[ giovedì 27 giugno 2019 ]
Stavo scrivendo un pezzo sulla paradossale vicenda della multinazionale Arcelor Mittal: "Chiudiamo a settembre se il governo non ci assicura che per noi la legge sulla tutela della salute e dell'ambiente non si applica".
Una vera e propria bomba ad orologeria sotto le chiappe del governo, per la precisione quelle già malandate di Di Maio, quando...
Quando dalle acque del Canale di Sicilia è partito un potente siluro, bersaglio sempre il governo, ma questa volta puntato diritto al bersaglio grosso: Matteo Salvini.
La capitana della Sea Watch 3 ha deciso di puntare su Lampedusa, violando clamorosamente le disposizioni (giuste o sbagliate che siano) dello Stato italiano.
"La capitana contro il capitano", titolano diversi giornali. L'eroina del giorno per gli intellettualoni e per la sinistra transgenica che gridano al fascio-sovranismo.
Che nulla avvenga per caso, che questa impresa sia un altro tassello di un disegno, quello di creare guai al governo italiano, non c'è dubbio.
La prova che siamo davanti ad una mossa insidiosa per azzoppare il governo, anzi innanzi alla provocazione perfetta lo dimostra un fatto: da ieri il battaglione del pietismo-mondialista (agenzie di stampa, Tv, siti web e carta stampata) pubblica biografie dettagliate e agiografiche di Carola Rackete. Tedesca, cinque lingue sul suo curriculum, ambientalista, studi e master in Gran Bretagna, una vita per i diritti degli animali e ora anche delle persone, diventa ufficiale di bordo e poi attivista della Sea-Watch.
Carola di se stessa dice:
Salvini deve stare molto attento a giocare le sue carte: se riesce a far arrestare la Carola Rackete (come toccherebbe a chiunque date le circostanze) passerebbe per l'implacabile uomo nero, ove non ci riuscisse, visto che ci vuole un qualche magistrato che gli dia retta, perderebbe la faccia.
Stavo scrivendo un pezzo sulla paradossale vicenda della multinazionale Arcelor Mittal: "Chiudiamo a settembre se il governo non ci assicura che per noi la legge sulla tutela della salute e dell'ambiente non si applica".
Una vera e propria bomba ad orologeria sotto le chiappe del governo, per la precisione quelle già malandate di Di Maio, quando...
Quando dalle acque del Canale di Sicilia è partito un potente siluro, bersaglio sempre il governo, ma questa volta puntato diritto al bersaglio grosso: Matteo Salvini.
La capitana della Sea Watch 3 ha deciso di puntare su Lampedusa, violando clamorosamente le disposizioni (giuste o sbagliate che siano) dello Stato italiano.
"La capitana contro il capitano", titolano diversi giornali. L'eroina del giorno per gli intellettualoni e per la sinistra transgenica che gridano al fascio-sovranismo.
Che nulla avvenga per caso, che questa impresa sia un altro tassello di un disegno, quello di creare guai al governo italiano, non c'è dubbio.
La prova che siamo davanti ad una mossa insidiosa per azzoppare il governo, anzi innanzi alla provocazione perfetta lo dimostra un fatto: da ieri il battaglione del pietismo-mondialista (agenzie di stampa, Tv, siti web e carta stampata) pubblica biografie dettagliate e agiografiche di Carola Rackete. Tedesca, cinque lingue sul suo curriculum, ambientalista, studi e master in Gran Bretagna, una vita per i diritti degli animali e ora anche delle persone, diventa ufficiale di bordo e poi attivista della Sea-Watch.
Carola di se stessa dice:
«La mia vita è stata facile, ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito l'obbligo morale: aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità».Un ritratto esemplare del borghese filantropo da opporre al trinariciuto Salvini. Un'operazione mediatica impeccabile. Chi meglio di questo impavido "pirata buono", di questa novella Giovanna d'Arco del buonismo no border, poteva assurgere a icona anti-sovranista?
Salvini deve stare molto attento a giocare le sue carte: se riesce a far arrestare la Carola Rackete (come toccherebbe a chiunque date le circostanze) passerebbe per l'implacabile uomo nero, ove non ci riuscisse, visto che ci vuole un qualche magistrato che gli dia retta, perderebbe la faccia.
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8 commenti:
"trinariciuto Salvini" nun se po' sentì.
Lo confesso: della Sea Watch non so molto e, per una volta, non mi interessa sapere di più del poco che so. Quello che so bene, invece, è che chi ha qualcosa da ridire sul fatto che qualche decina di persone sbarchi in Italia dopo settimane in mare mi deve stare alla larga, sui social media come nella vita. Vedete, se c’è una categoria di persone che odio, persino più dei razzisti, sono i giusti con la coda di paglia. Vale per i forcaioli in cerca di trofei dagli anni di piombo come per quelli che ammorbano la rete con teorie pretestuose sul perché non si debba aiutare questa o quella persona in difficoltà. Non mi frega niente se tedeschi o spagnoli sono peggio di noi. E non mi frega niente se la sinistra è ipocrita e fa schifo. Perché quei giusti accamperanno sempre scuse per non stare mai dalla parte dei vinti, mentre finiranno sempre per correre in soccorso dei vincitori. Tanto mi basta.
anonimo delle 23,33
come altri la metti sul piano moralistico. evviva la filantropia!
Non ti accorgi che la questione dell'immigrazione è politica ed è diventa un grimaldello dell'élite liberista?
Su un punto sono d'accordo però, stiamoci alla larga.
Anonimo delle 23,23. La questione dell'immigrazione non e' solo politica e' anche storica ed economica. L'immigrazione c'e' stata anche senza ong, senza elite' neo liberali senza Soros. Hai ragione stiamoci alla larga!
"il saggio indica la luna
lo stolto guarda il dito"
Da che parte si è ridetto qualcosa sul fatto che una decina di persone sbarchi in Italia?
Dove l'hai vista questa affermazione di principio?
L'analisi mette semplicemente a nudo una delle modalità con la quale
il grande capitale aggredisce la Repubblica Italiana non allineata ai diktat
promananti da Berlino/Bruxelles.
Un grande imbroglio, una false flag, un incidente del golfo del Tonchino.
Un pretesto come un altro per aizzare gli utili idioti che credendo di partecipare ad un corteo della sinistra rivoluzionaria, solidale e accogliente si accodano ai vari saviano, boldrini, gruber che vanno a lanciare con sdegno antifascista
le aragoste e le olive del Martini avanzate dall'ultima apericena al brutto e cattivo gialloverde trinariciuto.
Non c'è niente da fare, sono come quei tori nel mattatoio dell'arena che si imbestialiscono e caricano alla cieca allo sventolare di un drappo rosso nelle mani del loro carnefice.
Lui sta con Carola
http://contropiano.org/news/politica-news/2019/06/29/io-sto-con-carola-0116898
Qualcuno aveva dubbi su cosa avrebbe scelto?
Fra le varie coincidenze ci metterei pure la visita di Obama in Italia ospitato da George Cuneo (come lo chiama Sconsy).
Questo é il commento che avevo spedito ieri pomeriggio all' articolo di Giorgio Cremaschi di cui parla ' ultimo anonimo e che Contropiano a tutt' ora non ha pubblicato:
Quella di Carola é elemosina pelosa, fatta sulla pelle dei lavoratori italiani (e la lotta per la giustizia sociale e per un futuro migliore é ben altra cosa).
Carola fa passare per “salvataggio di naufraghi” (che impone lo sbarco nel porto più vicino, cioè in Italia) quella che in realtà é elemosina al posto di un diritto (non il diritto a non emigrare in primis e a emigrare in caso di necessità, cioé finché non sia garantito quello a non emigrare, in secundis, ma invece l’ elargizione surrettizia, grazie all’ escamotage del finto naufragio, di quello che invece dovrebbe essere un diritto da pretendere, da rivendicare a piena voce; anzi due diritti: innanzitutto quello a non emigrare e poi eventualmente, come male minore, quello ad emigrare; ma dove cazzo si vuole e non necessariamente in Italia, che più che emigrazione sarebbe da considerare deportazione).
Ed é elemosina fatta col portafoglio altrui, poiché elargire caritatevolmente l’ emigrazione a chi non ne ha diritto (anziché aiutare chi ne é privo a lottare per conseguire il diritto stesso e soprattutto per conseguire il diritto a non emigrare, come sarebbe da comunisti) andrebbe fatto a spese proprie (mettendo a carico proprio e non altrui i costi inevitabili dell’ accoglienza, dell’ inserimento sociale nel nuovo paese, e soprattutto per i proletari del nuovo paese la perdita inevitabile -almeno in qualche misura- di forza politica e “sindacale”, di potere di contrattazione per strappare relativamente migliori condizioni di vita e di lavoro agli sfruttatori di tutti); ovvero andrebbe fatto a spese di se stessi in quanto Olandesi o in quanto Tedeschi se si é olandesi o Tedeschi, e non a spese degli Italiani.
Pur guardandomi bene dal fare della legalità di classe un feticcio, stavolta mi dispiace molto dissentire da Giorgio, in quanto da comunista non sono disposto a confondere sacrosante lotte per sacrosanti diritti con elemosine caritatevoli, per di più pelose perché a spese altrui.
Giulio Bonali
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