[ martedì 25 giugno 2019 ]
Soldati di Hezbollah pregano nella chiesa cristiana dopo la liberazione di Ma'loula, in Syria, 15 luglio 2017 |
Il notevole articolo, di alto spessore storico-politico, di Andrea Riccardi — Il Mediterraneo del papa: dialogo, pace, convivenza —, già tra le altre cariche fondatore della “Comunità di San Egidio” e ministro per la cooperazione e l’integrazione nel Governo Monti, sviluppa due concetti, di netta sostanza geopolitica, di stringente importanza.
Il primo è il saggio riconoscimento dell’identità spiritualmente non mediterranea della tradizione cattolico-romana. Il cattolicesimo fu da sempre “minoranza nel Sud” mediterraneo, salvo i maroniti, fulcro dello Stato libanese dal 1920; il cattolicesimo del Nord del Mediterraneo è stato estraneo alla vicende della riva Sud.
La quintessenza politica del grande cattolicesimo tradizionale fu perciò quella, almeno sino alla metà dello scorso secolo, che l’ecumene del Sacro romano impero aveva incarnato, in modo ora più ora meno conforme all’intentio (per usare un termine scolastico) del Pontefice di turno. La caduta dell’impero asburgico fu in tal senso, per Roma cattolica, un trauma anche superiore all’affermazione del “nazionalismo” a trazione mediterranea del partito di Camillo Benso conte di Cavour.
Il secondo importante concetto è che Riccardi vede una svolta nella strategia storica apertasi con il Concilio vaticano II: la Chiesa maturerebbe una visione mediterranea all’insegna dell’ecumenismo e dell’incontro con le altre religioni. Gli attori sarebbero i Papi: Giovanni XXIII, che visse a lungo a Istanbul, Paolo VI, che aprì al dialogo con islam e ebraismo, Giovanni Paolo II e infine Papa Francesco, che non solo ha ricevuto Peres e Abbas, ma ha anche cercato interlocutori islamici credibili come il grande imam di Al Azhar Al Tayyeb, con cui ha firmato nel febbraio scorso ad Abu Dhabi il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune.
Ritengo che se il primo concetto espresso da Riccardi colga assolutamente nel segno, il secondo meriti delle precisazioni. Mi sono già occupato della questione in questo blog QUI, e QUI.
In sostanza, con il Concilio vaticano II non vi fu nessuna svolta mediterranea. L’ideale strategico del cattolicesimo “progressista” fu il medesimo praticato in secoli di storia politica, fu perciò l’ideale che ho definito euroccidentalismo allargato, per evidenti ragioni, al mondo americano. Philippe Chenaux, D. Menozzi e lo stesso Riccardi, meglio di ogni altro, con dovizia di fonti e dati, hanno mostrato nei loro studi la strategia intimamente europeistica e occidentalistica di tutti i Papi conciliari (Ratzinger compreso). Non stupisce quindi che il riferimento mediterraneista del cattolicesimo conciliare sia, per Riccardi, Giorgio La Pira — il sindaco di Firenze così importante non solo nella propagazione di un concetto teologicamente ambiguo e addirittura errato come quello di “giudeo-cristianesimo” quale progenie spirituale dell’occidente intero ma addirittura, per quanto ecumenista di certo non arabofobo, evidentemente sionista su basi metafisiche e religiose (Cfr. Ritornare a Israele. Giorgio La Pira, gli ebrei, la Terra Santa, a cura di Maria Chiara Rioli, Edizioni della Normale).
Non può allora nemmeno stupire che migliaia e migliaia di cattolici mediorientali abbiano sostituito i ritratti di Vladimir Putin, Bashar Asad e del Patriarca Kirill a quelli tradizionali dei Papi cattolici. Sbaglia, Riccardi, a identificare nell’islamofobia la visione e la prassi di una sempre più nutrita schiera di cristiani (ortodossi o cattolici o di altra confessione) mediterranei e mediorientali che, come nota nel suo articolo, va prendendo le distanze dal Vaticano.
La presa di distanza dal Vaticano è la presa di distanza da una potenza politica globale, quale è quella guidata da Papa Francesco, che questi “fratelli traditi e oppressi” (come li definisce Gian Micalessin) vedono quasi totalmente collusa, ancor prima ed ancor più che con l’Islam radicale sunnita contro cui si battono, con l’Occidente e con i sionisti.
Probabilmente sbagliano; sicuramente esagerano; ma vi è qualcosa, o forse molto, che non quadra nella strategia mediterranea di Papa Francesco se coloro ai quali ci si vorrebbe primariamente rivolgere finiscono per rispedire al mittente il messaggio. Sbaglia, Riccardi: i cristiani mediorientali non sono sciocchi né carne da macello per la politica imperialista occidentale.
I cristiani del Mediterraneo sanno bene che c’è un Islam che salva il cristianesimo. E’ l’Islam dell’Hezbollah: i soldati del “partito di Dio” ovunque arrivino a liberare monasteri e chiese, dove in molti casi si parla ancora l’aramaico, issano la bandiera gialla e verde del movimento sciita. Nel Vicino Oriente quella bandiera ha un solo universale significato: resistenza totale all’imperialismo sionista.
Ma non è solo l’Islam del “partito di Dio” che accorre a salvare il cristianesimo. E’ anche l’Islam del generale persiano Qassem Soleimani, e tutti i cristiani del Vicino Oriente ben sanno che un numero assai elevato di giovani volontari iraniani e pasdaran, prima dell’intervento russo, andarono in Siria a morire non solo per difendere sciiti e alawiti, ma anche i cristiani. E’l’Islam di Mamhud Ahmadinejad che a ogni sacra ricorrenza cristiana si reca devotamente nella chiesa cattolica di Tehran.
I cristiani del Mediterraneo sanno bene che c’è un Islam che salva il cristianesimo. E’ l’Islam dell’Hezbollah: i soldati del “partito di Dio” ovunque arrivino a liberare monasteri e chiese, dove in molti casi si parla ancora l’aramaico, issano la bandiera gialla e verde del movimento sciita. Nel Vicino Oriente quella bandiera ha un solo universale significato: resistenza totale all’imperialismo sionista.
Per il Patriarca della Chiesa ortodossa russa Kirill quella siriana è una "guerra santa" |
Di fronte a tutto questo tornano in mente le parole del Goethe, il genio geopolitico e geospirituale che ci ha lasciato il Divano occidentale-orientale, secondo cui gli ultimi fedeli cristiani rimasti sulla terra avrebbero spiritualmente militato sotto le insegne di Muhammad e avrebbero recitato il “tawhid”.
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3 commenti:
Posso testimoniare per visione diretta che la cosa non riguarda solo Hezbollah e gli sciti, ma che il sincretismo islamico-cristiano è diffuso in Siria fra i musulmani in generale. In un mio viaggio nel 2009 ho visto musulmani e cristiani indifferentemente in pellegrinaggio alla Madonna col Bambino di Saiydinaya (che la tradizione vuole dipinta da S. Luca). A Maloula, sul sentiero che porta alla grotta di S. Tecla martire, i pellegrini erano per lo più musulmani.
Gli Hezbollah sono morti per difendere le comunità cristiane però
Andare a combattere e morire (Soleimani, Hezbollah, Assad ) per difendere anche la comunita cristiana, non è lo stesso che andare in pellegrinaggio, con tutto massimo rispetto per pellegrini. Luigi Orsolini
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