[ 24 aprile 2018 ]
A pensar male... non si fa sempre peccato.
Fioramonti [nella foto], ministro dell'economia in pectore del M5S, si dichiara "keynesiano". Di certo non è un liberista. Ma questo non dice tutto su di lui. Recita la massima: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.
Le frequentazioni di questo Fioramonti sono come minimo inquietanti. Vedi sotto. Non ci risulta ci siano state da parte sua smentite...
"Il problema non è uscire dall’euro ma uscirne il più velocemente possibile".
Chi l’ha detto? Matteo Salvini? No. Giorgia Meloni? Neppure. Marine Le Pen? Neanche. Margaret Thatcher? Ma per carità, lei nell'euro non c’è nemmeno voluta entrare.
La frase incriminata la pronunciò Beppe Grillo nel 2014 quando il Movimento 5 Stelle rappresentava la rottura col sistema di potere tecnocratico dell’élite globalista; quando l’uscita dall’euro e la critica radicale al sistema Ue erano i capisaldi dei grillini e dei loro leader: da Di Maio a Di Battista. In quel tempo il Movimento di Grillo preparava il referendum per l’uscita dalla moneta unica e pianificava visioni di aperta critica all'Europa e alle politiche di austerity.
Oggi è tutto cambiato: il Movimento 5 Stelle ha totalmente ri-orientato il suo programma: prima affermando, con il suo candidato Premier Di Maio, che "non è più il momento di uscire dall'euro"; poi inserendo alcuni tasselli nel programma elettorale come quello dell’abbattimento del debito/Pil del 40% in 10 anni. Ma come è possibile che il M5S avrebbe oggi un programma economico che sembra quello di Emma Bonino e dei tecnocrati europei?
La risposta potrebbe essere trovata nella figura del nuovo guru economico scelto da Di Maio e dai grillini: Lorenzo Fioramonti economista il cui profilo è stato scandagliato sul sito del Movimento Roosevelt.
Fioramonti, economista liberal e probabile futuro ministro nel caso di un governo a Cinque Stelle, insegna nell'Università di Pretoria, ha lavorato per la Fondazione Rockfeller e scrive su Open Democracy il sito Web emanazione della Open Society di George Soros e finanziato da Istituzioni come la Fondazione Ford e il National Endowment for Democracy (la Fondazione del Congresso Usa per promuovere "i cambiamenti politici" nel mondo). Nel 2014 è stato insignito della Cattedra Unesco-Unu in "Integrazione regionale, Migrazione e libera circolazione delle persone". I suoi libri hanno la prefazione di Enrico Giovannini, economista dell’establishment, già ministro del governo Letta, membro del Club di Roma e del European Political Strategy Centre della Commissione europea, con cui lo stesso Fioramonti collabora.
Insomma, un economista i cui studi sul Pil vengono considerati innovativi ma molto lontano dalle posizioni eretiche della prima fase del Movimento. Un economista legato ai centri del potere economico e dell’establishment tecnocratico. Questo spiegherebbe la normalizzazione del M5S in linea con la scelta di candidare Luigi Di Maio volto tranquillizzante dei grillini e politico sufficientemente impreparato da poter essere plasmato ad immagine dei nuovi padroni del Movimento. E forse, questo cambiamento radicale da forza politica rivoluzionaria a forza moderata ben voluta dall’élite, che spiega il recente e improvviso distacco di Beppe Grillo dal percorso del gruppo Casaleggio e del partito.
A pensar male... non si fa sempre peccato.
Fioramonti [nella foto], ministro dell'economia in pectore del M5S, si dichiara "keynesiano". Di certo non è un liberista. Ma questo non dice tutto su di lui. Recita la massima: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.
Le frequentazioni di questo Fioramonti sono come minimo inquietanti. Vedi sotto. Non ci risulta ci siano state da parte sua smentite...
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Lorenzo Fioramonti, l'economista grillino amico dell’élite
Lorenzo Fioramonti è un economista liberal. Potrebbe fare il ministro in un governo M5S. Ha lavorato per la Fondazione Rockfeller e scrive per Soros
"Il problema non è uscire dall’euro ma uscirne il più velocemente possibile".
Chi l’ha detto? Matteo Salvini? No. Giorgia Meloni? Neppure. Marine Le Pen? Neanche. Margaret Thatcher? Ma per carità, lei nell'euro non c’è nemmeno voluta entrare.
La frase incriminata la pronunciò Beppe Grillo nel 2014 quando il Movimento 5 Stelle rappresentava la rottura col sistema di potere tecnocratico dell’élite globalista; quando l’uscita dall’euro e la critica radicale al sistema Ue erano i capisaldi dei grillini e dei loro leader: da Di Maio a Di Battista. In quel tempo il Movimento di Grillo preparava il referendum per l’uscita dalla moneta unica e pianificava visioni di aperta critica all'Europa e alle politiche di austerity.
Oggi è tutto cambiato: il Movimento 5 Stelle ha totalmente ri-orientato il suo programma: prima affermando, con il suo candidato Premier Di Maio, che "non è più il momento di uscire dall'euro"; poi inserendo alcuni tasselli nel programma elettorale come quello dell’abbattimento del debito/Pil del 40% in 10 anni. Ma come è possibile che il M5S avrebbe oggi un programma economico che sembra quello di Emma Bonino e dei tecnocrati europei?
La risposta potrebbe essere trovata nella figura del nuovo guru economico scelto da Di Maio e dai grillini: Lorenzo Fioramonti economista il cui profilo è stato scandagliato sul sito del Movimento Roosevelt.
Fioramonti, economista liberal e probabile futuro ministro nel caso di un governo a Cinque Stelle, insegna nell'Università di Pretoria, ha lavorato per la Fondazione Rockfeller e scrive su Open Democracy il sito Web emanazione della Open Society di George Soros e finanziato da Istituzioni come la Fondazione Ford e il National Endowment for Democracy (la Fondazione del Congresso Usa per promuovere "i cambiamenti politici" nel mondo). Nel 2014 è stato insignito della Cattedra Unesco-Unu in "Integrazione regionale, Migrazione e libera circolazione delle persone". I suoi libri hanno la prefazione di Enrico Giovannini, economista dell’establishment, già ministro del governo Letta, membro del Club di Roma e del European Political Strategy Centre della Commissione europea, con cui lo stesso Fioramonti collabora.
Insomma, un economista i cui studi sul Pil vengono considerati innovativi ma molto lontano dalle posizioni eretiche della prima fase del Movimento. Un economista legato ai centri del potere economico e dell’establishment tecnocratico. Questo spiegherebbe la normalizzazione del M5S in linea con la scelta di candidare Luigi Di Maio volto tranquillizzante dei grillini e politico sufficientemente impreparato da poter essere plasmato ad immagine dei nuovi padroni del Movimento. E forse, questo cambiamento radicale da forza politica rivoluzionaria a forza moderata ben voluta dall’élite, che spiega il recente e improvviso distacco di Beppe Grillo dal percorso del gruppo Casaleggio e del partito.
* Fonte: IL GIORNALE
1 commento:
5 stelle. Le stelle di Soros in Italia.
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