[ 17 gennaio 2017 ]
La Commissione europea irrompe nel dibattito politico italiano. Lo fa con le parole di Pierre Moscovici [nella foto], commissario agli Affari Economici della Ue che dice senza mezzi termini: "L'Italia è tra i rischi del 2018 per l'Unione europea" e definisce l'appuntamento elettorale del 4 marzo "un rischio politico".
Non è solo un assist al Pd renziano, è molto di più, è un esempio eclatante di quella che un tempo si sarebbe chiamata "ingerenza negli affari interni di uno Stato sovrano. Già, ma questo concetto, in tempi di euro-fanatismo è diventato desueto. Ed è sintomatico che contro le affermazioni di Mosovici solo le destre abbiano osato esprimere disappunto...elettorale.
Non è solo un assist al Pd renziano, è molto di più, è un esempio eclatante di quella che un tempo si sarebbe chiamata "ingerenza negli affari interni di uno Stato sovrano. Già, ma questo concetto, in tempi di euro-fanatismo è diventato desueto. Ed è sintomatico che contro le affermazioni di Mosovici solo le destre abbiano osato esprimere disappunto...elettorale.
Il "rischio" per cui Moscovici ha, come Annibale, attraversato le Alpi è stato, guarda un po', quello del debito pubblico.
Dobbiamo ringraziare Alberto Bagnai che proprio ieri, sul suo blog, ha pubblicato un grafico molto istruttivo perché dimostra che il commissario europeo, francese per l'appunto, non ha titolo alcuno a rimbrottare i pur notoriamente servi politicanti italiani. Qui sotto il grafico che mette a confronto i deficit pubblici (differenza tra entrate e spese dello Stato) di Ue, Francia e Italia ed il loro andamento negli anni. Accanto la chiosa di Bagnai.
«Come vedete i francesi (les bleus) sono sempre stati sopra a noi, e sempre oltre il parametro di Maastricht (in rosso), e lo saranno almeno fino al 2019, con in più il fatto che il divario fra loro e noi è destinato ad aumentare (a indicare che noi saremo, secondo il Fmi, sempre più virtuosi di loro, oltre a essere di fatto in regola con Maastricht già da sei anni: sei anni di sacrifici che l'Europa ci riconosce così, sberteggiandoci!).
Insomma: è il classico caso di bue che dice cornuto all'asino. Le differenze fra asino e bue vi sono note: credo che tutti noi (almeno noi maschietti) preferiremmo essere asini. Concludo con una nota: l'Italia sarà un paese libero quando un giornalista vi darà i numeri che trovate qui, e quando avrà il coraggio di sbatterli in faccia al nostro nuovo amico con le corna, giusto così, per vedere l'effetto che fa, e per ricordargli che, fra le tante differenze cui accennavo, c'è anche quella che l'anello al naso ce l'hanno i buoi, non gli asini. Ma per questo ci vorrebbe un giornalista col retrotreno più simile a quello di un asino che a quello di un bue. Sono sicuro che da qualche parte, nascosto, ci sia e ci legga. Speriamo che si palesi presto: altri seguiranno, perché non se ne può più: ad ognuno puzza questo barbaro dominio».
«Come vedete i francesi (les bleus) sono sempre stati sopra a noi, e sempre oltre il parametro di Maastricht (in rosso), e lo saranno almeno fino al 2019, con in più il fatto che il divario fra loro e noi è destinato ad aumentare (a indicare che noi saremo, secondo il Fmi, sempre più virtuosi di loro, oltre a essere di fatto in regola con Maastricht già da sei anni: sei anni di sacrifici che l'Europa ci riconosce così, sberteggiandoci!).
Insomma: è il classico caso di bue che dice cornuto all'asino. Le differenze fra asino e bue vi sono note: credo che tutti noi (almeno noi maschietti) preferiremmo essere asini. Concludo con una nota: l'Italia sarà un paese libero quando un giornalista vi darà i numeri che trovate qui, e quando avrà il coraggio di sbatterli in faccia al nostro nuovo amico con le corna, giusto così, per vedere l'effetto che fa, e per ricordargli che, fra le tante differenze cui accennavo, c'è anche quella che l'anello al naso ce l'hanno i buoi, non gli asini. Ma per questo ci vorrebbe un giornalista col retrotreno più simile a quello di un asino che a quello di un bue. Sono sicuro che da qualche parte, nascosto, ci sia e ci legga. Speriamo che si palesi presto: altri seguiranno, perché non se ne può più: ad ognuno puzza questo barbaro dominio».
Nessun commento:
Posta un commento