[ 20 gennaio 2018 ]
Siamo alla seconda scheda sulle elezioni. Siamo alla seconda lista di estrema sinistra, quella del Partito Comunista, leader Marco Rizzo.
Cosa dice su Unione europea ed euro il programma elettorale del Partito Comunista? Non c'è ancora traccia del programma elettorale, ma supponiamo (fino a prova contraria, vedremo) non ci saranno cose diverse da quelle contenute nel programma del partito adottato dal II. congresso del gennaio 2017.
Contrariamente alla lista Per una Sinistra Rivoluzionaria, che della Ue ha parlato solo di striscio e in modo facilone, il Partito Comunista, almeno nel programma di partito, gli dedica una parte sostanziosa, tutto il punto 21. Più sotto riportiamo l'intero capitolo. Ma qual'è il succo? E' ben indicato nella premessa al programma. Sentiamo:
Ma... c'è un piccolo problema, e si chiama astrattismo dottrinario.
In pratica, e questo sarà più chiaro leggendo il capitolo 21 del programma (più sotto) si chiede sì l'uscita dall'Unione e dall'eurozona, ma rimandata alle calende greche, ovvero attraverso e solo attraverso una... rivoluzione socialista.
Nessuna via intermedia, nessun programma di fase o di transizione —tutte cose liquidate come "gradualismo". O se ne esce con la rivoluzione socialista o niente, anzi peggio, il rischio è che se ne esca a destra, con rotture nazionalistiche, che questo partito condanna in ogni forma.
Ed infatti si rifugge come la peste dal rivendicare al nostro Paese la sovranità nazionale. Un tabù totale. Questo partito è anzi più categorico e, in questo in maniera del tutto simile ai trotskysti e alle altre correnti estremistiche, considera la battaglia per la sovranità nazionale, come un servizio al "capitale monopolistico nazionale" e un tradimento della causa socialista. Leggiamo infatti al capitolo 36 del programma:
«L’Unione Europea
[21] L’Unione Europea rappresenta un polo imperialista costruito sulla base degli interessi del grande capitale monopolistico europeo, attraverso una serie di compromessi tra le forze nazionali che lo compongono. Nella necessità di una vasta apertura dei mercati oltre i confini nazionali le classi dominanti europee hanno realizzato un’unità economica che oggi dispiega appieno, anche attraverso le proprie strutture politiche, l’attacco alle classi popolari e il rafforzamento degli interessi del capitale. L’Unione Europea rappresenta una struttura internazionale irriformabile, sorta per le esigenze strutturali del capitale e guidata da forze imperialiste. Oggi oltre il 70% delle misure approvate in Italia sono frutto di direttive e leggi europee. E’ in esse e nelle raccomandazioni degli organismi della UE che sono contenute le linee guida per le politiche antipopolari, per il trasferimento di capitali alla grande finanza, per la privatizzazione dei servizi pubblici, per gli incrementi della produttività sul lavoro, la riduzione salariale, l’innalzamento dell’età pensionabile, i vincoli di bilancio per il rientro sul debito pubblico ecc… Per questa ragione, i comunisti ribadiscono che ogni processo di integrazione dei popoli europei è possibile solo sulle ceneri dell'Europa del capitale, ossia dell’Unione Europea e che non esiste alcuna possibilità di mutare questa struttura in favore delle classi popolari. Occorre quindi uscire dall'Unione Europea, ma occorre farlo abbattendo il potere borghese, attraverso l'instaurazione del potere operaio, che concentri nelle mani del popolo la proprietà e il controllo dei mezzi di produzione. La partecipazione dei Comunisti al Parlamento Europeo e la lotta parlamentare, quando possibili, sono doverose, ma devono essere tese alla disarticolazione, non alla gestione, dell'Europa imperialista, sfruttando al massimo le residue possibilità di visibilità e diritto di tribuna che ancora rimangono. [22] Oggi è invalsa la tendenza a dare alla UE delle “nobili radici ideali”, che sarebbero state poi successivamente “tradite”, legando il processo di formazione dell’Unione agli ideali del Manifesto di Ventotene e alla figura di Spinelli. Questo argomento viene spesso riutilizzato dai governi di sinistra per abbellire le proprie richieste di maggiori margini di flessibilità nelle politiche europee, ma anche dai partiti socialisti e della Sinistra Europea per giustificare il loro orizzonte europeista. Certamente l’Europa di oggi non è quella immaginata da Spinelli, ma i comunisti, devono ribadire con nettezza che la costruzione di illusioni idealistiche sulla natura del processo unitario europeo deve essere rigettata senza appello, e con essa condannata come irrealistica ed errata la stessa prospettiva del Manifesto di Ventotene. Non è un caso che il movimento comunista internazionale condannò i primi passi della costruzione della UE, ossia la creazione del mercato comune europeo negli anni ’50, sostenendo che nessun futuro di pace e progresso era possibile in un’alleanza imperialista guidata dal potere dei grandi monopoli. Questa posizione portò il PCI – che aveva espulso Spinelli molti anni prima per insanabili divergenze con la linea strategica e la concezione teorica dei comunisti – ad essere l’unico partito in Italia a votare contro l’ingresso del nostro paese nella UE. Le “nobili radici” o le “radici di sinistra” alla base della UE, furono già denunciate e condannate dai comunisti in quegli anni, che videro chiaramente quali sarebbero stati gli effetti dannosi per le classi popolari e come il processo di unificazione europea si sarebbe convertito in una delega in bianco ai grandi monopoli e ai loro interessi, dotandoli di uno strumento formidabile per incrementare i loro profitti a scapito dei popoli europei. 16 [23] Il contesto internazionale, l’acuirsi delle competizioni interimperialistiche comportano la sempre maggiore richiesta di incrementare il processo di unificazione europea, attraverso l’aumento della cooperazione tra stati nei più svariati settori, compreso quello della difesa interna ed esterna. I comunisti condannano questi provvedimenti che hanno come scopo ultimo quello di dotare la UE, e dunque il potere dei monopoli europei, di più efficaci strumenti di repressione del conflitto di classe e incrementarne l’aggressività sul piano internazionale. Tali processi ricevono appoggi inaspettati anche da suggestioni dal presunto carattere “antimperialista”, che confondendo la reale portata dell’imperialismo, e riducendolo agli USA, spingono per una maggiore “autonomia” della UE rispetto agli Stati Uniti, incoraggiando la costituzione di un esercito comune europeo e di meccanismi di difesa autonomi. Si tratta di suggestioni errate, come di quanti opportunisticamente finirono per appoggiare il processo di integrazione europea come sganciamento dagli USA. Tutte queste teorie devono essere smascherate riconducendo l’analisi a partire dal terreno dei rapporti di produzione. Oggi l’asse tra USA e UE si mantiene per interessi dei settori maggioritari del capitale monopolistico europeo e statunitense. E’ possibile che in futuro tale asse venga ad allentarsi, come in alcuni casi già si intravede, nel contesto della competizione interimperialistica e di maggiori guadagni da una politica più autonoma. Ciò non muterebbe il carattere imperialistico del ruolo della UE né il carattere degli interessi che essa difende e delle politiche che attua. Allo stesso tempo va respinta ogni forma di maggiore integrazione “politica” spesso accompagnata da discorsi di “democratizzazione” delle strutture della UE, di “ritorno alle concezioni originarie”, discorsi propagandati proprio dalle forze socialdemocratiche e opportuniste le quali finiscono per prestare il fianco al processo di strutturazione e rafforzamento del potere del capitale, coprendolo di argomentazioni apparentemente democratiche per legare intorno a ciò il consenso di settori popolari. Maggiori poteri al Parlamento, non porterebbero alcun reale cambiamento nella struttura della UE, la maggiore o minore “democrazia” delle strutture europee è connessa solamente all’interesse immediato del capitale. [24] Sono da rifiutare come false e fuorvianti le posizioni opportuniste della sinistra borghese che vaneggiano di un presunto “conflitto tra Nord e Sud” o, peggio ancora, di processi neo-coloniali in atto all'interno delle unioni imperialiste in generale e dell'Unione Europea in particolare. Questa errata concezione dimentica che ogni borghesia nazionale partecipa allo sfruttamento del proletariato e al saccheggio del proprio e degli altri paesi in proporzione alla sua collocazione nella piramide imperialista e ai rapporti di forza esistenti al suo interno. Se si esaminano i dati a disposizione, ad esempio, sulle privatizzazioni imposte alla Grecia dalla Troika, risulta evidente come a trarne profitto, oltre al capitale internazionale, siano state anche le grandi concentrazioni monopolistiche private della stessa Grecia. Non considerare questa realtà, alla fine, porta all'abbandono della linea rivoluzionaria, alla complicità con il capitale nazionale e al sostegno delle sue politiche antipopolari, condotte in nome di una maggiore competitività internazionale, in modo analogo a quello che indusse molti partiti della II Internazionale a sostenere la propria borghesia nazionale durante la Prima Guerra Mondiale. Devono essere rispedite al mittente anche quelle teorie circa la possibilità di unioni internazionali del Sud Europa, quale sia il loro carattere. A volte si sono fatti a sinistra paragoni con la condizione sudamericana compiendo il doppio errore di voler riportare su un contesto differente esperienze nate in un diverso continente, e di non intendere neanche pienamente i limiti di quelle esperienze che oggi si rendono sempre più palesi. Non si capirebbe su quali basi economiche dovrebbero essere fondate queste unioni alimentate da scambi mutualistici e liberi, che sono semplicemente impossibili nel mantenimento dei rapporti di produzione capitalistici, indipendentemente dal grado più o meno elevato quantitativamente del potere dei monopoli di questi paesi».
Siamo alla seconda scheda sulle elezioni. Siamo alla seconda lista di estrema sinistra, quella del Partito Comunista, leader Marco Rizzo.
Cosa dice su Unione europea ed euro il programma elettorale del Partito Comunista? Non c'è ancora traccia del programma elettorale, ma supponiamo (fino a prova contraria, vedremo) non ci saranno cose diverse da quelle contenute nel programma del partito adottato dal II. congresso del gennaio 2017.
Contrariamente alla lista Per una Sinistra Rivoluzionaria, che della Ue ha parlato solo di striscio e in modo facilone, il Partito Comunista, almeno nel programma di partito, gli dedica una parte sostanziosa, tutto il punto 21. Più sotto riportiamo l'intero capitolo. Ma qual'è il succo? E' ben indicato nella premessa al programma. Sentiamo:
«I comunisti devono lottare senza tregua contro unioni e alleanze imperialiste. Una lotta che, partendo dalla convinzione della non riformabilità di questi conglomerati, pone i comunisti come irriducibili avversari di alleanze strutturalmente funzionali alla compressione dei diritti e delle condizioni di vita delle masse popolari, ma avversari anche di tutte le forze politiche che con connotazioni di destra, sinistra, centro operano di fatto per la difesa di queste alleanze e l’illusione sulla loro riformabilità. (...) Il Partito Comunista lotta per l’uscita dell’Italia dalla Nato, dalla UE e da qualsiasi altra forma di alleanza interstatale dominata dal potere dei monopoli. In particolare ribadiamo in questo documento la nostra completa avversione di fronte all’Unione Europea».Una posizione di principio coerente per un partito che proclama di voler abbattere il capitalismo in ogni sua forma. E' intuitivo che chi si batta per la rivoluzione socialista sia contrario ad ogni conglomerato inter-statale o sovranazionale di paesi capitalistici, tanto più se imperialisti. Onore al merito, visto che tutti gli altri partiti e movimenti della sinistra radicale si guardano bene dall'esprimersi con la medesima chiarezza e determinazione.
Ma... c'è un piccolo problema, e si chiama astrattismo dottrinario.
In pratica, e questo sarà più chiaro leggendo il capitolo 21 del programma (più sotto) si chiede sì l'uscita dall'Unione e dall'eurozona, ma rimandata alle calende greche, ovvero attraverso e solo attraverso una... rivoluzione socialista.
Marco Rizzo |
Nessuna via intermedia, nessun programma di fase o di transizione —tutte cose liquidate come "gradualismo". O se ne esce con la rivoluzione socialista o niente, anzi peggio, il rischio è che se ne esca a destra, con rotture nazionalistiche, che questo partito condanna in ogni forma.
Ed infatti si rifugge come la peste dal rivendicare al nostro Paese la sovranità nazionale. Un tabù totale. Questo partito è anzi più categorico e, in questo in maniera del tutto simile ai trotskysti e alle altre correnti estremistiche, considera la battaglia per la sovranità nazionale, come un servizio al "capitale monopolistico nazionale" e un tradimento della causa socialista. Leggiamo infatti al capitolo 36 del programma:
«Riteniamo altresì pericolosamente sbagliate la concezione gradualistica del processo rivoluzionario e la nozione di “socialismo di mercato”, che la teoria del Socialismo del XXI Secolo condivide. Abbiamo già sottolineato precedentemente come l'idea che l'emancipazione sociale debba prima passare attraverso l'emancipazione nazionale, anziché marciare di pari passo, sia del tutto infondata e porti, in nome dell'indipendenza e della sovranità, a sostenere di fatto il capitale monopolistico nazionale, allontanando la prospettiva socialista».Vi lasciamo dunque alla lettura del capitolo dedicato all'Unione europea:
«L’Unione Europea
[21] L’Unione Europea rappresenta un polo imperialista costruito sulla base degli interessi del grande capitale monopolistico europeo, attraverso una serie di compromessi tra le forze nazionali che lo compongono. Nella necessità di una vasta apertura dei mercati oltre i confini nazionali le classi dominanti europee hanno realizzato un’unità economica che oggi dispiega appieno, anche attraverso le proprie strutture politiche, l’attacco alle classi popolari e il rafforzamento degli interessi del capitale. L’Unione Europea rappresenta una struttura internazionale irriformabile, sorta per le esigenze strutturali del capitale e guidata da forze imperialiste. Oggi oltre il 70% delle misure approvate in Italia sono frutto di direttive e leggi europee. E’ in esse e nelle raccomandazioni degli organismi della UE che sono contenute le linee guida per le politiche antipopolari, per il trasferimento di capitali alla grande finanza, per la privatizzazione dei servizi pubblici, per gli incrementi della produttività sul lavoro, la riduzione salariale, l’innalzamento dell’età pensionabile, i vincoli di bilancio per il rientro sul debito pubblico ecc… Per questa ragione, i comunisti ribadiscono che ogni processo di integrazione dei popoli europei è possibile solo sulle ceneri dell'Europa del capitale, ossia dell’Unione Europea e che non esiste alcuna possibilità di mutare questa struttura in favore delle classi popolari. Occorre quindi uscire dall'Unione Europea, ma occorre farlo abbattendo il potere borghese, attraverso l'instaurazione del potere operaio, che concentri nelle mani del popolo la proprietà e il controllo dei mezzi di produzione. La partecipazione dei Comunisti al Parlamento Europeo e la lotta parlamentare, quando possibili, sono doverose, ma devono essere tese alla disarticolazione, non alla gestione, dell'Europa imperialista, sfruttando al massimo le residue possibilità di visibilità e diritto di tribuna che ancora rimangono. [22] Oggi è invalsa la tendenza a dare alla UE delle “nobili radici ideali”, che sarebbero state poi successivamente “tradite”, legando il processo di formazione dell’Unione agli ideali del Manifesto di Ventotene e alla figura di Spinelli. Questo argomento viene spesso riutilizzato dai governi di sinistra per abbellire le proprie richieste di maggiori margini di flessibilità nelle politiche europee, ma anche dai partiti socialisti e della Sinistra Europea per giustificare il loro orizzonte europeista. Certamente l’Europa di oggi non è quella immaginata da Spinelli, ma i comunisti, devono ribadire con nettezza che la costruzione di illusioni idealistiche sulla natura del processo unitario europeo deve essere rigettata senza appello, e con essa condannata come irrealistica ed errata la stessa prospettiva del Manifesto di Ventotene. Non è un caso che il movimento comunista internazionale condannò i primi passi della costruzione della UE, ossia la creazione del mercato comune europeo negli anni ’50, sostenendo che nessun futuro di pace e progresso era possibile in un’alleanza imperialista guidata dal potere dei grandi monopoli. Questa posizione portò il PCI – che aveva espulso Spinelli molti anni prima per insanabili divergenze con la linea strategica e la concezione teorica dei comunisti – ad essere l’unico partito in Italia a votare contro l’ingresso del nostro paese nella UE. Le “nobili radici” o le “radici di sinistra” alla base della UE, furono già denunciate e condannate dai comunisti in quegli anni, che videro chiaramente quali sarebbero stati gli effetti dannosi per le classi popolari e come il processo di unificazione europea si sarebbe convertito in una delega in bianco ai grandi monopoli e ai loro interessi, dotandoli di uno strumento formidabile per incrementare i loro profitti a scapito dei popoli europei. 16 [23] Il contesto internazionale, l’acuirsi delle competizioni interimperialistiche comportano la sempre maggiore richiesta di incrementare il processo di unificazione europea, attraverso l’aumento della cooperazione tra stati nei più svariati settori, compreso quello della difesa interna ed esterna. I comunisti condannano questi provvedimenti che hanno come scopo ultimo quello di dotare la UE, e dunque il potere dei monopoli europei, di più efficaci strumenti di repressione del conflitto di classe e incrementarne l’aggressività sul piano internazionale. Tali processi ricevono appoggi inaspettati anche da suggestioni dal presunto carattere “antimperialista”, che confondendo la reale portata dell’imperialismo, e riducendolo agli USA, spingono per una maggiore “autonomia” della UE rispetto agli Stati Uniti, incoraggiando la costituzione di un esercito comune europeo e di meccanismi di difesa autonomi. Si tratta di suggestioni errate, come di quanti opportunisticamente finirono per appoggiare il processo di integrazione europea come sganciamento dagli USA. Tutte queste teorie devono essere smascherate riconducendo l’analisi a partire dal terreno dei rapporti di produzione. Oggi l’asse tra USA e UE si mantiene per interessi dei settori maggioritari del capitale monopolistico europeo e statunitense. E’ possibile che in futuro tale asse venga ad allentarsi, come in alcuni casi già si intravede, nel contesto della competizione interimperialistica e di maggiori guadagni da una politica più autonoma. Ciò non muterebbe il carattere imperialistico del ruolo della UE né il carattere degli interessi che essa difende e delle politiche che attua. Allo stesso tempo va respinta ogni forma di maggiore integrazione “politica” spesso accompagnata da discorsi di “democratizzazione” delle strutture della UE, di “ritorno alle concezioni originarie”, discorsi propagandati proprio dalle forze socialdemocratiche e opportuniste le quali finiscono per prestare il fianco al processo di strutturazione e rafforzamento del potere del capitale, coprendolo di argomentazioni apparentemente democratiche per legare intorno a ciò il consenso di settori popolari. Maggiori poteri al Parlamento, non porterebbero alcun reale cambiamento nella struttura della UE, la maggiore o minore “democrazia” delle strutture europee è connessa solamente all’interesse immediato del capitale. [24] Sono da rifiutare come false e fuorvianti le posizioni opportuniste della sinistra borghese che vaneggiano di un presunto “conflitto tra Nord e Sud” o, peggio ancora, di processi neo-coloniali in atto all'interno delle unioni imperialiste in generale e dell'Unione Europea in particolare. Questa errata concezione dimentica che ogni borghesia nazionale partecipa allo sfruttamento del proletariato e al saccheggio del proprio e degli altri paesi in proporzione alla sua collocazione nella piramide imperialista e ai rapporti di forza esistenti al suo interno. Se si esaminano i dati a disposizione, ad esempio, sulle privatizzazioni imposte alla Grecia dalla Troika, risulta evidente come a trarne profitto, oltre al capitale internazionale, siano state anche le grandi concentrazioni monopolistiche private della stessa Grecia. Non considerare questa realtà, alla fine, porta all'abbandono della linea rivoluzionaria, alla complicità con il capitale nazionale e al sostegno delle sue politiche antipopolari, condotte in nome di una maggiore competitività internazionale, in modo analogo a quello che indusse molti partiti della II Internazionale a sostenere la propria borghesia nazionale durante la Prima Guerra Mondiale. Devono essere rispedite al mittente anche quelle teorie circa la possibilità di unioni internazionali del Sud Europa, quale sia il loro carattere. A volte si sono fatti a sinistra paragoni con la condizione sudamericana compiendo il doppio errore di voler riportare su un contesto differente esperienze nate in un diverso continente, e di non intendere neanche pienamente i limiti di quelle esperienze che oggi si rendono sempre più palesi. Non si capirebbe su quali basi economiche dovrebbero essere fondate queste unioni alimentate da scambi mutualistici e liberi, che sono semplicemente impossibili nel mantenimento dei rapporti di produzione capitalistici, indipendentemente dal grado più o meno elevato quantitativamente del potere dei monopoli di questi paesi».
21 commenti:
Non dimentichiamoci che il "leader" Rizzo che ha stilato il programma del PC era lo stesso che votava la fiducia al governo D'Alema mentre faceva bombardare la Iugoslavia. Era lo stesso che faceva accordicchi di governo locale e nazionale con gli attentatori della costituzione e i golpisti finanziari (Prodi Ciampi Amato etc) che ci hanno trascinati nel fango dell'Eurocrazia. Con Rizzo bisogna usare le stesse parole che Lenin usava con Kautsky e i dirigenti della socialdemocrazia tedesca che votava i crediti di guerra nel 1914: "RINNEGATO"
Mauro P.
Il PC di Rizzo? L'ultimo cascame dello stalinismo italiano!! Ho partecipato ad un loro confronto per l'anniversario della rivoluzione d'Ottobre e c'era da sbellicarsi dalle risate!!! Faccio l'elenco delle loro perle: totale rivendicazione dell'esperienza positiva dello stalinismo; le grandi purghe del 36-37 che hanno fatto fuori 500.000 comunisti, interpretate come una necessita' storica per portare a compimento la rivoluzione; niente di sconvolgente se il comitato centrale di Lenin e' stato decimato dall'NKVD di Beria, Iezov e Vishinsky; Trotsky il grande artefice dell'armata rossa e della vittoria contro i Bianchi presentato come un avventuriero controrivoluzionario e nemico del popolo; l'Urss, pur nei suoi limiti, avrebbe realizzato il socialismo sotto Stalin. La controrivoluzione sarebbe iniziata con Krusciov dopo il XX congresso del 1956 che denuncio' i crimini di Stalin etc etc etc. Tutte questi giudizi "assennati" sarebbero stati pronunciati dal relatore Aldo Bernardini e dal vicesegretario nazionale della loro sezione giovanile Spena. Roba da matti!!!!
Mauro P.
Io credo che, al netto delle differenze e delle acute osservazioni sui limiti dell'approccio ideologico "comunista", la posizione espressa da questo partito sia l'unica a possedere i requisiti minimi per avere un nostro appoggio. Intorno c'è il vuoto, diciamolo
Se non sbaglio c'è stata una proposta di apparentamento con PaP che però è stata rifiutata da quest'ultimo.
Il PC di Rizzo era l'unico a poter contendere in PaP l'egemonia a Rifondazione Liberista, che dal canto suo continua a mascherarsi dietro la retorica dei migranti e del pacifismo.
Ebbene,ognuno ha il suo Mastella, questi a seguito dello smembramento della vecchia DC ha fatto l'Udeur, Rizzo nel campo del comunismo storico novecentesco di matrice stalinista ha fatto questo PC. Entrambi hanno la stessa fisiognomica politicista e manovriera. Rizzo poi ha avuto una regressione teorica che solo psicanaliticamente puo' essere spiegata, forse un ritorno del rimosso. Mi riferisco alle posizioni che esprimeva ai tempi del movimento della rifondazione comunista. Dirigeva insieme a Vinci una rivista, comunisti oggi che nonostante il suo politicismo tentava di avere posizioni avanzate su di una eventuale rifondazione del comunismo come superamento del fallimento novecentesco: ospitava articoli di costanzo preve.
Ad oggi c'e' un dato su cui bisogna riflettere: il pc pur essendo molto verticistico, ha questo fronte della gioventu' comunista che sembra dargli molta compattezza e radicamento tra i giovani. Sembra un alter ego estetico di casa pound
Il Fronte della Gioventù Comunista è in effetti uno degli elementi di forza e di novità del PC. È forse l'unica formazione comunista ad avere un rapporto non mediato con la postmodernità, anche nella comunicazione. Per capirlo basta vedere questo video relativo alla manifestazione per il centenario della rivoluzione d'ottobre svoltasi l'11 novembre scorso: https://www.youtube.com/watch?v=uY4MrfIx8-E
È vero che Rizzo ha fatto errori in passato. Ma è altrettanto vero che ha fatto pubblicamente ammenda da tempo. Mi sembra ingiusto e forzato criticare il presente in nome del passato. Ribadisco quanto ho scritto qualche tempo fa in un altro commento: pure Mélenchon era nel Partito Socialista Francese all'epoca della guerra Nato alla Serbia ma questo non impedisce di valutare positivamente le sue posizioni politiche attuali.
Concordo con chi ha scritto che il Fronte della Gioventù Comunista è un'esperienza molto interessante. E' l'unica realtà giovanile della sinistra radicale italiana che cresce tra le giovani generazioni. Mentre alle assemblee ed ai cortei di Eurostop, Rifondazione, Pcl, ecc. all' 80% sono composti da persone over 50, nel Partito Comunista il rapporto è esattamente inverso. In questo è vero che assomigliano a Casa pound, anche un pò nella grafica (molto curata) e nell'abile utilizzo dei social network. Insomma, una realtà politica che personalmente seguo con grande curiosità.
A me nel 2018 non interessa molto della divisione tra stalinisti e trotzkisti.
In ogni caso è indubitabile che attualmente in Italia chi si rifà al trotzkismo (Pcl, Sinistra Anticapitalista, Sinistra Classe Rivoluzione, Alternativa Comunista, ecc.) rifiuta di farsi carico della parola d'ordine dell'uscita da euro e UE e giudica i sovranisti dei fascisti mascherati. Per non parlare del tema migranti che vede i trotzkisti sostenere posizioni no borders tra le più estreme, a differenza del Partito Comunista di Rizzo che ha anche su quel tema una posizione più intelligente.
Anche se sono vere le osservazioni critiche mosse da Sollevazione al PC, ritengo che sia positivo che nella campagna elettorale ci sia almeno una lista di sinistra che comunque chiede in modo netto l'uscita da euro e UE. Sarebbe stato preoccupante lasciare solo alle destre estreme la battaglia antieurista. Da sovranista di sinistra e antifascista, alle prossime elezioni voterò la lista di Rizzo e dei ragazzi del FGC e spero che tutti voi farete altrettanto. Saluti!
La critica di Sollevazione è corretta anche se manca la conclusione esplicita sulla posizione da assumere verso PC.
Vero è che l'intransigenza del PC di Rizzo appare come un vincolo di sincronismo tra azione politica di emancipazione dall'imperialismo e rivoluzione comunista classica, ma il rifiuto teorico del gradualismo non significa la rinuncia di un avanzamento di posizione e rafforzamento di classe che sia coerente con le teorie marx-leniniste.
In breve, non si evince dai documenti pubblicati che l'uscita dalla UE debba necessariamente e da subito coincidere con l'entrata in un percorso di rivoluzione socialista e di presa del potere da parte del "proletariato" al di fuori delle regole della democrazia liberale.
Con queste osservazioni non intendo avallare nell'insieme la visione di PC ma solo sottolineare come sia l'unico partito di sinistra ad avere una posizione netta sul rifiuto di ogni ammiccamento alla UE e di ogni compromesso con essa.
Questo ha più di un valore simbolico per chi come noi si trova a difender la causa della sovranità popolare e nazionale dai deliri della sinistra defunta.
Se la questione fondamentale resta la sovranità nazionale premessa della sovranità democratica, cioè popolare, allora invito a riflettere: eventualmente fossero eletti in Parlamento non ci sarebbero altri testimoni No euro e no UE a sinistra, e di conseguenza, pur ammettendo le contraddizioni di natura analitica e strategica, PC sarebbe comunque funzionale alla causa della sovranità nazionale e andrebbe a mio avviso sostenuto.
Resta da chiedersi perché nessun altro di noi sia riuscito in cinque anni a costruire un soggetto politico antiglobalista e di ispirazione socialista.
Franz Altomare
A me sai cosa non va giu'? Essersi fatti fregare da "autostp" posizioni anti UE che noi esprimevamo gia' una 15cina di anni fa, quando erano ancora obnubilati dalla sinistra europea di bertinottiana memoria con la variante globalista di antonio negri detto toni. Non mi riferisco solo al livello nazionale di eurostop, ma a livello locale poteva esere un'occasione per condurre una battaglia politica senza tregua a destra e a manca per rivendicare la lotta contro l'euro: vero simbolo materiale del capitalismo europeo
addavenìbaffone....mi sa che altomare non frequenta quelli di Rizzo.Su certe cose, se ci parli, sono della stessa pasta degli altri movimenti di sinistra radicale: tipo antifascismo paranoico e rigetto della sovranità nazionale.... e poi tutto il senso del loro operato a me pare sia quello di gareggiare a chi è più comunista. tanta ideologia poco o niente riguardo al che fare qui e ora tutto rimandato come dice l'articolo al futuro lontano quando saremo tutti morti.
A tutti i lettori interessati e ai redattori di questo blog segnalo che il programma ufficiale del Partito Comunista per le elezioni politiche 2018 è consultabile qui: https://issuu.com/PC-agitprop/docs/programma_partito_comunista_elezion
Che ne pensate?
Non sono d'accordo con l'anonimo delle 14:43.
Sull'antifascismo i compagni del PC non mi sembra siano paranoici, anzi. Che io sappia, non hanno mai partecipato ai raduni antifa con le altre organizzazioni "sinistrate", e sul decreto Fiano sono stati gli unici tra i compagni a sostenere posizioni di questo tipo: "L'ex deputato Marco Rizzo, ora segretario del Partito Comunista, attacca il Pd: Gli amici dei padroni, che sono quelli al governo, gridano contro il fascismo ma finiscono per colpire le classi popolari e fanno risultare i fascisti simpatici", articolo completo qui: http://www.ilgiornale.it/news/politica/ora-dice-anche-compagno-rizzo-fascismo-non-si-batte-leggina-1420449.html
Ciò non toglie che l'antifascismo resti un valore fondante per i militanti comunisti. E sinceramente pure per me. Attenzione a non cadere nell'errore di definire antifascismo "paranoico" ogni antifascismo.
Quanto alla questione della sovranità nazionale è verissimo che il PC non ne fa una bandiera in sè, perchè sostiene che la sovranità nazionale se si resta confinati nell'ambito dei rapporti sociali capitalistici non serve all'emancipazione delle classi popolari. E su questo giustamente i compagni di Sollevazione sono critici. La cosa interessante, però, è che frequentando alcuni compagni del PC posso testimoniare che sono tutt'altro che ostili al concetto di Patria in chiave socialista. Conoscete qualche altra realtà nella sinistra italiana che porta in piazza il tricolore insieme alle bandiere rosse? Guardate questa bella foto (che invito Sollevazione a pubblicare): http://i1.wp.com/www.senzatregua.it/wp-content/uploads/2018/01/4-APRILE-25-aprile-roma.jpg
Scrive Franz Altomare "non si evince dai documenti pubblicati che l'uscita dalla UE debba necessariamente e da subito coincidere con l'entrata in un percorso di rivoluzione socialista e di presa del potere da parte del "proletariato" al di fuori delle regole della democrazia liberale." Leggendo il programma per le prossime elezioni politiche mi sembra che questo sia confermato.
Antonio Russo
Mi chiedo, ma dopo il crollo del comunismo storico novecentesco ed il fallimento di quel sistema sociale ha senso soffermarsi piu' di tanto sul pc di rizzo che ripropone un modello di organizzazione sconfitto dalla storia? Viviamo dal 91 una fase di transizione tra vecchio e nuovo senza riuscire a trovare un equilibrio tra fughe in avanzati o regressioni all'indietro. Il pc di rizzo nonostante i suoi buoni propositi anti UE rappresenta una regressione nel percorso di costruzione di una nuova ipotesi anticapitalista. Cio' non significa non dialogarci, ma bisogna avere ben chiara questa consapevolezza.
Credo che il discorso su PC vada visto nella prospettiva della sovranità nazionale.
Il punto non è se questo partito interpreti correttamente le contraddizioni storiche di questo capitalismo, che chiamiamo neoliberismo, ordoliberismo o finanzcapitalismo e se abbia elaborato una strategia credibile di consenso che non si rifugi nella testimonianza o nell'ortodossia anacronistica di un modello che se non ha funzionato allora e in quel luogo possa funzionare qui e adesso.
I punti deboli sono tanti e le critiche quasi tutte fondate, ad esclusione dell'antifascismo che non è né paranoico e né di maniera.
Ho modo di confrontarmi spesso con i ragazzi di FGC (che non sono affatto male) e di discutere con loro, anche perché ne ho due in casa.
A noi dovrebbe interessare adesso solo una questione: il PC sosterrebbe un eventuale futuro blocco anti EU e no euro
per una Italexit o si chiuderebbe all'interno di una opzione solipsistica vincolando l'opposizione attiva ad un'improbabile rivoluzione comunista?
In breve, per la causa della sovranità nazionale e popolare, il PC in Parlamento è utile, dannoso o inutile?
E questo che dovremmo chiederci ed è questa risposta chiara che ci aspettiamo da PC.
Franz Altomare
Niente è meno marxiano del settarismo. In Grecia la premeditata irrilevanza risulta più evidente perché ci sono Unità Popolare e Antarsya, ma ho pochi dubbi che siamo di fronte allo stesso modello del KKE: massimalismo verbale che assicura una renditina di posizione senza alcun impegno sul terreno concreto. Lapavitsas ha detto di recente: il KKE? E' come se non ci fosse.
Ciò detto, data l'arretratezza e la difficoltà della discussione a sinistra, può anche far comodo che qualcuno certe cose le dica.
"Niente è meno marxiano del settarismo". Sono d'accordo anonimo delle 22,14... su tutto quello che hai detto, compresa la conclusione.
Nel sovranismo costituzionale di sinistra c'è stato troppo pudore a pronunciare la parola sinistra e socialismo.
Si temeva di confondersi con gli altri.
Abdicare sul piano simbolico è stato però un errore.
Franz
FRANZ pone la giusta domanda ( principale )
«A noi dovrebbe interessare adesso solo una questione: il PC sosterrebbe un eventuale futuro blocco anti EU e no euro
per una Italexit o si chiuderebbe all'interno di una opzione solipsistica vincolando l'opposizione attiva ad un'improbabile rivoluzione comunista?»
La risposta è NO, il PC di Marco Rizzo non accetterà di far parte di alcun blocco popolare. Questo partito ha deciso di imitare il KKE di Grecia che infatti rifiuta ogni alleanza o fronte unito. Il settarismo del KKE, tanto per dire, si è spinto fino a votare scheda bianca al referendum in cui vinse il NO. Che Rizzo voglia fotocopiare il KKE lo ha dimostrato il 25 marzo 2017 quando non partecipò alla manifestazione di Eurostop contro il summit UE a Roma. Il PC fece una modestissima e grama manifestazione per fatti suoi a S.Lorenzo.
A quella principale Franz fa seguire quella secondaria:
«In breve, per la causa della sovranità nazionale e popolare, il PC in Parlamento è utile, dannoso o inutile?»
Il PC non pensiamo potrà superare la soglia del 3%.
La domanda vera comunque è: serva alla causa popolare e proletaria un frezeer in cui congelare forze sane per poi tirarle fuori in attesa del fantomatico giorno X?
Mi dispiace ma stavolta non sono d'accordo con la redazione. Credo proprio che voterò comunista per le posizioni espresse contro l'Unione Europea e l'Euro e anche per quanto dissero, anzi predissero, sugli esiti del governo Tsipras dal giorno stesso della sua vittoria alle elezioni greche: https://www.youtube.com/watch?v=_VTgafFlE50
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