[ 17 aprile 2019 ]
Il settimanale LEFT, che non a caso si vanta di essere "l'Unico giornale di sinistra", è un vero e proprio ricettacolo di sinistrismo europeista e antinazionale.
Il numero in edicola, ad esempio, da la parola all'illustre Luciano Canfora, la cui sterminata cultura, lo confessiamo, ci fa a volte dimenticare le sue conclamate simpatie sioniste.
Citiamo queste sue simpatie poiché ci sembra esse stridano brutalmente con la sua professione di fede laicista e cosmopolitica. Se c'è uno stato anti-cosmopolitico è infatti proprio Israele, fondato sull'apartheid degli arabi-palestinesi, e che per di più rivendica come essenziale, in barba ai principi del laicismo, il proprio "carattere ebraico".
Il Canfora dovrebbe chiedersi coma mei ,—visto che non risparmia accuse al vetriolo contro il "governo sovranista" ed anzitutto contro la sua caricatura leghista —, nella difesa dello stato ultra-nazionalista e super-sovranista israeliano, si trovi proprio a fianco di Matteo Salvini.
LEFT intervista Canfora, ma si guarda bene dal chiedergli come possano stare assieme il diavolo e l'acqua santa, la solidarietà con Israele e il suo cosmopolitismo. Gli fa invece un'intervista sdraiata il cui incipit è tutto un programma:
Il settimanale LEFT, che non a caso si vanta di essere "l'Unico giornale di sinistra", è un vero e proprio ricettacolo di sinistrismo europeista e antinazionale.
Il numero in edicola, ad esempio, da la parola all'illustre Luciano Canfora, la cui sterminata cultura, lo confessiamo, ci fa a volte dimenticare le sue conclamate simpatie sioniste.
UN COSMPOLITISMO BIFORCUTO
Citiamo queste sue simpatie poiché ci sembra esse stridano brutalmente con la sua professione di fede laicista e cosmopolitica. Se c'è uno stato anti-cosmopolitico è infatti proprio Israele, fondato sull'apartheid degli arabi-palestinesi, e che per di più rivendica come essenziale, in barba ai principi del laicismo, il proprio "carattere ebraico".
Il Canfora dovrebbe chiedersi coma mei ,—visto che non risparmia accuse al vetriolo contro il "governo sovranista" ed anzitutto contro la sua caricatura leghista —, nella difesa dello stato ultra-nazionalista e super-sovranista israeliano, si trovi proprio a fianco di Matteo Salvini.
LEFT intervista Canfora, ma si guarda bene dal chiedergli come possano stare assieme il diavolo e l'acqua santa, la solidarietà con Israele e il suo cosmopolitismo. Gli fa invece un'intervista sdraiata il cui incipit è tutto un programma:
«C'era nel pensiero degli anarchici («La mia patria è il mondo intero», scriveva Pietro Gori), ma c’era – in chiave ancor più rivoluzionaria perché collettiva – nel pensiero marxiano «proletari di tutto il mondo unitevi». Provocatoriamente potremmo dire anche che il cosmopolitismo è sempre stato un tratto distintivo ed evolutivo di Homo sapiens. La nostra specie è da sempre naturalmente nomade. Non solo per bisogno. Ma anche per curiosità, per esigenza di conoscenza dell’altro e di ampliamento dei propri orizzonti, come ci insegnano gli antropologi. Ma in tempi di rigurgiti nazionalisti e sovranisti come quelli che stiamo vivendo, la parola cosmopolitismo ci appare sempre più necessaria, da riscoprire, nel suo senso più profondo».
Non solo, dunque l'omologia tra cosmopolitismo liberale e l'internazionalismo (che una volta, appunto, per distinguerlo da quello borghese si aggettivata con "proletario"), ma la supercazzola secondo cui “ll cosmopolitismo è sempre stato un tratto distintivo ed evolutivo di Homo sapiens", confondendo il nomadismo primordiale con lo stadio di civiltà della polis.
Seguendo questa falsariga e tracciato il perimetro potete immaginarvi quale melensa litania dell'accoglienza e quali osanna al nomadismo svolga il Canfora.
Non è di lui che tuttavia vogliamo occuparci, bensì dell'ultima strabiliante trovata di tal Antonio Rinaldis [nella foto accanto] —non perdetevi la "s" altrimenti lo confondete con l'amico Antonio Rinaldi il quale, ahinoi, si è candidato con la Lega in vista delle europee.
In un articolo pubblicato sul LEFT del gennaio scorso, il nostro, dopo essersi lamentato che l'ordoliberisno "ha svuotato di senso il grande progetto storico e culturale europeo", e dopo aver preso atto che la putrefazione della sinistra ha lasciato campo libero " a movimenti e gruppi che si richiamano a valori decisamente reazionari", giunge a definire il governo giallo-verde "socialfascista". Sembrerebbe un grande sforzo di fantasia rispetto ad altre definizioni come "fascio-leghista", "populista reazionario" ecc.
Intanto è sintomatico che certi sinistrati, pur di non fare i conti col fenomeno populista in quanto espressione della rivolta politica non solo contro l'élite liberista, eurocratica e cosmopolitica, bensì contro essi stessi, fan finta di dimenticare il "piccolo" particolare che la forza principale del governo è costituita dal Movimento 5 stelle. Essi debbono omettere questo "particolare" così gli vien bene risolvere l'equazione e giustificare la loro accanita opposizione al governo Conte, col che sentirsi protetti nel grande fronte anti-populista a guida liberista.
Ma veniamo al"socialfascismo". Questa categoria, anzi, quest'epiteto venne adottato dai comunisti staliniani sul finire degli anni venti per definire i partiti socialdemocratici, quindi per respingere ogni fronte unito con loro in quanto il "socialfascismo era nemico più pericoloso del fascismo".
Ognuno capisce che questa definizione proto-staliniana appioppata al governo giallo-verde c'entra come i cavoli a merenda. Spacciata come scoperta non è altro che una supercazzola, buttata lì tanto per darsi delle arie da intellettuali. Rinaldis porta, a sostegno della sua trovata tre elementi che per lui caratterizzerebbero il social-fascismo giallo verde: la difesa del welfare, la xenofobia (anzi la xenopatia), un'etica cattolico-tradizionalista. Se è una foto, questa lo è, semmai, del salvinismo. Ciò a riprova dell'osssessione che impedisce ai sinistrati di vedere le differenze tra le due gambe del campo populista. Semplificare, fare anzi di tutt'erba un... fascio, oltre che sintomo di pochezza intellettuale (ammesso che ci sia onestà), è prova di cecità politica.
A di là della trovata cosmetica resta la sostanza, del sintagma l'aggettivo tronco "social" sta lì per proforma, mentre sostanziale il secondo, il "fascismo". Qual è dunque la differenza tra la definizione di Rinaldis e quella che va per la maggiore da Repubblica a certa estrema sinistra? Nessuna. Tant'è che il nostro ha affermato — in questo caso sì con tono staliniano ma di quello del periodo dei "fronti popolari" quando, dppo una gigantesca capriola, da Mosca si impose, in funzione antifascista, l'alleanza non solo con i socialdemocratici ma anche con la borghesia liberale —:
«Il socialfascismo è oggi il pericolo più serio che le democrazie occidentali stanno correndo».
Degno di nota dove egli abbia pronunciato questa sentenza, l'8 settembre scorso a Roma, in occasione della presentazione di Patria e Costituzione di Stefano Fassina.
C'è ancora tanta confusione sotto il cielo....
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3 commenti:
Sentenza pronunciata dalle parti patria e costituzione? Ma da quelle parti hanno già il soliti guai.
https://www.rinascitaitaliasocialista.it/blog/il-partito-che-non-ce-facciamo-il-punto-comunicato/
Prima hanno preso le distanze dal sovranismo storico e adesso scoprono di avere i soliti problemi di sinistrismo.
Già la dice lunga il fatto che per la testata usino la lingua dell' impero...
...in tempi nei quali é particolarmente violenta nello stuprare quotidianamente la nostra lingua italiana che necessiterebbe di essere difesa quanto più tenacemente possibile.
Vabbè dai... anche se fosse...
sempre meglio il social-fascismo
che l'antisocial-cosmopolitismo
o il capital-sinistronzismo
P.S
Mi raccomando alle europee tutti a votare
M5S e lega, anche turandoci il naso,
altrimenti le due cloache maxime PD e FI
fanno come lazzaro.
Poi abbiamo 4 anni di tempo per costruire
un'alternativa a sinistra.
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