[ 15 gennaio 2018]
Con le elezioni che si avvicinano assistiamo ad un evidente paradosso.
Sulla questione delle questioni, quella della gabbia dell'euro e dell'Unione europea, si registra un contestuale avvicinamento delle posizioni di tutte le diverse forze politiche in campo.
Fino ad un anno fa c'erano, diciamo così, due campi apparentemente opposti: quello pro-euro (Partito Democratico, Forza Italia ecc.), e quello no-euro (M5S, Lega salviniana e Fratelli d'Italia).
Fateci caso, è accaduto che entrambi questi schieramenti si sono assestati su una posizione se non uguale, del tutto simile, quella di euro-nì.
In cosa consiste l'euro-nì? Nel sostenere che siccome l'euro così com'è non va bene per l'Italia, occorre riformarlo, ovvero bisogna riformare l'Unione europea. Così, avendo gli euro-fanatici fatto un passo avanti, e gli euro-critici un passo indietro, ecco il miracolo di trovarli tutti nel medesimo luogo politico.
Il mantra viene diversamente declinato —"Ridiscutere i Trattati europei", "Ripensare i Trattati", "Riscrivere i trattati"—, la sostanza è la medesima. Si tratta, ovviamente di una presa per il culo, non fosse che ogni persona che abbia sale in zucca sa che non convincerai mai la Germania ad abbandonare le sue posizioni (monetariste e ordoliberiste), né tantomeno è immaginabile l'unanimità tra tutti e 27 paesi dell'Unione (erano 28 con il Regno Unito), unanimità che proprio i Trattati ritengono indispensabile per modificarli.
Sullo stesso luogo si ritrovano anche le forze minori del fianco sinistro del panorama politico, Liberi e Uguali e Potere al Popolo.
Un esempio? Si legge in uno dei programma elettorali:
Penserete in quello dei 5 Stelle? di Liberi e Uguali? di Potere al Popolo?
Sbagliato! E' il programma elettorale del centro-destra di Berlusconi-Salvini-Meloni.
Morale: le elezioni 2018 passeranno, l'euro resterà, e nessuno gli torcerà un capello.
Con le elezioni che si avvicinano assistiamo ad un evidente paradosso.
Sulla questione delle questioni, quella della gabbia dell'euro e dell'Unione europea, si registra un contestuale avvicinamento delle posizioni di tutte le diverse forze politiche in campo.
Fino ad un anno fa c'erano, diciamo così, due campi apparentemente opposti: quello pro-euro (Partito Democratico, Forza Italia ecc.), e quello no-euro (M5S, Lega salviniana e Fratelli d'Italia).
Fateci caso, è accaduto che entrambi questi schieramenti si sono assestati su una posizione se non uguale, del tutto simile, quella di euro-nì.
In cosa consiste l'euro-nì? Nel sostenere che siccome l'euro così com'è non va bene per l'Italia, occorre riformarlo, ovvero bisogna riformare l'Unione europea. Così, avendo gli euro-fanatici fatto un passo avanti, e gli euro-critici un passo indietro, ecco il miracolo di trovarli tutti nel medesimo luogo politico.
Il mantra viene diversamente declinato —"Ridiscutere i Trattati europei", "Ripensare i Trattati", "Riscrivere i trattati"—, la sostanza è la medesima. Si tratta, ovviamente di una presa per il culo, non fosse che ogni persona che abbia sale in zucca sa che non convincerai mai la Germania ad abbandonare le sue posizioni (monetariste e ordoliberiste), né tantomeno è immaginabile l'unanimità tra tutti e 27 paesi dell'Unione (erano 28 con il Regno Unito), unanimità che proprio i Trattati ritengono indispensabile per modificarli.
Sullo stesso luogo si ritrovano anche le forze minori del fianco sinistro del panorama politico, Liberi e Uguali e Potere al Popolo.
Un esempio? Si legge in uno dei programma elettorali:
«Revisione dei Trattati, prevalenza della nostra Costituzione sulle leggi comunitarie»Indovinate in quale programma elettorale è scolpita questa frase?
Penserete in quello dei 5 Stelle? di Liberi e Uguali? di Potere al Popolo?
Sbagliato! E' il programma elettorale del centro-destra di Berlusconi-Salvini-Meloni.
Morale: le elezioni 2018 passeranno, l'euro resterà, e nessuno gli torcerà un capello.
4 commenti:
A proposito di slogan intercambiabili come quello citato nell'ultima parte dell'articolo.
Uno slogan di Potere al Popolo: "Non andremo in giro a fare promesse. Ma a chiedere a tutte e a tutti di mettersi in gioco"
sottolineo
mettersi in gioco
mettersi in gioco
mettersi in gioco
mettersi in gioco
la frase che la propaganda imperante ripete a tutti i disoccupati accusandoli di essere fannulloni ed incitandoli divendare "imprenditori di sé stessi".
Se neppure si riesce ad evitar il linguaggio del nostro nemico che speranza può esserci? E' davvero sconsolante a guardarsi.
Infatti, dovevamo utilizzare questa cosa di potere al popolo per fare una battaglia serrata all'interno e contro la sinistra sinistrata, una forma di "entrismo" ante litteram in cui rivendicare fino alla morte in tutti i luoghi possibili soprattutto nelle specificita' territoriali, la discriminante dell'uscita dall'euro come cardine della battaglia contro il capitalismo europeo. E' naturale poi che consequenzialmente sarebbero emersi i temi legati al patriottismo costituzionale. Hic rhodus hic salta.
Fabrizio
Fare entrismo? Ma se già ci stanno tensioni da qualche parte con tanto di fuoriuscite:
http://www.irpinia24.it/wp/blog/2018/01/12/potere-al-popolo-nessun-sostegno-da-pci-eurostop-e-comitato-di-lotta-per-la-casa/
Lo segnala un commentatore su contropiano.
Onde evitare equivoci, nel mio precedente commento delle 15.55 intendevo criticare l'uso di quel linguaggio da parte di PaP e non spingere ad entrarci.
Per veicolare quel messaggio ed invogliare la partecipazione si può usare qualsivoglia scelta linguistica senza bisogno di ripetere gli slogan coi quali da decenni il potere moralizza e sottomette i lavoratori sempre più isolati.
Noi dobbiamo detestare e combattere quelli che hanno inventato lo slogan "mettersi in gioco" e non copiarli.
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