende.
Operai e impiegati hanno tutte le competenze per gestire la fabbrica, tanto più che gli impianti non sono obsoleti ma competitivi e all'avanguardia.
Questa soluzione si sta facendo strada tra gli operai che dicono: "Saremmo in grado di mandare avanti la fabbrica, ci mancano solo i finanziamenti".
Appunto. Chi dovrebbe finanziare l'azienda autogestita se non il governo, se non lo Stato?
Invece di gettare via quattrini pubblici per consegnarli alla multinazionale che lo Stato intervenga per una giusta causa, per sostenere l'autogestione.
In sostanza lo Stato dovrebbe: (1) nazionalizzare l'azienda americana — come si dovrebbe fare con tutte quelle che licenziano per delocalizzare gli impianti — e (2) comporre assieme alle maestranze un Consiglio di amministrazione per incentivare e rilanciare la produzione.
C'è bisogno ( in Italia e non solo) di lavatrici, asciugatrici, frigoriferi, congelatori, lavastoviglie, forni a microonde ecc.? Si ce n'è bisogno.
Gli operai napoletani non dimenticano la vicenda della EMBRACO di Chieri (To), anch'essa del gruppo Whirlpool. Dopo mesi di lotte alla fine, gli americani, dopo aver preso bei quattrini (anche pubblici) se ne sono andati in Slovacchia. E' quindi subentrato il nuovo investitore (Ventures Production) che dopo pochi mesi, incassati i soldi (pubblici), si scopre non rispetta gli accordi.
Lo Stato, il governo, le regioni, smettano di sperperare soldi regalandoli agli speculatori apolidi della finanza; si nazionalizzino le imprese che delocalizzano e si aiuti, con adeguati finanziamenti, l'autogestione.
Ieri, sotto il Ministero dello Sviluppo economico, i 430 trenta operai dello stabilimento napoletano della Whirlpool [nella foto] c'erano quasi tutti. Una manifestazione combattiva che è culminata in grida e canti di esultanza — Bella Ciao assieme all'Inno di Mameli —quando i sindacalisti sono scesi in strada per dire che Di Maio era con loro, che non li avrebbe abbandonati.
Cosa avrebbe detto Di Maio? Che se la multinazionale americana non rispetta gli accordi siglati solo pochi mesi fa — non solo evitare la chiusura ma tutelare i livelli occupazionali —, il governo revocherà tutti gli aiuti statali — si parla di 27 milioni.
Va bene la minaccia, ma questa è una soluzione?
Non lo è secondo me. Se la multinazionale americana vuole chiudere l'impianto napoletano quella di ritirare i fondi promessi è un'arma spuntata. Come del resto è aleatorio sperare o restare appesi ad ... un nuovo investitore.
La soluzione potrebbe essere un'altra, ed è quella dell'autogestione.
Utopia? Dipende.
Operai e impiegati hanno tutte le competenze per gestire la fabbrica, tanto più che gli impianti non sono obsoleti ma competitivi e all'avanguardia.
Questa soluzione si sta facendo strada tra gli operai che dicono: "Saremmo in grado di mandare avanti la fabbrica, ci mancano solo i finanziamenti".
Appunto. Chi dovrebbe finanziare l'azienda autogestita se non il governo, se non lo Stato?
Invece di gettare via quattrini pubblici per consegnarli alla multinazionale che lo Stato intervenga per una giusta causa, per sostenere l'autogestione.
In sostanza lo Stato dovrebbe: (1) nazionalizzare l'azienda americana — come si dovrebbe fare con tutte quelle che licenziano per delocalizzare gli impianti — e (2) comporre assieme alle maestranze un Consiglio di amministrazione per incentivare e rilanciare la produzione.
C'è bisogno ( in Italia e non solo) di lavatrici, asciugatrici, frigoriferi, congelatori, lavastoviglie, forni a microonde ecc.? Si ce n'è bisogno.
Gli operai napoletani non dimenticano la vicenda della EMBRACO di Chieri (To), anch'essa del gruppo Whirlpool. Dopo mesi di lotte alla fine, gli americani, dopo aver preso bei quattrini (anche pubblici) se ne sono andati in Slovacchia. E' quindi subentrato il nuovo investitore (Ventures Production) che dopo pochi mesi, incassati i soldi (pubblici), si scopre non rispetta gli accordi.
Lo Stato, il governo, le regioni, smettano di sperperare soldi regalandoli agli speculatori apolidi della finanza; si nazionalizzino le imprese che delocalizzano e si aiuti, con adeguati finanziamenti, l'autogestione.
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4 commenti:
Già, ma Leuropaaaa non vuole.
Siamo sempre alle solite.
Dal che si vede che il problema non è solo l'euro, ma la UE nel suo insieme
Una proposta ai 100 mila e più lettori di sollevazione e ai tanti commentatori.
Sollevazione e P101 dicono da tempo di sostenere in maniera critica questo governo e a ragione, perché piaccia o non piaccia, per quanto con tantissimi limiti, ha invertito la tendenza austeritaria degli ultimi anni che è ciò che gli italiani vogliono; dicono anche di voler stare nel campo populista e di volerne costituire la terza gamba e hanno ben individuato nell’Unione europea e nell’euro il nemico principale.
Vedo più di 100 mila lettori di questo blog, vedo tantissimi commentatori, assieme siamo una forza.
A europee svoltesi, i rapporti di forza dentro il governo si sono invertiti, l’Europa sta mandando un attacco frontale e il rischio che il governo capitoli, esiste.
Chiedo a tutti i lettori di sollevazione e ai commentatori che sentono l’urgenza del momento, di uscire fuori dal blog, di incontrarci in assemblea e trovare il modo di incalzare questo governo sul serio.
Contiamoci.
Effettivamente stando ai numeri di lettori, non siamo 4 gatti.
Se tutti facessimo una donazione di 10€, entro un mese potremmo chiedere a sollevazione di affittare una sala a Roma, conoscerci de visu e avviare un percorso condiviso per la nascita di un soggetto politico all’altezza della situazione nuova creatasi, un soggetto che sia l’espressione di quella che sollevazione e P101 chiamano “sinistra patriottica”, che proprio nei tantissimi rivoli dell’attuale sinistra, non verrà mai fuori.
Organizziamoci noi!
E’ una proposta assurda, o ce lo chiede il momento importantissimo verso cui stiamo andando incontro?
Il Paese che ha fatto la Resistenza vuole arrendersi senza combattere? Continuando a fare il lettore passivo o il commentatore seriale virtuale?
Lettori di Sollevazione, uniamoci.
Se siete d’accordo, commentate e proponete.
Anonimo, guarda che 100 mila e più è il numero di visualizzazioni. Il numero di lettori reali è molto inferiore a quello, ad essere ottimisti mettendo in conto almeno un fattore 10 arriviamo a diecimila circa, ma secondo il fattore è anche più 10.
Se guardi il numero dei like alla pagina facebook ad MPL qui sotto sono poco meno di 5000, il fattore sarebbe 20.
Quelli alla pagina facebook di sollevazione invece sono poco meno di 1000 (ovvero un fattore 100).
Il lettori fissi poco meno di 400.
Certo io non rientro in nessuno di questi anche se leggo sollevazione, quindi i numeri sono sempre relativi ma non per questo trascurabili.
Molti di questi sono anche militanti di altri gruppi di sinistra che non aderirebbero all'ennesimo gruppo creato ma resterebbero nel loro. Se a questo togli un grosso numero di persone che pur avendo chiara la situazione non vogliono, e legittimamente, fare politica attiva (mi dispiace ma io sono fra questi) fai il conto di quanti riusciresti a raccoglierne? Bene che vada quanti ne hanno raccolti FSI oppure Riscossa Italia quando fece il suo convegno gioioso poco prima della disfatta di Marco Mori alle elezioni genovesi. Quelli di FSI sono pure stati perculati dal sondaggista che gli ha fatto credere che il loro candidato pescarese potesse raggiungere buone percentuali (confesso che io, pur sapendo che era impossibile, sotto sotto nel miracolo un po' ci avevo sperato).
Per carità ben vengano gli slanci ma non perdiamo il contatto con la realtà.
Giovanni
PS. La figlia di Ezio Mauro confessa: "c’è un modo per fermare la macchina europea: se il governo Conte dovesse cadere, a Bruxelles si farebbe largo quanto meno una valutazione politica sull’opportunità di aspettare nuove elezioni per far scattare la procedura."
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