[ 28 gennaio 2018 ]
Il bunker di Renzi e una crisi che si aggrava
Tra qualche anno, quando la polvere di questi tempi grigi si sarà infine depositata nell'ampio magazzino della storia, verrà il momento di ringraziare Renzi. Grazie di aver distrutto il Pd, grazie di averlo fatto in breve tempo. Magari sarebbe andata così comunque, ma tu ci hai aiutato non poco. Di nuovo, grazie!
La vicenda della composizione delle liste elettorali al Nazareno è di quelle che merita qualche riga di commento. Come previsto, Renzi ha fatto piazza pulita di ogni opposizione interna. Una pulizia etnica che certo Bersani e i suoi avevano da tempo immaginato (tra parentesi, è questo il vero motivo della nascita di LeU, che altro non c'è).
Sia chiaro, Renzi non è certo l'unico leader di partito a muoversi come un monarca. Così hanno fatto Di Maio e Salvini, come pure - e ci sarebbe da ridere! - il pesce lesso numero 2 (essendo il numero 1 Gentiloni) della politica italiana: quel Pietro Grasso che si trova lì solo perché gli altri si son guardati tutti allo specchio. E tuttavia Renzi è stato insuperabile.
Da mesi avevamo chiara una cosa, che se il segretario del Pd era rimasto inamovibile al suo posto pur non azzeccandone più una da tempo immemorabile (basti pensare al Rosatellum), è anche perché i suoi - un gruppo di parassiti attaccati al potere come l'edera alla pianta - gli hanno imposto di arrivare almeno al momento per loro cruciale: quello della composizione delle liste elettorali.
E così si è consumata la pulizia etnica, con Renzi chiuso nel bunker col fido Lotti a lavorar di biro e di bianchetto. Lavoro svolto, però, non più come condottiero, ma come stanco notaio di un rito che non gli porterà fortuna, né lo porterà lontano. "Esperienza devastante", l'ha definita lui stesso...
Ma perché, vi chiederete, questo passaggio delle candidature è così rilevante? Che forse è la prima volta? Che forse gli esclusi erano migliori dei salvati? No, no, assolutamente no! Non è questo il punto, e poi c'è davvero in giro qualcuno che sappia dirci che cos'è un "orlandiano"? Suvvia, non scherziamo, la cosa potrà al massimo interessare qualche entomologo, ma mai e poi mai le persone sane di mente.
E tuttavia l'importanza di quel che è avvenuto resta. Lo psicodramma di queste mezze calzette, che si credevano insostituibili ed hanno scoperto di non contare un fico secco, non è solo divertente, è anche istruttivo. Esso ci parla della crisi del Pd, cioè del partito sistemico per eccellenza. Quello del pieno dispiegamento delle politiche liberiste, austeritarie ed euriste.
Magari questo partito resterà in qualche modo al governo, forse la stessa emorragia elettorale verrà tamponata dall'intervento in emergenza di ogni strumento (mediatico e non) di cui dispongono lorsignori, ma l'idea del partito pigliatutto, a "vocazione maggioritaria", è ormai morta e sepolta.
Questo nell'immediato, mentre più avanti credo che vedremo qualcosa di ben più radicale, probabilmente la stessa fine del Pd, esito non improbabile di una crisi verticale dell'intera classe politica italiana.
Cosa ne seguirà non sappiamo. Ma tra le tante notizie non buone di questo periodo, quella dell'acutizzarsi della crisi del Pd non è solo buona: è ottima!
3 commenti:
Ottimo articolo! Da incorniciare! Certi passaggi sono fantasticamente perfidi senza mai cadere nell'invettiva di basso livello.
Questo sarà, ad eterna memoria, l'unica cosa positiva fatta da Renzi, l'annientamento del PD.
Condivido i commenti, ma forse c'è una precisazione da fare: I meriti o i demeriti dell'on.le Renzi sono relativi perché un partito che opera in uno stato che non possiede l'indipendenza, purtroppo è nato morto.
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